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Undicesimo Capitolo

POV Tamara

Ebbi pochi secondi per agire, nessuno per riflettere. Certe rivelazioni arrivano in maniera tanto improvvisa, così inattese, che la sorpresa scaccia via qualsiasi altra sensazione. Chiunque si sia mai trovato nella sua vita in un momento di panico, ricorderà che il raziocinio in quegli attimi non ha alcun valore. Il cervello smette di funzionare, va in blackout, e ciò che si mette in moto è puro istinto.

Balzai dalla sedia in cui mi trovavo, come se una molla si fosse attivata sulla sua superficie e mi avesse spinta all'improvviso verso l'alto. - Ma sei impazzito? - gridai. - Hai chiesto aiuto a un vampiro?

Il professor Lucas Malan aveva insegnato matematica al mio liceo quell'anno, e fin dal primo giorno di scuola aveva dimostrato nei miei riguardi un comportamento odioso. Si era distinto subito come uno stronzo narcisista, ed era arrivato nella nostra classe dettando regole come se fosse il padrone dell'istituto. Aveva ferito Bessie. Poi avevo scoperto che era stato lui, l'estate precedente, a uccidere le mie guardie del corpo in casa nostra e mi aveva aggredita nel bagno. Se non fosse stato per Cerbero, il misterioso uomo mascherato che mi proteggeva, forse sarei morta o peggio. E ora i lupi lo avevano fatto entrare e portato da me. Era una trappola.

Leo alzò le braccia, i palmi delle mani rivolti verso di me. - Tammy...

-Mi hai mentito! - gridai - mi hai raccontato un mucchio di bugie. Hai voluto che mi fidassi di te per poi tradirmi in questo modo.

La mia lingua correva veloce e gli occhi saettavano da una parte all'altra della stanza in cerca di una via d'uscita. Ma sapevo che non ce n'erano.

-Non è così, Tamara, permettimi di spiegarti - mi disse Leo.

-Non prendermi in giro! Come puoi negare l'evidenza? Hai portato un vampiro da me!

Leo scosse la testa con forza. - Pensaci bene! Odio i Vampiri. E l'ultima cosa che voglio è che mettano le mani su di te, perché altrimenti il mio popolo sarebbe spacciato. Perciò per quale motivo dovrei consegnarti a uno di loro?

Mi bloccai, riflettendo sulle sue parole. Quello che diceva Leo aveva senso, eppure si scontrava con ciò che avevo davanti. Con ciò che avevo scoperto in precedenza. Con ciò che era successo nel bagno della mia scuola. - Vuoi dirmi che non sapevi che Malan fosse un vampiro? - chiesi con una nota di sarcasmo.

-Lui non... - cominciò l'alpha.

-Non sono un vampiro - intervenne il mio ex professore. Da quando era entrato nella stanza, aveva assistito a ogni scena completamente in silenzio, all'apparenza disinteressato, ma con gli occhi vispi che seguivano ogni dettaglio con attenzione. Ora si era rivolto direttamente a me e mi scrutava con sguardo quasi indagatore. - So che pensa questo di me, ma si sbaglia. Forse i miei metodi non sono stati dei migliori e la hanno portata sulla pista sbagliata, ma se avesse ascoltato i miei consigli non saremmo arrivati a questo punto.

-Consigli? - esclamai sconvolta - lei mi ha soltanto denigrata, maltrattata e aggredita!

Leo si diresse alla porta, decisamente a disagio. - Vi lascio soli. Avrete molte cose di cui parlare.

Era decisamente sollevato di poter lasciare la stanza, al contrario mio. L'occhiata che mi rivolse prima di uscire, però, sapeva molto di scuse. Si chiuse la porta alle spalle lasciandoci lì da soli.

Malan si diresse alla macchinetta del caffè e cominciò a prepararsene uno, con tutta la tranquillità del mondo. - Si sieda per favore, Tamara. Non voglio farle del male. Piuttosto, immagino che abbia parecchie domande a cui sarò felice di rispondere al meglio delle mie capacità.

Questa volta mi presi del tempo per riflettere, ma Malan non aspettò di vedere la mia reazione. Mi voltò le spalle e continuò a trafficare con il caffè, così, capendo di non avere scelta e anche molto incuriosita, presi posto. Ero a disagio ma cercai di non mostrarlo. - Se non è un vampiro, allora cosa è? - gli chiesi, ancora convinta che stesse mentendo. Ciò che diceva non coincideva con ciò che avevo scoperto.

- È sicura di avere bisogno di porre questa domanda?

Tornò al tavolo e si sedette. Lasciò il bicchiere fumante sulla superficie e tolse dal taschino della giacca scura che indossava una piantina dalle foglie grigie coperte da una fitta peluria, dal forte odore aromatico. Prese un altro piccolo bicchiere in plastica vuoto e ci incastrò la pianta all'interno, che poi prese fuoco da solo. Il contenuto cominciò a bruciare all'istante, anche se molto lentamente, mentre il Bicchiere rimase incredibilmente intatto. Un sottile filo di fumo iniziò a risalire verso l'alto, diffondendo nell'ambiente un profumo forte ma piacevole. - Che cos'è? - chiesi.

-Salvia. Ci permetterà di parlare indisturbati e impedirà a orecchie esterne di ascoltare.

Lo osservai sorpresa, vedendolo per la prima volta sotto una luce diversa. In quel momento capii. - Lei è uno stregone.

-Proprio così. Un Figlio della Terra per la precisione. Sa che cosa significa?

Conoscevo quell'appellativo. Lo avevo letto con Derek nella biblioteca della villa di Caliba, a Parigi. - Vuol dire che si tiene alla larga da Vampiri e Licantropi. Non si intromette nelle loro faccende ma vive unicamente con altre streghe e altri stregoni, lontani dalla civiltà.

-Brava, è esattamente così. In realtà la mia congrega mi ha cacciato perché sono venuto meno proprio a uno dei principi fondamentali su cui ci basiamo per vivere. Mi sono intromesso negli affari dei vampiri e in seguito anche dei lupi. Per proteggere lei.

-Io non capisco - lo scrutai con attenzione, trovandolo così diverso dall'uomo spavaldo e severo che avevo conosciuto in classe. Trovavo alquanto divertente che entrambi continuassimo a darci del lei nonostante il contesto assurdo in cui ci trovavamo, ma non sarei stata io la prima ad abbassare la guardia. - Lei mi ha aggredita nel bagno della scuola. Quando sono rientrata in classe, aveva i segni delle mie unghie su una guancia.

-Non sono stato io, signorina Jeckyll. Io stavo cercando di aiutarla.

Mi presi la testa tra le mani, sovraccarica di informazioni. Avevo compreso che quelle poche certezze che avevo pensato di avere erano in realtà menzogne, illusioni create dalla mia mente, intuizioni sbagliate. Tutto stava crollando, le mie convinzioni si stavano sfaldando tra le mie dita, eppure, probabilmente, non ero mai stata vicina alla realtà come in quel momento. - Ma lei si è sempre comportato come un gran bastardo con me! - esclamai, senza poterne fare a meno.

Malan rise, ma mi sembrò di vederlo per la prima volta leggermente in difficoltà. - È così, ha ragione. Ma non perché avessi qualcosa contro di lei. Certo, delle volte è stato necessario. Come quando l'ho messa in punizione per impedirle di andare alla sua festa di compleanno, dove sapevo sarebbe accaduto qualcosa. Ma ho un caratteraccio, lo ammetto - abbassò lo sguardo, osservando la salvia continuare a bruciare - io ho dimenticato come si faccia a stare con le persone. A conviverci. A non essere solo.

Lo osservai sorpresa. Sorpresa del fatto che si aprisse in quel modo, che si confidasse, che ammettesse una propria debolezza. È proprio vero che puoi essere convinto di conoscere bene una persona, ma la maggior parte delle volte non è così. - Aspetti, non capisco. Perché ha cercato di proteggermi? Mi conosce appena.

-Lasci che cominci dall'inizio, affinché lei possa capire. Non sono sempre stato un Figlio della Terra, anzi. In passato ho lavorato come Benefattore, aiutando sia vampiri che lupi nei loro affari, facendomi pagare per farlo. Non mi importava dei loro scopi, se ciò che li aiutavo a fare fosse nobile oppure no. Semplicemente lo vedevo come un lavoro come un altro. Mia moglie non era d'accordo sul metodo da me usato per portare i soldi a casa. Lei era nata in una congrega di Figlie della Terra e l'aveva abbandonata solo per me, ma era sempre rimasta legata ai principi con i quali era cresciuta. Mi diceva che era troppo pericoloso, che stavo rischiando tutto, ma io non le ho dato ascolto. E questo è stato il mio più grande sbaglio.

Aspettai che proseguisse, assorbita dal suo racconto. Non dovetti aspettare molto.

- L'ultimo incarico per il quale ho lavorato, è stato trovare della Verbena per un ambasciatore di un branco di Lupi Mannari. Si sa quanto questa erba sia tossica per i vampiri, perciò gli Antichi si sono premurati negli anni di farne sparire le tracce, raccogliere ogni più piccola foglia per evitare che potesse essere usata contro di loro. Non so se ne sei a conoscenza, ma ne conservano un po' nelle loro segrete e la utilizzano per torturare chi non fa ciò che loro desiderano. Il tuo adorato Caliba è sempre stato contro queste barbarie, ma non può controllare sempre ciò che succede nei palazzi degli altri Antichi. Comunque il lupo mi disse che sarebbe stata usata solo come arma di difesa e non di attacco e io gli credetti. Ma in fondo, non mi interessava. Era un lavoro come un altro.

Fece una pausa, continuando a fissare la salvia bruciare, perso nei ricordi di un passato lontano. - Naturalmente non andò così. La Verbena è velenosa per i vampiri se viene a contatto con la loro pelle ma ancora di più se ingerita. Non è in grado di uccidere un vampiro adulto, ma uno piccolo sì. Quando la procurai all'ambasciatore dei lupi, lui la usò per mandare un potente messaggio, uccidendo il più giovane figlio di un vampiro illustre in città. Io non ne sapevo nulla - strinse le mani a pugno - ma sarebbe dovuto essere mio dovere chiedere. Io invece non lo feci. Non chiesi nulla, perché non mi importava. Il vampiro in questione, un certo Charles Nowak, entrò in casa mia quando io non c'ero, e uccise mio figlio Sam. Aveva soltanto dieci anni. Poi, non soddisfatto, uccise anche mia moglie.

Colui che per mesi era stato il mio professore di matematica, il narcisista Lucas Malan, stava evidentemente combattendo intimamente con se stesso per non scoppiare a piangere. Lo fissavo sorpresa e colpita dalla sua storia. Ora più che mai capivo quanto quella inutile e ingiusta faida tra licantropi e vampiri avesse portato ingenti perdite a tutti. Leo Teràn aveva perso sua sorella, Malan sua moglie e suo figlio, Derek era quasi morto e io anche. E per cosa poi? Per avere l'illusione di più potere?

Lucas Malan respirò a fondo, riacquistando parzialmente il controllo di sé. - Ho ucciso il loro assassino, ma questo non mi ha aiutato. Sebbene fosse stata la sua la mano che aveva distrutto la mia famiglia, ero stato io a guidarla. In fondo, anche quel vampiro aveva perso suo figlio. Così decisi di cercare le origini di mia moglie e mi unii ai Figli della Terra, con cui vissi in mezzo ai boschi per dieci anni. Giurai di restare fuori dagli affari di vampiri e lupi e di vivere, combattere e morire solo per la mia congrega. Ma poi ruppi il mio giuramento per venire a proteggere lei.

Eravamo arrivati al nocciolo della questione. Per quanto fossi rimasta colpita dalla sua storia, volevo sapere soprattutto quale fosse esattamente il mio ruolo. - Perché? - chiesi.

Malan rise. - Già, perché? Questa è un'ottima domanda. In fondo, la scelta che ho fatto è stata l'inizio di tutti i miei guai. Ma non ho potuto fare a meno di notare delle similitudini tra la tua storia e quella di mio figlio. Sam è morto perché rimasto invischiato in una faida che non lo riguardava, ucciso da una guerra per il potere inutile che va avanti da troppo tempo. La stessa cosa accade nella sua vita, Tamara - mi guardò con intensità, assorbito dalle sue stesse parole - lei è vista come il trofeo da ottenere, come il mezzo per arrivare al fine, che è una guerra che non la riguarda. Ecco cosa mi ha spinto ad abbandonare i Figli della Terra che erano stati la mia unica famiglia per dieci anni, ad andare contro il principio fondamentale in cui crediamo, quello che ci impone di stare alla larga dagli affari di licantropi e vampiri. Per questo sono venuto a insegnare nella sua scuola, ho messo a dormire il vampiro che, alla sua festa di compleanno, la ha minacciata, e  l'ho difesa nel bagno della scuola, quando un membro della Setta del Rosolaccio l'ha attaccata.

-Aspetti un secondo - lo bloccai - lei è Cerbero?

Il mio vecchio professore annuì. - So che mi ha affibbiato questo nomignolo, e devo dire che non mi dispiace.

-Quindi non è stato lei a uccidere le nostre guardie l'estate scorsa?

-No.

- Era lei l'uomo mascherato delle mie visioni? L'uomo che mi ha salvata nel bagno della scuola?

-Esattamente.

- Ha detto che ha messo a dormire il vampiro che si è introdotto alla mia festa. Cosa significa?

-Quando ho ucciso l'uomo che aveva assassinato mia moglie e mio figlio, lasciandomi consumare dal mio desiderio di vendetta, ho giurato che non avrei mai più usato la mia magia per togliere la vita. Così, anziché ucciderlo, l'ho reso inoffensivo.

Annuii tra me e me, ricordando l'incontro che io e i miei genitori avevamo avuto all'obitorio, in cui il medico ci aveva spiegato che l'uomo che mi aveva minacciata sembrava morto ma, osservando la sua attività cerebrale, pareva soltanto che dormisse. - Grazie per avermi raccontato la sua storia e per aver risposto alle mie domande. Mi ha aiutata a capire diverse cose. Ma ora le chiedo un'ultima cosa. Perché è qui?

Malan si lasciò andare all'indietro sulla sedia, di nuovo disinvolto. - Devo rompere un incantesimo, se non erro. Quello che la unisce alla madre di Leo Teràn. Una trovata geniale, anche per un parassita come Chris Ghandi.

- E questo mi salverà?

-La aiuterà, certo. Davanti agli altri licantropi, la renderà più umana e non più una minaccia. Li aiuterà a mettersi nei suoi panni, a vederla come un'altra vittima e non la leccapiedi dei vampiri. Leo Teràn le ha detto che ci sarà un processo, in cui il branco deciderà la sua sorte.

- E se non mi vedessero così? Se votassero perché io venga comunque uccisa per salvare la loro specie?

Malan si chinò in avanti, osservando con attenzione ciò che restava della salvia continuare a bruciare. - Abbiamo ancora trenta secondi di conversazione privata - alzò lo sguardo su di me e sorrise - in quel caso, l'avremo vinta comunque. Perché qualunque sarà la loro decisione, io la porterò via da qui a qualunque costo. E non ci vorrà molto. Solo che loro, si saranno fatti un altro nemico. E le assicuro che gli conviene avermi dalla loro parte e non contro.

~ Angolo Autrice ~
Eccomi con un nuovo capitolo, in cui diversi nodi vengono al pettine. Devo dire che non sono del tutto soddisfatta di come stia venendo fuori il terzo libro, troppo lento e privo di azione. Quindi fatemi sapere cosa ne pensate, se lo trovate lento e noioso, se avete consigli da darmi, o se invece vi sta piacendo come gli altri due. Al prossimo aggiornamento!

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