All Too Well (Ferid Bathory's Version)
Perché non inaugurare l'anno con un bellissimo racconto sul caro e amato Ferid Bathory guidato dalle note di All Too Well? 💜
"Ferid dici?"
Ferid.
Il nome rieccheggiò come una dolce carezza nella sua mente. La dolce carezza di una lama ancora troppo affilata, paralizzata nel tempo, impossibile a smussarsi. Una lama che continuava a tagliare inesorabilmente nello stesso punto, impedendo alla sua ferita di cicatrizzarsi.
E così ogni qual volta quel nome giungeva alle sue orecchie, ma non era solo quello a farle vivere quell'inferno con un'intensità da mozzare il fiato. Perché, nonostante fosse ormai passato del tempo, lei si sentiva ancora paralizzata in quella finta illusione di felicità, le immagini della loro storia le si presentavano chiare come fotografie. Immagini legate a un intricato vortice di emozioni, difficile da processare, difficile da fermare, ma che rappresentava bene ai suoi occhi quello che c'era stato tra di loro: un vortice di passione che li aveva travolti.
Ma i vortici portano anche distruzione e dopo la catastrofe era difficile poter tornare alla vita di prima. Come poteva farlo quando le sembrava di aver perso per sempre un importante pezzo di sé stessa?
Un pezzo che era rimasto nelle fredde mani di Ferid Bathory.
Ricordava con estrema chiarezza le prime volte che le sue mani avevano sfiorato la sua pelle portando una folata di gelido inverno, eppure... eppure in quel tocco vi era qualcosa di caldo, qualcosa che la faceva inevitabilmente sentire a casa.
E questo le piaceva, ma ancora non aveva capito che viaggiare con Ferid sarebbe stato come un giro sulle montagne russe. Un crescendo di emozioni che alla fine ti lascia senza fiato.
Cercò le mani del vampiro quasi distrattamente. Ferid sorrise dolcemente di fronte al suo gesto spontaneo e intrecciò le mani in quelle di lei ridendo.
"Non credo che con questo freddo io possa scaldare le tue mani."
La ragazza fissò i suoi occhi in quelli di lui. "Ma mi piace stringere le tue mani, mi danno comunque una sensazione di calore..." Sentì le guance tingersi di rosso e spostò lo sguardo.
Era la sua prima vera relazione e ancora doveva imparare a gestire tutte le novità che comportava. Compresa la ricerca del contatto fisico con l'altro, ma, sorprendentemente, con Ferid sembrava tutto così piacevole.
Sentì le dita del vampiro sfiorarle il viso delicatamente prima di percepire le sue labbra farla sua. (T/n) si lasciò andare a quel dolce bacio. Quei magici momenti erano quelli che le mancavano di più, nonostante fossero durati poco, la laceravano quasi più di tutto il resto. Perché dimostravano il sentimento che li aveva spinti a cercarsi, a volersi.
Per quanto lui non avesse mai usato la parola amore con lei.
Ma era stato comunque amore, vero?
"Forse devo portarti una bella coperta pesante, che dici?"
"Ogni tanto ti ricordi che sono un'umana con certi bisogni fisiologici?"
Si avvicinò al vampiro. Lui la strinse a sé dolcemente.
"Conoscerei anche un altro modo per far aumentare la tua temperatura corporea..."
Sussurrò Ferid evasivo.
E (T/n) si era lasciata andare completamente a lui. I loro corpi intrecciati, uniti in un atto d'amore. I loro gemiti di piacere sovrapposti e incessanti.
Anche dopo che l'aveva resa sua (T/n) attendeva trepidante che il vampiro esprimesse i sentimenti che provava per lei, mentre le sue mani accarezzavano la sua pelle nuda aspettava sempre che il vampiro formulasse le magiche parole Ti amo, ma non giunsero mai.
Ferid non usò mai la parola amore con lei. Mai.
Come le foglie in autunno, che cadono lentamente fino a lasciare il posto alla prima neve, così anche la magia della loro storia non era destinata a durare nel tempo.
"(T/n), cosa cavolo vai a pensare?"
La ragazza guardò la strada davanti a sé, colta di sorpresa dall'improvvisa durezza del suo tono.
"Non mi hai quasi mai rivolto uno sguardo..." Sussurrò incerta.
"Eravamo con altre persone, cosa ti aspettavi, che lodassi solo te, eh?"
"Ti vergogni così tanto di me?"
Il gelo calò tra i due.
"Chi mai ha detto che mi vergogno? Come potrei... Chi te l'ha messo in testa?"
La ragazza non rispose.
Tu me l'hai messo in testa.
"Quando siamo con gli altri... sei sempre così distante... come se non volessi avermi accanto."
"Tu sei pazza." E fece partire l'auto.
(T/n) posò la testa al finestrino, chiedendosi dove sarebbero andati a finire, se mai da qualche parte sarebbero riusciti ad andare. Più andavano avanti e più percepiva le fragilità che si erano create tra di loro, si cristallizzava sempre più l'idea che non avrebbero mai avuto una meta comune. Come avrebbero potuto?
Avevano sì deciso di non sbandierare la loro storia ai quattro venti, ma (T/n) temeva di iniziare a capire perché il vampiro aveva deciso di agire in quel modo, non voleva che si pensasse che potesse amare una stupida umana.
Le lacrime erano iniziate a cadere inesorabilmente mentre pensava a ciò.
Era veramente stata così ingenua e stupida con Ferid?
Continuava a martellarsi con questa domanda e quasi sobbalzò sentendo la gelida mano del vampiro stringersi attorno alla sua.
"Stai ancora pensando quelle cose?"
Il tono era decisamente più morbido rispetto a prima, ma lei non si sentiva in grado di parlare. Era come se i pezzi del puzzle iniziassero finalmente a combaciare.
Non mi ama. Non l'ha mai fatto.
"Mi hai fatta sentire fuori posto."
"Certo, come può una ragazzina sentirsi a suo agio con dei vampiri? È inevitabile, mia cara." Sputò velenosamente Ferid.
"Ti sei improvvisamente accorto che sono una ragazzina?!"
Questa volta fu Ferid a mantenere il silenzio.
(T/n) lo guardò terrorizzata.
"Non può durare in eterno." Sussurrò debolmente lui.
La ragazza si sentì mozzare il fiato. Osservò il vuoto a lungo, dopodiché uscì dall'auto senza dire una parola, in lacrime.
Il suo sguardo si posò sulla sua figura nel suo nuovo abito da sera e sul rossetto rosso fiamma, aveva voluto osare. Nella fievole speranza che il suo Ferid decidesse comunque di presentarsi.
Prima della discussione le aveva promesso che non sarebbe mancato alla sua festa di compleanno. E lei voleva che la vedesse così, voleva renderlo orgoglioso di averla accanto.
"Sei bellissima!"
"Sei uno schianto!"
Diversi apprezzamenti le giunsero alle orecchie, ma lei era distratta. Continuava a tenere lo sguardo fisso sulla porta. Struggendosi nella speranza che potesse finalmente arrivare. Magari voleva farla penare un po', magari voleva farle una sorpresa. E dirle finalmente che era la più bella della serata.
Era arrivato il momento di spegnere le candeline.
Il momento di scartare i regali.
Il momento di rinunciare completamente ad ogni speranza.
Il momento di piangere tutte le lacrime che aveva in corpo.
Mi dispiace, non sono riuscito a venire.
E a quel punto lei capì.
E pianse chiedendosi se sarebbe mai riuscita a sopravvivere a tutto questo.
03/01/2022
Spero vi sia piaciuto!
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