10°
Sono giorni che ignoro ogni chiamata e messaggio da parte di Tiberio in cui scrive che vuole parlarmi. Pensavo che così facendo recepisse il fatto che voglio che stia lontano da me perché non mi faccio prendere in giro da nessuno, ma Maria è appena entrata nella mia stanza, distruggendo la mia oretta di riposo pomeridiano pre studio e avvisandomi che Tiberio ha appena suonato il campanello e ha chiesto di me.
Sospiro mentre osservo la luce del sole estivo entrare forte dalla mia porta finestra, illuminando così un bel pezzo della mia stanza e regalando molta quiete all'ambiente, quiete che però è stata distrutta dalla visita inaspettata del moro.
Afferro il cellulare, mettendolo in tasca, poi mi dirigo giù, senza dire una sola parola a Marco e Maria che stanno giocando a "Uno", non finirà bene, ogni volta che giocano finiscono per litigare a suon di "+2" e "+4".
Per fortuna che Chiara non c'è, o sarebbe scesa lei al mio posto, ancora prima che io aprendessi il fatto che lui è qua. Diciamo che Tiberio non è nella lista delle persone che la mia migliore amica vorrebbe avere intorno, dopo ciò che ha fatto.
Apro il portoncino del mio palazzo e mi trovo immediatamente il moro davanti. Appena mi nota butta la sigaretta che aveva tra le labbra e si avvicina a me. Ha lo sguardo tormentato e un'espressione altrettanto inquieta. - Clarice, pensavo non mi avresti parlato nemmeno in questo caso-
- Pensavi bene, sono scesa solo per dirti che non voglio più avere a che fare con te, visto che sembri non aver capito-
- Fammi almeno spiega', poi puoi fare come te pare- i suoi occhi quasi mi supplicano, così io cedo e gli faccio un cenno con la mano per fargli capire che lo ascolto. - Sarò sincero: non era mia intenzione darti buca. Mi sono preparato, stavo uscendo, poi mi sono ritrovato la mia ex davanti. È successo un casino, si è fatto tardi e la situazione mi è sfuggita di mano.-
- Non stai migliorando la situazione, Tiberio. Diamine, sei tu che volevi fare sul serio e poi basta che ritorna la tua ex e tu diventi un altro?- non pensavo che mi sarei ritrovata ad affrontare una conversazione del genere con lui. Quando siamo stati insieme la prima volta mi sono trovata così bene a parlargli, la sua intelligenza mi ha incantata attimo dopo attimo. - Se fai così, non sei pronto per una nuova relazione. Sei carino, mi piaci e sono stata bene con te, ma ci tengo a me stessa e non voglio essere presa in giro da te. Meglio chiudere qua, che soffrire poi-
- Clarice, non ho nessuna intenzione di prenderti in giro-
- Le tue parole non vanno di pari passo con le tue azioni- annuisce immediatamente incassando le mie parole e sospira debolmente, facendo nuovamente incastrare i nostri sguardi. Sono furiosa con lui, ma avere i suoi occhi davanti mi manda leggermente in panne, non riesco a non pensare a noi a casa sua, a noi nel suo letto.
- Hai tutte le ragioni del mondo, ma se non mi interessasse costruire davvero qualcosa, avrei lasciato perdere e ora non sarei qua, no?- si avvicina lentamente a me, come per studiarmi ed essere sicuro che io non mi muova, scappando nuovamente dentro - Pensaci almeno-
- Mi dispiace, ma non riesco a fidarmi, sento che c'è qualcosa che non mi stai dicendo e non ho intenzione di ritrovarmi con il cuore a pezzi-
Sorride amaramente, ma capisco subito che non si darà per vinto con queste mie parole. - Avanti, come si chiamava?-
Trasalisco immediatamente e indietreggio, ristabilendo la distanza che c'era in precedenza. Non ha nessun diritto di farmi questa domanda, i dubbi che nutro su di lui sono nati dal suo comportamento, non per colpa delle mie esperienze passate.
- Tiberio, vattene.- mi giro di spalle e faccio per rientrare, ma mi blocco sentendolo parlare ancora una volta.
- Stai permettendo alle tue paure di ostacolarti. Non ci conosciamo ancora bene, ma credo di aver capito tante cose di te in questi giorni. Hai paura di soffrire perché ti è già successo e questo ti sta obbligando a chiudere con me.-
Una risata nervosa abbandona le mie labbra e mi giro nuovamente verso di lui. So di avere sul viso la mia espressione infastidita e le mie mani strette in un pugno sono la conferma che le sue parole mi hanno colpita, e non poco.
- Sei tu l'unico colpevole di questa storia, prenditi le tue responsabilità.- ringhio, a pochi centimetri dal suo viso. - Perché ora cerchi di trovare delle scuse? Ti ho giudicato troppo bene mi sa-
- Sai che non è così, non sto cercando scuse. Clarice, tu mi piaci, perché non vuoi darmi un'altra possibilità se non per paura?- afferra il mio viso con le sue mani e avvicina ancora di più i nostri visi. Sento il suo respiro solleticarmi le labbra e devo davvero fare affidamento a tutta la mia buona volontà per restare completamente lucida. - Dimmi che non mi desideri quanto io desidero te, allora sparirò. Lo sai anche tu che buttare al cesso ciò che c'è tra noi è la cazzata più grande che possiamo fare-
- Perché fai così? Un momento prima sembri morire per me e un momento dopo mi dai buca senza darmi spiegazioni!-
Molla la presa sul mio viso e io inizio a respirare nuovamente appena si allontana un po'. Grazie al cielo, aggiungerei.
- Vuoi sapere cosa è successo con Ilenia?- quasi urla, assumendo un'espressione adirata, come se ripensarci lo facesse infuriare all'istante. Questa sua ex non gli fa proprio un bell'effetto, ogni volta che che si ha a che fare con lei, lui diventa un altro. - Due mesi fa mi ha tradito con il suo migliore amico. Li ho beccati a letto insieme e l'ho lasciata. Da allora mi sta addosso e vorrebbe che la perdonassi, ma io non ce l'ho fatta, e non voglio nemmeno riuscirci se devo essere sincero.
Mi ha preso per il culo, perché dovrei perdonarla? Quando qualche giorno fa dovevo uscire con te, è tornata a casa mia. Abbiamo litigato e poi mi ha baciato. Mi sono fatto così schifo per averglielo permesso che ho deciso di non venire da te. Mi sentivo in colpa perché solo il giorno prima ti avevo chiesto di vederci per qualcosa di serio.-
Sento un leggero fastidio che mi fa pizzicare la gola e stringere lo stomaco. Non avevo idea di cosa lei avesse fatto e che fosse successo da così poco tempo, soprattutto. Non avevo idea di nulla, perché non me ne ha semplicemente parlato?
Avrei capito, senza ombra di dubbio, avrei capito pure il fatto che lei lo ha baciato. Non avrei fatto nessuna scenata, anche perché non stiamo insieme. Avrei preferito di gran lunga subito la sua sincerità, alle sue scuse e al non dire subito come stavano le cose.
- Mi dispiace, potevi venire da me e dirmi tutto questo. Pensavo che avessi capito che tipo di persona sono, no?-
- Lo so, hai ragione. Per questo volevo parlarti. Ho reagito male quando è successo, avevo paura di rovinare tutto con te e sono entrato nel panico.- posa la mano destra sul mio fianco e fa avvicinare nuovamente i nostri corpi - Clarice, quando siamo stati insieme, per la prima volta dopo due mesi, non ho più pensato a ciò che lei mi ha fatto. Dal bancone del bar a quando la mattina sei andata via, ho tenuto sempre la mente su di te, e non voglio perdere la possibilità di stare così bene.-
Inutile dire che il suo discorso non mi lascia indifferente. Il modo in cui parla. Il modo in cui mi tiene stretta. Sento la rabbia sbollire piano piano, mentre sale la voglia di azzerare questa maledetta distanza tra noi e assaporare ancora una volta le sue labbra.
Una parte di me, per quanto furiosa fossi, sperava che avesse una spiegazione. Ho ignorato ogni suo tentativo di contattarmi, ma probabilmente inconsciamente speravo venisse qua e mi dicesse ciò che mi ha appena detto. Forse perché egoisticamente non volevo mettermi in discussione e rendermi conto di essermi in qualche modo affidata alla persona sbagliata.
- Che ne dici di salire da me, Tiberio?- è l'unica cosa che rispondo, mentre le sue labbra si allargano in un sorriso e muove appena il capo in segno di assenso.
- Con piacere- mi fa l'occhiolino e vedo tutta l'inquietudine svanire via dai suoi occhi, mentre quella luce maliziosa e sicura di sé, che mi manda fuori di testa, torna prepotentemente. Così lo prendo per mano e lo porto dentro al mio palazzo, ma prima che possiamo salire le scale, mi blocca e fa aderire la mia schiena al muro, mentre lui si mette davanti a me.
La sua mano sinistra si posa sul mio fianco, quasi per bloccarmi, mentre la destra finisce sul mio viso, spostandomi un ciuffo di capelli ribelli, e poi inchina leggermente la testa verso di me, per essere alla mia altezza. Rimaniamo in silenzio, per qualche attimo, a fissarci, finché io non metto le braccia intorno al suo collo e faccio finalmente scontrare le nostre labbra.
Sento i brividi percorrermi dalla testa ai piedi, appena avviene il contatto. E la cosa non migliora quando sposta la bocca sulla mia mandibola e poi sotto il mio orecchio, lasciandomi qualche bacio e sorridendo in modo perfido, sapendo bene l'effetto che ha su di me.
- Sarà meglio salire da te, che dici?- chiede, interrompendo questa dolce e lenta tortura, mentre io mi limito ad annuire, incapace di pronunciare qualsiasi frase di senso compiuto a causa di ciò che è appena successo. È già la seconda volta che mi lascia letteralmente senza parole e non è davvero da me, io che di solito ho sempre la risposta pronta per tutto.
Fa intrecciare le nostre dita e iniziamo a salire le scale, fino al mio appartamento. Accantono in un angolo della mente il litigio che è avvenuto tra noi, cercando di affidarmi solamente all'istinto che mi urla di fidarmi di lui e di non allontanarlo, perché qualcosa di così magico sotto ogni punto di vista non l'ho mai avuto.
Spero davvero di non sbagliarmi, di non essere accecata da qualcosa che sembra brillare come un diamante, ma che in realtà riflette solamente di una luce non sua. Spero non sia tutto un bluff e che io mi renda conto di ciò una volta che sarà troppo tardi.
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