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Capitolo XX

Mentre Richard avanzava verso sud lungo la strada da York a Lincoln con la lentezza tipica dei grandi convogli, la vita nella foresta di Sherwood scorreva placidamente tra una caccia al cervo e un agguato a sventurati mercanti che avevano preferito la via più veloce e più pericolosa a quella più sicura ma ben più lunga. Bois-Guilbert non prendeva parte a quest'ultima attività per evitare di incontrare qualcuno che lo conoscesse o che avesse sentito parlare di lui. Robin comprendeva queste precauzioni e gli affidava, nei momenti in cui i migliori uomini del villaggio erano assenti, il controllo di chi invece restava a lavorare sotto i rami della Grande Quercia. Rebecca, da parte sua, passava le giornate in compagnia delle donne e aveva stretto legami di sincera amicizia con alcune di loro.

Marian, in particolare, la trattava come una sorella minore e, a ormai due mesi dal loro arrivo lì, non nascondeva alla fanciulla ebrea le sue considerazioni.

Un giorno, mentre si trovavano al laghetto a lavare i panni e a rinfrescarsi dal caldo di agosto, le si avvicinò e le domandò diretta: «Cosa ti trattiene dall'accettare Brian?»

Era una domanda che vorticava nella testa di tutte le ragazze di Sherwood, comprese quelle sposate. E Rebecca lo sapeva, ma ciononostante rimase stupita dalla schiettezza di Marian e non seppe darle risposta.

Si avvicinò anche Joan, una ragazza fidanzata a un fuorilegge, e aggiunse: «E' forte e intelligente, Rebecca... E ti è devoto all'inverosimile!»

Rebecca chinò il viso e finalmente rispose: «Io sono ebrea, amiche... Come potrebbe essere che io sposi un normanno cristiano?»

Marian le accarezzò la guancia: «Cosa provi nei suoi confronti?»

«Io... – cominciò – Io credo di volergli bene ora... Ma se penso che, solo due mesi fa, l'ho rifiutato fino alla morte, lo disprezzavo, volevo che sparisse... Sono confusa... E... No, non posso pro-»

Beth le schizzò dell'acqua in viso e la fece tacere tra le risate delle altre; poi, dolcemente, le disse: «Rebecca! Non vorrai farci credere che quel normanno non ti piaccia!»

«Beth dice così perché ci siamo accorte tutte che non lo guardi più come lo guardavi all'inizio; e poi rimani vicino a lui sempre più volentieri» disse Marian.

«Non aver paura, Rebecca: se vi volete bene, cosa potrebbe andare storto?» concluse Edith.

Rebecca non parlò più. Lavò i propri panni e mosse qualche passo in acqua, poi chiese se fosse l'ora di tornare al villaggio e si fece accompagnare indietro. Si chiuse nella capanna e vi rimase fino all'ora di cena. Chi si avvicinò alla capanna poté riferire di averla sentita pregare ad alta voce e, talvolta, piangere.

Anche Bois-Guilbert l'aveva vista tornare, ma aveva capito che qualcosa l'aveva turbata ed aveva evitato di disturbarla. Marian intanto aveva parlato a Robin, confidandogli le speranze, i sospetti e i timori che covava nel cuore. Più tardi, all'occasione propizia Robin raggiunse Bois-Guilbert e lo invitò a seguirlo nella foresta.

«Voglio parlarti di Rebecca» gli confessò, quando furono abbastanza lontani perché nessuno sentisse.

«Voglio dirti che, secondo Marian, potrebbe essere il momento giusto– continuò – Dovresti farti avanti, Brian; dovresti affrontare le sue incertezze e distruggere quel pregiudizio che ha per cui un matrimonio tra voi non potrebbe sussistere»

«Robin – ribatté cupamente – Tu non immagini quante volte io mi sia messo in gioco per conquistarla; se ancora mi resiste, lo fa certamente perché ha altro per la testa. Ho paura di peggiorare le cose; preferirei che mi desse qualche buon segno prima di rischiare l'ultima possibilità che ho»

Robin sorrise: «A me sembra molto combattuta; ma dopotutto è una fanciulla e molto giovane, per giunta. Chissà quali sogni nutriva per il proprio avvenire: anche Marian inizialmente ha dovuto sacrificare molte speranze, ma il nostro legame è diventato sempre più forte e quelli che sembravano sacrifici furono in realtà liberazioni... E non ci conoscevamo neppure prima che decidessi di diventare un fuorilegge. Decidessi! Senti come parlo: chi sceglierebbe di essere un fuorilegge? Ci hanno costretti ad esserlo, o sbaglio?»

Bois-Guilbert annuì distratto da altre preoccupazioni.

«Prova una di queste sere, magari stasera stessa»

Bois-Guilbert prese un gran respiro e lo guardò per la prima volta da che si erano avviati nel bosco. Abbozzò un sorriso, ma sul suo volto era dipinta la disillusione. Robin gli diede una pacca sulla schiena e fece segno di tornare. Avevano appena imboccato il sentiero del ritorno, quando Robin cambiò nuovamente direzione portandosi dietro l'altro.

«Sei tu che non immagini nemmeno quanto io ti capisca, Brian – gli disse, facendogli eco – Anche io nutrivo ben poche speranze, all'inizio»

«Cosa vuoi dire?» domandò incuriosito.

«Marian è normanna, come te» rispose, guardando lontano tra le querce.

«Normanna?!» esclamò Bois-Guilbert, senza aggiungere altro. Robin annuì e sospirò: «Non l'avresti mai detto, vero? Ed era anche fidanzata a un altro uomo...» aggiunse, con un tono a metà tra l'imbarazzato e il compiaciuto.

«A un normanno, suppongo»

«Uno dei peggiori... Senza offesa»

Bois-Guilbert sorrise amaramente, e ribatté: «Ma lei amava te e tu l'hai avuta...»

«Non credere che sia stato così facile come dirlo! – saltò su Robin, tagliando l'aria con un rapido gesto – Prima lei scappò travestendosi da ragazzo, poi si associò alla mia banda mentendo sulla sua identità. E poi, quando scoprii chi era in realtà... non perdemmo tempo»

Una breve pausa, poi riprese: «Solo che la scovarono e la obbligarono a sposarsi immediatamente. E allora cosa potevo fare io? Potevo forse lasciarla in moglie a un altro uomo dopo che era stata mia? Certo che no! E allora prendemmo d'assalto Nottingham e la strappai dall'altare con queste braccia. La sera eravamo marito e moglie grazie al nostro Tuck... E poco tempo dopo si tenne il torneo di Ashby...»

Robin tornò a guardare il normanno; aveva ancora l'aria cupa, il volto chino e gli occhi penetranti. Le sue parole non sembravano aver sortito alcun effetto positivo; il fuorilegge continuò a parlargli francamente: «Se funziona tra un sassone e una normanna, cosa dovrebbe andare storto tra un normanno e un'ebrea?»

«Che l'ebrea non ha intenzione di dar retta al normanno» constatò lui.

Robin scosse il capo: «Lei ti dà retta! Più di quanto vorrebbe. Le donne hanno occhi troppo attenti per lasciarsi scappare certi dettagli; e da quando Marian me l'ha fatto notare, ti assicuro, vedo che Rebecca tende ogni giorno di più verso di te»

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