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I. Sopravvivenza

Chiunque abbia detto che il tempo aiuta a guarire le ferite, non ha capito nulla, ha detto soltanto delle falsità.

È come buttare sale su una ferita che non vuole saperne di chiudersi, per quanto uno ci provi, non ci riesce.

I ricordi stanno sempre lì in agguato, promemoria costante di tutto il tuo dolore, è come una pugnalata, ogni ricordo, ogni istante, in cui mi soffermo a pensare ad Anakin, è una tortura.

I primi mesi passano, ma è come se non fosse passato neanche un giorno,  sempre più presente, sempre più atroce.

Il consiglio che mi ha dato Bail, andare a trovarlo su Alderaan per vedere Leia o anche solo andare a trovare la mia famiglia, avrebbe anche potuto essere buono, se solo non pensassero che io sia morta.

Avrei potuto scegliere qualsiasi altro luogo per il mio esilio, invece ho scelto l'unico luogo in cui io sia mai stata davvero felice.

Sono consapevole che stabilirsi a Varykino sia stato un atto di puro masochismo da parte mia, questa casa è piena di ricordi, per quanto sia stata la via più facile, è anche la più dolorosa.

È stato in questa casa che è cresciuto il mio amore per Anakin, è qui che ho ogni singolo ricordo felice legato alla mia famiglia.

Ora che tutto è cambiato, che tutto è diverso, fa male da morire, non posso fare altro che ricacciare indietro tutto il dolore che sento.

In questo lasso di tempo ho cercato di mantenere un profilo basso, non volendo dare nell'occhio, ma sono quella che sono, in alcuni casi non ho potuto fare a meno di intervenire.

La compassione è sia un dono che una maledizione, in tempi come questi poi è una condanna a morte certa.

La compassione è come una seconda pelle, soprattutto se sei un Jedi, aveva ragione Anakin quando diceva che i Jedi sono fatti per amare.

Amare il prossimo più che se stessi, è stata la loro rovina, i Sith lo sanno e stanno approfittato di questo.

Vedere Naboo, sotto scacco imperiale è qualcosa che non avrei voluto vedere, se mi avessero detto che Sheev Palpatine avesse fatto una cosa simile non ci avrei creduto.

Quando ho visto il vessillo Imperiale sul Palazzo della Regina a Theed, è stato quello a farmi capire che Naboo, era irrimediabilmente perduto.

Ho saputo che un cecchino, ha ucciso la Regina Apailana durante un evento in pieno giorno, un colpo dritto in testa senza possibilità di salvezza.

La sua sola colpa è stata di aver aiutato alcuni Jedi a sfuggire alla Purga orchestrata dall'impero.

Quella notizia è stata straziante, ho conosciuto Apailana, non si meritava quella fine ha fatto ciò che riteneva giusto.

Ha fatto ciò che avrei fatto io.

Ma sono anche rattristata, perché vuol dire che l'impero da adesso in poi avrà il potere nelle sue mani, la prossima Regina che verrà non sarà nient'altro che un fantoccio.

Mi sono battuta tanto per Naboo sia come Regina che come Senatrice, sapere che tutto ciò che ho fatto è stato vanificato da Palpatine, è frustrante.

Ho l'istinto di passarmi le dita tra i capelli, ma non posso farlo, in un momento di rabbia, misto a dolore e sconforto, ho tagliato i capelli così corti che sembrano rasati.

Non ho superato il lutto, non ci riesco, come non sono riuscita a superare la separazione dai gemelli, mi sono ritrovata nella stessa situazione che ho avuto quando sono nati i gemelli.

Soltanto che in questo caso ero da sola, non c'era Obi Wan a trattenermi, non ho avuto nessuno che mi abbia fermato, che mi abbia fatto capire quanto fosse stupido un gesto simile.

Sconfortata senza più nessun appiglio, convinta che fosse davvero la via più rapida per raggiungere Anakin, oltre che dimenticare tutto ciò che avevo appena vissuto.

Volevo dimenticare tutto il dolore.

Volevo dimenticare tutto.

Volevo dimenticare.

Volevo che il freddo abbraccio della morte, scendesse su di me, per stare al fianco del mio amato Anakin.

È stato egoistico da parte mia, ma in quel preciso momento, mi sembrava di non avere nient'altro al quale aggrapparmi per farmi tornare la voglia di vivere.

Quella stessa voglia di vivere che Obi Wan aveva instillato in me, se ne era andata, sparita insieme ai miei bambini, vederli che venivano portare via e non poter fare nulla al riguardo, mi aveva devastato.

Osservo il sangue che cola lungo il braccio, quella incisione obliqua che in apparenza non sembra così profonda, ma lo è abbastanza per far colare il sangue lungo il braccio.

La pozza di sangue che si forma ai miei piedi, quel tanto che basta per farmi vedere Anakin, ma è contrariato da ciò che sto facendo.

-Lo faccio per te- sussurro con un sorriso, cerco di accarezzargli il viso, ma trovo soltanto il vuoto.

Quello stesso vuoto incolmabile che sento dentro di me, è come se da quel giorno, fossi morta anche io un poco alla volta.

-No, lo fai per te stessa, è più facile morire che affrontare la realtà dei fatti, questa non sei tu-

Quelle parole, sono uno schiaffo in faccia alla realtà ma servono anche per farmi tornare lucida, per rendermi conto di ciò che ho fatto, la consapevolezza di ciò mi piomba addosso come un macigno.

Le dita stringono la lama, il sangue che continua a colare sia dal braccio e dalla la lama, mollo di colpo la presa.

Tremo, non so se è per il freddo o per per il dolore che provo, un urlo mi fuoriesce dalle labbra, crollo sulle ginocchia, scoppiando a piangere.

Ho appena toccato il fondo del baratro nel quale sono caduta da quando Anakin è morto, non può andare peggio di così.

Tutto ciò che ho dentro, tutto ciò che ho soppresso, tutto il dolore sgorga da quelle lacrime persino io sono umana, e vado in pezzi.

È il promemoria indelebile di quel gesto, una cicatrice tutt'altro che sottile, che percorre quasi tutto il braccio, il medi-droide si è offerto di farmi tornare il braccio come nuovo.

Ho voluto che mi lasciasse la cicatrice.

Volevo che ogni volta che posavo gli occhi sul braccio, avere inciso sulla pelle il promemoria, per non toccare di nuovo il fondo.

Da quell'infausto giorno, sono passati due lunghi, complicati e tormentati anni, ma non è cambiato nulla.

Sono ancora qui a nascondermi, ed evitare di essere vista in giro, ad evitare gli Imperiali come la peste.

Mentre sono ancora qui che cerco di guarire le mie ferite psico-fisiche, Palpatine ha fatto prosperare il suo Impero Galattico sulla pelle, sul sangue e sul dolore dei sistemi che gli sono apertamente contrari.

Ha reso i Jedi il nemico pubblico del suo Impero, alla stregua in cui Sith e Separatisti lo erano della Repubblica, non che ora i Separatisti se la passino meglio.

Con Palpatine al potere è pure peggio per loro, perché o sei con l'Impero o sei contro.

Palpatine con l'aiuto del Conte Dooku ha raggirato entrambe le parti, se ci penso non riesco a non arrabbiarmi, avremmo dovuto capirlo.

Io avrei dovuto capirlo.

Ho faticato nel staccarmi dalla figura ingombrante di Sheev Palpatine, tutti si erano convinti che essendo entrambi di Naboo, le nostre figure fossero inscindibili.

Ho sempre cercato di non dare troppo peso alle voci, ma quando una vipera in Senato ha iniziato a farne girare una su di me, questa in particolare mi ha dato fastidio, io mi sono impegnata duramente per arrivare dove sono.

Sentire che sono arrivata dove sono, perché sono entrata nelle grazie di Palpatine, è stato frustrante.

All'epoca Anakin era partito per l'Orlo Esterno, non ha mai saputo di questa voce, sono certa che avrebbe preteso la testa del calunniatore su un piatto d'argento.

Pensare ad Anakin fa male, ma non voglio credere che l'unica cosa che possa aiutarmi ad allievare il dolore, sia non pensare più a lui.

E se Obi Wan si sbaglia? Se crede che sia morto, ma non lo è? Tutti sbagliano, persino i Jedi.

Magari su Mustafar trovo qualche indizio, anche se sono consapevole del fatto che ridarmi la speranza può solo peggiorare le cose se non lo è.

L'idea di mettere piede su Mustafar dove tutto è andato a rotoli, dove ho perso tutto, è un suicidio emotivo.

Pensare che possa essere vivo, mi angoscia perché so che Anakin rimarrebbe deluso da come ho affrontato il tutto, la sua morte, la separazione dai gemelli.

Ma basta quel pensiero per accendere una tenue speranza, quella stessa speranza alla quale ho cercato in tutti i modi di non aggrapparmici per il bene della mia salute mentale.

Non è rimasto quasi nulla della donna che sono stata, tutto ciò che ho di più caro mi è stato portato via, sono stata immobile troppo a lungo, è arrivato il momento di agire.

Una piccola parte di me, mi fa notare che se Anakin fosse stato al mio posto avrebbe provato a riprendersi i nostri figli, avrebbe fatto qualsiasi cosa per vendicarsi.

Vendicarsi non è da te.

Ho perso tutto, non ho più nulla da perdere, cosa mi rimane se non la vendetta?

Stringo le dita sul mantello, tiro il cappuccio sulla testa, un occhio mi cade sull'angolo della stanza dove si trova R2.

Quando Bail mi ha affidato R2-D2, non ho ancora avuto il coraggio di accendere l'astromecca, so quanto fosse legato ad Anakin dire al droide che è morto, sarebbe devastante.

Il traffico di Naboo è controllato, viaggiare con i mezzi pubblici è più sicuro di questi tempi, anche andare su Mustafar è rischioso.

Ho bisogno di una nave imperiale, è uno dei pochi mezzi che passano quasi del tutto inosservati.

Prenderla su Naboo è rischioso, prenderla su Coruscant è altrettanto rischioso, ma sarebbe una grande soddisfazione farla sotto al naso dell'impero e di Palpatine.

Il chiacchiericcio che c'è sulla navetta che fa rotta su Coruscant, mi urta i nervi, il mio umore stona con quello allegro che sento in giro per la nave.

Il mio umore è così cupo che in confronto Mace Windu era una persona allegra e gioviale.

Ad un certo punto mi sento osservata, una bambina che avrà sui quattro anni che mi scruta con un cipiglio che in un altro momento mi avrebbe fatto ridere.

È un soldo di cacio, ho l'impressione di averla già vista, anche se non riesco a capire dove, visto che sono due anni che sono costretta a fare la reclusa.

I capelli castani sono raccolti in due trecce, indossa un abito blu a fiori fucsia, non passa di certo inosservata.

-Perché sei triste?- quella domanda così diretta, ha il potere di spiazzarmi.

Sbatto un paio di volte gli occhi, mormorando un "non sono triste", chiedendole poi il perché mi abbia fatto proprio questa domanda.

La bambina si acciglia, come se non credesse a ciò che sto dicendo, mette su un espressione corruciata.

È sul punto di dire altro, ma la bambina viene interrotta io mi lascio andare ad un sospiro di sollievo.

I bambini nella loro schiettezza, sanno essere davvero tremendi fanno tante domande e sono quasi sempre la voce della verità.

-Pooja, lascia stare la signorina- la rimprovera la madre, lo fa quasi in maniera distratta.

Nel sentire quel nome, mi si gela il sangue nelle vene, afferro con due dita un lembo di stoffa del cappuccio per tirarmelo sugli occhi.

Con tutte le persone che potevo incontrare, proprio mia sorella e Pooja, mia nipote che non vedo da quando era nata, la Forza ha deciso di punirmi?

Pooja borbotta un "va bene, mamma" ma si distrae subito, quando vede passare un ragazzino con un gatto.

Sua madre non fa nemmeno in tempo a dire nulla, che Pooja si è già allontanata per inseguire il gatto.

-Voglio bene a mia figlia, però non sta un attimo ferma- borbotta osservando Pooja.

Il mio sguardo si posa su Pooja, per un attimo immagino Leia al suo.posto, il mio cuore diventa di piombo, quante cose mi sto perdendo per aver dato retta ad Obi Wan.

Non posso dare tutta la colpa ad Obi Wan, è anche colpa della mia codardia, se avessi avuto il coraggio di oppormi a tutto questo potrei veder crescere i miei figli.

Soltanto quando mi sento osservata, torno alla realtà, mi rendo conto che mia sorella mi sta osservando,

Le parole le muoiono in gola, il mio cappuccio si è spostato, quel tanto che basta per farmi riconoscere e sento "Padmè?" uscire dalle sue labbra.

-Si confonde con un'altra persona, io mi chiamo Sabè- mormoro, tutt'altro che convinta.

Mi alzo di scatto, proprio mentre viene annunciato il nostro arrivo su Coruscant, glielo leggo negli occhi che non mi crede e vuole sapere perché.

Non appena il portellone si apre, mi infilo tra la gente che scende, mia sorella prova a seguirmi, riesco a seminarla per il rotto della cuffia.

Non era così che avrei voluto andassero le cose, avrei voluto riunire la famiglia annunciare loro il mio matrimonio con Anakin.

Avrei voluto fossero messi al corrente di Luke e Leia, avrei voluto fare le cose come si deve, ma non posso.

Non più.

Mi sento tirare per una manica, abbasso gli occhi, mi ritrovo ad osservare Pooja.

-Non preoccuparti, zia Padmè, io so mantenere i segreti- sussurra Pooja.

Mi rivolge un sorriso, un pò sdentato, prima di allontanarsi saltellando per tornare da sua madre.

Vedo Pooja prendere per mano Sola, ed iniziare a trascinarlo via, la quale cerca di capire dove posso essere

Sono vicino ad una colonna, sono costretta ad appoggiarmi, la mia mano trema vistosamente, come se il mio stesso corpo abbia raggiunto il limite, il punto di non ritorno.

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