09. IL PREZZO DELLA SAGGEZZA.
Taehyung si era svegliato in un sussurro tremolante. Le mani che gli stringevano il collo stavano pian piano allentando la presa, lasciando che si abbandonasse ad uno stato quasi inconscio, ma nel quale ogni senso era amplificato ed il battito del suo cuore pareva rimbombare tra le pareti della stanza, le sue paure pulsavano e macchiavano il muro di catrame. La camera da letto odorava di lavanda, eppure Taehyung era convinto che la sua stanza non avesse mai avuto tale odore. La luce che penetrava timidamente dalle tende di colore verde scuro - che non ricordava di aver messo nella sua camera - riscaldava la pelle pallida e fredda del suo viso, mentre lo stomaco era un subbuglio di angoscia e alcol.
Chiuse gli occhi, desiderando di godere ancora del calore del sole e sbiadire lentamente tra le lenzuola verde pastello, cancellare la sua anima per sempre. Voleva sparire sotto la superficie dell'acqua e non riemergere mai più.
«Taehyung?» La voce di Véronique, dietro le sue spalle, sembrava avere la forma di una scialuppa di salvataggio. E Taehyung aveva cominciato a nuotare nell'oceano da troppo tempo, aveva paura che si trattasse di un miraggio. «Tae sei sveglio?» chiese ancora lei.
«Sono al sicuro?» sussurrò a quel punto Taehyung, con la voce rotta e tremante, il cuore che faceva capriole nel petto, che tentava di squarciargli la pelle. Non era sicuro che la sua voce si fosse sentita.
Poi i passi di Véronique, le sue dita sottili sulla sua schiena coperta da una maglietta che non ricordava di aver indossato. Sono al sicuro. «Come ti senti?» gli chiese lei. Le sue mani erano calde, qualsiasi cosa che le appartenesse sapeva di un posto sicuro, un rifugio nascosto tra gli alberi di una foresta ed i fiori di un campo, un piccolo falò in riva al mare.
Taehyung non si voltò, ma chiuse gli occhi al suono della sua voce, lasciando che alcune lacrime cominciassero a bruciare sulla pelle dei suoi zigomi. «Sento fin troppo. Vorrei non sentire più nulla per l'eternità». Sono ancora vivo, ma questa volta ne vale la pena. «Vorrei essere un barattolo vuoto, impenetrabile. Forse sono più una sigaretta, solo che non smetto mai di consumarmi». L'unico modo per consumarsi è morire.
Vorrei sapere... è questo il prezzo dell'eternità? Della saggezza? La saggezza mi condanna al dolore eterno.
Véronique allontanò la mano e Taehyung desiderò che andasse via e che lo stringesse al contempo. Che gli asciugasse le lacrime e che gli spegnesse una sigaretta proprio in mezzo alla fronte. Attese in silenzio, senza respirare, fino a quando non la sentì sedersi sul letto, accanto a lui. Aprì gli occhi ed osservò il suo profilo mentre il sole lo illuminava. Le ciglia lunghe, la gobbetta sul naso e le labbra rosse e carnose. Véronique sapeva di casa, era ancor più bella dei fiori morti della Corea. Taehyung desiderò che rinascesse, che danzasse fino alla morte tra i fiori e le spighe di grano. Ma il destino non aveva niente di tutto ciò in serbo per lei. Non più. Voleva provare pena, ma le loro anime erano troppo simili perché potessero impietosirsi.
«Ho avuto paura» gli confessò lei. Taehyung si strinse sotto le coperte. Non voleva che stesse male per lui.
«Non devi preoccuparti per me. Starò bene» le rispose.
Véronique ridacchiò nervosamente. Le mani le tremavano, le labbra pure. «Non ci provare, Taehyung. Puoi dirmi tutto quello che vuoi, non posso consumarmi più di così. Non rimane più niente di me» disse.
No, la tua anima frantumata è ancora bella e candida come un giglio.
Taehyung ingoiò un groppo di saliva. «Ieri era il suo compleanno» disse, come se fosse un segreto, o un codice quasi impossibile da pronunciare.
«Non voleva mai festeggiarlo. Credeva di non valere nulla, di essere nato per consumarsi l'anima sulle note di un pianoforte e tra le pagine di un romanzo. Io l'ho già perdonato, lui potrebbe camminare sul mio cuore ed io lo bacerei ancora una volta» Taehyung aveva preso il suo stesso cuore tra le mani e guarda tutte le radici secche e i gambi ingialliti dei fiori.
«Lo ami?» gli chiese Véronique. Nessun giro di parole.
Dimmi se lo ami, se ti faresti strappare l'anima a morsi solo per donarla a lui.
Oh, questo l'ho già fatto, ma lo farei ancora.
«Mi sono innamorato di molte persone, Véronique, ma definire amore quello che provo per lui è così... è così banale. Sai, penso che sia difficile da comprendere se non si vive una cosa del genere. Suppongo che fossimo troppo piccoli per comprendere» Yoongi è molto più grande dell'amore, è un pianeta solitario ed io sono il suo satellite. Timidamente, di nascosto, gli ruoto attorno, senza che lui ne venga a conoscenza.
«Ti dispiace se fumo?» gli chiese Véronique, osservandolo. Taehyung scosse la testa e lei si alzò per aprire la finestra. Si sedette nuovamente sul letto e accese una sigaretta che Taehyung non le aveva visto prendere.
«Ha cambiato numero di telefono, ma io continuo a chiamarlo» continuò lui. «Ha senso questa esistenza senza che ci sia lui a riempire tutti i miei vuoti?»
Véronique a quel punto si sdraiò al suo fianco, mettendo il posacenere tra i loro corpi. I suoi occhi erano incredibilmente grandi, lo avvolgevano con il calore dei suoi colori. Taehyung si sentiva al sicuro tra le sfumature delle sue iridi. «La tua vita ha senso anche senza di lui. C'è qualcosa che ti ha portato da noi, qualcosa che ti ha spinto a non lasciare la presa, a vivere un giorno in più» gli disse.
«No, la mia vita senza di lui è un frammento di tempo infinito, un dolore lancinante senza fine. Sono sempre stato solo, non voglio che lui sia solamente un secondo di aria, un segno a matita. Vivì, io voglio che sia indelebile. Io senza di lui sono nulla» continuò allora Taehyung. Perché non lo capisci? Sono io il segno a matita nella sua vita! Lui è impossibile da cancellare. La sua assenza mi ha macchiato per sempre.
«Perché credi questo? Taehyung tu non riesci a vedere quanto sei grande, quanto di immenso e meraviglioso c'è in te. Ringrazia Dio se ti ha concesso un giorno in più, perché c'è chi non ha la certezza di risvegliarsi il mattino seguente!» rispose allora Véronique, spegnendo nervosamente la sigaretta nel portacenere. «Che cos'ha di speciale? Ti ha fatto diventare un'ombra, un involucro indebolito dal dolore. Il tuo vuoto esisteva da prima che la sua assenza ti logorasse».
No no no no! Véronique non capiva. «Tu non lo conosci, non parlare così di lui!» urlò Taehyung, sollevandosi a sedere.
«Hai ragione, scusami» rispose Véronique, stringendosi nel suo maglione. Abbassò lo sguardo, puntandolo sul posacenere.
Taehyung si sentì uno stupido per aver cercato di scorgere cattiveria nelle sue parole. Era palese che stesse tentando di salvarlo da una tempesta che egli però non avrebbe mai potuto evitare. Tentava, con le sue mani pallide, di salvarlo dalle onde di un oceano nel quale stava già affogando da troppo tempo.
Si strinse le ginocchia al petto, sollevando lo sguardo e puntandolo sul quadro che si trovava sulla parete frontale al letto. Una cornice marrone imprigionava un campo di fiori e un cielo che tanto sapeva di eternità. Inclinò la testa, accarezzando con lo sguardo i contorni del paesaggio e fermandosi a guardare la figura di un ragazzino in piedi tra i fiori. Fu in quel momento che il respiro gli si bloccò in gola. Si alzò dal letto e cominciò a camminare verso la parete, con le labbra schiuse.
«Chi ha dipinto questo quadro?» chiese Taehyung, si sentiva sprofondare nell'immensità di quell'attimo, riconoscendo se stesso nel campo di fiori.
«Mio fratello, il padre di Lisa, è stato in Corea del Sud, molto tempo fa. Ha trovato questa meravigliosa foresta, non troppo lontano da una fattoria. Pensava che fosse un posto senza fine, poi è arrivato in questo campo di fiori e mentre cominciava a dipingere è arrivato un ragazzino, con un mucchio di libri sotto l'ascella e i vestiti sporchi di erba. Quando è tornato a New Orleans i dottori hanno diagnosticato la leucemia a Lisa» gli rispose Véronique.
«Sono io» disse allora Taehyung, sporcandosi con le sfumature di quel dipinto.
«Come?» chiese lei.
«Quando è stato in Corea?» Si girò per guardarla in faccia.
Véronique si alzò dal letto. «Nel 2012... Taehyung che succede?».
Taehyung non ebbe nemmeno la forza di allontanarsi dall'opera d'arte, essa lo stava attraendo a sé con le mani colorate di fiori e di eterni tramonti. «Véronique, devi credermi, sono io! Non puoi dirmi che tutto questo è una coincidenza!» le disse.
Lei aggrottò le sopracciglia, avvicinadosi a lui. «Che cosa stai dicendo?» Gli mise una mano sul braccio, guardandolo negli occhi.
«Quello che ti sto per dire è piuttosto difficile da credere, se non vuoi farlo sarò perfettamente in grado di capirti» Prese un profondo respiro, cercando le giuste parole. «Quando avevo sedici anni iniziai a fare un sogno quasi ogni notte. Tutte le estati, quando dormivo nella fattoria di mio nonno in Corea, sognavo una ragazza della mia età con i capelli biondi e ricci. Non ricordavo mai la sua faccia, ma ogni volta che la sognavo sapevo che era lei. Quando mi hai fatto incontrare Lisa non l'ho riconosciuta, ma poi la notte stessa l'ho sognata. Ero tra le spighe di grano della fattoria di mia nonno e lei mi diceva che non c'era più nulla da fare. La fattoria che tuo fratello ha visto era di mio nonno e la foresta, il campo di fiori... io ci andavo sempre, con dei libri sotto l'ascella o una polaroid» spiegò.
Véronique lasciò andare il suo braccio, osservandolo senza alcuna espressione sul volto. «Ti prego, non prendermi in giro. Pensi che non abbia già sofferto abbastanza?» gli chiese.
Taehyung scosse la testa. «Devi credermi, ho ancora le foto della foresta e dei campi, della fattoria... ho i miei diari di quando ero ragazzino. Perché mai dovrei prenderti in giro? Non pensi che io sappia già abbastanza bene cosa sia il dolore?».
Lei si morse le labbra, alternando lo sguardo tra lui ed il quadro. «Perché tu? Perché noi? Che cosa credi che ci sia dietro?» gli chiese.
Taehyung le si avvicinò, mettendole le mani sulle spalle. «Io... non lo so. Ti giuro che non ne ho idea. So solo che qualcuno mi ha dato questo compito ed io ho il dovere di vivere fino a che non lo avrò portato a termine» rispose.
«Come faccio a sapere che non mi stai mentendo? Che non ne uscirò ancora più distrutta?» chiese allora Véronique.
«È l'unica cosa che mi tiene in vita».
Era una promessa. Ora l'esistenza di Taehyung dipendeva dalla promessa che prima di tutto aveva fatto a se stesso, poi al cielo ed infine a Véronique e Lisa.
«Ti prego... quando Lisa se ne andrà via, tu resta» sussurrò Vèronique, poggiando la testa sulla sua spalla.
Taehyung circondò le sue spalle con un braccio. Non so se riuscirò a farlo. «Lo farò».
Il prezzo della saggezza. Non tutti desiderano vivere per sempre, se la loro esistenza si rivela - apparentemente - vana.
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