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C'é chi va e c'é chi resta...

Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo
Altrimenti, non cominciare mai.
Se hai intenzione di tentare, fallo fino in fondo
Ciò potrebbe significare perdere fidanzate,
mogli, parenti, impieghi
e forse la tua mente.
Fallo fino in fondo.
Potrebbe significare non mangiare
per 3 o 4 giorni.
Potrebbe significare gelare su
una panchina del parco.
Potrebbe significare prigione, potrebbe significare derisione, scherno, isolamento.
L'isolamento è il regalo, le altre sono una prova della tua resistenza, di quanto tu realmente voglia farlo.
E lo farai a dispetto dell'emarginazione e delle peggiori diseguaglianze. E ciò sarà migliore di qualsiasi altra cosa tu possa immaginare.

Se hai intenzione di tentare,
fallo fino in fondo.
Non esiste sensazione altrettanto bella.
Sarai solo con gli Dei.
E le notti arderanno tra le fiamme

Fallo, fallo, fallo.
FALLO!

Fino in fondo,
fino in fondo

Cavalcherai la vita fino alla risata perfetta
È l'unica battaglia giusta che esista.

Charles Bukowski

                                    ~~~

-Giulienne's Pov-

Mi mancava...mi mancava come l'aria...eppure non eravamo ancora lontani...

Fare l'amore non aveva risolto nulla, paradossalmente aveva peggiorato il tutto...

Caricai tutte le mie cose nel bagagliaio di quel Taxi che appariva ai miei occhi come una vera e propria minaccia, Eva mi osservava di sottecchi con aria preoccupata, mentre io mi limitavo ad evitare il suo sguardo...

C'erano tutti per quell'ultimo saluto...perfino Damon...tutti tranne lui...

Un anno dopo...

"Signorina?! Signorina?!..." la voce in lontananza di un uomo mi riporto' alla realtà , "Signorina...allora? Questo caffè?"ero lì impalata e per un attimo avevo dimenticato dove mi trovavo "s...si... mi scusi" mi avvicinai al tavolo stringendo al petto la caraffa di caffè da servire, riempii la tazza dell'uomo quasi fino all'orlo.
Con fare stizzito tuonò un "può andare" non me lo feci ripetere due volte, mi allontanai quasi correndo guardandomi in torno e sperando che il capo non fosse nei paraggi.
Da un anno a questa parte la mia vita aveva preso una piega del tutto inaspettata, in quella villa ci avevo lasciato tutti i miei sogni e le mie speranze...le mie ambizioni...il mio cuore...
Ero una persona totalmente diversa, non mi importava più del mio futuro...cercavo solo di tirare avanti.

Ricordi...

"Piccola mia" Mel mi accarezzava il braccio mentre io non la degnavo neanche di uno sguardo, mi limitavo ad osservare le immagini che scorrevano fuori il finestrino avevamo lasciato la Villa da pochi minuti...sentivo di aver lasciato Giulienne li', ero completamente svuotata. "Ferma" quella parola mi uscì quasi come una richiesta d'aiuto, forse un po' lo era...
"Tesoro ma cosa..."non le diedi neanche il tempo di finire la frase, "ferma ho detto"...

I miei ricordi mi tormentavano, quel giorno presi una decisione che cambiò radicalmente la mia vita. Abbandonai l'unico pezzo della mia famiglia, decisi di percorrere la mia strada da sola, mi lasciai alle spalle tutto...Mel compresa...
Non ero intenzionata a ritrovare me stessa, o a cercare di recuperare un qualcosa che oramai era perduto per sempre ai miei occhi, volevo solo lasciare tutto ciò che potesse minimamente riportarmi a lui con la mente.
Perfino Mel era stata contaminata, starle vicino mi avrebbe ricordato come ero finita tra le sue braccia...o almeno quella era una delle motivazioni che elencavo ogni giorno a me stessa, per evitare di richiamarla e ricadere in un qualcosa che forse...mi avrebbe condotta alla pazzia. Purtroppo però era estremamente difficile, lui oramai faceva parte di me...lo sentivo in ogni cosa...
Neanche a farlo apposta, in quel momento parti' una canzone...Iris dei Gogo dolls, amavo quella canzone...ma in quel momento la odiavo con tutta me stessa, quelle parole...

E rinuncerei all'eternità per toccarti
perchè so che tu mi senti in qualche modo
Sei la cosa più vicina al paradiso che avrò mai raggiunto
e non voglio andare a casa proprio ora

E tutto quello che posso assaporare è questo momento
e tutto ciò che posso respirare è la tua vita
perchè presto o tardi è finita
e io non voglio perderti questa notte

E io non voglio che il mondo mi veda
perché non penso che la gente capirebbe
quando tutto è stato fatto per essere distrutto
io voglio solo che tu sappia chi sono

E tu non puoi combattere le lacrime che non stanno per scendere
O il momento di verità nelle tue bugie
quando tutto sembra come nei film
Si tu sanguini solo per sapere che sei vivo

E io non voglio che il mondo mi veda
perché non penso che la gente capirebbe
quando tutto è stato fatto per essere distrutto
io voglio solo che tu sappia chi sono

Io voglio solo che tu sappia chi sono
io voglio solo che tu sappia chi sono
io voglio solo che tu sappia chi sono...

In quel momento quasi come una visione, lo vidi...era lì in piedi, in lontananza...fuori una delle vetrate di quel buco dove oramai lavoravo come cameriera, mi osservava...
Con uno scatto presi a correre verso l'uscita, spalancai la porta stringendo in una mano ancora quella maledetta caraffa oramai mezza vuota. Poi mi bloccai...non c'era nessuno...solo un cumulo di auto parcheggiate, tutte in fila...ma di lui neanche l'ombra, ok! Ero definitivamente impazzita...
Dovevo farmene una ragione, lui non farebbe mai ritornato da me...il principe che ti viene a salvare sul suo bel cavallo bianco non esiste, non c'era nessun lieto fine...nessun -E vissero felici e contenti-...c'ero solo io e la mia mente bacata.
Ritornai dentro sotto lo sguardo stranito dei clienti, mi osservavano come se fossi una sottospecie di alieno, beh strana lo ero.

"Te la stavi dando a gambe?" Mi bloccai sul posto osservando la figura imponente del mio capo che attendeva una qualche risposta sensata. "N..no, credevo...ho visto....nulla nulla" la conclusi così, non sapevo cosa rispondere, Jeff ,ovvero il mio capo, era un uomo di poca pazienza, ma era l'unico ad avermi dato una possibilità...lavorativamente parlando ovviamente. Avevo bisogno di soldi, Perché l'affitto era caro, pur trattandosi di una catapecchia posta in mezzo al nulla, per non parlare delle bollette della luce... e poi bisognava anche concedersi qualche svago di tanto in tanto...cosa che non facevo in realtà, ma provavo a mettere dei soldi da parte, chissà per cosa...domandavo a me stessa. E l'unico posto dove ero riuscita a farmi assumere era La tavola calda di Jeff...nome originale dovevo dire, ma credetemi ne avevo fatti di colloqui di lavoro, ma conclusi sempre con: "scusi, ma ha troppa poca esperienza nel campo, nessuna in realtà"...

L'unico problema in questi ambienti di lavoro era quello di essere tanto abili da saper stare al gioco, e anche saper perdere. Il rischio che si correva in ogni istante era quello di essere licenziati in meno di un minuto. Ma a volte non sembra esserci altro modo per poter pagare l'affitto a fine mese se non quello di servire ai tavoli.

Erano le 23.00 quando uscii dalla tavola calda correndo. Un venticello piacevole accarezzava il mio viso, era il solito sabato sera, o almeno uno dei tanti sabato sera che oramai vivevo da quasi un anno...cioè io che lavoravo tutto il giorno fino a tardi...poi tornavo a casa, annaffiavo le piantine sul portico e mi catapultavo sul divano...con la solita poca voglia di cenare.
Ero davvero distrutta...
Lavorare in una tavola calda era come fare l'accademia militare, l'avevo capito. Il cliente si alzata e sta per uscire? Correre alla velocità della luce per sparecchiare, e pulire il tavolo. Il conto a quel tavolo, l'acqua a quell'altro, riempire subito le tazze di caffè appena si svuotano, chiedere se ne vogliono un altro. Finiscono, siamo impazziti? Che aspetti chiedi il conto subito, per poi sentirmi dire tutto il giorno "Ragazza, sei lenta!" Oppure "Non vedi come corre Kiara da un tavolo all'altro, non si ferma un secondo. Tu, Ragazza, stai sempre con la testa tra le nuvole. Sei un'imbranata!"

Chi l'avrebbe mai detto, un giorno ero al college, l'altro ero una prigioniera innamorata del suo carnefice, oggi una cameriera senza futuro e senza neanche la voglia e la forza di costruirsene uno. Non ero più la stessa, ero morta dentro, nulla mi avrebbe reso più felice...il dolore che avevo cercato di schiacciare in questi due anni, lo sentivo scalciare tutti i giorni.

Lo sognavo tutte le notti, i suoi occhi...il suo corpo, mi diceva "Piccola sono qui, non ti lascerò mai più" e puntualmente mi svegliavo e realizzavo che in realtà lo aveva fatto...mi aveva lasciata, non gli servivo più...ecco qual'era la verità. Giulienne...Giulienne...Giulienne la solita idiota credulona, uno come lui innamorarsi di una come te, e' da folli pensarlo, come era stato da folli credere a tutto ciò che mi aveva detto.
Mi guardai intorno consapevole che tutto ciò che avevo era un cumolo di polvere, quella casetta che avevo resto così accogliente, immersa nel deserto...rifletteva il mio stato d'animo e la solitudine di cui mi ero contornata. Scappavo da tutto e da tutti, scappavo anche da me stessa...ma era difficile...pur avendo raggiunto vette consapevolezze, lo amavo...e lo odiavo...si era preso davvero tutto da me.

Tutti alla tavola calda chiedevano sempre da dove venissi...cosa mi aveva condotta a quel buco in cui mi trovavo, ero sempre molto vaga, non proferivo parola con nessuno...Kiara con un immenso giro di parole, un giorno tentò la sorte chiedendomi della mia cicatrice...le dissi che me l'ero fatta da bambina e che nn ricordavo come...lei sembrò non crederci affatto, in fondo non ero per niente brava a mentire. Tra un ricordo ed un altro mi sollevai a fatica dal divano per dirigermi verso la cucina, diedi un occhiata a ciò che il frigorifero aveva da offrirmi quella sera...come se la spesa comparisse magicamente da sola, si beh era mezzo vuoto...avevo di nuovo scordato di essere un essere umano che aveva bisogno di nutrirsi per andare avanti, infatti avevo perso molto peso, ero morta dentro ma fuori lo sembravo ancora di più. C'era una bottiglia di vino bianco mezza vuota, un cubetto di formaggio e dell'insalata visibilmente andata a male...optai ovviamente per il vino, presi un calice dalla dispensa e con fare annoiato lo riempii, per poi apprestarmi a raggiungere nuovamente il divano. Improvvisamente un rumore sordo mi fece sobbalzare facendomi cadere il calice che stringevo tra le mani, distruggendosi in mille pezzi sul pavimento.
"Ma che cazz..." mi guardai intorno allarmata, poi un'altro rumore attirò la mia attenzione...proveniva da fuori, forse era una qualche bestia selvatica che si aggirava intorno alla mia abitazione, magari cercava solo del cibo...i rumori che seguirono i primi due smentirono subito la mia tesi, erano dei passi...qualcuno stava cercando di entrare in casa mia. Non avevo amici, nessuno sapeva dove abitavo...quindi per le seguenti ragioni, non aspettavo nessuna visita, doveva trattarsi di qualche forestiero che si era perso...oh mio dio cosa dovevo fare?

Presi la lima per le unghie che tenevo su un mobiletto accanto al divano, e pensai tra me e me -menomale che sono disordinata e lascio cose in giro- in attesa di qualche altro rumore o tentativo di scasso. Sfortunatamente non si fece attendere, i passi che prima sentivo aggirarsi intorno casa mia adesso erano ben udibili all'esterno della porta di ingresso...la maniglia della porta prese a girare, mi lanciai subito contro di essa per poi girare la chiave nella serratura così che fosse ben chiusa, "chi diavolo e'?" Nessuna risposta, "guarda che...che sono armata..." si certo...se provate ad entrare vi limerò le unghie a morte, quanto ero credibile... "sono pericolosa, ho un passato da delinquente" frequentare dei delinquenti ci rende un po' tali...no? "Ti conviene andare altrove"...me la stavo davvero facendo nei pantaloni. Con mia sorpresa non sentii più nulla, nessun rumore...lo avevo davvero spaventato con una lima? Beh lui o lei...non poteva sapere, forse aveva creduto alla storia della delinquente...
Improvvisamente udii qualcuno sghignazzare, stava davvero ridendo di me? Ma che diavolo...
"Chi cazzo sei?" Si trattava di un ragazzo, continuava a sghignazzare. Con mia sorpresa prese a bussare alla porta, " mi apra signora delinquente, non sono armato...la prego nn mi faccia del male, vengo in pace" quella voce...non ci potevo credere. Ero preda di una gioia infinita, quasi mi scoppiava il cuore...non era possibile, come mi aveva trovata? Aprii a fatica la porta per l'emozione, una volta spalancata osservai la sua figura...quel ragazzo che si era preso spesso cura di me, quello a cui volevo un bene dell'anima...stavo sognando...
"Ian..."...

-

Salveeeee a tuttiii,
Come vi avevo preannunciato...ti eccomi a casa. Non avrei mai abbandonato la mia storia, e' una sorta di figlia per me.
Sono contentissima di essere ritornata, ho fatto molta fatica a starvi lontano...purtroppo ho dovuto, ma non ci pensiamo più, si riparte...insieme più forti di prima e con altre mille avventure.
Questo è il penultimo capitolo di questa prima meravigliosa avventura, il prossimo concluderà il primo "libro",
Spero siate contenti quanto me di questo mio ritorno.
E spero di non aver perso colpi, cioè che questo capitolo vi sia piaciuto 😉

Nota
Ispirato a Serena, cameriera a New York...che ha reso più chiara la visione di una giovane ragazza che si destreggia in questo mestiere.

Vi abbraccio forte lettori del mio ❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

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