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capitolo 6




JJ

Stavo camminando lungo il campus con fare annoiato, l'inizio delle lezioni era davvero un trauma, niente più mattinate a crogiolarsi nelle lenzuola e pomeriggi ad ubriacarsi con gli amici. D'ora in avanti mi attendevano levatacce e pomeriggi di studio, forse.

Sentii il cellulare vibrare nella mia tasca, lo tirai fuori ansioso ma purtroppo non era chi speravo, era solo Mark. Sbuffai, il patto era che non ci dovesse essere niente di serio fra noi ma a quanto sembrava il concetto era chiaro solo per me, lui era convinto che fossi il suo ragazzo o qualcosa del genere e non faceva che scrivermi durante il giorno e presentarsi incazzato ogni volta che veniva a sapere di una mia scappatella.

- Wùxiào –

Quella voce mi fece voltare immediatamente, come se il mio collo avesse una molla, pronta a scattare se premuta nei punti giusti e Ren aveva sempre saputo dove premere. Era a qualche metro da me, con la sua solita aria misteriosa, i capelli scompigliati e le mani in tasca. Mi fissava con i suoi occhi neri e profondi, con quello sguardo che sembrava divorare ogni cosa su cui si posasse.

- Reeen! – urlai correndogli incontro e buttando le braccia al suo collo – la festicciola è già finita? –

- Già ... i ragazzi avevano da fare ... Alexey aveva non so che rottura con Bridget...-

- Meglio così! Passiamo il pomeriggio insieme – replicai felice.

Poi un'altra vibrazione, ancora Mark, sospirai fissando quel messaggio che mi sembrava davvero infantile e ridicolo: " Dove sei? Perché non rispondi? Non dirmi che sei con quello, non ti fa bene stargli intorno JJ. Ti mette idee stupide in testa"

- Chi è? – chiese Ren portandosi la mia mano con il cellulare più vicina al viso – Mark? Sul serio? –

Scossi le spalle - Che devo dirti? Si è fissato ... lo sa che non sono fedele ma continua a scrivermi, a volermi vedere ...-

- Si è preso una bella cotta eh ...- mormorò lasciando vagare la sua mano sul mio ventre – non ha capito con chi ha a che fare ... -

Risi – Magari non vuole capirlo ... - feci una brave pausa in cui mi guardai intorno – allora ... che tipi sono i tuoi nuovi coinquilini? Sei tipo al terzo cambio? –

- Già ... si dice che tre sia il numero perfetto ...- rise – ma avrei preferito restare in stanza con Alexey e Roman ... ce la siamo spassati l'anno scorso –

- Già, ai limiti della legalità direi, ma ve la siete spassata sicuramente. - commentai.

- Comunque i nuovi sono solo mocciosi del primo anno ... uno persino lo conosci – mi informò.

Avevamo cominciato a camminare e mi sentivo tranquillo, il bello di stare con Ren era che al suo fianco sapevo che non mi sarebbe mai accaduto niente. Era un tipo protettivo e spesso veniva frainteso, per gli altri era una persona losca e pericolosa ma per me era il migliore degli amici, il più leale, c'era sempre stato per me. Quando giravo con lui potevo smettere di guardarmi le spalle, nessuno dei numerosi ragazzi che avrebbero voluto farmi la pelle aveva il coraggio di avvicinarsi.

Quando arrivammo nella sua nuova camera capii subito qual'era il letto di Ren, l'unico sfatto ed in disordine, la parete vicina era già tempestata di poster ed immagini della Cina ed i suoi libri erano ovunque sul pavimento. Lui studiava Lingue e Culture Orientali e la Cina era di gran lunga la sua preferita, lo era sempre stata, dopo che diventammo amici mi aveva persino trovato un soprannome in cinese ... Wùxiào.

Lo sentii chiudere la porta alle mie spalle e mi ritrovai ad un tratto il suo petto contro la mia schiena, non disse niente, in un primo momento si limitò solo a togliermi il maglione e sfiorarmi la pelle.

- Mi sembri pensieroso piccolo Wùxiào ... che ti prende? Il cruccio non ti dona - mormorò al mio orecchio.

- E' per via di Matt ... sai di recente non se la passa bene ... a quanto pare un suo ex è nei paraggi ... - feci una pausa e ricordai quel viso tanto sofferente – credo che fosse in una relazione seria prima ... una cosa di quelle che lascia il segno –

Lo sentii sogghignare – Vedi perché ti dico che non ne vale la pena? Vorresti ridurti come il tuo amico Matt? Rannicchiato nel buio a piangerti addosso e a soffrire? –

- No ... non ci tengo per niente –

- Bravo ... fidati, ti ho salvato da una condizione davvero misera –

Poi mi voltò, uno strattone deciso e mi ritrovai a fissarlo negli occhi, era poco più alto di me ed ora quegli occhi famelici mi stavano divorando. Era vero, Ren mi aveva salvato, anche io sarei finito come Matt o come tutti quelli che soffrono per amore ma Ren mi aveva trovato e mi aveva aperto gli occhi. L'amore non esiste, è solo una scusa che gli uomini si inventano per farsi del male, un male giustificato e arrendevole, qualcosa a cui non ti vuoi ribellare ma anzi la desideri con tutte le tue forze. Ma lui mi aveva insegnato la verità, mi aveva mostrato come l'essere libero era decisamente meglio che incatenarsi e farsi schiavizzare da qualcuno. Il mondo era il nostro parco giochi, salivamo su qualunque giostra ci andasse di fare, lasciando e prendendo, rubando quello che ci piaceva e osservando gli altri fare i conti con le vere conseguenze perché a noi non sarebbe toccato. Sapevamo che l'amicizia era l'unica cosa che contava ed io ero certo che Ren ci sarebbe stato sempre per me come io per lui e non serviva altro. Niente distrazioni inutili, niente stupidi Mark che ti complicano la vita o persona che cercano di controllarti e cambiarti.

- Voglio scoparti JJ – mi sussurrò ad un tratto all'orecchio – non ho ancora inaugurato il letto nuovo –

Risi e con uno strattone gli tolsi la canottiera grigia rivelando il suo petto magro e ricoperto di tatuaggi, li adorava ed era con lui che avevo fatto quello allo stomaco. Mi spinse a quel punto ed io caddi sul letto, mi fu addosso in una frazione di secondo e sentii le sue labbra e la sua lingua arrampicarsi lungo il mio collo mentre la sua mano andava a slacciarmi i pantaloni.

- Ren ...- mormorai il calore dell'eccitazione si stava impossessando di me – presto ... -

Quello rise mentre si occupava anche dei suoi indumenti e mi fissava compiaciuto dall'alto – vedi di liberarti di quella spina nel fianco di Mark quando avremo finito ... comincia a starmi sui nervi –

- Certo – biascicai mentre lo sentivo con la bocca sul mio ventre, la sua lingua giocava con il mio ombelico in un modo che mi faceva impazzire.

Ad un tratto un rumore, ci voltammo lievemente frastornati e osservammo la porta aprirsi ed un ragazzo entrare, ci fissò sgomento per una manciata di secondi e poi il terrore apparve sul suo volto parecchio familiare.

- Vyeeeecch! – strillò Ren sollevandosi dal letto ed afferrando il povero rosso che non fece in tempo a spostarsi.

- Che ... che ... ci ... - cercò di dire.

- Che ci faccio qui? – continuò Ren sempre più divertito – non lo avevi capito piccolo Vyech, sono il tuo nuovo compagno di stanza! Non sei felice? Tuo fratello è tanto felice che ci sia io a darti un'occhiata –

- Questo è ... un incubo – borbottò l'altro posando i suoi occhi su di me, io feci un cenno col capo - ... anche tu no, ti prego –

Risi – Non lamentarti piccolo Vyech, sono solo di passaggio – assicurai.

- Ma potrebbe anche fermarsi ... - continuò Ren – la mia camera è la camera del piccolo Wùxiào dovresti saperlo –

- Già – disse quello amaramente – non è per questa filosofia che ti hanno buttato fuori dal tuo primo alloggio? Sei bravo a farti minorenni, JJ non aveva neanche diciassette anni –

Gelo.

Io rimasi pietrificato di fronte a quelle parole e Vyech drizzò la schiena in preda al panico, non credeva neanche lui di aver potuto dire una cosa del genere davanti a lui. Ren rimase immobile con la mano sulla spalla di Vyech e gli occhi fissi su di lui, rimase così per un tempo che ad entrambi parve infinito e poi alla fine aprì bocca.

- Piccolo Vyech ... so bene che sei il fratellino adorato di Alexey ... ma la prossima volta che mi parli in questo modo ... ti strappo via la gola con un morso e ti fracasso il cranio – soffiò quelle parole a poca distanza dall'orecchio del ragazzo che ora sudava freddo – e sai una casa ... se tuo fratello sapesse quello che hai appena detto, probabilmente mi darebbe una mano – poi gli liberò la spalla – fuori dai piedi –

Vyech schizzò via dalla stanza come se avesse il diavolo alle costole mentre lo sguardo iroso di Ren si spostava su di me, che ero rimasto disteso sul letto.

- Dovresti andare anche tu – disse poi.

- Non volevi scoparmi? – gli ricordai con un mezzo sorriso, lui lo ricambiò.

- Magari quando ti sbarazzerai di quell'idiota che ti intasa il cellulare di messaggi da ragazzina gelosa –

Così mi alzai, non c'era niente da fare se Ren diceva una cosa era legge, evidentemente il piccolo Vyech aveva distrutto l'atmosfera per quel pomeriggio.

- Chiamami se cambi idea ... se vuoi farti un giro – dissi mentre mi rivestivo.

Poi attraversai la stanza e mi avvicinai alla porta, mi voltai verso di lui e mi allungai sfiorando le sue labbra con le mie, un bacio più leggero di un appoggiarsi di labbra.

- Vacci piano - ringhiò.

Io sorrisi e poi lasciai la stanza, dovevo decisamente rompere con Mark una volta per tutte, questo avrebbe sicuramente messo Ren di buon umore.

TYLER

Chris ... Chris era qui.

Era ciò che quella dannata voce continuava a ripetere dentro la mia mente, non riuscivo a pensare ad altro, ogni singola altra cosa aveva perso senso, lasciando il posto a quell'unico, rimbombante pensiero.

Le mie labbra sapevano ancora di lui, il mio cuore non si era calmato affatto, entrai in stanza, anzi mi ci tuffai, chiudendo la porta alle mie spalle come se fossi stato inseguito da un'orda di lupi famelici. Ripresi respiro, almeno ci provai, erano state soltanto due rampe di scale ma sembrava che ne avessi fatte almeno dieci.

Non poteva essere vero. Lui non poteva essere qui. Perché la Berkeley? Perché tra mille università d'America aveva scelto proprio la Berkeley?

Destino, sussurrò la voce irritante che non voleva tacere. Non credevo al destino, non l'avevo mai fatto, ma adesso ... come potevo voltare le spalle ad una realtà così evidente?

Non ti sbarazzerai mai di lui, Tyler, è inutile. Qualsiasi sforzo tu faccia finirai sempre per trovartelo in mezzo ai piedi, probabilmente è quello che meriti ... sei destinato a non trovare serenità. Dopotutto sei una pessima persona, è quello che meriti, no?

Scossi la testa, non potevo crederci, non volevo crederci. Dovevo andare via, lasciare l'università, partire ancora una volta per poi non tornare mai più. Dovevo farlo fino in fondo però, niente ripensamenti, niente legami che mi avrebbero riportato qui ... in California dove a quanto pare Chris non era mai troppo lontano da me.

Dove vuoi andare? Vuoi scappare per tutta la vita, mi chiesi ancora, amareggiato. Perché? Per dimostrargli quanto tu sia debole nonostante sia passato ormai un anno da quella estate? Per confermare con le azioni ciò che le tue parole continuano a negare?

Dipendevo da Chris, o meglio, se fossi scappato avrei palesemente ammesso che quel legame verso lui che tanto cercavo di negare esisteva davvero ed era talmente forte da incidere sulla mia vita e sulle mie decisioni.

Non potevo, non questa volta. Avrei dovuto superare quella crisi in un altro modo. Dovevo prenderla di petto, non aggirare il problema come un codardo. Era l'unico modo ... combattere come avevo sempre fatto, impegnarmi al massimo per sopravvivere a quella vicinanza. Sarebbe andato tutto bene, il campus era enorme e probabilmente Chris aveva scelto la facoltà di Ingegneria, secchione com'era. Avrei evitato quella zona con attenzione.

- Ehi! Bentornato, caro! - sobbalzai letteralmente quando vidi la figura magra e parecchio gocciolante del mio coinquilino venire fuori dal bagno. Ero così sconvolto da non aver neanche fatto caso allo scrosciare d'acqua in bagno...

- Com'è che mi hai chiamato? Devo lanciare anche te dalla finestra insieme ai tuoi incensi la prossima volta? - chiesi con un tono minaccioso che non lasciava spazio a nessun dubbio sul mio umore

- Oh, no! Ho ancora molto da fare, ragazzi con cui flirtare ... altri da infastidire ... - il tipo ridacchiò piano - Non ti dispiace se mi asciugo qui fuori, no? - in realtà non aspettò neanche una risposta, gettò l'accappatoio sul suo letto rimanendo totalmente nudo.

Balzai in piedi, incazzato – Ma che diavolo! Va a cambiarti in bagno, coglione. Questa è la mia stanza, il mio fottuto spazio vitale. Che diavolo devo fare con te? Mi hai sentito? Vattene in bagno! -

- Perché? - il ragazzo rise appena – scommetto che hai visto una miriade di corpi maschili nudi prima d'ora, qual è il problema? -

Sgranai gli occhi, i miei battiti stavano galoppando, adesso per motivi differenti – Che cazzo vorresti dire? -

Il ragazzo portò le mani in alto a mo' di scusa – Niente di grave, tranquillo. Soltanto immagino che uno come te abbia praticato qualsiasi tipo di sport dato il fisico che ti ritrovi. Probabilmente hai fatto un sacco di docce comuni nel corso della tua vita... - aggiunse con un filo di malizia nella voce.

Ringhiai stringendo le mani a pugno. Perché anche quel tipo adesso? Perché niente poteva andare per il verso giusto per più di qualche settimana consecutiva? Tornare in California non era stata l'idea più brillante della mia vita, dovetti ammettere.

- Beh, nessuno si è mai lamentato di avermi in giro per stanza tutto nudo ... sono un tipo che piace a tutti io. - Juri continuava a chiacchierare con quel tono calmo e pacato prima di abbassarsi e raccattare qualche indumento. Mi voltai dall'altra parte, il ricordo del nostro primo incontro mi tornò in mente con prepotenza.

L'avevo trovato seduto su un tappeto al centro esatto della stanza, circondato da candele profumate, con una strana musica orientale che riecheggiava per la stanza. Ricordo che la puzza di incenso mi aveva stordito un attimo, da quel preciso momento avevo capito che la pacchia era finita. La vita mi aveva dato un avvertimento quel giorno: Sono stata gentile con te ultimamente, però comincio proprio ad annoiarmi adesso, quindi preparati. Potresti aver bisogno di molta pazienza.

Ed era così. Convivere con quel tipo sarebbe stato arduo per non dire impossibile. Avevo urlato e spento le candele, gettandole fuori dalla finestra insieme a quelle dannate bacchette di incendio mentre Juri piantava scuse su scuse, parlava parecchio, non sembrava essersela presa nonostante i miei modi scostanti.

Mi aveva addirittura chiesto di posare per lui. Nudo, inoltre.

- A proposito del ritratto ... - iniziò come se fosse stato capace di leggermi nella mente.

Sgranai gli occhi – Non poserò nudo per te, depravato del cazzo. - chiarii subito incenerendolo con lo sguardo – né adesso né mai, quindi taci una volta per tutte. Ho anche provato a cambiare stanza ma a quanto pare non è possibile, quindi sarò costretto a sopportarti per il resto dell'anno, a meno che non ti accada qualcosa di spiacevole ovviamente ... - aggiunsi, arcigno.

Il tipo si accigliò, ma doveva trovarlo divertente, perché rise appena – Staremo a vedere allora, ragazzo misterioso e burbero. Ho visto le tue iniziali sulla valigia, Berry Tatchery. -

- Non mi chiamo Berry Tatchery ... - commentai confuso.

- Ben Thomas? -

- No -

Quello sembrò pensarci su un momento – Bill Torn? -

- No! - urlai, incazzato – e smettila di provare ad indovinare il mio nome! Sono Tyler ... Tyler Bradbury e adesso dacci un taglio – visto che dovrò condividere la mia stanza con te per un lunghissimo anno, avrei voluto aggiungere, ma evitai di sprecare altre parole con lui.

- Oh, Tyler, eh? Che bel nome ... c'è qualcosa di te che non sia così dannatamente figo? Come fai a vivere così? Sei il perfetto soggetto per un racconto che ho sempre avuto intenzione di scrivere ... questo sarà l'anno buono, me lo sento! A proposito, mio caro coinquilino, stasera farò un giro con alcuni miei amici, perché non ti unisci a noi? -

Non lo stetti neanche a sentire, uscii dalla stanza, portandomi dietro lo zaino con furia.

Mentre facevo le scale e ripercorrevo la strada a ritroso decisi che sarei rimasto nonostante quanto era successo. Sarei stato più forte, mi dissi, non avrei ceduto di nuovo ai miei impulsi com'era accaduto un anno prima. Niente stronzate, niente incontri, soltanto un trattamento normale e distaccato, quello che riservavo alla maggior parte delle persone che conoscevo e che non mi facevano saltare i nervi. Saremmo andati avanti così, tranquillamente.

Tutto molto carino, Tyler, ma come intendi metterla adesso che vi siete già baciati, mi ricordò quella parte di me che continuavo a detestare.

Scossi la testa, non dovevo più pensarci a quello, era successo ma non sarebbe capitato mai più. Doveva essere una sorta di addio quello, l'ultimo bacio che ci potevamo permettere, d'altronde ero morto per lui, l'aveva detto chiaro ed io gli credevo con tutto il cuore. Chris poteva anche essere lì, ma questo non cambiava nulla per nessuno di noi due ... le cose erano cambiate e la realtà universitaria di Berkeley non era certo quel buco di South Gate.

Era quasi ora di cena quando lasciai i dormitori, ero guardingo, non avevo idea se fosse entrato lì dentro perché ci viveva o semplicemente perché era stato l'edificio più vicino che avesse visto all'orizzonte. Mi chiesi se il destino fosse crudele sino a tal punto e, intimorito, conoscevo già la risposta.

- Bradbury ... ma guarda chi si vede. -

Alexey girò l'angolo ed il suo viso trionfo si aprì in un sorrisetto strafottente diretto a me.

Era alto e muscoloso, il perfetto esempio del cattivo ragazzo che avrebbe fatto sciogliere molti cuori. Aveva capelli scuri, così come gli occhi neri e allungati. Spesso qualcuno ci aveva scambiati per parenti, mi chiesi se anch'io apparissi tanto irritante ad una prima occhiata.

- Romanov ... - salutai senza alcun tono preciso.

- Dove te ne vai così corrucciato? Ah, no aspetta ... questa è la tua vera espressione, non è così? E' quello che sei quando non ti impegni troppo a far finta di essere il ragazzo perfetto. -

- Oh, tu sì che mi leggi nel profondo. Sai cosa sto pensando adesso? - non gli diedi neanche il tempo di ribattere – che dovresti andare a farti fottere. -

Rise di gusto, sembrava godere di quelle mie parole – Ma guarda, è con quella bocca che baci Christine? Cattivo ... sei proprio un ragazzo cattivo. -

Non avevo voglia delle sue stronzate, soprattutto non dopo l'incontro di quel pomeriggio. Passai oltre ma quello mi venne dietro con ostinazione.

- Che cazzo vuoi da me, Romanov? Ho soffiato il posto da titolare in squadra al tuo amico. Non è colpa mia se sono migliore di lui e della stragrande maggioranze degli imbecilli che giocano. E non dirmi che dovrei farmi un bagno di umiltà perché ci ho già provato e questo è il risultato ... non posso essere più umile di così. -

Quello mi fissò intensamente, non era più divertito adesso, i suoi occhi erano scuri e torbidi – Non è finita qui, Bradbury, sappi che questo è soltanto l'inizio della tua fine. Sarò il tuo tormento personale, ti farò capitolare davanti a lei ... sappi che entro la fine del trimestre saprà davvero con che tipo di persona ha a che fare. A quel punto rimarrai solo come il cane che sei. -

Eravamo vicini adesso, un forte impulso di prenderlo a pugni prese possesso di ogni cellula del mio corpo. Sapevo che Alexey non aspettava altro, per questo dovevo trattenermi ad ogni costo. Sorrisi, anche se a fatica.

- Fa pure, se la tua esistenza è talmente vuota e noiosa da spingerti a prendere a cuore una causa come la mia chi sono io per fermarti? -

- Non ci vorrà molto, Bradbury ... - quello rise assottigliando gli occhi che luccicarono di pessime intenzioni – sarai tu stesso a tradirti, presto o tardi. Sei una causa persa in partenza, ma questo lo sai già perfino tu. A me basterà mettere qualche pulce all'orecchio della tua dolce metà, il resto verrà da sé. -

- Puoi provarci, assicurati di riuscirci però perché se non dovessi farcela sappi che qualcuno potrebbe farsi male. E quel qualcuno non sono mai io. - risposi con massima calma.

Minacce su minacce, era così che andava avanti tra di noi da due mesi a questa parte. Romanov era come una serpe pronta a mettere zizzania ovunque ci fosse un accenno di serenità. Doveva piacergli, doveva sentirsi forte mentre distruggeva gli altri.

Sghignazzò appena, poi si portò le dita davanti agli occhi prima di indicarmi – Hasta la vista, Bradbury. -

Allungai il passo, sfiancato da quell'ennesimo incontro. Mi chiesi cosa sarebbe successo a questo punto, come avrei fatto a mettere insieme i cocci distrutti di tutto ciò che avevo toccato e rotto nel corso dei miei diciannove anni. Non lo sapevo. Non avevo alcuna idea in merito, eccetto l'intenzione di andare avanti senza mai guardarmi indietro.


ANGOLOAUTRICI:

Care ragazze ecco un altro bel capitolo XD è piuttosto corposo, pieno dinovità! Cominciamo con il pov di JJ, avete letto un altro stralcio della vitadi questo nuovo personaggio, speriamo che vi incuriosisca! Le sue amicizie comepotete vedere sono parecchio complicate ... ecco a voi Ren, il misterioso amicodi JJ, ed anche il misterioso terzo coinquilino di Chris, il famoso ragazzosotto il lenzuolo! Cosa ne pensate? Avete captato già qualche informazione?Siamo curiose di sentirvi! E poi anche l'altro pezzo forte! Ritorna il pov diTyler! Che non si smentisce mai ... sempre in vena di cercare inimicizie, ed ilnemico numero uno di questa nuova avventura è Alexey! Per il momento vi cediamola parola augurandoci che questo capitolo vi abbia incuriosito ... viricordiamo sempre la nostra pagina Fb dove potete contattarci e trovareinformazione sulla storia " The Wayright - Overcome". Alla prossima!

Ps. per chi fosse curioso di scoprire il significato del nomignolo di JJ, nontemete presto verrà rivelato, in caso non possiate aspettare ... consultate unvocabolario cinese XD$/m

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