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15. IL TUO BASIL.

«Yoongi è a New Orleans» Dirlo ad alta voce sembrava il modo migliore per liberarsi della morsa che gli stringeva la gola, eppure le lacrime avevano già cominciato a scendere silenziose sulle sue guance.

I suoi genitori si guardarono negli occhi, sua madre nascose le mani tremanti nelle tasche della giacca e suo padre sospirò amaramente.

Taehyung aggrottò le sopracciglia, la vista offuscata dalle lacrime e il petto che bruciava di amore e di amarezza. «Cosa c'è che non mi state dicendo?» chiese, la voce roca.

Suo padre si mosse sulla sedia, schiarendosi la voce. «Diglielo, deve saperlo!» disse a sua moglie.

«Cosa mi deve dire? Yoongi è stato qua?» Osservò le reazioni dei suoi genitori: suo padre si rifiutò di guardarlo negli occhi e sua madre tremò, coprendosi la bocca con una mano.

«Dio. È stato qui, vero? Non ha... non ha nemmeno pensato di chiamare» sussurrò Taehyung. Perché lo avrebbe dovuto fare?

«È stato qui per poco, non è nemmeno voluto entrare» rispose sua madre.

Taehyung sollevò lo sguardo. Incontrò quello di sua madre.

«Ha lasciato qualcosa per te» continuò lei.

«Cosa?» Il cuore di Taehyung batteva così forte che i rumori del mondo avevano iniziato a sfuocare, l'unica cosa che sentiva era il suono del suo petto che rifioriva ancora ed ancora, non si era nemmeno accorto del tempo che scorreva e del singhiozzo che gli raschiò la gola quando sua madre gli mise quel regalo in mano e strinse le dita sulle sue in una calda carezza.

Osservò la carta da regalo blu, cosparsa di piccole stelle dorate. Schiuse le labbra, rigirando il regalo fra le sue mani e fermandosi quando vide un piccolo adesivo bianco attaccato alla carta. Se possibile, il suo cuore prese a battere ancora più forte. Sentiva il sangue scorrere nelle sue vene, il calore avvolgere il suo corpo come se fosse un abbraccio.

Per Taehyung,
dal tuo Yoongi.

La parola "tuo" era stata scritta con una penna rossa e Taehyung si rese conto di come il mondo stesse pian piano scomparendo tutto attorno a lui. Yoongi era suo. Era ancora suo?

«Mi ha chiesto di non aprirlo, mi ha pregato di fartelo avere» disse sua madre, ma la sua voce arrivava lontana ed ovattata alle orecchie di Taehyung.

«Devo andare» disse quest'ultimo. Si alzò di fretta dalla sedia, dimenticando il suo tè e persino il suo ombrello. Scese le scale del palazzo velocemente, i singhiozzi che gli scuotevano il petto a spezzare la melodia della flebile pioggia serale.

Corse fino alla sua macchina, posizionando il regalo sulle sue gambe e cercando di riprendere a respirare.

Dal tuo Yoongi.

Le strade di New Orleans erano poco trafficate quel giovedì sera di metà maggio, la luna si nascondeva dietro alla pece delle nuvole.

La città continuava a vivere lenta, la vita scorreva accompagnata dal jazz e dalla pioggia. E Taehyung aveva le mani che tremavano mentre tentava di inserire la chiave nella serratura della porta del suo appartamento. Si mise una mano sulla bocca per cercare di bloccare l'ennesimo singhiozzo e poggiò la fronte sulla porta. Prese dei lunghi respiri.

Quando finalmente riuscì ad aprire la porta, le sue ginocchia cedettero, molli come gelatina. Fece molta fatica a tenersi in piedi e ad accendere le luci, dirigendosi verso il divano. Poggiò il regalo sul tavolino e lo osservò per un lungo minuto, chiedendosi cosa potesse contenere. Dopodiché allungò un braccio e lo prese in mano, poggiandolo sulle sue gambe e cominciando a scartarlo.

La prima cosa che vide fu la carta di una busta da lettera, la scrittura un po' disordinata di Yoongi che componeva parole che al momento Taehyung non riusciva a leggere. La prese in mano, tremante e curioso.

Quando notò cosa si trovava sotto di essa, gli parve di sentire il pavimento mancare sotto si suoi piedi, il divano divenne improvvisamente troppo scomodo e la sua mente un miscuglio di pensieri rumorosi.

Parafrasi del dolore, era questo il titolo del libro. Parafrasi del dolore di E.L. Taehyung non sapeva nemmeno che fosse già stato pubblicato, eppure ora ne aveva una copia tra le mani ed era stato Yoongi a regalargliela.

Yoongi, il suo migliore ed unico amico, il suo Sole, il suo tormento e la sua eternità.

Nella prima pagina del libro si trovava una dedica scritta a mano.

Per Yoongi.
Il tuo dolore è stato la mia più grande musa per la stesura di questo libro e a volte mi chiedo se sia stato giusto avertelo rubato e aver tentato di farlo mio. Ma, c'è scritto nella prossima pagina: tutto questo lo devo a te. Senza ti te non ci sarebbe E.L, non ci sarebbe Parafrasi Del Dolore.

Per T.
Ovunque tu sia, spero che un giorno tu possa guarire il tuo cuore e farti amare nella maniera che meriti. Spero che Yoongi torni a casa e che tu possa ritrovarlo nelle mie parole.

La vostra E.L.

Era forse questo il suo destino, la sua benedizione? Tutti i pezzi della sua vita combaciavano l'uno con l'altro, in qualche modo ogni persona che egli amava era collegata all'altra e a lui da un sottile filo che reggeva la sua vita.

Voltò pagina, silenzioso.

A Basil. "Dovunque c'è il dolore qui santa è la terra" mi dissi una volta. A te devo tutto.

Basil. Ricordava ancora quella conversazione che aveva avuto con Yoongi, da ragazzini. Taehyung era Dorian e Yoongi era Basil.

Riprese la lettera tra le sua mani, mettendo il libro sul divano, di fianco al suo corpo. Si portò le ginocchia al petto e aprì la busta della lettera. Prese un lungo respiro prima di cominciare a leggere.

Taehyung. Vorrei che esistessero delle parole adatte per dirti quanto io odi me stesso per essere andato via quella sera di quattro anni fa. Se penso realmente a noi, tutte le mie ragioni svaniscono. Ché se ne avevo cento per andare via, forse ne avevo più di mille per restare. Non tenterò di chiedere perdono, perché so di non meritarmelo, ma se mai volessi sentire la mia versione io ci sarò, resterò a New Orleans fin quando morirò, se necessario, ma ti chiedo solo una sera per avere almeno la possibilità di vederci un'ultima volta. Anche se non me lo merito. Non mi merito nemmeno un briciolo della tua attenzione e del tuo tempo.

Vorrei tornare indietro ed aprirmi realmente con te. Io che conoscevo ogni filo della tua anima e tu che dovevi stringermi tra le braccia perché preferivo piangere che raccontarti cosa stesse accadendo. Forse, se avessi saputo, mi avresti aiutato. E io non volevo che lo facessi, tu avevi bisogno di qualcuno che fosse sincero con te e che ti spingesse ad aiutare te stesso ed io ero solo un peso ed un egoista.

Volevo averti solo per me, ché non avevo nessun altro.

Mi dispiace di aver rovinato la nostra amicizia con quel bacio. Non avrei mai dovuto farlo, non avrei mai dovuto approfittare di te in quel modo. Ero così stupido, un egoista ed un incosciente.

Ecco, mi sto già scusando. Non voglio farlo così, voglio farlo dal vivo. Se me ne darai la possibilità. È l'unica cosa che ti chiedo, poi potrò lasciarti andare. O almeno potrò fingere di farlo.

Non ti dirò quanto ho pensato a te in questi anni, quanto ho desiderato sparire, non averti mai incontrato per evitare di ferirti. Ti dirò solo che se un giorno tu mi vorrai, io ci sarò ancora. Ti ho sempre voluto e ti vorrò per sempre.

Il tuo satellite,
Il tuo Basil,

Yoongi.

In fondo alla pagina Yoongi aveva scritto il suo numero di telefono.

Taehyung aveva dimenticato come si respirava, come si parlava, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era quanto volesse vedere Yoongi. Stringerlo fra le sue braccia. Dirgli che anche lui lo voleva, che non lo avrebbe mai odiato e che lo aveva perdonato. Che era il suo Plutone e lui era il suo Sole. Che aveva scritto di lui libri interi e che senza di lui gli sembrava di vivere costantemente in apnea.

Eppure sapeva di aver bisogno di tempo, così registrò il suo numero sul telefono e ignorò i messaggi e le chiamate dei suoi genitori. Piuttosto, scrisse a Véronique.

Vivì, puoi venire da me?

Véronique rispose quasi subito.

[vivì]
Certo, posso sapere che succede?

Taehyung continuò a piangere, mentre digitava il messaggio.

È difficile da spiegare... non
voglio stare da solo.

Véronique doveva essere già in viaggio, perché in pochi minuti aveva già bussato alla sua porta. Teneva un ombrello rosa tra le mani e portava ancora le pantofole ai piedi. Taehyung rise, seppur la sua risata suonò come l'ennesimo singhiozzo.

«Tae?» Véronique gli mise una mano sulla spalla.

«Yoongi è tornato. È tornato e vuole vedermi» rispose Taehyung.

«E tu?»
«Io?»
«Tu vuoi vederlo?».

Certo. Certo che voglio vederlo. «Non lo so... non so se sia giusto».

Sotto lo sguardo di Véronique, Taehyung si sentiva ancora più fragile, così cercò di stringersi ancor di più nella sua maglietta troppo grande e ancora fradicia. Lei lo abbracciò.

«Non devi decidere adesso. Prenditi il tuo tempo, il tuo cuore non è mai guarito» gli sussurrò.

I fiori dell'amore non possono riparare le crepe. La guarigione è una lenta procedura e Taehyung aveva bisogno delle mani giuste per riparare il suo cuore. Forse un giorno sarebbe guarito.

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