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Credo siano passate alcune ore da quando siamo andati via dal locale, ma il tempo è volato. Mi trovo bene a parlare con lui e non c'è stato un solo momento che descrivesse il classico e tanto odiato silenzio imbarazzante. Abbiamo trovato sempre un argomento da affrontare e abbiamo spaziato tantissimo, proprio come mi aspettavo quando prima al bancone mi ha detto che gli piace parlare di tutto.
Ora stiamo camminando per le vie di Roma, che ancora non dorme. Le strade sono colme di persone, per lo più turisti, che si godono la magia delle luci romane e lo splendido panorama che questa meravigliosa città offre. Credo sia quasi l'una ormai, ma credo che la notte sia ancora giovane e ben poca gente sembra avere intenzione di andare a dormire da qui a poco.
- Mi porti da te?- sorseggio la bibita che mi sono portata via dal fast-food dove siamo stati a mangiare e gli lancio un'occhiata con la coda dell'occhio, per vedere la sua reazione - Non vorrai dirmi che già vuoi scaricarmi-
Ridacchio leggermente e vedo sorridere anche lui, ma non mi blocco, continuo a camminargli accanto, attendendo che parli. - Se ti va certo, non volevo essere precipitoso-
Non riesco a capire se sia ironico o no, ma non importa. Devo dire che, nonostante ormai non sia più brillo, sembra comunque essere diretto come quando lo era e questa cosa mi piace da impazzire.
- Non lo sei stato, ti ho anticipato eh?! Abbiamo passato delle belle ore, perché salutarci qua?- mi metto davanti a lui, camminando all'indietro e continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi che alla luce ho scoperto essere verdi e ipnotici.
- E allora andiamo da me, ti avverto che sto in un appartamento con una stanza da letto, un bagno e una cucina- sorride appena, come se si vergognasse di questo e, stavolta, mi blocco, smettendo di camminare, cosa che costringe anche lui a fermarsi.
- Pensi che mi possa scandalizzare? Condivido un appartamento con le mie migliori amiche e un ragazzo che si è aggiunto quest'anno e io sono la più ordinata. La casa è sempre un casino e dobbiamo condividere un bagno in quattro; non ti dico i casini quando abbiamo tutti lezione presto.- rido leggermente ripensando alle guerre tra Marco, il nostro coinquilino, e Chiara. So che prima o poi assisterò a un omicidio e dovrò presentarmi come testimone in tribunale.
- Bene, vedo che te la passi discretamente anche tu- fa un sorriso sghembo e io annuisco, mentre mi allontano di qualche metro per buttare il bicchiere che avevo in mano nel cestino nero di metallo, poi torno accanto a lui e riniziamo a camminare.
- Quest'anno inizio il secondo anno di università e non avendo un lavoro devo gestirmi con la borsa di studio e questo è ciò che posso permettermi- faccio spallucce, come a minimizzare il tutto, anche se in realtà è complicato dover badare a tutte le spese con solo quei soldi e senza un lavoro fisso. A volte capita che lavori in qualche bar come barista o che occasionalmente badi a dei bambini facendo la baby-sitter, ma non è niente né di continuo né di sicuro.
- Lo capisco, davvero, non è semplice cercare di realizzarsi e stare allo stesso tempo con i piedi per terra e risparmiare per vivere.- faccio per ribattere alle sue parole, ma tengo la bocca chiusa quando lo vedo indicare un palazzo con il pollice - Io abito qua, saliamo?-
Faccio un segno affermativo con il capo e lo osservo mentre tira fuori un mazzo di chiavi dalla tasca e apre il portoncino grigio e un po' vecchio. Entriamo nell'atrio e una luce gialla e fioca si accende sopra le nostre teste. È un palazzo molto umile e vecchio, ma tenuto bene e molto pulito, infatti si sente nell'aria un forte profumo di lavanda.
- Dobbiamo fare le scale, abito al quarto piano- mi indica la strada e iniziamo a salire gli scalini di marmo bianco, in completo silenzio. Siamo leggermente persi nei nostri pensieri, per la prima volta durante la serata, ma comunque non è un silenzio imbarazzante o fastidioso.
Approfitto del momento per mandare un messaggio nel gruppo con le mie amiche e avvisarle che non tornerò a dormire, prima che Maria impazzisca e decida di chiamare la polizia o qualche programma come "Chi l'ha visto?" per denunciare la mia scomparsa. Secondo me ne sarebbe capace, meglio non saperlo mai con sicurezza evitando tutto ciò.
Scrivo velocemente e poi rimetto il telefono nella piccola borsetta nera che ho appesa sulla spalla e nello stesso momento ci fermiamo davanti a un pianerottolo, essendo arrivati. Il moro armeggia per qualche secondo con la serratura, dopo di che il portoncino di legno si apre e Tiberio entra per primo, per accendere la luce e farmi così accomodare.
- Prego, benvenuta nella mia umile dimora.- entro immediatamente anche io dentro, mentre lui posa le chiavi su un piattino sopra il mobiletto antico accanto all'ingresso e poi chiude la porta - Te l'avevo detto, non è niente di che, ma ci sto bene e soprattutto sono indipendente-
- Mi piace, in qualche modo ti rispecchia, credo- insomma, intendo per quello che ho visto fino ad ora ovviamente, visto che non ci conosciamo ancora poi così tanto.
- Credo tu abbia ragione. Posso offrirti qualcosa?- si gira a guardarmi e io scuoto la testa in segno di negazione, per poi avvicinarmi a lui. Sfoggio un sorriso appena accennato e poso le mani sopra il suo petto, senza sganciare i suoi occhi, giocando a fare dei cerchietti immaginari con l'indice.
D'istinto, sia io che lui, ci avviciniamo sempre di più, fino a far scontrare le nostre labbra e dando così vita a un bacio. Le sue labbra accarezzano le mie prima in un modo delicato e gentile, poi con più passione e desiderio, mentre io mi ritrovo a ricambiare con la stessa enfasi.
Porto subito le mani sui suoi capelli mossi, accarezzandoli, e lui mi spinge leggermente verso il muro, facendomi aderire la schiena a quest'ultimo e mettendosi davanti, facendomi così essere in trappola. Peccato che non scapperei in nessun caso ora.
- Andiamo in camera, ti ho detto che ne ho una, no?- ammica, smettendo di baciarmi per un attimo e io ridacchio per le sue parole.
- Sì, mi pare che tu l'abbia detto- mi prende per mano e mi conduce velocemente alla porta alla nostra destra. Accende la luce e mi fa sdraiare sul letto, facendo poi lui lo stesso.
Porta la mano sui miei capelli e slega la coda che avevo fatto quando ero al bancone, per cercare di sopportare il calore di quel maledetto locale, e poi avvicina la bocca al mio orecchio - volevo scioglierli da appena ti ho vista- sussurra appena, mandandomi scosse elettriche in tutto il corpo e la cosa peggiora quando le sue labbra sfiorano il mio collo e mi lascia qualche bacio.
- Ah sì? Hai fatto pensieri impuri appena mi hai vista?- metto su un'espressione fintamente offesa, mentre lui ride e mi aiuta a sganciare la camicetta bianca che ho addosso, ma senza smettere di osservare i miei occhi.
- No, ma che vai a pensare? Avrei dovuto?- sorride maliziosamente e rinizia a baciarmi, senza darmi il tempo di rispondere o che.
Smetto di pensare e mi godo le emozioni che mi trasmette con i suoi baci e le carezze. Non c'è niente di imbarazzante, succede tutto con molta naturalezza, come se ci fosse una sintonia profonda e ci conoscessimo da diverso tempo.
Siamo solo due giovani ragazzi che si sono trovati bene mentalmente e che si attraggono anche fisicamente e non si vergognano per questo. Uniti nel modo più intimo che esista: chiudiamo fuori da questo appartamento ogni cosa che non riguarda me e lui per una notte.
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