La verità- Capitolo 7
" La verità è che in fondo il mio coraggio è un difetto. Non mi abbandonare".
- Tedua feat Bunker 44-
Povs Mario
Io e Nina non siamo così diversi: abbiamo tanti lividi che ricordano le galassie, pieni di ombre e cicatrici. Forgiati da mancanze che ci hanno segnato nel profondo. Ogni volta che la guardo mi ci vedo riflesso.
La vita fa a pezzi chiunque, senza distinzione, sta a noi raccogliere i cocci. È quello che ho fatto, ed è quello che sta cercando di fare anche lei. Vorrei essere il suo punto fermo, colui che asciuga le sue lacrime, cuce le sue ferite.
Prendersi cura dell'altra persona significa amare veramente: i piccoli gesti, le accortezze, possono sembrare un niente, in verità nascondono molto di più.
È così che funziona l'amore: tu gli dai il cuore e lui ti fa perdere letteralmente la testa. Essere un'unica anima che abita due corpi. Nina ha riempito ogni mio pensiero: si è affacciata nella mia vita e io l'ho lasciata entrare, le ho mostrato le mie cicatrici.
Il nostro essere simili ci attrae inevitabilmente, un qualcosa che non si può spiegare a parole, solo vivere. Lei è unica: sa guardarmi come nessun'altra aveva mai fatto prima. Ha incasinato i miei pensieri, fottuto ogni mio neurone.
Pronunciare il suo nome è come una scossa elettrica che ti arriva dritta al cuore e ti spezza il fiato. Quegli occhi scuri sono lo specchio della mia anima. E quelle labbra, così piene, che vorrei divorare, farle mie e respirare la sua anima.
Voglio incastrami nei suoi pensieri mentre fuma una sigaretta, mentre cammina distratta o guarda il cielo di notte. Desidero entrare nei suoi sogni e far parte di ogni frangente della sua vita.
Non lo spieghi il bisogno di essere importante per qualcuno, puoi soltanto trovarlo nello sguardo dell'altro e accettare che si è preso tutto di te, contro ogni aspettativa.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Varco l'ingresso del Collins, Nina sta preparando dei caffè. Il mio sguardo segue ogni suo movimento, scivola sul suo corpo minuto come una carezza.
Incrocia i miei occhi e abbozza un sorriso, mentre procedo nella sua direzione. Mi siedo sullo sgabello di fronte a lei e continuiamo a studiarci. Ha legato i capelli in una coda alta, la t-shirt verde le lascia scoperta un pezzo di pelle, lasciando intravedere il piercing.
"Bentornato. Come vanno le cose?" chiede dolcemente.
Non ci vediamo dalla sera che l'ho portata a casa mia, ho avuto un sacco di impegni dovuti alla promozione del disco. Ma ci siamo scambiati alcuni messaggi.
Appoggio le braccia sul bancone
"Come ti ho accennato, sono stato impegnato nei giorni precedenti. Questioni di lavoro".
Annuisce leggermente, mi piacerebbe sapere cosa le passa per la testa. Non l'ho dà mai a vedere. Ma sta ragazza mi attrae dal primo giorno, anche se mi ha trattato a "pesci in faccia". Sa tenermi testa e la cosa mi piace.
Allungo la mano per sfiorare la sua, cercando di decifrare i suoi occhi.
"Cosa hai fatto in questi giorni?" Chiedo con nonchalance.
Scrolla le spalle
"A parte lavorare, l'altro giorno sono stata al campo da basket con Marco a fare due tiri al canestro. E a mia sorella è venuto lo schizzo di trascinarmi al mercato per comprarsi una borsa. Ma questo è stato quattro giorni fa". Risponde spigliata.
Lara appare per ritirare un'ordinazione e le faccio un cenno di saluto, Nina le prepara il vassoio, dopodiché la sorella se ne va con andatura sinuosa verso il tavolo dell'ordinazione.
C'è anche un'altra cameriera che lavora con lei: da lontano intravedo che ha i capelli corti e blu.
Riporto l'attenzione sulla meravigliosa ragazza del bancone: non sarà piena di curve o formosa, ma il suo corpo sa essere sexy in egual misura.
"Tra mezz'ora finisco di lavorare" annuncia mentre pulisce il bancone con una spugna.
"Vuoi che accompagni a casa anche Lara? Sai che non è un problema per me".
Non lo è nella maniera più assoluta, d'altronde conosco molto bene Calvairate come quartiere.
Si morde il labbro, come a valutare una risposta. Resto in attesa.
"Vorrei stare da sola con te" dichiara a voce bassa "non ci vediamo da diversi giorni".
Mi lancia uno sguardo supplichevole e non posso che accontentarla.
So che sente la stessa attrazione che provo io, anche se tenta di nasconderla, o a ignorarla, essa è lì.
Finisce di sistemare la postazione e va a raccogliere le sue cose. Scambia due parole con la sorella, poi mi segue fuori dal locale. Ha sciolto i capelli, che le ricadono morbidi sulla schiena.
La sera è calata sulla città, regalando una leggera tregua dal caldo.
Nina non parla per tutto il viaggio fino a casa mia, sta a fissare fuori dal finestrino con aria assorta, il mento appoggiato contro la mano, persa nei suoi pensieri.
Mi segue dentro casa, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloncini. Avverto che è testa, ma non ne capisco il motivo.
Prendo dal frigo due birre e gliene porgo una, mi ringrazia con un cenno di sorriso. Siede sul divano, alla mia destra e prende un sorso di birra, mentre i suoi occhi scorrono intorno a sé.
"L'altra volta mi hai chiesto di fidarmi di te, in realtà lo sto già facendo". Rompe il silenzio che si era creato tra di noi, la voce delicata, quasi un sospiro.
"Sei entrato nella mia vita in maniera così insolita. Non ti sei fatto fermare dal mio atteggiamento freddo e distaccato, altri avrebbero lasciato perdere". Continua.
"Non sono uno che si arrende facilmente" dichiaro. Sono fatto così nella vita e presto lo scoprirà.
"Me ne sono accorta". Si scosta una ciocca di capelli che le era finita davanti al viso con lentezza.
Beve altra birra, come se stesse soppesando le parole da dirmi. I suoi occhi incrociano i miei e dentro vi leggo mille sfumature diverse.
Poso la mano libera sul suo ginocchio, incoraggiandola ad aprirsi con me
"Hai una sofferenza interiore profonda, sembra quasi tu voglia fuggire dai sentimenti che provi". La incalzo, vedendo che reazione ha.
"Sto davvero vivendo l'inferno da tre anni a questa parte e non è un eufemismo. Ti ho già detto che ero innamorata e poi la vita ha deciso di mandare tutto a puttane, mi sono schiantata contro una dura realtà.
Tu vedi le mie ferite, le leggi nei mei occhi. Non avevo mai conosciuto nessuno in grado di farlo prima d'ora. Mi sono interrogata su questo punto, più e più volte nei giorni scorsi. E mi sono risposta che siamo simili: tu sai cosa vuol dire crescere in fretta, bruciare le tappe. Non abbiamo mai avuto davvero la nostra età, la vita ci ha costretti a fare i conti con delle assenze pesanti. Ma con me la vita è stata peggiore, perché proprio mentre vivevo il mio momento di spensieratezza, ha deciso di togliermi l'unica felicità che stavo provando".
Prende una pausa, posa la bottiglia sul pavimento. Poi con voce tremante continua
"La notte di tre anni fa tutto il mio mondo si è capovolto, quella che si è portata via il mio primo amore.
Eravamo usciti insieme quella sera, c'erano anche alcuni nostri amici. Eravamo andati a giocare a bowling, ignari che la tragedia avrebbe bussato alle nostre porte.
Era mezzanotte quando Aaron mi riaccompagnò a casa: aveva una moto. Non conosco le specifiche perché sono ignorante in materia, ma era una di quelle di piccola cilindrata. L'aveva presa di seconda mano, pagandola meno.
Mi lasciò sotto casa dandomi un rapido bacio e dicendomi che mi avrebbe scritto appena rientrato a casa per darmi la buonanotte. È sempre stato un ragazzo prudente, con la testa sulle spalle.
Non capirò mai cosa successe esattamente, se fu un problema della moto, ma quel messaggio della buonanotte non arrivò mai. Aaron è morto in un incidente e quando appresi la notizia il mio cuore andò in mille pezzi. Provai un dolore forte, come se qualcuno mi avesse sfracellato il petto e tutto intorno a me cadeva come tessere del domino.
Per questo ho paura di innamorarmi, ho il terrore che la vita possa mandare nuovamente tutto a puttane".
Queste parole che le costano fatica, mi piombano addosso, come un fulmine a ciel sereno.
Le lacrime iniziano a rigarle il viso, non ci penso due volte: poso la bottiglia e la attiro a me. Stringo Nina tra le mie braccia e le accarezzo piano i capelli. Non ci sono parole per descrivere quello che ha passato.
La lascio sfogare, mentre quella rivelazione mi spalanca davanti una verità atroce. Avevo intuito che avesse avuto una sofferenza d'amore, ma mai avrei pensato che avesse potuto sopportare tutto questo.
Stiamo vivendo un momento intimo, il muro è stato rotto, e Nina mi ha mostrato le ferite più profonde, quelle che la consumano dentro.
Tutta la casa è piombata in un silenzio totale, che fa da sfondo a questo momento delicato.
Ha la guancia premuta contro il mio petto, gli occhi chiusi. Respira piano, cercando di calmarsi, mentre passo ad accarezzarle delicatamente la schiena.
"Per questo motivo faccio sedute dalla psicologa, per cercare di rielaborare il lutto e andare avanti". Dice con voce roca, sta iniziando a calmarsi.
Delicatamente si stacca da me, si allunga per prendere la bottiglia e finisce quello che resta della birra. Osservo ogni suo gesto.
Cerca di asciugarsi il viso come può: estrae dalla borsetta il pacchetto di sigarette, lo apre e ne prende una.
Mi alzo dal divano e le faccio cenno di seguirmi sul balcone: la luna illumina il suo viso, regalandole una bellezza da dea. Non mi importa se ha gli occhi gonfi di pianto, è bella ugualmente.
Nina accende la sigaretta e fa un tiro, poi quasi a volersi giustificare dice
"Dopo la morte di Aaron ho preso il vizio del fumo. E non parlo solo di sigarette, a volte fumo anche erba, soprattutto quando ho bisogno di staccare la mente".
Osserva il mio viso di sottecchi, come se avesse paura che possa giudicarla, scrollo le spalle e commento
"Anche io ho fumato erba". Non sono nessuno per giudicarti piccoletta.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Nina
Spegno la sigaretta nel posacenere, fumare mi ha calmato definitivamente. Mi accorgo che Mario osserva ogni mio gesto, illuminato dalla tenue luce della luna.
Si avvicina a me, senza staccarmi gli occhi di dosso e provo un brivido lungo la schiena. Con la mano accarezza la mia guancia, che si infiamma al suo tocco. Sento il suo profumo pizzicarmi il naso, facendomi provare le farfalle nello stomaco.
"So che l'amore ti spaventa: hai deciso di mostrarmi le tue ferite, quelle peggiori, perché ti fidi di me. Il mio desiderio è quello di cucire queste ferite, perché quando mi specchio nei tuoi occhi mi ci vedo riflesso. Non so amare per finta, tutto quello che offro è qualcosa di vero e sincero. So che amare significa prendersi cura dell'altro, anche solo con piccoli gesti. Permettimi di prendermi cura di te, non chiedo altro".
La sua voce è un sussurro al mio orecchio, siamo vicinissimi e le mie ginocchia tremano. Sposta la mano in mezzo ai miei capelli e in una frazione di secondo sento le sue labbra sulle mie e dentro di me il cuore fa un salto all'indietro, mentre una potentissima scossa percorre ogni singola fibra del mio corpo.
Schiudo le labbra e lascio che approfondisca il bacio: sento il suo sapore, un misto tra birra e le cose più belle. Sembra quasi che mi respiri l'anima mentre le nostre lingue si cercano, il mio corpo si libera di tutta la tensione che stava provando mentre rispondo al bacio. Infilo una mano tra i suoi capelli e lo attiro ancora di più a me, come se temessi che tutto questo fosse solo un sogno o un brutto scherzo della mia mente.
Quando ci stacchiamo sono senza fiato: sento le labbra gonfie e per la prima volta dopo tanto tempo ritorno a vivere.
*
Non mi ero accorta di essermi addormentata: una luce filtra dalla finestra, solleticandomi le palpebre.
Apro gli occhi e cerco di mettere a fuoco la stanza: non capisco dove mi trovo. Sento qualcosa stringermi, mi giro delicatamente e vedo Mario dormire, con un braccio che mi cinge il corpo, l'altro è scivolato lungo il divano.
Mi sento le guance avvampare mentre il ricordo della sera precedente mi riaffiora alla mente, soprattutto il bacio che ci siamo scambiati sul balcone, con la luna a fare da testimone a questo nuovo sentimento.
Quando siamo rientrati in casa lui mi ha raccontato altri aneddoti di sé: i suoi primi approcci alla musica, l'incontro con gli amici, il periodo che aveva lasciato Genova per venire a vivere a Milano, nello stesso quartiere dove vivo io e divideva la casa insieme a un suo caro amico, che aveva il suo stesso sogno di fare il cantante.
Mi perdo ad osservare il viso di questo meraviglioso ragazzo e il cuore mi rimbomba nel petto, facendomi vibrare il sangue.
Angolo autrice:
Vi lascio con la bellissima canzone Red Light, ovviamente di Tedua, come colonna sonora di questo capitolo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro