Atto Finale- Capitolo 26
"So che il tempo passa e passa pure per te
Mamma, sei lo stesso bella, se non la più bella che c'è. Ho fatto tutto questo da solo. Ho odiato un po' me stesso per quello che sono. Non ti chiamo mai, ma so che sei vicina. Tu mi hai insegnato, sai, a vivere la vita. E non puoi raggiungere i desideri. Se non ti ricordi da dove provieni"
- Da dove provieni-
POVS Mario
Siamo sempre stati io e mia madre, almeno fino a poco tempo fa, quando mi sono ritrovato a riflettere su quanto questa vita è troppo breve per portare rancore. Ho voluto guardarmi dentro, dove mancava ancora un tassello importante e ho riflettuto su una frase che mesi fa una persona molto importante mi disse, l'unica che mi ha capito. Mi ero risposto che avrei conosciuto mio padre solo quando sarei stato mentalmente pronto. Sapevo il suo nome e altre piccole cose, ma per me era difficile aprire quella ferita mai del tutto rimarginata. Avevo smesso di provare rancore già da vari anni: crescendo hai modo di vedere le cose sotto un'altra prospettiva, ognuno nella propria vita fa le sue scelte.
Così a 29 anni mi sono ritrovato a conoscere mio padre. Suona strano vero? Ma è successo. E come era prevedibile tutta la mia vita è cambiata di colpo. Ho potuto sentire il suo punto di vista e spiegargli il mio stato d'animo di quando ero più piccolo. Non gliene faccio una colpa se non era pronto per fare il genitore, posso arrivare a perdonare tutto, ma questo non significa che dimentico.
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Accendo una sigaretta, mentre sotto il balcone noto un piccolo viavai di persone.
Milano è ufficialmente la mia seconda casa da parecchi anni, anche se la mia terra sarà sempre la Liguria.
Faccio un tiro e cerco di liberare tutte le sensazioni che ho provato negli scorsi giorni: l'incontro con mio padre mi ha permesso di mettere l'ultimo tassello della mia vita apposto. Ho avuto accanto le persone a me care, ma soprattutto ho avuto LEI accanto e tutto è stato più facile.
Fumare mi ha aiutato a schiarire i pensieri, abbandono la sigaretta nel posacenere e appoggio i gomiti sulla ringhiera del balcone. Mia madre mi raggiunge e si affianca alla mia destra.
La sento schiarirsi la voce prima di parlare
"Cosa provi in questo momento?".
Mi volto a guardarla: sta osservando l'orizzonte, sul viso ha un'espressione calma.
"Sono stato travolto da un misto di emozioni, che sono difficili da elencare".
Si gira per guardarmi dritto negli occhi, così simili ai miei. Riesco a percepire la sua forza di volontà, lei che per me ha fatto mille sacrifici. Ha accettato il mio desiderio di fare rap, anche se so che sotto sotto avrebbe voluto che almeno mi diplomassi.
"È comprensibile, la tua vita è cambiata dall'oggi al domani. Chiunque al tuo posto si sentirebbe così".
Vero. Accettando di incontrare mio padre ho spalancato la porta del cambiamento, ma sapevo benissimo che sarebbe successo.
"Mi sento come se la mia vita sin da piccolo fosse stata un puzzle al quale mancava un pezzo. Ora che l'ho trovato mi sento completo e pronto per andare avanti".
Passa la mano sul mio viso, una carezza delicata che apre i ricordi d'infanzia
"Il mio bambino ora è un ragazzo realizzato". Si apre in un sorriso.
La sua malattia ci ha tenuti lontani tre lunghi anni, che per me all'epoca sembravano infiniti. Averla vista piangere mi aveva spezzato il cuore, lei che per me è sempre stata la mia roccia, siamo stati l'una il sostegno dell'altro.
"Ti è stata vicino tutto il tempo?" Chiede speranzosa.
"Sì, ha voluto che lo affrontassimo insieme. Questa cosa ha messo anche lei alla prova". Dichiaro.
Mia madre sospira
"Povere ragazze, sia Nina che la sorella hanno dovuto affrontare una situazione difficile. Ho avuto modo di parlare con Claudio e la sua storia per molti versi è stata affine con la mia".
Decidiamo di rientrare in casa e ci accomodiamo in divano, anche se Milano ci sta regalando una giornata di sole siamo pur sempre a metà gennaio.
"Te come stai?" Domando a bruciapelo, sistemandomi meglio sul vecchio divano e prendendole una mano.
"Bene, faccio sempre i controlli. Sai all'epoca quando ero malata c'erano delle volte in cui pensavo che non ti avrei mai visto crescere e realizzare i tuoi sogni, la cosa che mi spaventava di più non era tanto la morte in sé, ma quanto il pensiero di lasciarti completamente solo. Era in quei momenti che cercavo la forza per affrontare tutto".
Ha gli occhi lucidi mentre parla e la voce leggermente incrinata
"Poi ti vedo su quel palco e mi rendo conto che c'è l'hai fatta, sono così fiera di te. Vedere tutte quelle persone che ti seguono, che conoscono a memoria ogni tua canzone, riempie il mio cuore di gioia.
Ora hai anche trovato una ragazza speciale al tuo fianco".
Ha preso a cuore Nina tanto da affezionarsi a lei, ma d'altronde chi non si affezionerebbe a quella ragazza. La piccola delle sorelle Bandera, dal carattere pungete, ma sotto sotto dolce.
Mi ha dato del filo da torcere, ed è anche per questo che è speciale, nessuna prima di lei è riuscita a tenermi testa.
Nina mi manda un messaggio dicendomi che è sotto casa, così le apro la porta e lei fa il suo ingresso: indossa un giubbino color glicine e un berettino bianco in lana, che le dona un'aria da bimba.
Si toglie gli indumenti che appoggia all'appendiabiti e ci scambiamo un bacio a fior di labbra, ha il viso leggermente arrosato per via del freddo.
Mamma fa capolino dalla cucina e raggiunge Nina per fargli gli auguri: oggi compie ventidue anni. Ha anche preparato una torta che adagia su un piatto grande, al centro della tavola.
Le due si stringono in un abbraccio caloroso, poi mamma esce per lasciarci da soli.
"Dov'è andata di bello tua madre?" Domanda prendendo posto in divano e accavallando le gambe.
"Quelle volte che riesce a venire a Milano le piace darsi da fare in cucina, scommetto che è andata a comprare ingredienti per chissà quali ricette" rispondo, prendendo posto accanto a lei.
Alza un sopracciglio incuriosita da questa mia risposta e abbozza un sorriso.
Le permetto di accoccolarsi contro il mio petto, inspirando il dolce profumo agrumato dei suoi capelli: li ha scalati leggermente e si è fatta la frangia.
"Mi manca accarezzare i tuoi capelli, li avevi così lunghi" sospira.
Questo è un momento di cambiamento nella mia vita, perciò prima di iniziare con la serie dei concerti invernali presi la decisione di tagliare i capelli.
Passo l'indice sul suo labbro inferiore, la cui morbidezza è dovuta al burro di cacao, voglio coccolarmela un po'.
Le lascio una scia di baci che parte dall'angolo della bocca e scendo fino al collo, so che ama quando la bacio in quel punto, per me è diventata un libro aperto.
Faccio il percorso inverso e quando arrivo alla bocca le prendo il labbro inferiore tra i denti, che succhio delicatamente. Ha un sapore di caramelle balsamiche, un misto tra menta ed eucalipto. Quando lo lascio andare, lei si volta e allaccia le braccia intorno al mio collo. Siamo occhi negli occhi, ci riflettiamo a vicenda.
"Grazie per essermi stata vicina quando ho deciso di incontrare mio padre" le sposto una ciocca di capelli di lato, liberandole il viso.
"Volevo affrontarla insieme a te questa cosa, esattamente come la mia terapia. Ora come ti senti?" Mi studia con sguardo indagatore, cerca di sondare il mio stato d'animo.
"Come ho detto prima con mia madre, sto vivendo un misto di emozioni che è difficile da spiegare. Cioè io da bambino mi sono sempre fatto mille domande, ogni passante che vedevo mi chiedevo se era lui. Essermi ritrovato quella specie di lettera nella buchetta della posta di mia madre mi ha fatto scattare una molla, chiedeva di potermi incontrare, ma non pretendeva il mio perdono. Come gli ho detto non gliene faccio una colpa se non se la sentiva di prendersi la responsabilità di crescermi, ma è anche vero che la sua assenza ha creato in me una ferita. Sono favorevole a cercare di costruire un rapporto, gli ho concesso il perdono, ma non posso dimenticare".
Mi carezza dolcemente, poi posa il viso sulla mia spalla
"Nessuno ti chiede di dimenticare tesoro, ma puoi cicatrizzare le ferite. Imparerà a conoscere il ragazzo meraviglioso che sei".
Torna a guardarmi, si avvicina di più a me e ci perdiamo in un bacio. Sembra sempre sapere le cose giuste da dire.
Schiude le labbra permettendomi di approfondire il bacio e di nuovo vengo travolto da questo sapore balsamico. Le cingo i fianchi attirandola ancora di più a me, donandole ogni parte del mio cuore.
Quando ci stacchiamo siamo entrambi a corto di fiato, la adagio sul divano e mi alzo per andare a prendere il suo regalo.
Le porgo il pupazzo di una tigre, dove alla zampa ho attaccato una scatolina. Nina scioglie il nastro e apre la scatolina, che svela un bracciale con un charm anche esso a forma di tigre. La sua espressione sorpresa vale più di mille parole, sembra una bimba il giorno di natale. La aiuto ad agganciare il bracciale e poi mi getta le mani al collo felice.
"È un regalo bellissimo, grazie" dalla sua voce traspira tutto l'entusiasmo. Mi rivolge un sorriso enorme, quelli che io amo di lei. Sapevo che sarebbe stato il regalo perfetto.
Si rigira tra le mani il pupazzo, quasi come a volersi imprimere ogni dettaglio nella memoria, poi lancia uno sguardo fugace sopra al tavolo, dove c'è la torta.
"Ma non è un po' troppo grande la torta per tre persone?"
"In verità una ragazza dai capelli rossi mi ha accennato che tu non festeggi un compleanno da tanto tempo".
La vedo mordersi il labbro inferiore, per poi annuire. Non serve aggiungere altro.
"Quindi mi stai dicendo che Luna mi ha organizzato una festa?" Ora si è messa a giocherellare con il pupazzo nervosamente.
"Saranno loro a venire qui: Luna ed Andrew, tua sorella con Diego, Marco e Mirko. Gionata ti fa gli auguri, ma non riesce ad essersi con sua moglie, hanno tanto da fare con il bambino".
Strabuzza gli occhi, sorpresa da quanto ho detto. Non deve esserlo, ha saputo farsi volere bene, poi i miei amici per me sono una seconda famiglia e hanno integrato bene Nina.
Prendo le sue mani morbide e faccio in modo che mi guardi, suscita in me un lato protettivo, desidero prendermi cura di lei.
Dire a una persona che vuoi prenderti cura di lei non è scontata come frase, invece del ti amo. La seconda lascia il tempo che trova, invece prendersi cura della persona a cui tieni, quello significa vero amore.
"Il mio desiderio è che tu un giorno possa riempiere questa casa, non dico domani o tra un mese. Ma quando sarai pronta questa casa sarà anche tua. Intanto tu hai le chiavi del mio cuore".
Mi fissa con occhi enormi, apre la bocca come per dire qualcosa, ma la richiude subito. Scuote la testa e una lacrima le riga la guancia, la stringo forte a me e prometto a me stesso che non la lascerò mai andare, amo troppo questa ragazza sia per la sua forza che per le sue fragilità. Amo ogni parte di lei, indistintamente.
Ci perdiamo nel silenzio, fatto solo dei nostri baci e delle nostre carezze, ritagliandoci un momento di intimità tutto nostro.
La guardo: ha le labbra gonfie e il viso leggermente arrossato, con i capelli in disordine. Ma è bellissima.
Quando arrivano i suoi amici Nina può finalmente festeggiare il compleanno come merita, mi era chiaro il motivo per cui aveva smesso di farlo, ma ora lei è rinata, ed è splendida come il bocciolo di una rosa.
Angolo Autrice:
Eccoci al capitolo finale della storia.
Mi c'è voluto un po' di tempo per realizzarlo, avevo varie
idee ma non sapevo come metterle per iscritto.
Grazie per aver letto la mia storia,
pubblicherò anche un capitolo speciale con i
ringraziamenti e la playlist che ha fatto da colonna sonora
a questa storia.
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