Ferid Bathory|parte 2
(T/n)=Tuo nome
Più di una volta mi era capitato di vedere e sentire quanto l'arrivo di una nuova vita non potesse far altro che portare gioia e felicità a una coppia, ma evidentemente io non avrei mai goduto di queste sensazioni. Quantomeno non con colui che amavo. L'avevo aspettato tutto il giorno pensando che sarebbe tornato. Avevo sperato che la sua fosse solo una reazione momentanea, qualcosa di irrazionale diciamo. L'avevo aspettato invano sveglia finché il sonno aveva avuto la meglio su di me, ma al mio risveglio non lo trovai accanto a me. Mi strinsi alle coperte ritornando a piangere. Non mi aveva neppure sfiorato l'idea che Ferid non avrebbe voluto il bambino, pensavo che sarebbe stato felice, come me. E invece gli erano bastati pochi secondi per distruggermi completamente. Distruggerci.
Avevo in programma di rimanere nel letto in eterno, ma troppo presto dovetti fare i conti con i crampi della fame. "Hai fame, piccolino?" E mi alzai, senza preoccuparmi di cambiarmi e mettendo solo una vestaglia per sembrare vagamente presentabile. Mi soffermai sullo stato del mio volto allo specchio. Sospirai: si vedeva da lontano che avevo passato le ultime ore a piangere. Fantastico. Pensai sconsolata.
Mi venne un colpo quando, raggiunta la cucina, trovai Ferid appoggiato ai fornelli. Deglutiì. Lui mi guardò brevemente senza mostrare alcuna emozione. "Ti preparo la colazione. Siediti." Suonò più come un ordine che altro. Mi sedetti titubante senza azzardarmi a guardarlo percependo la tensione nell'aria. Mi portò le cose senza dirmi niente, senza provare a parlarmi. Infine fece per andarsene. "Ferid?" Lui si fermò, senza girarsi. "Non pensi che dovremmo parlarne?" E, senza degnarsi di rispondermi, se ne andò. Lo osservai allontanarsi senza dire nulla tornando nuovamente a piangere.
No, il suo comportamento non era un qualcosa di passeggero come avevo sperato, anzi era molto peggio di quanto avessi potuto immaginare. Le volte che riuscivo a vederlo cercavo in tutti i modi di fermarlo per parlargli, non potevamo andare avanti così in eterno. Dopo quasi una settimana riuscì ad avere una pseudo conversazione con lui. Ci incrociammo per caso, dal suo sguardo si capiva perfettamente che non avrebbe voluto vedermi, ma io lo fermai. "Ferid..." E che cosa dovevo dirgli? Cosa potevo fare per farlo ragionare? "Cosa vuoi (T/n)?" "Lo sai, Ferid. Non..." "No, (T/n). Noi non abbiamo niente di cui parlare." "Ferid, ti prego!" "Ti ho detto di lasciarmi stare stupida ragazzina!" Gli presi un braccio cercando di bloccarlo. "E non mi toccare!" E mi scansò malamente. Io non ce la facevo più, ero sull'orlo della disperazione ormai. "Ferid, aspetta! Noi abbiamo bisogno di te! Che cosa faremo se mi abbandoni? Ferid..." Si girò e si avvicinò pericolosamente a me. "Cazzate, (T/n). Tutte cazzate. Voi non avete bisogno di uno come me." E se ne andò. "Non è vero Ferid!" Urlai, ma lui era già lontano. Allora, cercando di contenere le lacrime, corsi in camera. Quasi non riuscivo a credere che solo una settimana prima io e Ferid eravamo felici. Com'era possibile che fosse diventato così di colpo?
Dopo queste parole le mie speranze erano definitivamente distrutte. Non c'era più niente che potessi fare. Tanto per migliorare la situazione fui presa da un attacco di nausea e costretta a rinchiudermi in bagno, dove decisi di rimanere a piangere tutte le mie lacrime. Chiusi gli occhi e mi appoggiai alla parete del bagno. Non so bene quanto tempo rimasi lì dentro, ma, a un tratto, sentiì la porta del bagno aprirsi lentamente. "(T/n)?" Chiese una voce preoccupata. "Perché sei lì in terra? Ti senti male?" Non risposi, ma fissai il mio sguardo nei suoi occhi rossi. Si sedette accanto a me e girai la testa nella sua direzione. "Perché sei qua? Pensavo non ti importasse più nulla di noi." Ferid continuò a fissare di fronte a sé. Poi sospirò. "Mi odi (T/n)?" "Non credo..." "Io... Ti devo chiedere di perdonarmi, (T/n), mi sono comportato in maniera orrenda. Non avrei dovuto farti soffrire così tanto." "E allora perché, Ferid?" Ero arrabbiata, ma anche rincuorata dalla piega che la conversazione aveva preso. "Lo sai cosa significa?" Lo guardai confusa. "Cosa?" "Avere un... Bambino, (T/n)." "Certo che so cosa significa..." "No, (T/n). Un bambino ha bisogno di molte cose. Tra le più importanti di un padre e di una madre che siano in grado di crescerlo e insegnargli i valori della vita e... Guardami. Sono un mostro che ama uccidere e far soffrire le persone, è così che ho vissuto la mia vita da vampiro. Io... Non ho niente di buono da insegnargli... Non potrò mai essere il padre di cui quella creatura ha bisogno. Capisci (T/n)?" Mi avvicinai a lui e gli presi una mano tra le mie. Ferid spostò lo sguardo su di me. "C'è dell'altro in te, Ferid. Quello che hai detto non conta..." Gli presi la mano e la portai sulla mia pancia. "Se tu non mi amassi non sarebbe neppure qui, non credi?" "(T/n)..." Appoggiai la testa sulla sua spalla. "Ha bisogno di te. Ha bisogno di avere un padre che lo ami, Ferid. Anche se è così piccolo io... Io gli voglio già così bene." "Vorrei che fosse femmina." "Cosa?" Forse avevo frainteso. "E spero che prenda il tuo carattere..." Sollevai la testa verso il vampiro con le lacrime agli occhi. "E l'amerò quanto amo te, piccola." "Ferid..." "Forse hai ragione (T/n), devo almeno provarci. Magari riuscirò veramente a cambiare..." Mi protesi verso di lui e lo baciai, lui sorrise. "Quindi..." Dissi con voce tremante. "Non ci abbandonerai?" "No, non lo farò mai. E passerò il resto dei miei giorni a farmi perdonare per averti... Anzi avervi fatto soffrire." Mi strinsi a lui. "Ti amo, Ferid." Mi diede un bacio sulla testa. "Anch'io ti amo,(T/n)."
11/04/2017
Allora, vi è piaciuto il finale? ❤
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