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Fleur's pov

Sono le cinque ormai. Non ho chiuso occhio da quando Adrian ha lasciato la mia stanza come ogni notte. Lasciarlo andare via è sempre un'impresa, soprattutto ora che tutto sta diventando sempre più pericoloso.

Guardo il soffitto vecchio e ammuffito sopra la mia testa. La mia stanza non è come tutte le altre e questo lo sanno solamente Adrian ed Erik. Non permetterò a nessun altro di entrarci e di vedere quanto sia priva di emozioni e pensieri, come se nessuno ci abitasse.

I guardiani non sono del tutto mostri, prendono da casa di ciascuno dei ricordi, le lenzuole della loro camera che gli permettono di sentirsi almeno un po' a casa. Nella mia stanza ovviamente non c'è nulla. Gli unici ricordi di una bambina di cinque anni sono esclusivamente una foto mia al mio quarto compleanno e un'altra con mia sorella. Tutto il resto è andato in fiamme, proprio come la mia famiglia al completo e come la mia intera vita.

Sono rinchiusa nella stanza più piccola del sotterraneo, in queste quattro mura ammuffite che trasmettono ambiguità. Nessuna foto appesa al muro, nessun colore, solo il grigio del muro non pitturato e il verde della muffa. Il pavimento è praticamente inesistente, non è piastrellato, c'è soltanto il cemento.

Mi rivesto. Infilo l'intimo e la maglietta nera con la tuta nera. Esco dalla stanza e mi affretto ancora al buio a dirigermi verso le scale nascoste. Solo noi ragazzi siamo a conoscenza di queste, i guardiani nonostante siano i proprietari del sotterraneo segreto non sanno che esiste un 'sotterraneo nel sotterraneo'. Ogni mattina alle 6.00 ci incontriamo qui se abbiamo voglia di parlare con la certezza di non essere sentiti dai guardiani e se vogliamo esercitarci con il nostro potere.

Mi siedo su una sedia bianca intorno al tavolo vecchio. È tutto vecchio qui, c'è una cucina anni 60 verde pistacchio e un salotto con divano rosso in pelle molto rovinato e un biliardino. È come se fosse un sotterraneo abbandonato da molti anni che nessuno conosce. Aspetto che si faccia orario e che qualcuno venga a farmi compagnia.

Come immaginavo la mia squadra scende piano e richiude la piccola porticina sul pavimento del sotterraneo superiore e del soffitto di quello inferiore. Scendono le scale in ferro e accendono la luce dell'ambiente unico che contiene sia cucina che soggiorno.

<<Dove sono gli altri?>>

Parla il piccolo Sebastian.

<<I vampiri e i licantropi non vengono quasi mai>>

Gli risponde Erik con quel tono sempre apprensivo nei suoi confronti. È un ragazzo d'oro, sono sicura che se la sua vita non fosse cambiata così a quest'ora avrebbe una ragazza al suo fianco, una famiglia e un lavoro. Magari starebbe studiando psicologia, è così bravo a capire ciò che pensano gli altri e ad andare d'accordo con qualsiasi persona.

<<Intendo Fleur e Clare>>

<<Sono qui>>

Intervengo alzandomi dalla sedia. Il piccolino corre subito a cingermi le gambe con le braccia. Gli accarezzo i ricciolini biondi e castani e mi abbasso alla sua altezza facendo incrociare i nostri sguardi. I suoi occhietti azzurri con pagliuzze verdi e blu sono unici, credo che nessuno li abbia così. Sono come un mappamondo con il verde dei continenti e il blu del mare.

Stropiccio un po' quelle sue guanciotte paffutelle con le mani.

<<Buongiorno ometto>>

Poi mi dirigo verso Erik, Natalie e i gemelli.

<<Clere non c'è? >>

<<Non le abbiamo detto niente per adesso di questo posto>>

Mi risponde Natalie.

<<Il suo principe azzurro ritiene che sia abbastanza confusa così e poi...>>

Comincia il gemello Edward. Lascia la frase in sospeso e la fa continuare dal fratello Derek.

<<...è talmente innamorato di lei che ha paura impazzisca come Bernie>>

Incredibile come finiscano l'uno la frase dell'altro. Sono sempre solari, proprio come il loro potere. È possibile distinguerli grazie a una cicatrice sul sopracciglio: Derek ce l'ha sul destro, mentre Edward sul sinistro.

<<Ma non dite baggianate>>

Risponde prontamente Erik. I suoi occhi neri sono spalancati e le sue pupille dilatate, come se stessimo parlando di qualcosa che gli interessa molto. Sorrido e lo prendo sottobraccio e lo porto a sedersi al mio fianco sul divano rosso in disparte dagli altri che si sono posti attorno al tavolo.

<<Eriiik..>>

Comincio a dirgli con un sorretto furbo sul volto e muovendo su e giù le sopracciglia. Lui alza gli occhi al cielo...anzi al soffitto..e sbuffa.

<<Sai che puoi dirmi tutto>>

Gli punzecchio la pancia provocandogli una risata, aumento sempre di più fino a farlo rimanere senza fiato sotto la sofferenza del solletico.

<<Ok ok...va bene...basta daii!>>

Il suo tono di voce risulta smorzato tra una risata e l'altra. Decido di dargli pace e rimetto le mani dietro alla nuca e i miei anfibi incrociati sul tavolino di fronte al divanto.

<<Penso che potrebbe nascere qualcosa tra me e lei>>

<<Hai visto? Ottengo sempre le risposte che voglio!>>

Gli faccio la linguaccia e lui in risposta apre la sua mano e ricopre il mio viso scoppiando a ridere e con l'altra mi scompiglia i capelli. Sa perfettamente che odio quando lo fa eppure non la smette.

<<Va bene, va bene smettila!>>

Gli dico cercando di fermarlo. Lui poggia la mano attorno alla mia spalla e io la testa nell'incavo tra il suo viso e  la sua spalla e mi perdo nel profumo della sua pelle.

Chiudo gli occhi e rammento del segreto che ho con il mio migliore amico. Mi sento in colpa, ma d'altro canto ci ho fatto l'abitudine. Gli nascondo la verità da quando è venuto qui, all'inizio usavo questo segreto per ricattare Martin, ma ora penso solo al bene di Erik.

Se dovesse sapere ciò che gli ho omesso per tanti anni, ciò che non gli ha detto la sua migliore amica, probabilmente lo perderei per sempre.

Devo ammettere che proprio in questo periodo perderlo sarebbe dire spingerlo tra le braccia di Clare e questo mi manderebbe fuori di testa. Questo ragazzo seduto accanto a me è esclusivamente un amico, come un fratello, però la mia gelosia nei suoi confronti è comunque abbastanza elevata. Del resto siamo qui insieme da una vita intera.

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