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2. Il grosso guaio di Pansy

"Allora perché hai litigato con i tuoi?" Quella sera, seduti al tavolo di un locale babbano, dopo aver passato tutta la giornata in una Spa, Blaise tentò ancora la domanda.
Erano seduti uno di fronte all'altra, seduti su due panche ricoperte di stoffa rossa ed erano abbastanza vicini, per essere divisi dal tavolo. Gli piaceva quel posto. Era intimo e carino. Lei gli aveva detto che ci andava spesso e così si erano fermati lì per mangiare.
Blaise era affamatissimo. Non avevano pranzato e in quella stramaledetta Spa gli avevano dato solo tisane e bevande calde. Si allungò a prendere i grissini. Alla fine, la Spa era un posto noiosissimo, dove le donne si rilassavano, anche se il massaggio che gli aveva fatto la ragazza con gli occhiali era stato favoloso.
Per fortuna Pansy aveva insistito, quando lui aveva detto che non si faceva mettere le mani addosso da nessuno. Beh, più che altro lei aveva ridacchiato e fatto doppi sensi, ma alla fine, gli era piaciuto. E anche le ore che avevano passato insieme nella vasca idromassaggio.
Ma il resto... Le luci colorate, i sassi per terra, il bagno turco... tutte stronzate.

Pansy tornò alla realtà. Si era imbambolata nel ricordo di quel pomeriggio.
Ma quanto avevano scherzato nella vasca idromassaggio? E quante volte aveva desiderato non aver detto quella stupida frase, nell'ufficio della Gringott, quando lui le era vicino? Oh, Merlino!
Poi Blaise le chiese di nuovo perché avesse litigato con i suoi. Sospirò.
Beh, avevano condiviso un sacco di risate e ricordi nella vasca...
"Mmmm.... Se te lo dicessi, dopo dovrei lanciarti un Avada Kedavra..."

Blaise rise. Per Salazar, quella ragazza continuava a sorprenderlo. Era divertente e stava così bene con lei. Ma poi lei guardò da un'altra parte, come nel suo ufficio.
"Potrei provare a schivarlo" provò ancora. Lei sorrise tristemente.
"Dai. È umiliante. Già è umiliante venire alla Gringott e scoprire che tuo padre ti ha tolto, di nuovo, il permesso alla camera di famiglia..."
"Ok". Le coprì una mano con la sua. Con piacere scoprì che lei non soltanto aveva avuto un brivido al contatto, ma non aveva ritirato la mano. Sorrise.
"Guarda che lo faccio per te. Non mi sembri agile nello schivare i miei incantesimi!" Santo Merlino! Lei ghignò mentre lo guardava di sottecchi. Non riuscì a non ridere ancora. Pansy tolse la mano da sotto la sua e lui sentì la sua mancanza, ma poi gli disse guardando verso il centro del locale: "Ho rifiutato una proposta di matrimonio. Lui fa sempre così, quando rifiuto un fidanzato".
Come? COME? Sbatté gli occhi.

Pansy non riuscì a guardarlo mentre glielo diceva. Era così umiliante. I tuoi genitori tentano in tutte le maniere di farti sposare (con chiunque) e tu sei costretta a dire a tutti quei ragazzi che non sei interessata.
Lui prese la sua birra, la indicò con il bicchiere come per un brindisi, e disse: "Hai fatto bene". E non le chiese nient'altro.
Gli sorrise mentre beveva. Poi il suo sguardo vagò dietro di lui e vide entrare una persona che conosceva. Merlino! Si guardò intorno, ma per smaterializzarsi avrebbe dovuto alzarsi in piedi. E non doveva scordarsi di essere in un locale babbano.
Quando vide che la ragazza si girò verso il loro lato del locale, si accucciò e si nascose sotto il tavolo, prima che la vedesse.

Quando vide Pansy sparire sotto al tavolo strabuzzò gli occhi. "Ma cosa fai?"
"Stai zitto e fai finta di essere da solo. Ti prego!" Lui non capì niente, ma dopo pochissimo, una ragazza dai capelli fulvi passò vicino al loro tavolo e si fermò quando lo riconobbe.
"Zabini! Sei di nuovo a Londra?" Alzò lo sguardo sulla rossa e sorrise.
"Weasley. O dovrei dire signora Potter?" Lei sorrise e annuì, accarezzandosi inconsapevolmente la pancia. Doveva essere incinta, ma di poco. Ma cos'era un'epidemia?
"Già..." Il suo sguardo però era strano, aveva gli occhi cerchiati e sembrava sfinita.
Si guardò intorno e poi tornò a guardare lui. "Non è che... hai visto la Parkinson? So che di solito viene qui a cenare..."
Lui scosse la test.a "No, mi spiace".
Ma la signora Potter guardò il tavolo e, vedendo i due bicchieri di birra babbana, alzò un sopracciglio.
"E tu sei qui da solo?"
"Già."
Lei sospirò. "Sei venuto qui da solo e bevi da due bicchieri?"
Lui continuò a sorridere. "Il medimago dice che fa bene idratarsi"
Sentì la mano di Pansy stringergli un ginocchio, sotto al tavolo. Oh, Merlino. Era bravo a bluffare e sostenere conversazioni anche assurde, ma non se lei era così vicino. O se teneva la sua mano lì.
Avrebbe potuto far finta che non ci fosse, se lei non lo avesse toccato. La rossa sospirò. "Era qui e se n'è andata quando mi ha visto, vero?" Lui annuì, incapace di parlare perché la mano di Pansy strinse ancora di più.
"Ascolta..." La moglie del salvatore del mondo si sedette al posto di Pansy e lui dovette aprire le gambe quando sentì il corpo della ex serpeverde premergli addosso mentre si spostava per lasciarle lo spazio sotto il tavolo.
Oh, Santo Salazar, giuro che non intendevo questo quando avevo desiderato averla vicino!
"So che non ne possiamo parlare fuori dal San Mungo, ma io ho veramente bisogno di parlarle. Glielo puoi far sapere? È una cosa molto importante"
Lui annuì. "Ma perché non le spedisci un gufo?"
La piccoletta lo guardò un po' triste. "Vengono tutti bloccati al San Mungo. Non riesco a spedirle niente a casa. Non so il perché. E non voglio passare dal San Mungo..."
Lui alzò le spalle. "Chiedi a tuo marito come fare per..." Non riuscì a finire la frase e si bloccò perché la mano di Pansy questa volta gli toccava la coscia in tanti colpetti leggeri ma insistenti e subito dopo lo strinse forte.
"Forse la vedrò domani. Posso darle il tuo messaggio". Sentì la sua voce incrinarsi un pochino.
Merlino, adesso la sua mano era troppo vicino al suo inguine!
La rossa lo guardò con uno sguardo veramente tristissimo, si alzò in piedi e disse: "Per favore, diglielo davvero". Poi si diresse verso l'uscita del locale e lui, attraverso la vetrina, seguì il percorso della ragazza fino a una viuzza laterale e la vide smaterializzarsi.
"È andata via" disse ad alta voce, per Pansy. Lei aveva ancora la mano sulla sua gamba.
Poco dopo sentì freddo dove prima era appoggiata la ragazza e la vide sedersi di nuovo sulla panca di fronte a lui. Ma cos'era successo? E poi, perché era successo? Era stata una cosa troppo seria. Pansy era troppo seria.
Cercò di scherzare, anche se capiva che era qualcosa di grosso. "La gente qui intorno penserà che sei andata sotto il tavolo per farmi un..."
"Blaise!" gridò forte Pansy interrompendolo, tanto che si girarono almeno tre o quattro persone, dagli altri tavoli, verso di loro.
Lui ghignò strafottente. Ma lei non si scompose. "Se lo avessi fatto davvero, la tua faccia sarebbe più compiaciuta, te lo assicuro!" E lo indicò con il dito e con un sorrisino delizioso sul viso.
Il ghigno di Blaise sparì. Cosa aveva detto? Oh, Merlino! Quando arrivò da mangiare stette zitto, incapace di dire qualsiasi cosa, forse per la prima volta in vita sua.
Quando vide Pansy scolarsi metà della birra in un solo sorso le chiese, alzando la mano per fare un cenno alla cameriera di portare altre birre: "Cos'è successo con la moglie di Potter?"

Quando Blaise glielo domandò, non fu troppo sorpresa, ma fu difficile spiegarlo lo stesso. "Ho ucciso suo marito".
Il moro iniziò a tossire. Tanto. Lei strabuzzò gli occhi e si alzò per arrivare dall'altra parte del tavolo e dargli delle pacche sulla schiena. Lui si spostò un po' e lei si sedette di fianco al ragazzo.
Quando smise di tossire, gli allungò la birra che la cameriera aveva portato e sospirò.
"Non davvero", non ancora
"Tu-sai-chi si rivolterebbe nella tomba e non te lo perdonerebbe mai!" Ridacchiò per non piangere.
"Ho fatto un casino, Blaise. Mi sono messa in un guaio grosso quanto..." Si guardò intorno ma non le venne in mente niente.
"Come Hogwarts?" Cercò di farla sorridere lui.
Lei scosse la testa. "Di più. E non posso raccontarti niente. Non posso parlarne con nessuno... Il legalmago me l'ha proibito. Non posso parlarne neanche con lei..." E indicò con il capo il posto dove prima era seduta la rossa. Si allungò a prendere la sua birra e ne bevve un lungo sorso.
"Mi hanno sospeso. Per una settimana. Cioè, l'hanno chiamata 'vacanza' però quello che intendevano era: 'Hai fatto uno sbaglio, hai quasi ucciso la persona più importante del mondo magico e non vogliamo più saperne di te. Speriamo che tu lo capisca e decida di lasciare il lavoro'. E io non so più cosa fare. Ho paura, Blaise, ho paura a guardare un paziente e pensare di ucciderlo perché non sono più in grado di fare il mio lavoro..."
Blaise non disse niente, ma le prese ancora la mano e intrecciò le dita con le sue. Appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi.
Lui odorava di buono. Di casa. Era così da quando se lo ricordava. Poi lui disse qualcosa di molto stupido e lei si girò verso di lui sorridendo. Dopo dieci minuti rideva come una ragazzina di quindici anni.

Quando lei finì la terza birra senza aver toccato cibo, Blaise capì che avrebbe dovuto portarla via. Quando si alzarono e lei barcollò, capì che non sarebbe riuscita a smaterializzarsi da sola.
Uscirono dal locale e lei sospirò, prima di rabbrividire. Aveva addosso solo il vestito che le aveva visto quella mattina e lei era troppo scoperta.
Le mise una mano sulle spalle e si incamminò verso il vicolo dove aveva visto sparire la rossa un po' di tempo prima. "Andiamo a casa mia e poi vai a casa con la metropolvere, ok?" Lei ridacchiò e disse di aver bloccato il camino, a casa sua. Merlino. E ora?
"Da che parte è casa tua?"
"Di là" disse, indicando la fine del vicolo illuminato da un lampione babbano.
"Lì c'è un muro, Pansy..." Gli sembrava di parlare con un bambino.
"Sì, lo so. Ma casa mia è di là lo stesso. Oltre il muro". Un bambino piccolo
"E come fai ad andarci, di solito?"
"Mi smaterializzo."
"Hai bevuto troppo. Ti romperesti come la Bones a Hogwarts il sesto anno."
"Non è vero!" Sbuffò e le chiese, come se non l'avesse sentita: "Come fai ad andare a casa quando prendi una sbronza?"
Lei alzò le spalle. "L'ultima volta mi ha portato a casa Theo". Il moro fece stridere i denti. Theo. Gli era sempre meno simpatico.
"Ti porta a casa dopo che lo avete fatto o lo fate direttamente a casa tua?" chiese, prima di rendersene conto.

Quando Pansy capì quello che intendeva, cercò di sottrarsi al suo braccio, arrabbiata. "Io e Theo siamo solo amici. E poi se anche fosse... Non sarebbero affari tuoi!" Cercò ancora di sottrarsi, ma lui non la lasciò andare.
Sbagliava o lui stava ghignando? "Io ho un sacco di amiche con cui..."
Pansy gli diede una gomitata nel costato prima che potesse finire e Blaise si chinò, sorpreso e dolorante. "Non siamo tutti come te. E Theo è innamorato di una ragazza e non la tradirebbe mai. LUI!"

Ehi, cosa voleva dire? "Quindi non lo fate perché lui non vuole?" Si beccò un'altra gomitata, ma questa volta era preparato.
"Non lo facciamo perché non ne vale la pena."
Lui sorrise, ma lei non lo vide. "Oh. Sei così disastrosa a letto?"
Gli occhi della ragazza si spalancarono indignati e Blaise non poté fare a meno di ridere. "Ma come ti..." Lei provò a colpirlo ma non ci riuscì.
"Ehi, ferma. Scherzavo, dai! Aspetta. No!" Quando lei provò ancora a colpirlo fece due passi avanti, facendola arretrare, cercando di fermarle le braccia e la spinse contro il muro che, secondo lei, li divideva da casa sua.
"Ahi" disse quando si fermò contro i mattoni. Lui le era vicino. Troppo vicino. Era sempre stato bravo, sempre. Non aveva mai azzardato mosse con lei. Non aveva mai fatto niente di sconveniente. Non ci aveva mai provato. E non lo avrebbe fatto neanche questa volta. Abbassò lo sguardo sulle sue labbra e lei lo guardò da sotto le ciglia. Poi la sua lingua saettò fra le labbra e le inumidì. Addio autocontrollo.
Non capì più niente. Dieci anni che aspettava. Chinò la testa e posò le labbra sulle sue. Solo un bacio. Solo uno. Solo quello. E poi basta, si sarebbe tirato indietro. Subito. Un bacio leggero. Solo così.
Ma le labbra della ragazza si schiusero e lei sospirò sulla sua bocca. Si nutrì del suo respiro come dell'ultima cena, le portò una mano dietro la schiena e se l'avvicinò ancora di più. Mentre lei si spostava dal muro sospirando portò le mani al suo viso e lui la sentì sorridere mentre si accostava a lui.
Quando sentì la sua lingua accarezzargli le labbra la strinse con possesso e approfondì il bacio.

Pansy non si rese subito conto di avere Blaise sulle labbra finché non ci fu un rumore alle spalle del ragazzo e lui si staccò da lei per controllare.
Quando si voltò, le tenne una mano sul fianco in maniera protettiva e la spinse dietro di lui. Subito dopo si rigirò.
"Andiamo via?" Lei riuscì solo ad annuire, mentre Blaise la stringeva a sé e girava su se stesso.

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