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Capitolo IV



La ripresa di Brian de Bois-Guilbert fu rapida: dopo una settimana volle alzarsi in piedi e, aiutato da una gruccia, mosse i primi passi. Il dolore al fianco lo tormentava ancora, ma il suo corpo era forte e temprato dalle battaglie di Palestina. Rebecca fu un medico impeccabile ma distaccato, consapevole della propria superiorità nel nuovo rapporto che si era instaurato tra loro. Non aveva più nulla da temere dall'antico nemico: era debole e dipendeva per la maggior parte dalle sue cure e dai suoi rimedi. E mai, di fronte alle sue attenzioni, aveva proferito la parola maledetta, "stregoneria". Sembrava bandita dal loro presente e dal loro futuro, come se con il risveglio si fosse aperto un nuovo capitolo. E, facendosi per lo più assistere da Nathan, Rebecca impediva al Templare qualsiasi tentativo di ritorno al corteggiamento. Bois-Guilbert, nonostante ciò, non abbandonava le speranze, soprattutto dopo una tale prova di devozione, e spiegava il comportamento scostante di lei con la presenza del padre e dell'altro ebreo, i quali non avrebbero approvato il loro amore. Cercava quindi di parlarle viso a viso, nei rari momenti in cui rimanevano soli. Come un giorno sereno ormai alla fine della seconda settimana di convalescenza. Per un caso fortuito rimasero nel giardino senza compagnia di servi o di altri pazienti, ed essendo Nathan impegnato in casa e Isaac fuori, si prospettavano le circostanze perfette per un dialogo a cuore aperto.

«Rebecca – cominciò Bois-Guilbert, sottovoce – Perché ti prendi cura di me con tanta premura, se poi non mi dedichi né uno sguardo né una parola dolce?»

Rebecca aspettò a rispondere; gli dava le spalle e, dopo quella domanda, non aveva intenzione di voltarsi verso di lui. Perciò finse di essere intenta a guardare una pianta di rose che cominciava a mandare le gemme e parlò solo quando ebbe chiaro cosa voleva dire: «Vi sbagliate: io metto in pratica ciò che mi è stato insegnato; Miriam mi ha raccomandato di non entrare in confidenza con i pazienti». Mentre parlava, considerava quanto questo insegnamento non fosse valso nei confronti di Ivanhoe al castello di Torquilstone e quale magra lezione avesse appreso da ciò. Questo le diede sicurezza e rinnovò l'ostilità che provava per lui.

Brian de Bois-Guilbert si lasciò cadere contro lo schienale dello scranno su cui sedeva, con un sorriso tradito sulle labbra: «Credevo che tra noi ci fosse già una confidenza, almeno da parte mia. E tuttora la rifiuti?»

Rebecca avrebbe voluto voltarsi, questa volta, ma si trattenne: «La confidenza che avete avuto con me è stata cancellata dal mio perdono. Quando vi ho perdonato, ho ritenuto che quanto fosse accaduto prima, buono o cattivo che fosse, non avesse più valore»

Il Templare si scosse a quelle fredde parole e si issò a fatica sulle gambe, aiutato dalla gruccia. Lei sentì che si stava avvicinando e non si mosse.

«Rebecca – disse, ed ella capì che si trovava proprio dietro di lei – Se non quello che era accaduto prima, quello che è accaduto dopo deve muovere in te qualcosa nei miei confronti!»

«Certo, non sono un essere insensibile – ribatté, voltandosi finalmente e atteggiandosi nella posa più austera che conoscesse – Vi porto la mia gratitudine per avermi salvato la vita; ma il vostro coraggio, lo stesso coraggio che vi ha spinto più volte contro altri uomini, non avrà su di me l'effetto che vi aspettate. Io non sono una donna sassone, né una donna normanna: alle mie orecchie il suono della guerra genera solo paura»

Bois-Guilbert si avvicinò ancora barcollando: tra loro rimaneva forse una spanna di spazio e lui, benché ferito e dolorante, sovrastava la fanciulla che era costretta a guardare in su per sostenere il suo sguardo.

«Allora, in nome di quanto ti è più caro, dimmi cosa dovrei fare per conquistare qualcosa di più di una fredda gratitudine, una gratitudine che anche gli esseri privi di ragione possono dimostrare a chi salva loro la vita»

Rebecca non distolse lo sguardo dagli occhi azzurri e disse, scandendo lentamente i termini dell'accordo: «Finché vivrete qui non dovrete più rivolgermi appelli disperati come questo; quando sarete in grado di cavalcare, allora potrete partire. Mio padre ed io non partiremo prima che voi possiate fare lo stesso; ma da quel momento, spero, le nostre strade non dovranno più incrociarsi»

«Parli come se avessi una pietra al posto del cuore!» esclamò Bois-Guilbert e, faticosamente, tornò a sedere sullo scranno con un lungo sospiro denso di sofferenza.

«Parlo all'uomo che mi ha condotto alle soglie della morte per la sua passione peccaminosa e che nonostante quanto sia accaduto continua a propugnare questa sua passione»

«Smentisci le tue stesse parole, come temevo: hai dimenticato, ma solo ciò che avrebbe potuto aprire i tuoi occhi riguardo a me! Ho riconosciuto le mie azioni ed ero disposto a morire affinché tu vivessi. Quando ti ho lasciato l'ultima volta, quando ti ho chiesto perdono, davvero non hai capito che la scelta era stata fatta? Non hai capito che quando hai rifiutato di scappare con me o di rinunciare alla tua fede per salvarti, io ti stavo già sacrificando la mia vita?»

Rebecca ristette. Era decisa a non mostrare la minima possibilità di ripensamento, ma di fronte all'evidenza fece fatica a trovare una risposta appropriata.

«Vi state stancando troppo...» bisbigliò, avvicinandosi. Ma lui la interruppe proseguendo: «Tu non conosci la mia storia e, se è per questo, nemmeno io conosco la tua. So solo che il mio cuore era lacerato da tanti anni, eppure dopo averti conosciuta ho percepito la differenza»

«Signore, vi prego, non ostinatevi...» singhiozzò.

«Se non posso essere tuo nel modo in cui avrei desiderato, ebbene, io mi dichiaro tuo schiavo. Tuo e solo tuo! Quest'esperienza ti ha insegnato quali pericoli può correre una bella fanciulla ebrea quale tu sei. Io, tuo schiavo, mi prenderò cura della tua sicurezza dovunque vorrai andare. Sono disposto a sottopormi a qualsiasi calvario pur di rimanere accanto a te, l'unica persona che possa sollevare il mio cuore dall'affanno del passato». Detto ciò, come a sancire la sacralità di quelle parole, il Templare batté un pugno sul bracciolo di legno. I suoi occhi erano tanto infiammati che Rebecca non resse: d'un colpo, la sua forza d'animo fu spazzata via. Non riuscì a resistere e si avviò a passo spedito per tornare in casa. Anche Bois-Guilbert si rialzò, forse con l'intenzione di seguirla. Lei scappò velocemente e andò nella nuova camera che Nathan le aveva assegnato. La gruccia colpiva ritmicamente il pavimento, ma invece che avvicinarsi si allontanava: il Templare si stava dirigendo alla propria stanza. Non aveva intenzione di insistere.

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