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3. The Godfather


In foto: Jules


Gli farò un'offerta che non potrà rifiutare. ( Il padrino)

Klimt se ne stava sdraiato sulle coperte intento a fissare il soffitto pieno di muffa, era indeciso se quella macchia assomigliava più ad una conchiglia o ad un cavalluccio marino. Il suono di passi pesanti nel pianerottolo interruppero le sue riflessioni, sapeva che si trattava di Jules e poco dopo lo vide entrare reggendo un pacchetto fra le mani. Il ragazzo non disse nulla, si limitò ad avanzare fino al piccolo tavolino e si lasciò cadere sulla sedia.

- Volevo solo essere gentile ... - cominciò a mormorare – tu avevi il cuore infranto e cosa c'è meglio di una torta? E volevo anche fare presto ...

Klimt fissò l'amico confuso- Jules? Ma che ti prende?

- Era una scorciatoia ... - continuò mentre lo sguardo diventava sempre più fisso e nel panico- una stupida scorciatoia e ora non ho più niente!

Il rosso si andò ad accomodare davanti a lui, sperando di mettere insieme più informazioni, sembrava già una pessima notizia.

- Jules... ti hanno ...

Ma prima che quello potesse parlare, il moro gli afferrò le braccia disperato - Hanno preso tutto! Il mio stipendio! Ero riuscito a farmelo dare in anticipo per pagare quel vecchio mostro e ora? Sono al verde!

Siamo al verde, lo corresse mentalmente il rosso, così è la vita.

- Ma forse ... - continuò subito dopo – oddio, mi dispiace così tanto chiederli a te ma ...

-Jules – lo fermò immediatamente Klimt – durante il turno di notte hanno rapinato il minimarket. Il signor Sahin non ha potuto pagarmi ...

Lo sguardo sconvolto di Jules divenne ancora più disperato – no, tu non dici sul serio ...

- Avrei chiesto i soldi a Nigel ... ma ovviamente

- Non ci credo, rapinato e tradito lo stesso giorno! – mormorò puntando gli occhi al cielo – ed io che ero l'unica speranza di entrambi ... ma certo, perché non rapinare anche me! Ma Dio non ce l'ha una dignità!?

- Vedrai che troveremo una soluzione – continuò Klimt con il solito tono calmo – forse vivremo per strada per un po' ma ce la caveremo, il signor Sahin ci farà dormire al minimarket nelle sere più fredde ne sono certo.

Così è la vita, tornò a pensare.

Dal canto suo, Jules fissava il suo amico come se fosse totalmente pazzo – no! – esclamò prendendosi la testa fra le mani – mi rifiuto di farlo, ci deve essere una soluzione!

- La scadenza è oggi! – gli ricordò il rosso – verrà a bussare a quella porta tra qualche ora e sai benissimo che fare il carino non ci salverà

- Invece dovrebbe, dannazione! – sentenziò disperato, poi lo sguardo gli si illuminò – Devo chiamare Simon, se verremo buttati fuori almeno lui potrà darci un tetto

Jules si portò subito il telefono all'orecchio mentre Klimt continuava a muoversi con la solita calma, aveva preso due forchette dal cassetto e si era nuovamente seduto al tavolo.

- Simon! Amico, mi devi aiutare – esclamò il moro – hanno rubato i soldi dell'affitto, sì, sì, che incubo ... io sto bene ma la scadenza era oggi e il proprietario ci butta fuori di casa ... io e Klimt possiamo stare da te? Il tempo di rimetterci in sesto ... - pausa, sguardo di terrore – Come??? E Non hai un doppione? – altra pausa, sguardo sconfitto – ok, amico. Sì, ti tengo aggiornato.

Klimt lo fissò, conoscendo già l'esito di quella conversazione.

- E' fuori città per il weekend, è già partito e ha con se le chiavi ... - mormorò amaramente.

A quel punto il rosso gli passò una forchetta – direi che possiamo mangiare la nostra ultima cena

Jules afferrò la forchetta indignato – se credi che io mi arrenda tanto facilmente ... - poi un lampo attraversò i suoi occhi – il cassetto dei risparmi!

Il moro si sollevò fiero mentre Klimt si godeva la scena mangiando la torta soffice, dal cassetto Jules estrasse una boccia con banconote stropicciate di vario taglio. Li contò ma il suo volto non recuperò colore, sfilò nuovamente al suo posto, ficcando un pezzo di torta in bocca.

- Quaranta dollari ... tutto quello che ho sono solo quaranta dollari – disse affranto.

- E io cinque, perfetto. Vedrai che andremo lontano con questi – commentò l'amico – possiamo vendere un po' della roba che non possiamo portare con noi. In strada si vive con poco

- Smettila! Non ci vado a dormire sotto un ponte! – continuò disperato - e non vendo proprio un cazzo! O forse dovrei iniziare a vendere il mio ...

- Meeeoow – proruppe una voce, il gatto rosso e rotondo balzò dentro l'appartamento dalla finestra.

- Ecco, vedi? – disse Jules incrociando le braccia -nemmeno Captain Kirk vuole diventare una gatto senza tetto

- Beh, allora sarà il caso che cominci a cagare biglietti da cento – commentò ironico Klimt.

Avrebbe deriso ancora Jules se entrambi non fossero rimasti ammutoliti da un suono. Passi stentati e un lieve strisciare provenivano dal corridoio del pianerottolo, entrambi i ragazzi conoscevano bene quella camminata.

Klimt sollevò un dito lentamente, portandolo sulla bocca, in un gesto molto eloquente rivolto ad un Jules già nel panico. Non fiatare, urlavano gli occhi verdi di Klimt mentre due bussate feroci per poco non buttarono giù la porta.

-EHI! – urlò la voce bassa e rauca del padrone di casa – voi lì dentro, sono qui per l'affitto!

I due ragazzi non si mossero, non un fiato, persino il gatto si era nascosto sotto le coperte, tutto taceva e questo innervosì parecchio l'uomo in corridoio.

- Tanto vi becco! Lo so che siete lì! Datemi i miei soldi – riprese a bussare un altro paio di volte.

Poi sembrò desistere e i due ragazzi sentirono i passi che lasciavano il pianerottolo.

- Dobbiamo evitarlo finchè non avremo i soldi! – esclamò Jules.

- Credi sul serio che potremo averli così presto? Ci starà addosso – gli ricordò Klimit – non ti daranno altri anticipi al locale, il mio stipendio è andato, persino quello stronzo con cui stavo è andato. 

Così è la vita, ormai era abituato a quello.

Poi pronunciò una frase parecchio dolorosa – se vuoi posso impegnare la mia macchina fotografica, al banco dei pegni mi faranno un buon prezzo, non so se basterà a pagare l'affitto ma magari ci farà guadagnare tempo

Quella frase gettò Jules nella disperazione – no! Klimt assolutamente no! Questo sudicio appartamento non metterà fine al tuo talento! Tutto questo si risolverà, ci serve solo ...

- Sfuggire al signor Torres per un mese – concluse il rosso con tono scettico – dai, aiutami con la spazzatura e poi andiamo a chiedere alla pizzeria di fronte se hanno bisogno di fattorini extra

Con la rassegnazione nel cuore Jules seguì l'amico fuori dall'appartamento, verso la strada. Entrambi i ragazzi si mossero in maniera circospetta, facendo attenzione che il proprietario non fosse nei paraggi. Gettarono via i sacchi e si voltarono, pronti ad elemosinare qualsiasi opportunità fosse disponibile ma dovettero smorzare quel minimo di entusiasmo che era rimasto.

Due occhi chiari e freddi li stavano fissando, un viso rugoso e contrito accompagnato da una postura minacciosa.

- Credete davvero di potermi sfuggire? – chiese il signor Torres con tono arrabbiato.

- Sfuggire? – rispose subito Jules fingendo stupore – perché mai dovremmo nasconderci?

- Forse perché mi dovete dei soldi! Datemi l'affitto! – riprese subito il vecchio sporgendo la mano con aria impaziente.

- Non ce lo abbiamo ... qui ... adesso – mormorò il moro a stento, cercando aiuto all'amico con lo sguardo.

- Perfetto, andiamo di sopra! – sbottò il vecchio avvicinandosi di un passo.

- Non ce lo abbiamo nemmeno di sopra – tagliò corto Klimt – non c'è e basta

- Non c'è?! -esclamò il proprietario con un guizzo di sadismo -se io non ho i miei soldi, voi non avrete la casa!

- Oh ma andiamo signor Torres – si intromise subito Jules – sa che siamo dei bravi ragazzi, abbiamo sempre pagato. Ci serve solo un po' più di tempo, sono certo che un uomo gentile e disponibile come lei può ...

- Risparmia queste stronzate, i soldi o ve ne andate! – insistette.

- Senti brutto stronzo, potresti anche concederci una proroga! Non abbiamo mai saltato un pagamento e non salteremo questo! – sbottò Klimt piazzandosi fra il vecchio e Jules.

Il moro fissò l'amico come se stesse ammirando Superman mentre l'aria del proprietario diventava sempre più cupa.

- Oh solo tempo, eh? – ripetè con tono duro.

- Oh sì, solo un po' di tempo e avrà tutto – riprese Jules con fare amichevole – sappiamo che è un brav'uomo, il miglior padrone di casa che si possa avere. Quell'appartamento è tutto per noi ... -

Le labbra del signor Torres si piegarono in un ghigno sadico, un gesto che fece trasalire entrambi i ragazzi.

- Molto bene, sapete che vi dico? Mi avete convinto – esordì bonario – vi darò una proroga.

La luce tornò a spendere nello sguardo di Jules mentre Klimt rimase serio, in attesa di sentire le drammatiche conseguenze dietro ad una frase del genere. Nessuno fa niente senza un motivo.

- La nuova scadenza è fissata per domani mattina alle dieci. Porterò con me la polizia, giusto per essere tranquilli, se non avrete i miei soldi almeno potranno aiutarvi a radunare i vostri stracci – disse e poi sospirò soddisfatto – hai proprio ragione ragazzo, sono un uomo davvero magnanimo.

Poi girò i tacchi e sparì dentro il palazzo, lasciando entrambi i ragazzi totalmente ammutoliti.

- Se non altro abbiamo una notte e mezza mattina per mettere insieme ottocento dollari, idee? - commentò Klimt nel tentativo di tirare su il morale di Jules che ormai stava sprofondando in un oblio senza fine.

- Non voglio dormire in una scatola di cartone dentro la metro ... - sibilò con gli occhi chiusi.

Così è la vita, si ripetè nuovamente Klimt fra sé, ma non lo disse al suo amico, cercò ansi di incoraggiarlo un'ultima volta.

- Vado alla pizzeria, vedo se qui intorno qualcuno ha bisogno di un fattorino. Hai ragione tu, sai? Possiamo farcela – disse Klimt dando una pacca sulla spalla di Jules.

Il volto dell'altro sbianco ancora leggermente, conscio di quanto l'amico stesse parlando unicamente per farlo felice, ma la realtà era ben chiara, ormai era tutto perduto.

Era assurdo notare quanto le cose si complicassero attimo dopo attimo, quanto una situazione potesse peggiorare senza che fosse possibile arrestare il corso delle vicende. Jules si ritrovò di nuovo a sospirare pesantemente, le sue mani tremavano per l'ansia e perfino reggere un vassoio vuoto stava diventando un problema. Aveva trascorso una notte insonne, arrovellandosi per trovare una soluzione che avrebbe impedito a lui e al suo coinquilino di finire in strada già quella sera. Aveva abbastanza denaro per affittare la camera di un motel, ma poi cosa sarebbe accaduto? Non si arriva lontano con quarantacinque dollari ... come avrebbero mangiato? Come potevano resistere un mese intero in quelle condizioni?

La strada non era un'opzione, il solo pensiero mandava Jules sull'orlo di una crisi di nervi. Eppure che opzioni aveva? Non poteva chiedere aiuto ai suoi genitori, loro erano stati chiari, Jules aveva deciso di perdere il suo tempo sognando una carriera poco pratica quando avrebbe potuto coprire un ruolo di spicco nell'azienda di famiglia ... quindi adesso era solo, volente o nolente non avrebbe ceduto alla disperazione mandando a puttane il suo orgoglio. C'era il suo libretto di risparmi ma se avesse preso quel denaro, i suoi genitori sarebbero venuti a saperlo immediatamente.

Che altro gli era rimasto se non un pizzico di amor proprio e voglia di dimostrare a tutti che poteva benissimo cavarsela da solo?

Ma poteva davvero cavarsela da solo in una situazione del genere?

- Jules, vuoi darti una mossa? Il tavolo quattro sta aspettando te da mezz'ora!

Il ragazzo si riscosse, aveva i crampi allo stomaco per l'agitazione e nessuna voglia di sorridere e mostrarsi cortese con la gente. Non era un attore così consumato da fingere allegria quando il suo mondo stava crollando intorno a lui.

 Il pomeriggio passò in fretta, Jules sapeva che Klimt stava già impacchettando i suoi pochi averi per prepararsi alla loro prima notte senza una fissa dimora. Quel pensiero per poco non lo fece piangere, doveva giocarsi il tutto per tutto.

- Fiona, posso parlarti un attimo?

La proprietaria alzò gli occhi dagli scontrini che stava controllando – Che ti prende? Oggi non sembri esserci con la testa.

Jules si stropicciò le mani – I-io ... ieri mentre tornavo a casa sono stato derubato. Hanno preso i soldi dello stipendio e non ho potuto pagare l'affitto di casa.

La donna interruppe quello che stava facendo – Mi dispiace, l'importante è che tu stia bene però.

- Sì, loro erano più interessati al denaro che a me ...

Non sapeva più come procedere, Fiona non sembrava intenzionata a proporsi come benefattrice.

- Il punto è che non ho dei risparmi al momento, ho preso un computer nuovo e ...

- Non puoi riportarlo indietro?

- No, lo sto pagando a rate, non posso proprio – un attimo di tentennamento. Il ragazzo capì che era tutto inutile – io mi chiedevo se potessi pagarmi il mese in anticipo. E' un emergenza, non te lo chiederei se non fosse estremamente necessario.

La donna scosse la testa, sembrava realmente dispiaciuta quando parlò – Jules, sai quanto costa l'affitto del locale? Anch'io ho delle tasse da pagare e il locale sta iniziando a fruttare soltanto adesso ... arrivo a stento a fine mese. Non hai degli amici a cui chiedere? Purtroppo non posso aiutarti. Al massimo posso provare a pagarti qualcosa la prossima settimana, non prima ...

- No, fa niente. Troverò un modo.

Ecco fatto, pensò il ragazzo, anche l'ultima delle sue speranze era andata in fumo. Raccattò il suo zaino in fretta e si preparò a lasciare il locale. Stava combattendo ancora una volta contro le lacrime che minacciavano di sopraffarlo quando andò a sbattere contro il petto di un uomo. Alzò gli occhi per ritrovarsi il viso familiare quanto perfetto di Blake.

- Ehi, dove vai così di fretta?

Se l'avesse beccato in un momento meno tragico, Jules sarebbe stato ben felice di fermarsi a flirtare con lui. Ma quella volta era diverso, stava piangendo ormai, per poco non rovesciò uno dei tavolini esterni nella sua corsa verso l'uscita.

- Ehi, aspetta un attimo ... va tutto bene?

Blake gli si parò davanti, le sue mani calde appoggiate sulle spalle scosse dai tremiti dell'altro. Quel peso era quasi confortevole. Jules si passò il braccio sul viso in fiamme, avrebbe fatto di tutto per evitare di sembrare ridicolo davanti a un uomo come quello, ma era troppo tardi. Le lacrime gli impedivano di mettere a fuoco il viso perfetto di Blake, forse era meglio così.

- Vuoi sederti un attimo e parlarne? Che c'è? Ti hanno licenziato?

L'altro scosse la testa, poi si lasciò sfuggire un sorriso amaro -M-molto peggio. I-io ... ho perso tutto, ho perso la casa ... s-stanotte Dio solo sa dove andrò a dormire.

Blake era confuso, guidò il ragazzo lontano dal locale e soltanto quando furono da soli tornò a parlare.

- In che senso? Ti hanno sfrattato?

- Stanotte. C-ci ha dato solo un giorno di tempo per trovare i soldi! Come avremmo potuto fare? Q-quel gran pezzo di merda ... in questa città n-non importa a nessuno di niente.

- Non solo in questa città, se ti può rincuorare è così in ogni parte del mondo – commentò l'altro.

- No, non mi rincuora – bofonchiò Jules, sempre più rosso di vergogna – a-adesso devo tornare a casa e mettermi ad impacchettare tutto, se non ti dispiace.

Quel pensiero terribile gli provocò una nuova lunga serie di singhiozzi che lo costrinsero a piegarsi in due. Era spaventoso, stava dando un terribile spettacolo di sé stesso, ma che gli importava? A quel punto aveva perso davvero ogni cosa.

Incredibilmente sentì le mani dell'altro reggerlo ancora una volta, era stato avvolto tra il calore e il profumo di una colonia da trecento dollari come minimo.

- Ehi, cerca di calmarti un attimo. C'è sempre un modo per uscire da queste situazioni, non è poi così grave, ok?

Jules era incredulo – Come puoi dire una cosa del genere? Ti sei mai trovato al mio posto? Prima derubato e poi costretto a vivere in strada come un barbone! E non è poi così grave? Dimmi cos'altro mi dovrebbe succedere per reputare la mia situazione un po' più grave di così!?!?

Blake si lasciò andare ad un sorrisino quasi sfuggente di fronte alle occhiate sempre più disperate dell'altro. Lo guardò bene, in quel momento gli parve come un cucciolo smarrito, niente più modi flirtanti, né maniere spavalde da ragazzino che sa ciò che vuole. Era solo e disperato, in evidente bisogno di aiuto ... ma Blake non era mai stato un buon samaritano.

- Vieni a stare da me allora.

L'aveva detto. Jules rimase per un attimo a bocca aperta, troppo sconvolto per decidere se avesse sentito bene o no.

- C-come?

- Ho parecchi palazzi qui in zona. Uno degli appartamenti disponibili è proprio sotto il mio attico ed è libero già da un po'. Puoi venire a stare lì se non sai dove altro andare.

Perché lo aveva fatto? Per portarselo a letto ovviamente, si rispose Blake. Ma poteva anche portarselo a letto senza offrirgli il suo appartamento, anzi ... Oz avrebbe avuto qualcosa da ridire, ne era certo.

- M-ma non posso ripagarti ...

Eccome se avrebbe potuto farlo. Blake badò bene dal dare voce ai suoi pensieri, si limitò a fare spallucce, apparentemente disinteressato.

- Non è un problema, te l'ho detto, l'appartamento è vuoto adesso, quindi tanto vale che lo occupi tu. Se ti va bene possiamo vederci stasera, così ti faccio fare un giro delle stanze e ti lascio le chiavi.

Jules era attonito, una grossa parte di lui stentava ancora a credere a quanto stesse accadendo. Forse era impazzito definitivamente, si disse.

- O preferisci trasferirti in strada? Sai quanto durerebbe un bel faccino come il tuo lì fuori?

- N-no! Assolutamente no ... i-io non so davvero cosa dire ...

- Basta un sì – la voce di Blake non era mai stata tanto carezzevole, né il suo sorriso così largo.

Lo shock era passato e Jules stava tornando a vederlo esattamente per ciò che era: uno degli uomini più sexy che avesse mai avuto l'occasione di incontrare. E com'era vestito poi ... tutto in lui sapeva di benessere. Che male poteva esserci nel ricevere aiuto da chi possedeva così tanto? Era davvero troppo disperato per farsi dei problemi e lasciarsi sfuggire un'occasione simile.

- Allora ci vediamo stasera, l'appartamento è a Pacific Heights, possiamo vederci nel parco del distretto sette, dovrei uscire da lavoro verso le sette.

Pacific Heights ... un quartiere da ricconi. Mio Dio, Klimt sarebbe impazzito.

- Aspetta. Non sono da solo ... divido casa con il mio coinquilino ... anche lui sarà sfrattato stasera, non posso lasciarlo in balia di sé stesso.

Jules ci aveva pensato giusto in tempo, era ancora troppo scosso dall'evolversi degli eventi per poter pensare con lucidità.

- Beh, più siamo, meglio è, no?

Blake andava pazzo per le threesome. Cercò di non gongolare in modo troppo evidente, incontrare quel ragazzo poteva essere stata una manna divina. L'importante era tenere Oz all'oscuro di tutto quello che stava succedendo e quello sarebbe stato un problema non indifferente, purtroppo.

- Hai già il mio biglietto da visita, mi pare. Chiamami stasera, vi darò una mano a caricare le vostre cose in auto.

Un altro sorriso affascinante, poi l'uomo andò via con il suo solito passo lento e controllato. Jules rimase ad osservarlo fino a quando non sparì del tutto dalla sua vista. Aveva uno sguardo sognante adesso, perfino il mondo stava tornando ad acquisire i soliti colori.

Jules fece l'ultima rampa di scale in una folata, poi aprì la porta e si fiondò dentro come un uragano portatore non di sventure, ma di speranza. Klimt si era portato una mano al cuore per lo spavento, pensò che Jules fosse definitivamente uscito di senno quando lo vide ridere come un bambino alla vigilia di Natale.

- J-jules ... ti senti bene? So che non è facile per te, ma non puoi perdere il senno adesso, amico

L'altro non gli permise di finire la frase, si gettò sul coinquilino fino a stringerlo in un abbraccio che si trasformò ben presto in una danza selvaggia.

- Klimt! Siamo salvi! Sturati bene le orecchie ... siamo salvi! Stanotte non finiremo in strada! Ho risolto tutto, non sei felice? Mi hai sentito? SIAMO SALVIIIII, CAZZO!

Il rosso provò a distaccarsi da quell'abbraccio spezza costole, era così sorpreso e allo stesso tempo incredulo che mille pensieri spaventosi gli si attaccarono addosso. Cos'era disposto a fare il suo coinquilino pur di mantenere quel vecchio tugurio?

- Jules, cosa stai dicendo? Dove hai trovato tutti quei soldi? Cos'hai fatto? Non ti permetto di mettere in vendita il tuo corpo.

- Niente soldi, niente prestiti, niente vita da battona! Credimi, è molto meglio di così! Ho appena trovato un appartamento per noi ... ci trasferiamo stasera e fanculo il vecchio stronzo! MI HAI SENTITO, STRONZO? STO MANDANDO A FANCULO TE E LA TUA CASA DI MERDA! – poi si era accostato al muro e aveva urlato più forte nel tentativo di farsi sentire dal proprietario di casa, ammesso che fosse nei paraggi.

- E come la pagheremo? Non ho un soldo se non l'hai afferrato. Non possiamo permetterci la caparra, né l'affitto, né niente.

- Klimt, è gratis. L'appartamento è gratis ... tadan! Ho trovato il nostro benefattore, l'uomo più generoso e sexy del creato! Mi ha fatto un'offerta che non potevo rifiutare, capisci? – gli occhi del moro brillavano di una luce spaventosa. Doveva essere uscito di senno definitivamente, pensò l'altro.

- Cosa? Un appartamento gratis? Jules, nessuno lo farebbe! Adesso siediti e cerca di calmarti.

- Un appartamento a Pacific Heights per giunta – ghignò il moro, già in procinto di impacchettare tutto e sparire il prima possibile dall'appartamento fatiscente – dii addio a questo posto di merda, Klimt. Stiamo per trasferirci nei quartieri perbene! Ringraziami con calma, eh ...

L'altro era sempre più turbato a quel punto. Non era così incline a credere nella pura bontà di cuore di un misterioso benefattore che metteva a disposizione un appartamento a due ragazzi squattrinati come loro. Doveva esserci qualcosa di losco sotto ...

- Questa cosa non mi piace – disse in tutta sincerità il rosso.

- Ah, no? Preferisci dormire in strada allora? Dai Klimt, ieri il karma ci ha fottuto, ma oggi ha deciso di venirci incontro ... è tutta questione di equilibrio e finalmente sembra che ci venga riconosciuto qualcosa.

- La vita non è una lezione di yoga da quattro soldi.

- Non insultare le mie lezioni di yoga! – ribatté l'altro con una punta di fastidio nella voce. Poi si fermò per un secondo, stavolta si concentrò con attenzione sul suo coinquilino – senti, sinceramente non capisco cosa non ti convinca di questa storia. A me sembra tutto molto vantaggioso, ma continuo a chiedermi se hai delle alternative migliori? Vuoi davvero finire in strada? Come la mettiamo con il gatto? E quanto pensi che dureranno le poche cose di valore che possediamo? Quanto ci metteranno a derubarci di nuovo? Vuoi mettere a rischio la tua fotocamera e il mio computer nuovo?

Jules sapeva di aver vinto l'argomento.


ANGOLO AUTRICI:

Buongiorno! Capitolo a sorpresa per combattere la noia XD Ci auguriamo che questa storia possa aiutarvi a passare il tempo, anche se sicuramente ve la passate meglio dei nostri sfortunati protagonisti  che si ritrovano senza casa o forse anche peggio XD Una casa gratis, cosa può andare storto? Non vediamo l'ora di sentire i vostri commenti mentre noi vi diamo appuntamento alla prossima settimana <3 un bacio

BLACKSTEEL

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