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7. Il matrimonio

Quel sabato il cielo era terso. Il sole brillava filtrando dalle serrande nella camera di Blaise e lui si svegliò passandosi una mano sul viso. I raggi del sole colpivano proprio il suo cuscino. Si ricordò di non aver tirato le cortine del letto la sera prima. E poi si ricordò perché.
Guardò verso l'altro lato del letto e vide la figura di Pansy che dormiva sul fianco, la testa sul cuscino e i capelli sparpagliati, un braccio sul suo petto e la mano sul suo cuore. Gliela prese e le baciò le dita.
"Pansy..." la chiamò per svegliarla. Ma lei non si mosse neanche. Sapeva che era una dormigliona. Scostò appena la coperta. Era nuda. Si avvicinò a lei, per far aderire i loro corpi. Lei mugugnò.
Sorrise. Le sfiorò il fianco con le dita, per farle il solletico. Lei aprì appena gli occhi e poi li spalancò. "Merlino, un altro sogno?" Si inginocchiò coprendosi con la coperta. Lui si stranì.

Pansy si agitò e si tirò su mentre si guardava intorno. No. Non era un sogno, stavolta. Ed era nella stanza di Blaise. Nuda, con lui. Anche lui sembrava nudo. Sorrise e sospirò.
"No. Non è un sogno."
"Un sogno?"
"Io ti ho sognato..." disse lei prima di rendersene conto. Blaise ghignò.
"Davvero?" Alzò anche un sopracciglio. "E dimmi: cosa hai sognato?" Si girò sulla schiena, gongolando e le accarezzò la pelle lasciata scoperta dal lenzuolo.
Un brivido la scosse e lui sorrise sornione. Si avvicinò per baciarlo.
"Ho sognato che baciavi Draco."

COSA? Blaise si tirò su di colpo e sbatté la testa contro la sua spalla. Lei ridacchiò e lo spinse ancora sul materasso, prima di mettersi a cavalcioni su di lui. Era calda. Era bella. Era sua. SUA.
"A che ora siamo attesi da tua madre?" MERLINO, LA MAMMA!
"È sabato?" Lei annuì sorridendo. "Quel sabato?" chiese ancora mentre lei faceva cadere il lenzuolo, mostrandosi.
Gli si seccò la bocca, mentre lei annuiva ancora e si chinava su di lui. Quando fu abbastanza vicina da baciarlo, disse: "Dove fai colazione di solito, il sabato mattina?" Poi la sua espressione cambiò e si ritirò su di colpo, ricoprendosi e imprecando.
"Merlino! Quante ne hai portate qui?" Ma la domanda non era per lui. Non era per nessuno. Si guardò intorno velocemente e si passò una mano fra i capelli. Poi guardò il lenzuolo e, probabilmente, rendendosi conto che era quello del suo letto, lo lasciò andare. Scese giù dal materasso e cercò i suoi vestiti.
MERLINO! Pansy stava scappando.

Pansy non riusciva a capire dove fossero i suoi vestiti. Dovevano essere lì. Per forza. Girò intorno al letto, ma non li vide.
"Pansy, Pansy. Aspetta, non scappare". Lei si voltò verso di lui. Era sceso dal letto anche Blaise, adesso. Non riuscì a non guardarlo. Le spalle, il petto. Merlino. Si impose di non lasciar scendere lo sguardo più giù e si voltò.
"Non sto scappando" mentì, "voglio solo andare a casa a prepararmi".
"Aspetta."
Le prese la mano e intrecciò le dita con le sue. Lei guardò le loro mani, ma non riuscì ad alzare lo sguardo sul suo viso. "Nessuna è venuta qui. Te lo giuro".
"Non mi mentire. È peggio". Voglio solo andare a casa a prepararmi. Ma si rese conto di non essere riuscita a dirlo. Forse perché non era vero. Il ragazzo la strattonò finche non si voltò verso di lui.
"Ti ho detto la verità. Nessuna". Lei annuì, abbassando gli occhi. "Adesso torna a letto con me".
Sembrava un ordine. Un ordine? Ehi! Nessuno le dava ordini!
"Verrò a letto quando vorrò io."

Blaise sorrise e la tirò verso di sé. La baciò finché lei non si tranquillizzò e l'accarezzò finché non riuscì più a reggersi sulle gambe. Fece appena un passo e lei cadde sulla coperta. Pansy sbuffò sorridendo.
"Hai vinto tu."
Sì, sorrise anche lui, aveva vinto davvero.

***

"Ah, mi sono scordato di dirti una cosa."
Uh. Non era un buon inizio. Pansy guardò Blaise mentre il portone di casa di sua madre si apriva per farli entrare.
"Mia madre conosce la tua". Oh, Merlino! Però non l'aveva invitata, giusto? Non avrebbe dovuto passare il pomeriggio con sua madre. Vero? VERO?
"Non è qui, vero?" Lui fece una faccia strana.
"No. Perché dovrebbe?" Pansy scosse le spalle.
"Non si sa mai."

Blaise fece entrare Pansy nella casa in cui era cresciuto. Era la prima volta che lei ci metteva piede. La vide guardarsi intorno con curiosità. Dollylee li accolse sulla porta. Salutò con un inchino e grande referenza sia lui che la ragazza che aveva a fianco.
"Sua madre si sta preparando. Dice di andare in giardino a prendere un bicchiere di vino."
Si voltò in direzione del giardino e mise una mano sulle reni di Pansy per accompagnarla.
"La signorina, invece, può salire nella camera della signora". Pansy lo guardò alzando un sopracciglio.
Perché sua madre voleva che lei andasse su da sola? Non prometteva niente di buono. Rafforzò la stretta su di lei e aprì la bocca: "Di' a mia madre che..."
"Che salgo subito. E intanto ringraziala per l'invito, per cortesia". Pansy si staccò da lui. No. Cosa faceva? Doveva rimanergli vicino. Dollylee si smaterializzò per avvisare la padrona.
"No."
"Non c'è problema". Aspettarono che l'elfa si materializzasse di nuovo e Pansy le disse: "Fammi strada".

Mentre seguiva l'elfa su per le scale, Pansy, si chiese cosa le avesse preso. Perché stava andando dalla madre di Blaise? Un passo dopo l'altro si ritrovò davanti a una doppia porta bianca da cui provenivano voci concitate e rumori vari. Sospirò.
L'elfa entrò e la sentì dire alla 'signora' che lei stava entrando. Non la chiamò per nome. Effettivamente non si era presentata. Avanzò oltre l'uscio e fece il suo ingresso.
La stanza era enorme. Molto più grande della stanza padronale a casa dei suoi genitori. Per un attimo si impressionò.
"Buongiorno, l'elfa mi ha detto..." Una signora con un vestito color avorio era girata verso di lei e le sorrideva affettatamente. Meraviglioso, iniziamo bene.
"Cara! Devi essere l'amichetta di Blaise. Vieni entra pure. Fai come se fossi a casa tua!" Amichetta? Oh, Merlino!

Althea le andò incontro. Blaise era stato bravo. La ragazza era a modo e il suo vestito era appropriato. Lei era appropriata. Sperò solo che non parlasse troppo o facesse cose strane.
Miranda, la figlia di Hector la sgridò. "Althea! 'Amichetta'? Su, dai, non ha cinque anni. Vieni, cara, non fare caso a questa sposa un po' troppo agitata..." Vide la strega andarle incontro e la ragazza sorriderle.
"Sono Miranda la figlia di Hector, lo sposo."
"Piacere di conoscerti, io sono Pansy, Pansy Par..."
Althea sbarrò gli occhi ed esclamò prima di rendersene conto: "Pansy Parkinson?" La ragazza la guardò come sotto effetto di una confundus.
"Sì, signora..." Althea sorrise davvero. Oh, non vedeva l'ora di conoscerla e ora eccola lì. Possibile che suo figlio l'avesse fatto apposta? La osservò: non era brutta. Blaise aveva ragione. Era molto carina. Sorrise ancora.

Pansy continuò a guardare la madre di Blaise in maniera strana. Lui le aveva parlato di lei? E perché la strega aveva usato quel tono? Miranda le disse sottovoce: "Non fare caso a lei. Oggi è un po' nervosa, giustamente. Vieni a prendere un bicchiere di vino, tu che puoi..." E con la mano si accarezzò la pancia.
Ma erano tutte incinte, negli ultimi tempi? Annuì e si allungò a prendere un bicchiere di vino. Miranda le fece cenno di sedersi, mentre aiutava la sposa a sistemarsi. Non sapeva cosa dire. O cosa fare. Si guardò intorno: sulla cassettiera vide delle foto incorniciate. Invece di sedersi si avvicinò al comò.
Cercò di guardare le foto senza farsi notare. Blaise. Blaise dappertutto. Da bambino. Da ragazzino. Da uomo. Sorrise. Non erano foto come quelle che sua madre esibiva in salotto. Le foto in cui la obbligavano a vestirsi bene e sorridere. (Ne aveva anche una in cui l'avevano obbligata a fare dei passi di danza!) Erano foto normali. Foto con la madre. Forse Miranda l'aveva chiamata Althea? Oh, com'era carino Blaise! E una foto con Narcissa e Draco. Altre foto, con Blaise un po' più grande, e un'altra, durante quello che sembrava l'ultimo anno di Hogwarts.
Sospirò e si voltò verso le streghe, che la stavano guardando. Miranda le sorrise. Althea invece la guardava pensierosa.
Bevve il vino tutto d'un sorso. Poi sorrise.

Blaise era in giardino e guardava la finestra della camera di sua madre. Beveva vino e contemplava il vetro della finestra. Non si vedeva niente.
"Non la mangerà. Stamattina ha già fatto colazione."
Si voltò. Hector era una gran brava persona. E poi sopportava sua madre. Aveva una pazienza infinita.
"Giuramelo". Il mago sorrise e prese un bicchiere di vino. Hector era rimasto vedovo anni prima. E a lui faceva veramente piacere che sposasse sua madre.
Finché lei non lo aveva obbligato a portare una ragazza al matrimonio. Per fortuna era riuscito a convincere Pansy. Sarebbe andato tutto bene. Guardò ancora la finestra.
"Voleva solo essere sicura. Ci sono parecchie tue zie, oggi. Ha paura di fare brutta figura". Alzò le spalle.
"Poteva evitare di obbligarmi a portare qualcuno."
"Non voleva che scappassi via al primo E tu sei da solo? Niente ragazza?" Sorrise. Le sue zie lo dicevano a ogni festività.
All'ultimo matrimonio zia Blanche gli aveva chiesto: 'E tu? Sarai il prossimo?', con un tono talmente derisorio che lui le aveva detto che le avrebbe fatto la stessa domanda al funerale successivo. Lei era andata via un po' sostenuta, ma non gli aveva più fatto battutine.
Guardò ancora la finestra.
"Stanno arrivando!" Si girò di nuovo verso Hector che si dileguava e andava a prendere posto lungo il tappeto.
Guardò l'ingresso del giardino. Sua madre stava arrivando.

***

"È stato bello."
"Grazie!" Blaise sorrise sornione. Pansy rise e gli diede uno schiaffetto sul braccio.
"Troll, intendevo assistere alla cerimonia."
"Oh, deve ancora venire la parte migliore". Lei lo guardò stranita.
"Ossia?"
"Questo", e con il braccio teso e la mano aperta indicò i tavoli.
Pansy si guardò intorno. I parenti di Hector, lo sposo, erano una manciata, mentre i parenti di Blaise erano almeno sette squadre di Quidditch.
Miranda la salutò dal suo posto, vicino al marito. Ricambiò il saluto con un sorriso. Hector non era male. Si era presentato subito dopo la cerimonia e le aveva fatto qualche complimento d'altri tempi. Era un uomo delizioso. Lo osservò prendere la mano della madre di Blaise e baciarle il dorso con occhi affettuosi. Erano molto carini, insieme.

Blaise osservò Pansy guardarsi intorno. Continuava a sorridere. Avrebbe dovuto trovare il modo per tenere lontano le sue zie. Soprattutto zia Blanche.
Appoggiò la mano sullo schienale della sedia di Pansy e si avvicinò un po'. "Dici che si accorgeranno se sparissimo per un po'?" Le appoggiò una mano sulla coscia e con il pollice le accarezzò la pelle sotto l'orlo della gonna. Lei si girò sorpresa.
"Penso proprio di sì, Blaise!" E gli spostò la mano con un gesto fermo.
Sbuffò ridacchiando. "Ieri sera non facevi così la preziosa..."
"IO la preziosa!" ridacchiò lei. "E poi ieri sera non eravamo in mezzo a tutta la tua famiglia."
"Andiamo a casa dei tuoi?" Lei quasi sputò il vino che stava bevendo.
"Dillo un'altra volta e ti lancio una cruciatus!" Blaise rise.

Althea guardava i ragazzi da lontano. Blaise non aveva voluto sedersi al tavolo con loro. Né a quello di Miranda. Ora come avrebbe fatto a controllarli? A sentire quello che si dicevano?
Hector le prese la mano e la baciò. Si girò verso di lui. Lui la guardava in quella maniera così dolce.
"Lasciali stare."
Sbuffò. Aveva capito subito. Lui la capiva sempre subito.

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