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16. BACIANDO I TUOI OCCHI.

Taehyung da Zoë e Richard ci era tornato. Gli pareva che del loro amore e del loro dolore avesse assorbito ben poco, così aveva stretto la mano di Véronique fino alla mostra di fotografia e aveva lasciato che le sue gambe li conducessero davanti ad una foto precisa. Si trattava di qualcosa di semplice, una foto in bianco e nero di un timido bacio sulle palpebre di Richard. Eppure.

Eppure quel gesto era tanto sapiente: nascondeva così tanta immensità che gli occhi di Taehyung cominciarono a lacrimare. Un cartellino sotto alla foto recitava "Baciando i tuoi occhi imparo ad amarmi." ed egli lo lesse così tante volte che la frase cominciò a rimbombare bella sua mente.

"Baciando i tuoi occhi imparo ad amarmi" perché le promesse si sigillano con i baci, perché attraverso quel gesto Richard riempiva d'amore anche gli occhi di Zoë. Perché l'amore di Richard avrebbe vissuto per sempre sulle sue labbra.

«Gli baciavo sempre le palpebre» Taehyung parlò. Véronique strofinò il pollice sul dorso della sua mano, attendendo che continuasse a parlare.

«Con un bacio io gli ho promesso di amarlo per sempre e lui mi ha promesso che sarebbe tornato».

Taehyung non credeva nell'eternità dell'amore, tentava dolorosamente di amare e di essere amato fino a che la fiamma nel suo cuore non si esauriva, provava a dimenticare il dolore del mondo. Ma Yoongi, egli era una costante, per quanto Taehyung tentasse di amare e di cancellare le sue tracce, lo sentiva sempre parte di sé e sapeva che se Yoongi fosse tornato tutto il suo amore si sarebbe dolcemente riversato su di lui. Sulle sue labbra, tra le sue braccia, nei suoi occhi. Taehyung avrebbe riempito la sua pelle di promesse e poesie.

«Tu cosa mi hai promesso?» Sollevò lo sguardo su Véronique, i suoi occhi un oceano liquido di smarrimento, lo sconforto dell'inadeguatezza e della comprensione.

Le emozioni si accavallano nelle iridi scure della sua amica, una successione impossibile da seguire. Solo infine la mente di Véronique processò una risposta, poi le sue labbra si mossero.

«Ho promesso di scaldarti tutte le volte che sentirai freddo» Non un solo tremolio nella sua voce, mai Taehyung aveva sentito tanta fermezza. Véronique non voleva amare, lei amava e basta: le veniva naturale. E Taehyung quell'amore se lo sentiva bruciare nelle ossa, puro e luminoso - come un girasole.

Véronique era un girasole.

Il suo girasole.

Taehyung la amava. In tutti i sensi non romantici del termine.

E Taehyung baciò le sue labbra. In tutti i sensi non romantici del termine.

Le labbra di Véronique sapevano ancora del suo dentifricio, erano calde e bagnate, vibranti come dei petali vittime del vento.

E la sua mano pallida sul cuore fragile di Taehyung era una barca che navigava timorosa sull'oceano, rovinata e imbevuta di acqua salmastra, eppure in grado di trasportare le sue radici marce e i suoi piccoli boccioli di fiori.

Era questo che Taehyung amava: la distruzione che salvava dalla distruzione, due persone così rotte che cercavano di fare promesse perché esse erano le uniche cose che le tenevano in vita. Se Taehyung non fosse stato così bravo a promettere, probabilmente sarebbe già rinato dal gambo di un fiore.

Dopo il bacio ci fu solo l'ombra di un sentimento che per sempre sarebbe rimasto incompleto. Un vuoto che mai sarebbe stato riempito.

Véronique sorrise tristemente: «Oggi è una bella giornata per fare giardinaggio».

*

E dunque Taehyung era stato disattento: a casa di Fabian e Lisa, dietro la tenda scura del salotto, si apriva una distesa di erba e fiori e verdure - queste ultime ancora verdi per la maggior parte.

L'estate si avvicinava e le giornate si facevano più appiccicose, persino la pioggia era più affannosa. Véronique gli aveva spiegato che le capitava spesso di aiutare Fabian e Lisa a seminare verdure e fiori nel loro giardino. Taehyung la trovava una cosa bellissima.

«Se non vuoi sporcarti i vestiti te ne posso prestare di miei» disse Fabian. Taehyung scosse leggermente la testa mentre indossava i guanti. Si abbassò sulle ginocchia e prese una bustina di semi: «Non c'è problema, sono vestiti vecchi e si possono sempre lavare» Sorrise.

Fabian annuì, affondando le unghie nei palmi delle mani. «Si possono sempre lavare» disse annuendo.

Di fianco a lui Véronique si era già legata i capelli e aveva cominciato a smuovere la terra. Taehyung sentì un nodo alla gola, un pugno di chiodi che non riusciva a mandar giù.

«Yoongi è stato il mio primo amico. In realtà è stato il mio unico amico, fino ad ora» disse mentre piantava alcuni semini. Si fermò per alcuni attimi, osservando un verme che si trascinava sulla terra.

«Chissà se anche io sono stato il suo unico amico. Il suo migliore amico. Sono egoista a volerlo pensare?» Si voltò verso Véronique in attesa di una risposta.

Quest'ultima sospirò, non interrompendo ciò che stava facendo. «Io non sono nessuno per dirlo, Taehyung. Siete tu e lui. E se lui, dopo tutto questo tempo, è tornato e ha deciso di darti una spiegazione, allora forse è bene che tu lo ascolti. È stato il tuo unico appiglio per tanto tempo: è normale che tu ti senta così nei suoi confronti. - si voltò finalmente verso di lui - Ma so anche che i tuoi sentimenti sono autentici e da quel poco che mi hai raccontato, Taehyung, quel bacio e le cose che ti ha scritto, anche tu sei sempre stato una costante per lui. Almeno è quello che dice e se davvero lui è quello che dici tu, un'anima sincera, allora spero che un giorno sarete felici proprio come meritate di essere. Prenditi un po' di tempo se vuoi, e scrivigli. So che stai fremendo dalla voglia di farlo»

«Okay» Taehyung strinse i pugni, una scossa di adrenalina gli aveva attraversato la spina dorsale.

Gli avrebbe scritto quella sera.

Dei passi interruppero la loro conversazione: Lisa camminava sull'erba con un piccolo annaffiatoio tra le mani, i capelli biondi a brillare sotto il sole.

Si avvicinò a loro, trascinando le sue ciabatte rosa fino alla terra fresca. «Avete visto un gatto rosso?» chiese.

«Nemo è scappato di nuovo?» chiese Véronique.

«Nemo non scappa, gioca a nascondino» Lisa poggiò l'annaffiatoio sulla terra, allontanandosi da loro. «Nemo!» chiamò continuando a camminare per il giardino. «Nemo?» Riprese l'annaffiatoio, si avvicinò ad un vaso di fiori e cominciò ad innaffiarlo.

Si accorse dello sguardo di Taehyung e sollevò il suo: «Vorrei aiutarvi ma mi stanco troppo, quindi mi limito ad innaffiare i fiori» Si spostò verso una serie di piccoli vasi e Taehyung si voltò per continuare a piantare i semini.

Fino a quando una palla di pelo rosso non catturò la sua attenzione. «Nemo?» sussurrò.

Nemo lo osservò a lungo, aveva uno sguardo solenne e brutale, come se tutta la saggezza del mondo fosse contenuta nei suoi occhi verdi come smeraldi.

Taehyung provò ad allungare una mano verso di lui e questi gli si avvicinò cautamente, annusando le sue dita. Poi strisciò la testolina pelosa sul dorso della sua mano e sul suo braccio, facendo le fusa. Taehyung sorrise, il suo cuore si strinse davanti alla vista della piccola palla di pelo.

«Gli piaci» disse Lisa, dietro di lui. «Sapevo che gli saresti piaciuto» Sorrise e si abbassò alla sua altezza; Nemo le venne incontro.

«È un gatto un po' selettivo quando si tratta di compagnia, rimane sempre nelle vicinanze perché non gli piace molto l'interazione, ma trova sempre un modo per nascondersi e per tornare. I gatti sono proprio come le persone, molti non capiscono l'importanza del consenso anche nel semplice contatto fisico ed è per questo che disprezzano i gatti, che invece hanno bisogno del loro tempo» continuò, accarezzando Nemo.

Quest'ultimo non aveva più lo sguardo brutale di prima: i suoi grandi occhi, proiettati sulla figura di Lisa, apparivano innocenti e pieni di amore. «Tu gli piaci più di tutti» disse Taehyung.

Lisa sorrise. «Spero che starà bene» Abbassò lo sguardo, osservando la piccola bestia. «È il mio regalo per papà. Per quando... non ci sarò più. Quando sto tanto male mi si avvicina pian piano e si siede sulla mia pancia, mi riscalda. Ma l'ho visto avvicinarsi anche a papà. Papà piange spesso, anche se non vuole che gli altri lo sappiamo. Nemo gli lecca le lacrime. Insieme staranno bene» concluse.

Nemo la teneva al caldo, un tentativo di proteggerla. Era questo che Taehyung non riuscì a togliersi dalla testa per tutta la giornata: il voler essere un riparo per chi si ama. Un riparo per il corpo stanco e per l'anima.

Nei baci e negli abbracci c'era il calore di ogni promessa ed il calore era la più grande protezione che il corpo cercava di offrire all'anima.

Il calore di un campo di girasoli, il calore di un sole durante una giornata al mare, il calore di una chioma di capelli dorati, il calore di un campo di grano. Ed il calore di un bacio sulle palpebre, della promessa di appartenersi per sempre.

Di sera Taehyung ancora vedeva quel calore negli occhi di tutti, dagli occhi tristi di Fabian a quelli vispi di Lisa, a quelli profondi di Véronique, fino a quelli quasi imperscrutabili di Nemo.

Chissà se nei suoi c'era lo stesso calore quando, rientrato a casa estrasse il suo cellulare dalla tasca dei jeans. Le sue mani tremavano così tanto che quasi non riuscì a sbloccare lo schermo.

Cosa doveva scrivergli? Aveva così tante cose da dirgli e nessuna gli sembrò adatta mentre cercava di digitare il messaggio.

Era così stressato che i palmi delle sue mani cominciarono a sudare ed il cellulare gli scivolò dalle mani. «Porca puttana» sussurrò, le lacrime che già bagnavano le sue guance come rugiada.

Solo quando raccolse il telefono si accorse della chiamata in corso che aveva accidentalmente avviato. Sgranò gli occhi, tappandosi la bocca con una mano per trattenere il singhiozzo che gli raschiò la gola. Si mise il cellulare all'orecchio e per la prima volta in quattro anni non fu una voce meccanica a rispondergli.

«Pronto?» La voce di Yoongi era roca, bassa. La gola di Taehyung divenne secca, il cuore precipitò nella sua cassa toracica.

«Pronto?» Taehyung non rispose, un'altra volta. Era tutto così surreale.

«Yoongi?» disse Taehyung, la voce quasi si incrinò.

Yoongi non parlò, ma Taehyung sentì del rumore, come se si stesse muovendo. Poi il suo respiro, un soffio gentile e preoccupato.

«Dio, Taehyung, sei tu?» La sua voce, invece, si incrinò per davvero, le ultime sillabe strozzate da un singhiozzo silenzioso.

«Sì, scusa se ti chiamo a quest'ora. Tu hai lasciato il tuo numero e io volevo mandarti un messaggio ma ho fatto cadere il telefono e mi è partita una chiamata» Dio, stava tremando così tanto.

«Non importa, stavo aspettando che mi chiamassi. O mi scrivessi» Sembrava così tranquillo, non c'era traccia di menzogna nel tono della sua voce.

«Davvero?»
«Davvero».

Taehyung sorrise. Si chiese se anche Yoongi stesse sorridendo. Chiuse gli occhi e provò ad immaginare il suo viso mentre lo faceva.

«Taehyung?» sussurrò Yoongi.

«Mmh?» mormorò Taehyung.

«A cosa stai pensando?» Già, a cosa stava pensando. A tutto e a niente. Yoongi gli faceva sempre pensare al mondo e alla vita e alla morte e al perché dell'amore e il dolore esistessero. Ed al contempo gli impediva di pensare. A volte esisteva solo Yoongi. Yoongi e il dolore del mondo. Taehyung sentiva sempre tutto Yoongi e tutto il mondo.

«A tutte le cose che ti devo dire» rispose perché, forse, forse ci aveva pure pensato. Aveva pensato alle promesse da sigillare con i baci, e quelle erano comunque cose che gli doveva dire.

«Sono io quello che ha tante cose da dire» Yoongi sospirò.

«Sai già che ti ho perdonato» Ed era vero. Taehyung l'avrebbe sempre fatto.

«Taehyung. Ti ho lasciato senza alcuna spiegazione, ho rovinato la nostra amicizia con quel bacio e-»
«Ti ho baciato anche io» E con quel bacio sono tuo per sempre.

Silenzio. Yoongi non parlò e Taehyung era troppo spaventato per dire un'altra parola.

Forse trenta secondi passarono, forse un minuto.

«Scusa» sussurrò Taehyung.

«Non scusarti. Ti prego. Non posso abusare del tuo bene. Sai anche tu che sono stato uno stronzo e che ho sbagliato tutto. Non voglio il tuo perdono. Non voglio solo il tuo perdono. Io voglio sapere che stai bene. Se vorrai vivere senza di me io lo capirò» disse Yoongi.

Non potrei mai. Non potrei mai vivere senza di te, voleva dire Taehyung.

«Va bene» rispose invece.

Ci furono altri secondo di silenzio. Taehyung voleva parlargli della sua giornata, di Zoë e Richard, di Véronique, di Fabian, di Lisa, di Nemo. E sapere che non poteva farlo gli faceva così male... voleva che tutto tornasse alla normalità.

«Lavoro in un locale, dal lunedì al sabato. Stacco a mezzanotte. So che è tardi, magari hai delle cose da fare al mattino e-» Taehyung lo interruppe: «Va bene. Lavoro al mattino, anche io dal lunedì al sabato. Sabato prossimo? Va bene?» chiese.

«Certo. Ti mando l'indirizzo» rispose Yoongi.

«Grazie»
«Grazie a te, Taehyung».

Non voleva che la chiamata terminasse. Voleva parlare con lui per tutta la notte e parlargli delle cose che aveva fatto aspettando che tornasse. Di come lo aveva cercato a Parigi e di come lo aveva trovato ad Amsterdam.

«Buonanotte, Taehyung»
«Buonanotte, Yoongi».

*

buon natale! <3
questo è il mio regalo per voi e anche un po' per me.

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