Ventitreesimo capitolo
"E questo cosa significa?"ripeto.
Louis non sembra voler rispondere alla mia domanda,anche se non accenna a spostarsi.
La sua faccia si trova di fronte alla mia, mentre la sua mano sinistra é posizionata sulla mia guancia.
E lui mi fissa con sguardo assente.
Poi all'improvviso sembra risvegliarsi dal suo stato di trance, visto che i suoi occhi diventano improvvisamente lucidi.La stanza é buia, ma riesco comunque a vederlo mentre si avvicina a me.
Non so che fare.
Vorrei liberarmi e scappare, perchè mi trovo estremamente a disagio e perchè so già che quello che Louis sta per compiere é sbagliato.
Ma c'é quella parte estremamente imprudente della mia coscienza che mi dice di chiudere gli occhi e lasciarmi andare.
E poi c'é quel nodo all'altezza del cuore che testimonia la mia paura.
Ho paura di Louis?
Può darsi.D'altronde sembra dimostrarsi gentile solo con me.Con gli altri é...tollerante.
"Questa cosa non significa? "si decide a rispondere ,solo quando é ad un millimetro da me.Spalanco gli occhi.
Lo sta per fare lo sta per fare lo sta per fare.
Non sto bene.
Stringo la coperta tra le dita, mentre lui mi prende delicatamente il mento per alzarmelo.
A quel punto inizio a piangere.
Lui se ne accorge e si allontana, però rimane comunque seduto sul ciglio del mio materasso.E sembra deluso.
Io gli do le spalle e premo la faccia sul cuscino.
Che stava per fare?
É il mio terapista. Non può.
Non può farlo.
E a te non potrebbe piacere, quindi? É proibito?
No? O sì?
Non lo so,non mi sono mai posto questa domanda.
É giusto ostacolare l'amore di qualcuno?
"Harry?"Louis si decide a parlare.
Non rispondo, sono troppo scioccato. E ho paura.
"Harry, tutto bene?"mi scuote.Ma quando capisce che non gli risponderò mai, mi gira verso di lui.Non voglio vederlo.
"Io, scusa.Io pensavo..."inizia.
"Cos'era quello?"chiedo.O, almeno,sussurro, visto che sono scosso da continui singhiozzi.Credo anche di star tremando.
"Io non-"
"Tu non puoi, Cristo"sussurro.
Vorrei urlarlo, in realtà, ma ho paura delle conseguenze a cui questo potrebbe portare.
"Tu sei il mio terapista, nonpuoinonpuoinonpuoi"continuo. Sembra che stia parlando da solo,anche se percepisco la presenza costante di Louis accanto a me.
Lui mi prende per le spalle e mi domanda"Hai paura di me?".
"Non lo so".
Allora Louis mi circonda con le sue braccia e sprofonda la sua faccia nell'incavo del mio collo.Io non ricambio il suo abbraccio, sono così scosso dagli ultimi eventi.E poi la sua vicinanza mi rende troppo instabile.
"Harry, io non ti farei mai del male"sussurra sulla mia pelle"non devi avere paura di me.Quello che é successo oggi é accaduto perchè...ero arrabbiato.Ma non con te.Per te.
E poi non mi va giù Zayn"
Io deglutisco, poi prendo un lembo della sua maglietta e lo stringo tra le mie mani.
"E il bacio?"
"Mi sentivo in colpa. Pensavo fossi addormentato.Volevo che ti calmassi, prima di dirti cosa ho scoperto oggi.Ma tu eri sveglio e te ne sei accorto ed ero preoccupato"
Queste parole mi fanno sentire in colpa, per aver dubitato di lui e tutto il resto.
Ma io non intendevo quel bacio.
"E quello che hai fatto dopo?"non so neanche da dove prendere il coraggio di domandargli queste cose.
"Non so,credo di essere stato preso dalla situazione".
Oh.
Posso sentire chiaramente il mio cuore dividersi in due.Ma cosa mi aspettavo,d'altronde?
"E scusami, per quello, avevi ragione.Sono solo il tuo terapista"
Così alza la testa e mi sorride.Io lo guardo e annuisco, trattenendo la mia voglia di baciarlo.
Non come mio terapista, ma come persona.
Lui si alza e io lascio di conseguenza la sua maglietta, che ora risulta leggermente spiegazzata.
"Ora vai a dormire, domani parleremo e chiariremo".
"Sì, buona notte"sussurro.
Mi rintano nuovamente nelle coperte, pensando a quanto Cupido sia sconsiderato nel lanciare le proprie frecce.
***
La mattina dopo mi alzo verso le sei, sorprendendomi di me stesso.Di solito poltrisco fino alle undici, tanto mia madre e mio padre non mi dicono niente.
Mi butto giù dal letto, poi vado in bagno a liberare la mia vescica.Torno in camera e nel fare questo mi affaccio da sopra le scale.
Il salone è ancora buio e così anche la cucina e l'ingresso.
Probabilmente sono l'unico sveglio in questo momento.
Approfitto del tempo accumulato per prendere il computer e vedere qualche lezione online, notando che una nuova insegnante ha preso il posto del signore anziano.Beh, evidentemente é morto o ha detto addio a questo lavoro noioso.
Dopo aver preso qualche pagina di appunti, sento lo stomaco brontolare rumorosamente. Sospirando spengo il computer, poi lancio la penna sulla scrivania ed esco dalla stanza.
Sento subito dei rumori provenienti dalla cucina, tra cui compare qualche imprecazione.
Dunque mi affretto a scendere, per vedere quel povero malcapitato alle prese con i fornelli.
Appena varco la porta della cucina noto subito la macchia di uovo sul pavimento e poi delle impronte di farina intorno al tavolo.Una figura é piegata sui fornelli, evidentemente cercando di accenderli.
"Datti all'ippica"dico ridacchiando, mentre mi siedo su uno sgabello per guardare un concentrato Louis all'opera.
"Harold, se mi aiutassi invece di guardarmi il culo sarebbe già più utile, che ne dici?"
Arrossisco, prima di scendere dalla sedia e avvicinarmi a lui.
"Non ti stavo guardando il culo"sussurro
"Dicono tutti così"risponde lui.
"Sì, ma io non sono tutti.Che stai cercando di cucinare, comunque? "
Lui si gira verso di me e arriccia il naso sporco di farina.
"Una cioccolata calda"
"Con la farina e le uova? Sei sicuro che non fosse una torta?"
Lui alza le spalle e mi passa il cellulare, su cui é aperta una finestra di internet.
Leggo il contenuto della ricetta e aggrotto le sopracciglia.
"Questo coso é sbagliato"gli lancio il cellulare"lascia fare a me".
Così inizio a prendere i vari ingredienti dagli scaffali,cercando di fare mente locale tra le ricette che mia nonna mi ha inculcato in testa quando ero piccolo.E' proprio grazie ai suoi consigli che so cucinare;certo,non sono un cuoco provetto,ma qualche cosa la so fare.
Inizio a mescolare tutti gli ingredienti mentre il ragazzo accanto a me mi guarda incuriosito.
"Ventidue anni e non sai nemmeno cucinare una cioccolata..."
Lui mi trafigge con uno sguardo,prima di prendere un pugno di farina e buttarmela sui capelli.Mi giro verso di lui e urlo"Ma sei pazzo?!"
Scuote la testa,prima di prendere dell'acqua e versarmela in testa.Io non penso nemmeno per un attimo a scansarmi,anche perchè sono troppo scioccato e divertito dalla sua faccia soddisfatta.
"Ora ti impasto i capelli"dice,avvicinandosi a me e allungando le mani"e poi avremo un bellissimo esemplare di Harold con una pagnotta in testa"annuisce,convinto delle sue parole.
Così poggia le mani sui miei capelli e inizia a impastare.Lo lascio fare per un attimo,prima di prendere la confezione del latte e svuotarla sulla sua testa.
"Ora sei pronto per essere bevuto"gli faccio un occhiolino e scanso le sue mani.
"E la cioccolata fattela da sola"
Lui mi guarda,grondante di latte e con una faccia sconvolta.
"Ma hai usato tutto il latte..."
"Esci e compralo"alzo le spalle"ora devo salire per lavarmi,evita di bruciare la cucina"
"No,aspetta!"mi raggiunge e mi sorride-ormai il latte ha formato una pozza ai suoi piedi e,okay,spero solo che mia madre non pensi male-.
Lo guardo dubbioso,ma poi lui prende una ciocca dei miei capelli"Non lavarti!".
Io lo guardo ancora più dubbioso"E perchè...?"
Louis alza le spalle,prima di depositarmi un bacio tra i ricci,non curandosi della farina e dell'acqua.
"Sei più carino così"risponde quindi,rivolgendmi una linguaccia sotto dei ridicoli baffi di farina.
Io arrossisco e abbasso lo sguardo.Odio l'effetto che mi fa e odio che sia così carino anche mentre mi prende in giro.E che riesca a controllarmi così facilmente.
Ma nello stesso tempo adoro tutto questo.
"Ora vai a lavarti,poi scendi giù che devo dirti una cosa importante!"mi da un pacca di incitamento.Io corro via all'istante,troppo preoccupato per la salute delle mie guance.
Andranno sicuramente a fuoco se continuiamo così...
Mi faccio velocemente una doccia,passandomi il bagnoschiuma sul corpo e togliendomi i residui di farina dai capelli.Comunque,dopo venti minuti di lotta con quella pasta molliccia,i miei ricci sono passati ad uno stato decente.Mi infilo un accappatoio e mi asciugo le mani,prima di prendere un asciugamano e strofinarmi i capelli.Subito dopo mi vesto con una tuta,prima di correre giù dalle scale per raggiungere Louis.
Lui mi guarda divertito,mentre con la velocità di un razzo mi butto sul divano,accanto a lui.
"Avevi un po' di fretta,per caso?"dice,punzecchiandomi lo stomaco con le dita.
Mi scanso e scuoto la testa"No,perchè?"
"Mi sembrava così"alza le spalle.Noto solo adesso che si è cambiato e probabilmente anche lavato,visto che non c'è più nessuna traccia di latte a macchiare i suoi vestiti e la sua faccia.
Incrocio le gambe sul cuscino,girandomi verso di lui.Louis mi imita,poggiando la rivista che stava precedentemente leggendo sul tavolino da caffè.
"Allora,di cosa dovevi parlarmi?"gli chiedo.
Lui si incupisce un attimo,prima di dettarmi qualche regola"Ieri ho scoperto delle cose.Però devi promettermi che tacerai mentre te le racconterò.Le domande le puoi fare dopo o adesso,anche se credo non ce ne siano ancora.Tutto chiaro?"
Roteo gli occhi"Non sono un bambino.Comunque una domanda c'è"lui mi guarda sorpreso,ma annuisce comunque"anche se non credo c'entri con quello che mi dirai,ma...".
Lui mi poggia una mano sulla spalla"Chiedi pure".Per una volta non arrossisco,anzi,quel gesto mi fa acquisire più sicurezza.
"Chi era la persona con cui stavi parlando ieri?"
Louis toglie la mano come scottato,poi spalanca gli occhi.Beh,evidentemente è sorpreso.
In realtà lo sono anche io, dato che non pensavo di avere le palle per porre domande del genere.
Dirigo il mio sguardo verso il volto del liscio,che invece sta guardando il cuscino del divano,sfiorandone il tessuto.Deglutisco,rendendomi conto di averlo messo a disagio.Così poggio una mano sulla sua e lo rassicuro"S-se non me lo vuoi dire non f-fa niente".
Tentativo fallito,Harry.
Lui si morde il labbro e alza lo sguardo.Noto che la sua espressione è seria,quasi sofferente.
"No,va bene"sospira"E' l'amica di cui ti ho parlato tempo fa".
Penso di sapere a chi si riferisce.La ragazza con cui aveva litigato e per cui era depresso.
"Oh.Okay"tolgo la mano e la poggio sul mio grembo"allora,cosa dovevi dirmi?"
Louis si passa una mano fra i capelli,poi mi rivolge un sorriso gracile.In questo momento tutto di lui sembra fragile,minuto.Bisognoso di protezione.Penso che verrebbe a tutti la voglia di abbracciarlo.
"Ieri sono andato nel tuo liceo e ho chiesto in giro cosa è successo esattamente quel giorno.Penso che girino diverse leggende.Un ragazzo mi ha addirittura detto che avevi deciso di affogarti in bagno.Ma non è questo il punto,comunque.Ho capito che nessuno sa esattamente quello che è successo e questo mi è sembrato abbastanza sospetto,dato che pensavo che Stan avesse detto tutto a tutti"
Si prende una pausa,poi inizia a guardarmi negli occhi.
"Io so cosa è successo,naturalmente,e da quanto ho capito tu non ti ricordi tutto.Mi hanno detto che è stato lo shock e probabilmente è così.Sto provando a collegare i pezzi per capire la dinamica dell'accaduto".
Sospiro,scuotendo la testa"E' accaduto che,essendo un ipocrita,volevo solo buttarmi da un ponte e basta.Non c'è da sapere di più,Louis.E' successo questo e basta.Ho cercato di uccidermi.Non ci sono giustificazioni e scappatoie".
Lui sorride brevemente.
"Non sto cercando scappatoie.Sto solo cercando di saperne di più.E sai cos'ho scoperto?"mi chiede.
Naturalmente non lo so,perciò continuo a guardarlo,senza dargli una risposta.
"Beh,Stan quel giorno non era a scuola"
"E quindi?"
"E quindi,perchè avrebbe dovuto assentarsi lo stesso giorno in cui tu hai provato a farla finita?"
Io certe volte mi sento a disagio scrivendo i capitoli.
Perchè parlo in prima persona.
E quindi niente.
CHE NE PENSATE DI TUTTO CIO'?
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