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05. DAISY FULLER E LA LADRA DI STELLE.

Gli sarebbe piaciuto avere una sigaretta da fumare. Per l'estetica. Gli era capitato di scrivere di personaggi che fumavano poiché pensava che i movimenti effettuati mentre si fumava avessero qualcosa di delicato ed affascinante.

Gli sarebbe piaciuto avere una sigaretta da consumare per scrivere metafore e paragoni su di essa - e su sé stesso. Forse era proprio una sigaretta: si faceva consumare dalle cose.

«Vuoi del tè?» Sua madre lo affiancò, osservandolo dal basso con gli occhi grandi e scuri. Stretta nel suo maglione rosso, sorrideva debolmente, un po' distratta.

Taehyung sembrò pensarci su. «Va bene» rispose alla fine, seguendo sua madre in cucina.

«Ti va di restare qua a cena, stasera? È un po' che non passiamo un po' di tempo insieme. Tu, io e papà» disse ancora sua madre.

«Questo pomeriggio ho da fare... ma forse per cena riesco a raggiungervi» rispose Taehyung facendo spallucce e abbozzando un piccolo sorriso.

Sua madre annuì, osservando distratta la teiera sui fornelli. «Hai da fare a lavoro?» chiese.

Taehyung scosse la testa. Suo padre entrò nella stanza in quel momento, sorridendo alla vista del figlio, che si era alzato per poi raggiungerlo e stringerlo in un abbraccio.

«Tae, è un po' che non ti fai vedere» disse suo padre, una volta sciolto l'abbraccio.

Taehyung si spolverò il maglione da una patina di polvere immaginaria. «Sono stato un po' impegnato a lavoro. E un po' indaffarato con la scrittura» confessò.

«Sei ancora bloccato? O sei riuscito a scrivere qualcosa?» chiese suo padre, sedendosi a tavola.

«Be', quando dico che sono stato indaffarato con la scrittura intendo che sono stato indaffarato con il blocco. Ho cercato le parole, ma penso si siano perdute da qualche parte dentro di me» rispose lui sinceramente, sedendosi nuovamente.

«Non affannarti, se le cerchi con troppo furore non torneranno mai. Devi attendere pazientemente, anche se ti sembra di non riuscire a vivere senza di loro» gli fece allora suo padre.

Taehyung annuì, riponendo le sue parole da qualche parte nella mente, desideroso di rifletterci in un altro momento. «Avete presente Il Curioso Caso Di Benjamin Button?» chiese ad un certo punto, proprio quando la teiera aveva cominciato a fischiare.

Sua madre annuì, spegnendo il fornello. «Certo, ti avevamo portato al cinema quando era appena uscito nelle sale» disse, versando l'acqua bollente nelle tazze con i filtri del tè.

«Ci volevi andare così tanto, perché avevi letto il libro qualche mese prima» continuò suo padre, sorridente.

Taehyung sorrise debolmente al ricordo, annuendo. «Ho trovato Daisy Fuller» rispose.

I suoi genitori si guardarono a vicenda, l'aria interrogativa e gli occhi incuriositi.

«Ha i capelli rossi ed è una ballerina cronicamente sfortunata. Non so se i suoi capelli siano della stessa tonalità, non me l'ha voluto dire, però io in lei ci vedo proprio Daisy. Penso che qualcuno se la sia inventata copiando il suo personaggio, perché ha perso la sua arte allo stesso modo di Daisy. Una macchina l'ha investita mentre faceva una piroetta» spiegò Taehyung.

Sua madre allungò la tazza nella sua direzione, sedendosi a tavola. «È proprio curioso» Sorrise, girando il cucchiaino nella tazza.

«Lo è. La vita è così strana, Taehyung. Mi chiedo continuamente se sia tutto un susseguirsi di coincidenze, o se qualcuno abbia scritto la nostra storia prima che venissimo al mondo» disse suo padre.

«Abbiamo il potere di cambiare le cose. Forse la nostra storia ce la costruiamo noi, abbiamo la possibilità di capovolgere le situazioni» rispose Taehyung.

«Sì ma... pensaci. Se qualcuno, che sia Dio o qualsiasi altro essere superiore, avesse scritto da qualche parte che deve andare in un modo? Se, cambiando idea o meno, non facciamo altro che attenerci a ciò che è stato scritto? Non lo sapremo mai. L'essere umano ci scriverà sopra dei libri, cercherà le risposte e magari crederà anche di averle trovate, eppure non potremo mai avere la certezza» spiegò poi suo padre.

Sua madre scosse la testa, abbozzando un sorriso affettuoso. «Bevete il tè, che si fredda. A queste cose ci penserete dopo cena» disse.

Taehyung non rispose, fissò il liquido scuro all'interno della tazza per alcuni minuti, poi cominciò a berlo.

*

Le sue Converse rosse erano inadatte per l'inverno. Eppure le usava anche durante quella stagione. Erano anni che continuava ad acquistare quel modello di scarpe, anche se sua madre scuoteva la testa ogni volta che scopriva che ne aveva un paio nuovo. Soprattutto, non le buttava mai. Sulle scatole scriveva la data in cui aveva cominciato ad usarle e quella in cui le aveva messe per l'ultima volta. All'interno di essa lasciava qualche pagina con sopra scritto i ricordi legati a quel paio. Si chiedeva spesso se fosse l'unico a fare una cosa del genere, ma non aveva amici a cui chiederlo e la gente a lavoro usciva con lui per un aperitivo al massimo, non si spingeva mai oltre le chiacchere un filino inutili.

Quel pomeriggio non prese la macchina, in fondo l'appartamento non distava chissà quanto dalla casa dei suoi. Tuttavia faceva dannatamente freddo, anche con il maglione ed il cappotto che aveva indossato.

Forse sono le dannate scarpe, si disse. Ma non le avrebbe mai cambiate.

Davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento, fissò a lungo la punta bianca delle Converse, resosi conto di essere in anticipo. Allo scoccare delle cinque del pomeriggio decise di suonare il campanello, con le labbra un po' tremanti.

La porta si aprì e una cascata di ricci rossi come il sangue fece capolino da dietro di essa. Rossi come il sangue. I suoi capelli sono rossi come il sangue.

«Taehyung, sei una persona dannatamente puntuale» disse Véronique.

«È un difetto?» chiese lui, osservando le lentiggini della ragazza.

Lei scosse la testa. «Per niente. Lo dico solo perché sono una ritardataria del cazzo» rispose, ed entrambi risero. «Dai, entra. C'è una piccola peste che ti aspetta» continuò, facendogli spazio.

Taehyung entrò, osservando i mobili scuri della casa, la libreria stracolma di libri e le mensole invase dai dischi. C'era anche un giradischi nero.

«Hai tutto il tempo del mondo per studiare la planimetria di casa mia!» Véronique Lo spinse giocosamente verso il terrazzo e lui intravide una cascata di riccioli d'oro.

«Lisa ti aspetta lì fuori, va' da lei. Nel mentre vado a prendere qualcosa da bere. Hai voglia di qualcosa?» disse lei.

Taehyung la osservò. «Ehm... hai del tè caldo?» chiese.

Véronique sorrise. «Certo» rispose, sparendo dietro una porta.

Taehyung riprese a camminare, uscendo dalla porta e ritrovandosi immerso tra una marea di girasoli. Si fermò ad osservarli da vicino, annusandone il profumo.

«Taehyung?» La vocina delicata giunse alle orecchie di Taehyung come una flebile melodia, facendolo voltare. Di certo non si aspettava che Lisa fosse uno scricciolo con un sorriso furbo - e con tanto di apparecchio - e una faccia fin troppo familiare. E, soprattutto, era sicuro che non potesse avere più di diciassette anni.

«Ti sei perso tra i girasoli?» chiese ancora la ragazzina.

«Volevo vederli alla luce del sole» rispose lui, stringendosi nel cappotto.

Quegli occhi grandi e furbi lo mettevano un po' in soggezione. Come posso sentirmi a disagio davanti ad una ragazzina?

«Fammi indovinare: la zia ti ha portato qui di notte. Delle volte penso che sia un gufo. La notte fa un sacco di cose: esce, balla, suona qualche strumento, fa sesso. No, l'ultima non è così strana. A volte dorme tutto il giorno» disse la ragazzina, parlando velocemente.

Taehyung l'osservò, sedendosi nella sedia libera.

«Comunque, io sono Lisa» disse ancora la ragazza, allungando la piccola mano pallida nella sua direzione e puntando gli occhioni vispi nei suoi.

Taehyung aggrottò le sopracciglia. Dio, dove li ho visti questi occhi? «Piacere, Lisa. Sono Taehyung» Strinse la sua mano, sorridendo.

«Bella stretta, Taehyung. Mi piace. Be', che cosa ti ha raccontato la zia su di me? Ti avrà sicuramente detto che non sto zitta un attimo e che sono una gran pensatrice. Sai, penso di essere una vecchia intrappolata nel corpo di una sedicenne, un po' come Benjamin Button. Insomma, il concetto è simile» disse ancor più velocemente. Lisa parlava davvero tanto.

Taehyung sollevò lo sguardo, osservando la gobbetta sul naso che gli ricordava quella sul naso di Véronique. In quel momento lei uscì, con un vassoio tra le mani. Su di esso si trovavano due tazze ed un bicchiere.

«Vivì, spero per te che in quel bicchiere ci sia un superalcolico» disse Lisa, sollevando un sopracciglio.

«Sì, come no» rispose Véronique, sorridendole falsamente.

Lisa si portò una mano al petto in modo teatrale. «Véronique Dupuis, ho bisogno di vivere la mia adolescenza prima che la Morte Nera me la porti via» affermò.

Taehyung aggrottò le sopracciglia, non comprendendo.

Véronique tremò visibilmente, sedendosi. «Non è questo il modo. Usa la tua fantasia, bevi quel succo e fingi che sia un superalcolico» disse.

«La fantasia. Chi si accontenta non gode, ricordatelo, Vivì» concluse Lisa prendendo io suo bicchiere.

Taehyung prese la sua tazza, osservando il cielo dipinto di nuvole bianche. Cominciò a bere il terzo tè della giornata, pensieroso.

«Allora, Taehyung, che cosa fai nella vita?» chiese Lisa, con finta aria raffinata.

«Lavoro per una piccola casa editrice. Scrivo anche, ma non ho il coraggio di pubblicare nulla» rispose sinceramente, continuando a bere. «Di te ho sentito che sei una ladra di stelle. Che vuol dire?» chiese poi.

«Rubo le stelle al cielo con le mie foto. Penso che le stelle siano delle bugiarde, perché non le vedi mai per come sono, però non posso fare a meno di guardarle e fotografarle e studiarle. Sai, non ho ancora molto tempo, cerco di fare più cose possibile e di restare positiva. Ti do un consiglio, anche se per te sono una ragazzina: pubblica quei libri, se pensi che me valga la pena, se scriverli ti ha reso felice, se non sono qualcosa di troppo personale. Non puoi mai sapere quanto tempo hai a disposizione» spiegò lei.

Taehyung si rese conto di aver perso già fin troppo tempo. Spesso si chiedeva se fosse possibile avere la possibilità di aggiustare tutte le cose che nella sua vita parevano ormai rotte per sempre. Si chiedeva se fosse possibile riavere indietro tutte quelle emozioni che sembravano perdute per l'eternità.

Gli era capitato, quando la notte gli grattava nella testa, di digitare il numero di Yoongi. Lo aveva fatto infinite volte, nonostante ogni singola volta la voce meccanica gli comunicasse che il numero era inesistente. Sembrava urlargli quanto fosse stato stupido a lasciare che Yoongi gli scivolasse dalle mani in quel modo. Si dava la colpa per tutto il dolore che era sbocciato nel suo animo. E anche nell'animo di Yoongi.

Delle volte si chiedeva se lui stesse male nel suo stesso modo. In un certo senso voleva che soffrisse, proprio come lui. Eppure, nel profondo, desiderava solo che stesse bene. Anche a costo di non vederlo mai più.

Si strinse nel suo cappotto, sentendosi freddo e arido d'improvviso. Il suo petto si riempì di dolore, le sue labbra tremavano di paura. «Io... vi devo proprio lasciare. Ho promesso ai miei genitori che li avrei raggiunti per cena» Si alzò dalla sedia, osservando ancora il cielo. «Lisa, è stato un piacere conoscerti, ci vediamo presto, mh?» Osservò la ragazza, che ricambiava il suo sguardo sorridente.

«Va bene, Taehyung» rispose agitando la manina.

Taehyung le fece un cenno con la testa, osservando con la coda dell'occhio Véronique che si alzava dalla sedia. «Ti accompagno alla porta» disse quest'ultima.

Insieme si diressero silenziosamente verso l'uscita della casa. Prima che Taehyung potesse uscire, Véronique lo richiamò: «Va tutto bene?» chiese, con i grandi occhi preoccupati.

Taehyung si morse il labbro inferiore. «Io... non lo so, sinceramente. Un po' di ricordi mi hanno scosso come un ramoscello» rispose sinceramente.

Véronique annuì. «So come ti senti. Delle volte mi prendono a schiaffi quando meno me lo aspetto» fece.

Taehyung si guardò le punte delle scarpe. «Ora ti saluto, Véronique, TI ringrazio per questo pomeriggio. Per il tè, per la compagnia, per tutto» rispose, sorridendo un poco.

«Ciao, Taehyung. Grazie a te. Spero di vederti presto»
«Non posso garantirti nulla, ma lo spero anche io».

*

uhm. non sono convinta al 100% di questo capitolo, ma eccomi qua. fatemi sapere se anche a voi fa cagare. e se Lisa ricorda qualcosa anche a voi. 👀


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