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40. mammà

«Mà, io mi prendo il caffè al volo poi devo lasciarvi, tu mica esci?» indugia lui

Imma scrolla le spalle «Guagliò a mammà e a' ro aggia ij a chest'ora?» ride ironica

«Appost!» annuisce lui

«Sedetevi, è pronto» annuncia la donna, mettendo in mezzo al tavolo delle tazzine e una caffettiera grande «Ho la macchina del caffè con le cialde, però io sono napoletana e preferisco questa eh» specifica strappandomi un sorriso «Tu invece di dove sei?»

Scuoto la testa «Ho origini di giù, ho vissuto giù l'infanzia ma ricordo ben poco e come si può sentire ho perso anche l'accento» spiego con un velo d'ironia

«Ah ecco, ma non abiti qua a Rozzano però» indugia ancora

«No no, io abito a Corsico che comunque è più o meno la stessa cosa» annuisco

«Mà però mo' non riempirla di domande eh» Paky da freno alla mamma forse in preda all'euforia

«Marò, o' figlio mio m'ha portat' a conoscere la fidanzata, ci avevo proprio perso le speranze» osserva orgogliosa

«Eh mammà addirittura! Vado ja che mi aspettano giù» fa lui rivolgendo gli occhi al cellulare che prende a squillare «Eh sto scennenn'» risponde velocemente

«Ma mo' a che ora ti ritiri né Vincè?» domanda Imma

«Non lo so, ja ci vediamo dopo» si appresta ad uscire mandando ad entrambe un bacio volante

«Stai attento!» urla sua madre mentre lui varca in fretta e furia la porta di casa «Fa sempre così ti giuro, non mi fa capire niente» osserva rassegnata la signora

«Posso immaginare» l'accordo con un sorriso

«Però sei veramente bella!» esclama lei osservandomi, facendomi imbarazzare leggermente «Menomale, Dio grazie!» continua ironizzando per mettermi a mio agio «Alla fine ci speravo; pensavo: "Gesù, fa che mi porti una perlomeno decente"» ridacchia

«Ah allora menomale che ho superato la prova anche a mia insaputa» raccordo

«Veramente, sono molto contenta perché si vede che sei una brava ragazza e questa è la cosa più importante per una mamma» annuisce «Poi conoscendo mio figlio...» soggiunge

«Eh!» ridacchio sarcastica

«Diciamo che non è proprio facile stargli dietro...mi ha fatto disperare!» confessa con un accento abbastanza marcato

«Addirittura?»

Annuisce arcuando le sopracciglia «Ogni settimana mi chiamavano dalla scuola perché era svogliato, non gli piaceva...poi pensa che fino a dieci anni più o meno siamo stati a Napoli prima di trasferirci qua e lui passava le giornate intere giù al rione, e quanti guai che faceva» scuote la testa «E il papà gliele dava eh, ma niente»

«Si vede che ha ancora la stessa testa» trasalisco

«Vabbè almeno ti tratta bene?» chiede lei
«No perché se non è buono lascialo proprio eh!» fa schietta

«Finora abbastanza quindi spero resti così poi nel caso penso che se ne accorgerà»

«Ecco! No, perché ho anch'io una figlia femmina e da madre non esiste proprio che avete a che fare con 'sti malesseri»

«Apprezzo veramente la tua lucidità e schiettezza nonostante parli di tuo figlio» mi complimento sincera

«Grazie, purtroppo è così; è brutto da dire, ma è vero»

Restiamo ancora a chiacchierare per un bel po' in maniera stimolante. Mi piace sentirla parlare della sua famiglia e dei suoi trascorsi; mi aiuta a conoscere meglio la persona che ho accanto e a capire i suoi comportamenti

Certo, hanno passato brutte cose, ma la semplicità e la forza con cui le racconta questa signora danno tantissima energia. È la forza di reagire proprio che c'è di bello nei racconti, la voglia di superare e di andare avanti che io spesso ho paura di perdere in certe situazioni

Lei ha perso un fratello, ha un marito purtroppo assente e all'antica da come mi spiega, eppure si presenta reattiva a tutto questo.

«Tutto bene?» irrompe Vincenzo rientrando in casa

«Eh, tutt'appost'! Ma dove sei andato?» chiede sua madre

«Marò mà so' jut' a purtà 'na cosa a zio n'attimo» risponde lui con aria seccata

«Mmh, vabbuò...» indugia
«Ludovica, non dirmi niente ma per me è troppo tardi adesso, devo andare a letto che sennò non riesco a dormire bene se oltrepasso il mio orario...questo mo' s'è ritirato» guarda l'orologio riferendosi al figlio

«Certo, figurati» mi alzo e faccio per salutarla

«Tu resti qua a dormire?» chiede diretta provocandomi imbarazzo

«Noooo mà, mo a 'essa l'accompagno a casa» s'intromette il figlio

«Vabbè, come volete...per me non c'è problema quando vuoi vieni pure che a me fa piacere, ancora complimenti» sorride congedandosi

«Grazie mille, gentilissima» rispondo nella pausa tra un bacio e l'altro per salutare «Buonanotte»

———

«Com'è andata?» chiede appena fuori dal cancello

Annuisco «Tua mamma è stupenda» sorrido contenta «È andata bene direi...tu invece? Hai fatto ciò che dovevi?» domando di contro

«Sì sì, tutt'apposto...»

«Ci hai messo tempo però» commento io «Mi avevi detto massimo fino alle dieci e un quarto»

«Ho avuto un contrattempo» giustifica minimizzando

«Del tipo?» insisto

Sono quasi stanca di tutti questi misteri ogni due per tre. Nonostante sia contenta del fatto che mi abbia portato a conoscere sua madre tutto questo mi puzza un po'. Qualcosa mi dice che io stasera non sarei dovuta essere in quella casa, bensì mi ci ha sbarcata perché ha avuto qualcosa da fare di cui non si sa, per l'ennesima volta.

«Per favore ammò non farmi troppe domande a cui non posso rispondere, preferisco non raccontarti bugie» mi fredda con schiettezza

Mi allarmo incrociando il suo sguardo cupo. Ma perché?

«Cosa c'è che non posso sapere? Guarda che non sono scema, ho visto cos'hai in quel cassetto» faccio cenno al cruscotto facendolo sbiancare di colpo

«Ah?» dice interdetto «Stanne fuori!» esclama poi alterandosi

Lo guardo con gli occhi quasi lucidi sapendo che sto per assaporare l'amaro di una brutta realtà «Perché la tieni?»

«Perché devo» dice rassegnato

«Ma tu non sei questo, Vi'...» gli prendo la mano cercando di dissuaderlo «Hai la musica e puoi andare avanti tranquillamente, questo quartiere non è la tua vita»

«E invece lo sono» mi rivolge gli occhi nuovamente schivando la mia mano «Ci sono dentro e non posso uscirne, come credi che saremmo andati avanti io e la mia famiglia quando mio padre non c'è stato?» ribatte nervoso «Io non sono un figlio di papà, non ho avuto scelta e quello che faccio mi sta bene...perciò stanne fuori per favore»

Mi scende una lacrima a sentire queste parole così crude e piene di rancore e non so nemmeno cosa pensare di lui...

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