Decimo Capitolo
POV BESSIE
Se avessi avuto la possibilità di parlare con Tammy e discutere dei comportamenti anomali e inquietanti di Chris, ci saremmo sicuramente trovate concordi nell'affermare che la sua smania di fare i regali non faceva altro che renderlo ancora più irritante.
Certo io tutte quelle cose non le sapevo, non ancora, ma quando quella sera tornai in camera mia dopo essermi fatta una doccia e trovai poggiata sul letto una grande scatola blu, provai le stesse identiche sensazioni della mia migliore amica.
Corrugai la fronte, valutando le mie opzioni e pensando se aprirla oppure non dargli quella soddisfazione. Alla fine, però, la curiosità ebbe la meglio.
Mi gettai sul letto, distendendomi sulle coperte con addosso i pantaloncini e la canotta con cui stavo dormendo, a causa del calore quasi soffocante presente in tutta la casa. Mi chiedevo quanto pagasse quel Carlos di riscaldamento. Aprii l'enorme scatola e scostai la carta posta all'interno come a proteggere il contenuto, mettendo in mostra un ammasso di tessuto color cipria che aveva tutta l'aria di essere un vestito.
-Sta scherzando - bisbigliai - sicuramente sta scherzando.
Erano stati giorni lunghi e difficili, e avevo cercato di nascondermi il più possibile dietro un muro di sarcasmo che speravo tenesse a bada Chris. Ma io non ero brava quanto Tammy a farlo e spesso dovevo trattenermi dal piangere, ficcandomi le unghie nella carne per dire a me stessa di non cedere. Poi la sera, quando ero completamente sola e certa di non essere disturbata, mi permettevo di versare tutte le mie lacrime, sfogandomi e sentendo il mio cuore più leggero, anche se solo per poco tempo, ma odiandomi per la mia debolezza. Per lo più Carlos e Chris mi lasciavano in pace: consumavo i pasti in camera mia e, gli unici momenti in cui mi permettevo di uscire dalla stanza, era per andare in bagno. Talvolta venivano a bussare alla mia porta o mi fermavano in corridoio, ma si trattava di conversazioni brevi e monotone, in cui io stavo zitta o mi limitavo a grugniti.
E ora questo.
-Non ci penso proprio - dissi ad alta voce, rimettendo il vestito nella scatola. Diedi un'occhiata all'orologio e mi resi conto che, presto, qualcuno mi avrebbe portato la cena, così decisi di cambiarmi. Con le gambe e il collo esposti in quel modo non mi sentivo affatto a mio agio, anche se dovevo vederli solo per poco tempo. Così afferrai dall'armadio un paio di jeans a sigaretta con la vita alta e e una maglietta leggera a maniche lunghe a righe, con la scollatura rotonda. Erano tutti miei vestiti che Chris, quando mi aveva rapita, mi aveva fatto portare dietro.
I colpi alla mia porta non si fecero attendere, così aprii. Chris e Carlos mi avevano concesso la mia privacy, lasciando una chiave nella serratura con cui potessi chiudermi dall'interno. Da quando avevo provato a non farli entrare quando me l'avevano richiesto, pensando di poter risolvere la mia situazione, e loro avevano buttato giù la porta in pochi secondi, evitavo di farli aspettare troppo.
Il vampiro teneva tra le mani un vassoio, con una fettina di cavallo e puré di patate, melanzane e zucchine grigliate, e un unico muffin con quelli che sembravano lamponi. Non si sprecavano mai con il dolce. Chris inarcò il sopracciglio quando mi vide. - Credevo di trovarti già con il vestito addosso. Pensavo lo avresti provato subito.
Afferrai in malo modo il vassoio dalle sue braccia, tremando allo stesso tempo dalla testa ai piedi. Ero terrorizzata. - Non ho intenzione di metterlo.
-Perché? Non ti piace?
-Non sono qui per giocare alla casa delle bambole - balbettai. Perché doveva cedermi la voce in quel modo? Ero ridicola. Chris, probabilmente, pensava proprio quello di me.
-Lo sai, Tammy ha avuto una reazione simile quando le ho donato uno dei miei abiti. Non si è rifiutata di indossarli in modo così categorico, ma non ha nascosto il suo Disgusto. Eppure mi pare di aver buon gusto. E ti assicuro che li ho comprati nel miglior negozio di abbigliamento della città.
-Allora è un vizio - risposi, senza voltarmi. Poggiai il vassoio sulla scrivania e mi accinsi a sedermi, sperando che in quel modo se ne andasse.
-Il nostro ospite rimarrà molto deluso, allora - ribatté Chris, con falso dispiacere - non attirerai la sua attenzione e così facendo forse non accetterà di portarti con sé. Il nostro accordo potrebbe non andare a buon fine.
Tornai a guardarlo, registrando le sue parole. Chris non riuscì a trattenere un sorriso, soddisfatto di avere attirato la mia attenzione. - Chi è l'ospite che verrà qui?
L'altro scrollò le spalle. - Caliba, l'Antico con cui sto discutendo della tua liberazione, non verrà qui di persona. Non si azzarderebbe mai. Manderà qualcuno dei suoi uomini qui in sua vece, che poi gli riferirà com'è andato l'incontro. Capisci perché è importante che tu attiri la sua attenzione?
Feci una smorfia davanti alle sue ultime parole. - Perché mai dovrei convincerlo con il mio aspetto?
-Tesoro - Chris si diresse alla porta - l'aspetto è fondamentale. Per quanto tutti mentano e parlino della grandiosità dell'anima, è il primo criterio che abbiamo a disposizione per giudicare una persona. Volenti o no. Mostrati subito come un angelo da salvare, e lui vorrà salvarti e proteggerti. A qualunque costo.
Il tempo passò lentamente. Carlos aveva detto che Tamara non aveva fatto altro che leggere, ma dal momento che io non potevo vantare la sua stessa passione, mi limitavo a guardare la tv, spesso senza realmente vederla, nonostante l'abbonamento netflix.
Conscia poi di essere una ritardataria professionista, cominciai a prepararmi da presto. Disegnai una striscia di eye liner sugli occhi dopo aver indossato il vestito (che, tra parentesi, era della taglia giusta e mi fasciava la vita tramite un cinturino di eco pelle) e lasciai i capelli sciolti sulle spalle. Fu Chris a venire a prendermi, dal momento che non avevo mai messo piede in cucina nell'ultimo mese che avevo trascorso in quella casa.
-Il nostro ospite è arrivato - disse con tranquillità - Carlos lo sta intrattenendo in salotto, ma aspetta con trepidazione di incontrare te.
Feci una smorfia. Sì, come no. Probabilmente quell'uomo (chiunque fosse) considerava quell'incarico come una scocciatura da risolvere al più presto, del tutto disinteressato. Ancora non avevo capito chi fosse quel Caliba e perché qualcuno come lui, da ciò che avevo sentito uno dei più influenti e potenti sulla terra, potesse interessarsi a lei e cosa c'entrasse con Tamara, ma ero decisa a fare di tutto per riavere la mia libertà. Avevo pensato potesse trattarsi di un personaggio politico, di un ambasciatore, che andava lì per pagare un riscatto e discutere del mio rilascio. Ma sembrava tutto così irreale e le cose che avevo visto mi facevano escludere una prospettiva così umana come un rapimento qualsiasi. Senza contare che avevano anche ucciso Dan e Bruce e, a quanto pareva, rapito anche Tammy. Forse gli "Antichi" erano un'organizzazione top secret di agenti segreti. Qualcosa di simile all' FBI o alla CIA, solo con un nome meno criptico e più fantasioso.
Con mio sommo dispiacere, Chris mi afferrò il braccio e lo avvolse intorno al proprio, in modo da potermi guidare. Non rifiutai quel contatto, troppo in ansia da quello che stava succedendo. Ero sicura di avere ancora gli occhi rossi a causa delle numerose lacrime che avevo versato la sera prima e durante la notte. Il dolore era ancora terribilmente vivido. Probabilmente non si sarebbe mai attenuato. Semplicemente, si finisce per convivere con esso.
Scendemmo alcune rampe di scale e attraversammo un lungo corridoio, poi Chris mi condusse verso un alto e ampio portone lasciato aperto. Deglutii, chiedendomi se davvero la mia liberazione dipendesse dall'opinione di un uomo per il quale ero totalmente un'estranea. Impossibile. Giusto?
Sentii Chris ridacchiare al mio fianco, quando ci fermammo in prossimità della porta. - Sei nervosa, Bessie? Sei tesa come la corda di un violino.
Sentii gli occhi pizzicare e il bisogno di piangere farsi più forte. Mi imposi di controllarmi, di non mostrarmi debole, ora più che mai. Ma era difficile.
-Andrà tutto bene - Chris aveva un'espressione beffarda che non mi piaceva, gli occhi luccicavano. Sembrava nascondere qualcosa, soddisfatto di un segreto che solo lui conosceva, qualcosa che mi teneva celato. E questo non faceva altro che aumentare la mia ansia. - Limitati a sorridere ed essere carina, e cadrà ai tuoi piedi.
Poi Sentii Carlos parlare. - Sono sorpreso che Caliba abbia mandato qui proprio te. Pensavo che saresti stato impegnato altrove.
- A occuparmi di Tamara, dici? - la voce che rispose mi sembrò familiare, ma non riuscii a coglierne subito la provenienza - lei è ben difesa e se la sta cavano alla grande. Qui sarò più utile.
Non poteva essere. Non riuscivo a crederci. Guardai Chris e il suo sorriso si fece ancora più ampio, così Strattonai il braccio, liberandolo dalla sua presa, ed entrai.
Il salotto era ampio e di buon gusto, con un alto camino in pietra, al cui interno scoppiettava un fuoco, che contribuiva a diffondere nell'ambiente un calore piacevole. Il pavimento era ricoperto di ampi tappeti persiani, mentre le pareti erano decorate da quadri antichi che dovevano valere parecchio. Due divani posti l'uno davanti all'altro occupavano buona parte della stanza, davanti a un tavolino con tazzine da caffé, e proprio lì due figure maschili stavano conversando in maniera piuttosto artificiosa.
Uno di loro era Carlos, con i baffetti ben curati e i lunghi capelli scuri e lucidi come le piume di un corvo.
L'altro era Gabriel Jeckyll, detto Gabe. Il fratello di Tammy.
~ Angolo Autrice ~
Sono riuscita, dopo tanto, ad aggiornare in tempi decenti! Mi scuso per la mia assenza di questo periodo, ma ho intenzione di ritornare a essere più presente. Il capitolo non è molto lungo, ma spero vi piaccia. Fatemelo sapere con una stellina e un commento. Al prossimo aggiornamento!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro