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06. LA PROSSIMA MOSSA DEL CIELO.

Aveva il respiro corto. Con le mani sulle ginocchia sanguinanti, Taehyung osservava quella figura angelica muoversi tra le giovani spighe. Sollevò le sopracciglia, cercando di raccogliere più aria possibile per percorrere quei duecento metri che lo separavano da lei.

E poi, mentre gli ultimi raggi del sole coreano illuminavano il campo di grano, Taehyung riprese a correre, con il vento sulla faccia e il sudore tra i capelli. Cercava di raggiungerla nelle sue Converse consumate, inciampando sui sassolini e ascoltando il suo stesso battito del cuore. Il tempo in Corea del Sud scorreva così lentamente che quando Taehyung ebbe terminato di percorrere quei duecento metri il sole si era già nascosto dietro le colline, timoroso forse di vederlo accasciarsi sul terreno con i grandi occhi spalancati.

La ragazza lo osservava con un sorriso sul volto e Taehyung nei suoi lineamenti riconobbe una sensazione familiare che ancora non sapeva decifrare. I suoi ricci dorati parevano talmente morbidi che egli tentò di alzarsi per passare le dita tra di essi. Eppure le sue ginocchia dolevano così tanto, insieme ai suoi polmoni, che Taehyung non riuscì a sollevarsi da terra, piuttosto si ritrovò a chiedere aiuto in un flebile sussurro.

La ragazza lo osservò, con il corpicino avvolto da un abito bianco e dei fiori del medesimo colore tra i capelli. Non disse nulla, né si avvicinò a lui.

E poi la consapevolezza s'insinuò nel petto di Taehyung, scuotendolo da quello stato di trance. Quando la riconobbe, ella indietreggiò, come se avesse compreso ogni cosa, come se la spaventosa consapevolezza fosse un pericolo per entrambi.

«Lisa?» sussurrò Taehyung, prima che le sue ginocchia cominciassero a sprofondare nella melma. Fu in quel momento che Lisa si sporse verso di lui, prendendo la sua mano e tentando di riportarlo su. Eppure non c'era modo di contrastare la smisurata forza di quel vortice che lentamente lo stava risucchiando.

«È così che deve andare, Taehyung» sussurrò la ragazza prima che un paio di mani scure cominciassero ad avvolgere il suo corpo, macchiando di nero il suo abito. Lisa venne avvolta dall'oscurità.

Nessun suono lasciò le labbra di Taehyung, poiché il cielo lo aveva privato della parola, poiché la notte lo aveva riempito di dolore. E adesso il suo corpo si trovava avvolto dal freddo di una stanza senza colori né luce.

Almeno fino a quando l'oscurità non cominciò a mostrargli il suo riflesso. Allungò la mano verso di esso, sfiorando i suoi lineamenti con le dita. E poi lo specchio si frantumò in migliaia di pezzi, costringendo Taehyung a ripararsi dietro il suo braccio. Il sangue caldo cominciò a colare sulla sua pelle e fu in quel momento che egli aprì gli occhi.

Si scostò le coperte di dosso, con gli occhi spalancati ed il respiro corto, mentre i primi raggi del sole illuminavano la sua camera da letto. «Lisa» sussurrò, cercando di trovare una spiegazione per ciò che era appena accaduto.

Taehyung non faceva quel sogno da anni, non gli era mai capitato di sognare uno scenario diverso da quello della volta precedente e, soprattutto, non gli era mai capitato di ricordare perfettamente il volto della ragazza. La cosa che più di tutto lo fece tremare fu il fatto che la ragazza che da anni lo tormentava nel sogno fosse proprio Lisa. Si domandava come fosse possibile una cosa simile, quale scherzo della natura fosse quello, o a quale gioco stesse giocando la sua stessa mente.

Che le rudi mani che le circondavano il corpo e la strappavano alla luce fossero la Morte Nera di cui parlava Lisa il pomeriggio che fece la sua conoscenza? Taehyung cominciò a collegare i vari punti, a mettere insieme i pezzi.

Sai, non ho ancora molto tempo, cerco di fare più cose possibile e di restare positiva.

Taehyung aveva scambiato la sua affermazione per le parole di una persona con la paura di crescere.

Non puoi mai sapere quanto tempo hai a disposizione.

Forse Lisa sapeva perfettamente quanto tempo aveva a disposizione. Forse Lisa fotografava le stelle perché qualcosa di lei rimanesse a chi la amava, cercava di rubare la luce di ognuna di esse per continuare a brillare anche dopo essersi spenta.

Mi chiedo continuamente se sia tutto un susseguirsi di coincidenze, o se qualcuno abbia scritto la nostra storia prima che venissimo al mondo. Le parole pronunciate da suo padre qualche giorno prima scivolarono lentamente sulla sua pelle, insinuandosi sotto di essa e Taehyung si chiese se l'incontro con Lisa fosse qualcosa di inevitabile. Al contempo si domandava che cosa tutta quella situazione avesse a che fare con lui. Egli stesso si stava lentamente consumando nella solitudine e si stava lasciando avvelenare dall'arte, come poteva pretendere di riuscire a fare qualcosa per Lisa?

Lisa stessa nel suo ultimo sogno gli aveva detto che era così che doveva andare, eppure Taehyung sentiva il bisogno di scavare in quella questione, di comprendere perché il cielo avesse scelto proprio lui e Lisa. Si domandava che cosa li accomunasse e non poteva fare a meno di pensare che la sua vita fosse una ragnatela infinita di fili che s'intrecciavano e s'attorcigliavano senza che lui riuscisse a comprendere quale sarebbe stata la prossima mossa del cielo. Per un attimo tremò stretto nella sua t-shirt scura, domandandosi per la prima volta se veramente suo padre avesse ragione a sostenere che gli esseri umani non avessero controllo sulla propria vita.

La verità era che a lui quel dubbio faceva paura. La mente umana non riesce a concepire un qualcosa di così immenso da non poter essere spiegato. L'essere umano ha paura delle domande alle quali non si trova una risposta, perché il timore di scoprire che nessuno di noi ha il controllo della propria vita è un qualcosa capace di logorare l'anima.

Taehyung tentò di ignorare il catrame che gli stava avvelenando il petto, eppure migliaia di domande grattavano insistentemente nella sua mente. Il suo riflesso allo specchio aveva grosse occhiaie scure e labbra arrossate e gonfie, così si passò le mani bagnate sul volto e cercò di rinfrescarsi la mente attraverso quel gesto.

La sua vita si stava evolvendo in qualcosa di assurdo, eppure non aveva idea di come prendere in mano la situazione. Era solo un essere umano, invisibile di fronte al potere del cielo e dei sogni, era incastrato tra i fili della ragnatela della sua vita e non aveva nessuno a tendergli la mano. Il peso della solitudine era difficile da sostenere, lo trascinava lentamente nell'abisso, gli impiastrava le ali.

Qual è la tua prossima mossa, mio caro cielo? Poggiò le mani sul lavandino, stringendo le dita sulla ceramica bianca e sollevando il volto per guardarsi ancora allo specchio. Aveva bisogno di un caffè e probabilmente anche di una vacanza.

Nella sua stanza la sveglia cominciò a suonare, risvegliandolo da quello stato di trance. Si sollevò, uscendo dal bagno e tornando nella sua stanza per spegnere l'aggeggio. Era stanco: aveva dormito poco ed era scosso, tremava come una foglia.

Con lo stomaco in subbuglio su diresse verso la cucina del suo appartamento, camminando tra i raggi del sole ed i cumuli di libri. Preparò una grande tazza di caffè, bevendola poi con la schiena poggiata all'isola della cucina. Avrebbe voluto chiedere a Véronique di vedersi, eppure non aveva il suo numero. Decise che sarebbe passato a casa sua dopo il lavoro.

*

L'aria era umida — come sempre d'altronde. Taehyung aveva un forte mal di testa quando si era alzato dalla sua scrivania ed aveva salutato i suoi colleghi, indossando il cappotto ed uscendo dalla sede della piccola casa editrice per la quale lavorava.

Ed aveva un forte mal di testa anche quando si ritrovò davanti alla porta dell'appartamento di Véronique con le mani nelle tasche del cappotto, indeciso se suonare il campanello. Scosse la testa, indietreggiando e voltandosi. Cominciò a camminare e raggiunse le scale, cominciando a scendere.

Sollevò la testa quando vide un paio di Jordan rosse sugli scalini, facendosi da parte. Un paio di occhi grandi e curiosi lo osservavano dal basso e una massa di ricci biondi rifletteva la luce del sole. «Taehyung!» disse Lisa, proprio quando Véronique comparve alle sue spalle. Quest'ultimo sorrise leggermente, scuotendo la mano in segno di saluto.

«Che ci fai qui?» chiese poi, gentilmente.

Taehyung osservò il suo pallido viso incorniciato dai capelli rossi. I suoi lineamenti erano unici ed armoniosi, non avrebbe mai smesso di osservarli. «Io volevo passare a trovarti. Speravo ci fosse anche Lisa, a dire il vero» rispose, stringendosi nelle spalle.

«Siamo arrivate giusto in tempo, allora» disse Lisa, tirando all'insù gli angoli delle labbra rosee. Taehyung non riuscì a guardarla, piuttosto si limitò ad annuire e puntò il suo sguardo sulla vernice scrostata del muro.

Véronique superò Lisa, poggiando le mani sulle spalle di Taehyung. «Saliamo, allora!» disse sorridendo.

Taehyung si voltò, cominciando a salire le scale seguito dalle due ragazze. Si pentì di esser venuto o di non essersene andato prima, perché a dire il vero non aveva idea di cosa l'avesse spinto a venire fino a lì. Voleva confidarsi con Véronique perché lei si era confidata con lui. Voleva chiederle se pensava che fosse un pazzo, voleva sapere se anche lei avesse sperimentato l'inquietante potenza del cielo.

Quando tutti e tre entrarono nell'appartamento, gli occhi di Taehyung finirono sulla porta che portava al terrazzo. Sapeva che quello era il posto sicuro di Véronique e di Lisa, ed ora pareva essere anche il suo posto sicuro. Fu Lisa la prima ad aprire la porta e ad uscire, poggiando il suo zaino per terra e sedendosi tra i girasoli.

Véronique affiancò Taehyung, osservandolo dal basso. «Va tutto bene?» chiese.

«Sì, ho solo un forte mal di testa» rispose lui, ricambiando il suo sguardo. Gli occhi di Véronique erano un meraviglioso pozzo in cui la luce amava nascondersi. Il sole giocava con il colore scuro e con le ciglia folte, s'incastrava nelle pagliuzze dorate.

«Lunga giornata a lavoro?» chiese quest'ultima.

Taehyung sorrise amaramente. «Più o meno» rispose.

Le labbra piene di Véronique si schiusero in un sorriso affettuoso. «Ti va di restare a cena? Ordiniamo una pizza» disse, «a Lisa farebbe piacere».

Taehyung inclinò il viso. «E a te? A te farebbe piacere?» sussurrò.

Véronique sorrise ancora. «Mi farebbe molto piacere» rispose.

«Va bene, rimango» disse allora Taehyung.

Véronique gli poggiò una mani sul braccio. «Va' da lei, arrivo fra un attimo» disse prima di allontanarsi.

Taehyung prese un lungo respiro, uscendo e immergendosi tra i girasoli. Si sedette accanto a Lisa proprio come una settimana prima.

«Gli ultimi raggi del sole. Vorrei rubare la sua luce» disse lei, mentre stringeva tra le mani una macchina fotografica.

Taehyung si guardò ad osservarla, chiedendosi se anche lei facesse quei sogni, se anche lei sentisse quel sottile filo rosso che li legava. Sospirò, voltandosi nuovamente ed osservando il cielo.

«Io vorrei rubare i colori al cielo» disse.

Lisa si voltò, schiudendo le labbra. «Quando parli del cielo gli rubi i colori. Se ne descrivi le sfumature, se lo paragoni ad altre cose immense» rispose.

Taehyung annuì. «Sono solo una nuvola. Sono bianca. O sono nera. Vorrei essere colorata» continuò.

«Devi lasciare che la tua anima senta ogni sfumatura del cielo. Devi strappare i colori dal cielo. Devi conoscere te stesso» disse allora Lisa.

E Taehyung non rispose, ché aveva gli occhi lucidi e la gola secca. I minuti cominciarono a scivolare veloci come gocce di pioggia.

E poi Lisa spezzò nuovamente il silenzio. «Leucemia» disse, guardandosi la punta delle scarpe.

Taehyung sollevò la testa e lei lo seguì. «Se te lo stai chiedendo... ho la leucemia. Forse ho un anno e mezzo di vita. Forse anche meno. È proprio un cliché, capisci?» continuò, scuotendo la testa.

«È per questo che rubi le stelle. Che rubi la loro luce» sussurrò Taehyung.

«Vorrei essere immensa come loro. E continuare ad essere una costante anche dopo la mia morte».

Ci fu altro silenzio, perché tutto quello faceva male. Perché Taehyung lo sentiva davvero, lo sentiva da troppi anni. «Lisa, so che può sembrare strano ma—» cominciò a dire, ma Véronique lo interruppe.

«Come volete che ordini le pizze?» domandò mentre li raggiungeva.

Lisa osservò Taehyung per ancora qualche secondo, prima di sollevare il volto. Sorrise debolmente, rispondendo a Véronique. Taehyung non ascoltò, immerso in un flusso inarrestabile di pensieri.

«Taehyung? Taehyung tu come la vuoi la pizza?» chiese Véronique con il suo cellulare in mano.

«Ehm... va bene una margherita» rispose.

Non aveva le forze per pensare a quale fosse la sua pizza preferita, si sentiva esausto e aveva freddo. Persino quando entrarono dentro e Véronique accese il riscaldamento il suo corpo continuò a tremare. Provava a lasciarsi andare tra la leggerezza delle chiacchere, eppure i suoi pensieri urlavano silenziosamente nel suo cranio, martellando insistentemente.

Lisa aveva una personalità esplosiva. Gli bastava sorridere perché tutto intorno a lei si illuminasse. Gli bruciava il petto al solo pensare che cercava di vivere appieno ogni momento perché aveva paura che potesse essere l'ultimo. Si sentiva distrutto se si soffermava sul sincero amore che gli occhi di Véronique contenevano quando lei guardava sua nipote.

Qual è il mio compito?, si chiese, prima che gli occhi scuri di Véronique incontrassero i suoi. Era bella come qualcosa di meravigliosamente distrutto.

Devo rimettere a posto i miei cocci di anima. La prossima mossa del cielo è lasciare che io mi salvi salvando ciò che sembra completamente perduto.

*

era un mese che non aggiornavo, ma ora eccomi qui. questo capitolo è importante, molto importante, anche se non sembra. innanzitutto taehyung riconosce lisa come la ragazza che da anni lo tormentava nel sogno e poi si domanda cosa possa fare lui per far sì che gli ultimi attimi di lisa divengano eterni.


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