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Capitolo 58


JJ



Era il grande giorno, il mio compleanno, non credevo avrei finito per attendere il 26 Novembre così ardentemente, eppure quello era il giorno stabilito. Sarei andato da Ren, avremmo parlato finalmente dopo tanto tempo . Un immotivato ottimismo si era impossessato di me, credevo che ce l'avremmo fatta, ero certo che questo chiarimento era tutto quello che ci serviva e poi si sarebbe aperta un'altra strada per noi. Non mi sentivo fragile o spaventato, mi sentivo sicuro per la prima volta nella mia vita, forse perché finalmente mi conoscevo fino in fondo e stavo rischiando per conquistare tutto quello che desideravo per me stesso, quasi mi stupii che tanto coraggio appartenesse a me.
- Sei teso? – Mi chiese Matt che mi sorrideva dal suo letto.
Scossi la testa continuando a scrutarmi nello specchio, avevo cambiato già tre maglioni.
- Dici che questo va bene? – Domandai.
Quello rise – ti sta benissimo, esattamente come gli altri che hai scartato, sei sicuro di non essere nervoso? –
Sospirai e mi sedetti sul letto – non si tratta di essere nervosi ... Solo ... Come comincio? Insomma, non voglio essere troppo diretto ... So che l'argomento non sarà dei suoi graditi ... -
- Sono certo che il discorso salterà fuori da solo – mi rassicurò - credo che sappia cosa vuoi dirgli, d'altronde non c'è altro che vada messo in chiaro fra voi due. Ren non è stupido ... E' questo che mi preoccupa, quindi lascia che ti accompagni –
Ne avevamo già parlato, Matt voleva accompagnarmi fino alla camera di Ren, per accertarsi che andasse tutto bene.
- Sai che non è necessario –
- Beh, più tardi devo vedere Juri e la sua stanza è nel loro dormitorio quindi non mi costa nulla fare un paio di scale in più – rise.
Allora io annuii – d'accordo, se ti fa stare tranquillo, vieni pure. –

Mentre camminavo lungo il corridoio del dormitorio cominciavo ad avvertire la tensione, avevo le farfalle allo stomaco, ero tanto agitato da avere le budella sotto sopra, nemmeno stessi su una zattera con il mare mosso. Vidi Alexey accanto alla bacheca degli avvisi parlare con uno dei suoi amici. Quando anche lui si accorse di me mi fece un cenno di saluto e alzò il pollice in alto, dovetti trattenere un conato di vomito, adesso era reale. Il mio sguardo si spostò sulla porta alla fine del corridoio, giusto a qualche metro da noi, mi voltai verso Matt che mi dedicò un sorriso.
- Auguri JJ, sia per il tuo compleanno sia per la buona riuscita di questa cosa ... Se avessi bisogno di me chiamami– mi disse e poi mi abbracciò.
Annuii e mi allontanai, dirigendomi verso la stanza, mi fermai sulla soglia e rivolsi l'ultima occhiata ai miei amici, Alexey era ancora accanto alla bacheca e Matt gli si erano avvicinati, stavano chiacchierando, forse sulle probabilità di riuscita di quell'incontro.
Inspirai e poggiai la mano sulla maniglia, in un gesto repentino la abbassai e mi catapultai dentro, lasciando fuori dalla porta le mie paure ed i miei dubbi. Fu solo la parte più coraggiosa di me a fare il suo ingresso in quella camera, non volevo più perdere tempo.
Erano le cinque del pomeriggio, il giorno del mio ventunesimo compleanno, il giorno in cui avrei lottato per Ren, per farlo mio, per legarlo a me per sempre.
La stanza era in penombra, le tende semichiuse facevano entrare il sole a malapena, per un attimo credetti che quella stanza fosse vuota, poi diressi lo sguardo verso il letto del mio amico e fu lì che vidi due figure. Ren era sdraiato, a petto nudo, Ed gli stava sopra, seduto a cavalcioni sul suo inguine e gli baciava il petto. Osservai per qualche istante il bacino di quel bastardo sfregare quello di Ren nel tentativo di stimolare la sua erezione. Impressi nella mia mente quelle maniche si muovevano sul petto di Ren accarezzandolo con un certa incertezza, quasi ne avesse paura, come se quel corpo scottasse.
- Sono in ritardo o in anticipo per qualcosa? – Ringhiai.
La mia voce fece voltare Ed di scatto, il suo viso era preoccupato e stanco, si irrigidì alla mia vista e si spostò immediatamente dal corpo di Ren che non sembrava minimamente preoccupato. Si sollevò a sedere con estrema lentezza, abbottonandosi il pantalone e mi rivolse un occhiata stranita.
- Sei già qui? – Chiese come se non ricordasse neanche l'ora dell'appuntamento.
Io tornai con lo sguardo su Edward che adesso se ne stava immobile senza sapere cosa fare, con gli occhi sgranati e prossimo al vomito.
- Sparisci – gli ordinai tanto ferocemente che quello non perse neanche tempo a ricomporsi.
Si gettò sulla porta con la camicia sbottonata ed i pantaloni cadenti, tutto pur di non restare un altro istante.
A quel punto ricadde il silenzio, avevo cominciato a guardare Ren ma lui si comportava come se nulla fosse, si era sollevato e aveva acceso una sigaretta, poi aveva cominciato a fissarmi di rimando, come se stesse attendendo qualcosa.
Alla fine parlò.
- Allora? Cosa sei venuto a fare? – Chiese con naturalezza.
Inspirai ed espirai, voleva solo farmi incazzare, voleva provocarmi, tutto pur di non cominciare il discorso per cui eravamo lì, ma questa volta non gli avrei permesso di scappare.
- E' il mio compleanno – gli riferii – hai dimenticato anche questo oltre il nostro appuntamento? –
Quello rise brevemente – tanti auguri a te! –
- Basta con le cazzate adesso – dissi risoluto – sono qui e né tu, né questo tuo modo di fare da bastardo mi impedirà di dire quello che devo dire ... - Vidi i suoi occhi socchiudersi appena – ti conosco Ren, meglio di quanto a te piaccia credere, meglio di tutti gli altri dai quali prendi una superba distanza ... Non provare a farlo con me, Ren, non ti conviene giocare a questo gioco. –
- Credi che io stia scherzando? – Mormorò serio – qual è il tuo piano esattamente, JJ? Anzi, non dirmelo ... Fai un favore a te stesso e vattene, dimenticati tutti i tuoi propositi del cazzo e ognuno è libero di andare per la sua strada –
Eccolo lì, con quello sguardo gelido e sprezzante, non aveva mai avuto intenzione di rendere le cose semplici, aveva accettato questo incontro solo per continuare a darmi addosso, per far valere la sua teoria.
Non questa volta, pensai, non questa volta.
- Con chi credi di parlare? – Ribeccai – con uno dei tuoi passatempi? Con qualche mocciosetto disperato al quale vuoi dare una lezione? Non farò finta di niente Ren, non ora ... - Il suo viso era di marmo – non dopo tutto quello che abbiamo passato ... Siamo alla frutta Ren, non capisci? Se uno di noi due non fa qualcosa tutto questo ci distruggerà ... Guardati intorno! Guarda quello che c'è successo ... Era tutto dannatamente perfetto ... Ci mancava solo un passo e tu hai sempre avuto troppa paura per farlo ed io sono sempre stato troppo fragile e cieco per dirtelo ... -
Distolse lo sguardo, gettando con furia la sigaretta nel posacenere – non sai neanche di che parli, JJ ... Chiudi il becco e sparisci! Non vuoi davvero varcare quella soglia ... Non farlo e basta –
Io risi istericamente, sentivo i miei occhi pizzicare, guardare con quanta ostinazione negava per la prima volta mi fece notare quanta debolezza ci fosse in lui. Per me era sempre stato un eroe, invulnerabile, senza paura, ma quello ... Quello era solo un uomo ferito.
- Sei così ipocrita ... - Mormorai – non solo non hai il coraggio di dirlo ma pretendi che io stia zitto ... E poi magari ti fai una canna o ti ubriachi e trovi il coraggio di chiamare, vero? – Lo vidi sgranare gli occhi, solo un istante, come se si sentisse colto in flagrante – tutte quelle notti, Ren ... Quelle ore passate al telefono, senza dire niente, solo perché avevamo bisogno l'uno dell'altro ... Vuoi dire che mi sto inventando anche questo? Che non sei stato tu a chiamarmi? Coraggio, Ren ... Sto aspettando –
- Ero fatto, Wùxìao .... Non aggrapparti a certe scemenze ... Tu non sei niente
- Vaffanculo! – Urlai a quel punto e mi gettai su di lui, volevo tanto pestarlo, farlo ragionare a suo di pugni, fargli sputare la verità – io sono una persona ... Sono importante ... Per te! Sono il tuo stramaledetto salvagente! Vuoi continuare così? Vuoi fotterti la vita? Vaffanculo, ammettilo! –
Era stata una pessima mossa, Ren era molto più muscoloso di me ed in men che non si dica mi ritrovai con le spalle alla parete e le sue mani tremanti intorno al collo, che stringevano rabbiose.
- Non ho fatto altro che dirtelo ... Dovevi stare zitto e buono ... Dovevi fare come ti avevo ordinato ... Adesso è tardi! – la sua voce faceva emergere un tono straziato che non avevo mai sentito- sei cambiato, tutto è cambiato ... Quindi tornatene dai tuoi amichetti, JJ ...Vai da gente migliore di me, non c'è niente qui di quello che vuoi ... Non avrai niente da me .... –
Le lacrime alla fine ebbero la meglio e corsero giù lungo le mie guance, facevo fatica a respirare, il suo sguardo era feroce, mi sentii come una preda negli ultimi istanti di vita, ma volevo usarli, volevo sfruttare ogni secondo che mi era rimasto.
- Ti amo, dannazione, ti amo, ti amo, ti amo ... E non voglio andarmene – non riuscii a terminare.
I suoi occhi erano sgranati e ricolmi di furia, c'era un fondo di terrore nel suo sguardo, mi tappò la bocca violentemente, sbattendo ancora il mio corpo alla parete.
- Sta' zitto!!! – Urlò – Cosa vuoi? Cosa diavolo pretendi?! Avevi quello che ti spettava! Sei solo un debole JJ, una creatura insignificante .... Un parassita! –
Cercavo di dibattermi la sua presa era ferrea – Ren ... - Biascicai a fatica, mi facevano male le spalle e la gola – non tutto l'amore ti ferisce ... Può esserci del buono ... -
- Non sai neanche di cosa parli! – Distolse per un attimo lo sguardo e appiattì il suo tono - Sei patetico JJ, credi davvero di provare dell'amore per me? Non stai facendo altro che elemosinare ... E' quello che ti riesce meglio, vero? - il suo tono erano di nuovo quello sprezzante di sempre - Fare pena alla gente, spingerla a prendersi cure di te ... Il povero e sfortunato JJ, biasimato dall'umanità ... La puttanella sola e triste ... Perché credi che nessuno ti voglia? Sei solo un peso che nessuno vuole addossarsi –
- Smettila! – Urlai – sei stato tu ad avvicinarmi! Tu mi volevi con te! Non cercare di renderla una mia scelta! –
- Certo che ti volevo ... Un bravo cagnolino ... Ecco cosa sei ... Un piccolo e fedele bastardo che non avesse mai discusso un mio comando, questo era tutto quello che dovevi essere – rise, il più sadico dei sorrisi che mi era capitato di vedere in vita mia – una mia esclusiva proprietà, da poter gestire e lo sei stato per tanto tempo ... Il mio giocattolo, avresti fatto qualunque cosa, vero? - Mi accarezzò per un attimo la gola, percorrendo la mia pelle fin quasi al petto - Pur di venire considerato, pur di essere incluso in qualcosa ... Sei un tale misero e disperato essere umano ... Ti sei fatto usare e scopare per tutti questi anni, solo per poter avere degli amici ... Mi ami? Ah ... Non farmi ridere ... Tu ami solo servire .... – Rise di scherno - Dimmi la verità, ti saresti fatto scopare anche da Roman ed Alexey se te lo avessi ordinato, vero? Saresti stato la puttana di tutti e tre, Jordan ...Nessuno ha bisogno di te, men che meno io. –
Jordan ...
Sentire quel nome pronunciato dalla sua bocca fu qualcosa di orrendo, come se quelle parole non fossero abbastanza disarmanti, come se tutta la merda che mi aveva gettato addosso non fosse sufficiente, anche quello. Avevo ripudiato quel nome, era quello che mi faceva sentire sbagliato ed inadeguato, era qualcosa che non mi apparteneva, era il nome di una persona che non sarei mai diventato per la mia famiglia. Ci avevo rinunciato per lui, per essere JJ, la persona che era importante per qualcuno, che aveva degli amici, la persona che voleva che fossi. In quel momento mi sentii come se avesse rifiutato il mio stesso essere, come se mi avesse ripudiato dall'esistenza. Lui lo sapeva, quanto quel nome mi ferisse, quanto ogni singola sillaba che gli era uscita di bocca mi stava annientando, Ren era consapevole di quello che mi stava facendo. Non c'erano scuse, non c'era nient'altro che potessi fare, quelle parole mi crollavano addosso senza un attimo di tregua, infierendo, sminuendo ogni brandello dei miei sentimenti, toccava a me dire basta.
- Nonostante tutto ancora ci staresti, vero? – Continuava ancora con tono di scherno e disgusto – sei un masochista miserabile ... E' di questo genere di sentimento che dovrei sentirmi onorato? –
Basta ...
- Quel'inutile verme di JJ è innamorato di me ... Che onore ... Non so se sia più infimo quel sentimento rivoltante o che sia tu a provarlo ... -
Basta ...
- Mi dispiace, ma con me non attacca la tua scenetta, piccola nullità ... Magari però puoi continuare con Alexey e Roman ... Uno dei due potrebbe cominciare a scoparti e torneresti nel gruppo! Non avrei nulla in contrario, se diventi un loro problema e smettessi di rompermi le palle! – Il suo sguardo era vuoto, sembrava pronunciare quelle parole con un distacco assoluto, quasi le ripetesse senza sentire nulla, come se la mia visione completamente straziata non lo turbasse – ho notato che tu e Roman avete legato molto in questi anni ... Ti è stato tanto vicino, giusto? Potresti succhiarglilo per sdebitarti, è quello che sai fare meglio, no? Ti ho addestrato bene
BASTA!
Urlai, urlai così forte da coprire il suono di quelle parole. Mi portai le mani alla testa ed urlai finché non lasciò la presa su di me e non si allontanò di qualche passo. Urlai facendo uscire tutto il mio dolore, tutto quello che avevo tenuto a bada fino a quel momento, tutta la frustrazione e la rabbia, venne fuori in un grido così acuto che la porta della camera si spalancò.
Vidi Matt ed Alexey catapultarsi nella stanza, frastornati ed impauriti, dovevano avermi sentito, ci lanciarono un occhiata allucinata mentre io ero scivolato a terra e Ren era ancora in piedi e rigido.
Fu Matt a parlare per primo – che cazzo succede? –
Io fissai Alexey chiedendomi quanto sapesse di tutto quello, se fosse anche lui d'accordo con Ren, se quella scenetta non fosse stata allestita solo per umiliarmi, per ribadire le posizioni, per farmi capire ancora una volta dov'era il mio posto.
In basso, strisciante ...
Mi sollevai lentamente, sorprendendomi di potermi reggere sulle gambe, ne avevo abbastanza, di tutti loro, dei complotti, di dover sempre abbassare la testa, ero stufo di essere l'anello debole, mi sarei staccato per sempre a qualunque costo. JJ era morto in quella camera, soffocato da Ren e dalle sue parole, ma il suo corpo aveva ancora abbastanza forza da non crollare lì.
Scattai, colpii Ren violentemente con uno schiaffo sul viso, quel gesto sembrò sorprenderlo e destarlo, portò una mano a sfiorarsi la guancia.
Non dissi nulla, mi lanciai contro la porta e cominciai a correre, lontano, sentivo chiamare il mio nome ma non mi voltai, le mie gambe correvano, cercavano di mettere metri e metri da quello che era successo, dalla persona che mi aveva fatto stare tanto male. Erano finite le attenuanti, Roman aveva ragione, Ren non meritava la mia sofferenza, il mio amore, non meritava niente, era solo un bastardo ingrato,un ipocrita a cui piaceva avvelenarmi l'anima, non era mai stato mio amico. Non aveva mai tenuto a me, non aveva mai desiderato proteggermi, non mi aveva mai amato.
Mentre correvo ripensavo a tutti quegli anni trascorsi, a quanti problemi e paure mi ero fatto, a quanto mi fossi impegnato per essere ciò che Ren desiderava. Perché renderlo felice lui era la cosa più importate. Ed io? Io non ero forse importante? Non meritavo un briciolo di considerazione?
Mi veniva da vomitare, i muscoli delle gambe ed il mio petto erano in fiamme, mi accorsi di essere arrivato nel campo da football, avevo i crampi ma non volevo fermarmi. Se avessi atteso anche solo un istante, se mi fossi fermato la realtà mi avrebbe afferrato ed ero sicuro che tutto quel dolore e quelle parole mi avrebbero ucciso. Le mie gambe smisero di collaborare, inciampai e caddi rovinosamente sull'erba, sbattendo il viso a terra.
Restai lì, perfettamente immobile, incapace di muovere un solo arto, a contatto con il terreno bagnato, in quel momento mi accorsi che stava piovendo. Il mio cuore che pompava sangue e dolore ad una velocità inaudita, aveva reso la mia epidermide sensibile e bollente, percepivo ognuna di quelle gocce che mi si conficcavano sul corpo come lame.
Matt aveva sempre avuto ragione. Tutti avevano ragione.
La realtà finalmente mi aveva preso, mi aveva afferrato con le sue mani gelide e mi aveva trascinato nel mondo, dove Ren non aveva mai provato per me nessun tipo di sentimento, dove io non ero altro che un patetico illuso. Un appestato che nessuno voleva intorno, aveva raggiunto il suo scopo, pensai quando mi vennero alla mente gli sguardi che mi gettavano i ragazzi al campus. Io ero diventato tutto quello che voleva ed adesso che si era stancato non mi era rimasto niente, mi ero cullato in una bugia che mi aveva rovinato la vita ...
Esattamente come anni prima nel bagno della scuola, ero stato calpestato ed annientato a causa di una mia stupida illusione, di un sogno ad occhi aperti sciocco e irrealizzabile.
Che miserabile esemplare di uomo ...
- JJ? Ma guarda un po' come ti sei ridotto ... - Sentii una voce allegra provenire da non lontano, fu quella a distrarmi dai miei pensieri e farmi aprire gli occhi – deduco sia andata male ... -
Lyonel se ne stava ad un metro da me con le mani in tasca, bagnato fradicio ma con un sorriso smagliante sul volto.
- Mi perdonerai se gongolo un po' ... - Rise – siete dei dannati assassini di cuori vuoi due ... E dire che vi sbranate a vicenda senza neanche essere in grado di digerirvi, di andare fino in fondo ... Qual è il senso di tutto questo? –
Non avevo la forza di parlare, di dirgli di lasciarmi solo o di darmi una botta in testa così avrei potuto smettere di pensare per un po', me ne stavo lì a fissare la sua scarpa, sdraiato a terra ed inerme come un cadavere.
- Se resti sotto questa pioggia ti ammalerai, JJ ... - Non ottenne risposta o movimento da parte mia, così sospirò – non preoccuparti, ti do una mano –
Sentii le sue braccia cingere le mie spalle, mi voltò e mi sollevò da terra, d'istinto mi aggrappai al suo collo e lui rinsaldò la presa del mio corpo fra le sue braccia.
- Ti porto in camera tua ... Sono certo che il tuo coinquilino starà dando di matto, l'ho visto cercarti in lungo ed in largo –
- Perché lo stai facendo? – Mormorai – sono tanto patetico? Lo fai perché sembro un piccolo moccioso bisognoso? -
- E' così che ti ha detto? – rise – quel pazzo suicida ... Mi chiedo se si renda conto di quello che fa oppure passerà il resto della sua vita a pentirsi ... -
- Non mi importa ... Non mi importa più di niente ... Né di lui né di quello che farà ... sono stanco ... di tutto –
Mi lasciai portare al dormitorio da Lyonel troppo stanco per occuparmi del resto, troppo stanco per rispondere alle domande di Matt,troppo distrutto semplicemente dall'amore.

TYLER

Avevo finito la mia seconda birra nella calma che solo un locale lontano dal campus poteva fornirmi, stavo pensando a cosa fare, non per quella notte, ma per il resto della mia vita. Avevo perso interesse per la Berkeley, forse non l'avevo mai avuto davvero, avevo fatto il passo più lungo della gamba pur di rimanere in movimento e non lasciarmi prendere dall'angoscia dell'immobilità. Stare fermi era dannatamente pericoloso, quello era il motivo per cui non mi ero mai fermato fino a quel momento, non avevo mai riflettuto seriamente sulle possibilità che avevo davanti.
- Te ne porto un'altra? - La cameriera del pub sorrise con aria flirtante, io mi limitai a posare le banconote sul tavolo
- No, sto bene così. -
Non era vero per niente, ma fingere stava diventando un riflesso incondizionato ormai, come il non voler guardare in faccia la realtà, ma non quella notte, avevo smesso di bere perché dovevo rimanere lucido e finire quello che avevo iniziato in stanza. La camera su al dormitorio era calda e meno caotica del solito, la metà di Juri era irrecuperabile, il resto giaceva per lo più in file ordinate sistemate sul mio letto, iniziai a riempire i borsoni uno dopo l'altro, raggruppando le ultime cose che avevo lasciato fuori. Le vacanze di natale erano ormai alle porte e non intendevo frequentare le ultime lezioni dell'anno, dopotutto non c'era una sola cosa che rendesse la mia permanenza alla Berkeley meno schifosa. Sarei tornato a South Gate, casa nostra era rimasta disabitata da qualche mese, poi, una volta ragionato a fondo sulla questione, avrei capito cosa fare e dove andare. In quel preciso momento volevo soltanto andar via da quel posto.

Chiusi l'ultimo borsone con un po' di fatica, poi indossai nuovamente il giubbotto di pelle ed aprii la porta per iniziare a caricare in auto le prime cose. Di fronte a me c'era lui, avevo sbattuto le palpebre un paio di volte, poi lo avevo guardato di nuovo, una parte di me credeva che fossi del tutto impazzito, ci pensavo così tanto da vederlo ovunque, ma la visione davanti ai miei occhi non scomparve, anzi, attimo dopo attimo, iniziò ad assumere una consistenza sempre più solida. Chris era pallido e nervoso quando incontrò il mio sguardo smarrito, poi notò i borsoni poggiati ai miei piedi.
- Stavi andando via? -
Quella voce, non c'era rabbia, né quel tono gelido e sprezzante tipico del Chris con cui ero stato costretto a fare i conti di recente, era soltanto lui in quel momento.

- Che ci fai qui? - Volevo tenermi sulle mie, non potevo illudermi e non dovevo, Chris era lì per motivi sconosciuti, niente a che vedere con le stronzate alle quali mi piaceva credere. Era stato chiaro, non voleva vedermi, aveva deciso di chiudere definitivamente, non dovevo assolutamente illudermi che qualcosa sarebbe potuta cambiare quella notte, perché non era così.

- Volevo parlarti -

- Di? -

- D-di tutto quello che è successo, ma ancora di più vorrei abbracciarti ... -

Mi prese alla sprovvista come sempre, se c'era una cosa che avevo imparato in quell'ultimo anno era la sua imprevedibilità, Chris si era stretto contro il mio corpo, aggrappandosi alle mie spalle con le braccia, stava piangendo, lo sentivo venire scosso dai singhiozzi contro il mio petto. Ero immobile, troppo incredulo e sconvolto per riuscire a muovermi a dovere, mentre il mio corpo che era stato freddo fino a quel momento veniva pervaso da una nuova sensazione di tepore che aveva ben poco a che fare con qualcosa di spiegabile. Da quando tempo non mi sentivo più in quel modo?Sollevai il viso, i miei arti erano rigidi, il suo profumo era ovunque però.

- Chris, dovresti andare via -

- No, non capisci. Non voglio più andare via. - Le sue mani mi bloccarono il viso, costringendomi ad abbassarlo, a fissare i suoi occhi disperati e umidi di lacrime - Ti prego, abbracciami Tyler. -

Non mi mossi, lo lasciai stringersi a me ancora e ancora, singhiozzare contro il mio petto, ogni sua azione era minata a distruggere la corazza gelida dietro la quale continuavo a nascondermi. Ma non riuscivo più a scappare, né a sottrarmi da quegli occhi imploranti e disperati, capii che per tutto quel tempo non avevo aspettato altro, ogni mia dannata speranza per il futuro era stata riposta in quel dannato di un Wayright. Automaticamente lo strinsi contro di me, annegando in quel profumo che conoscevo benissimo e che non avrei mai potuto dimenticare. Mi morsi le labbra, non dovevo crollare, ma Chris singhiozzava disperatamente ed io lo abbracciai ancora più forte, appoggiando il mento sui suoi capelli lisci e morbidi.

- Non fare così, non è successo niente - Dissi in un sussurro che lo fece ridere tra le lacrime, poi lo accarezzai.

- Non è successo niente? - I suoi occhi verdi erano umidi e distrutti quando li sollevò verso di me - Ho soltanto rovinato tutto. -

- Se fossi in te non mi prendere tutti i meriti, credo di aver avuto una grossa parte anch'io. Ti ho esasperato, ti ho portato ai miei livelli -

Chris tornò a nascondere il viso contro il mio petto, eravamo ancora lì, abbracciati l'uno all'altro come due perfetti idioti incapaci di lasciarci andare, ma non volevo, avevo passato settimane nere durante le quali non avevo visto un solo raggio di sole, adesso non potevo staccarmi da lui senza provare una strana sensazione di malinconia. Nessuno avrebbe saputo dire se quello sarebbe stato il nostro ultimo momento insieme.

- Vuoi entrare? Ho il braccio intorpidito - Avevo detto alla fine, dopo quello che mi era sembrato un lasso di tempo eterno. Avevo ripreso i miei borsoni e chiuso la porta, chiedendomi se tutto quello fosse vero perché non lo sembrava affatto.
Nel frattempo Chris si stava guardando intorno mentre cercava di riprendersi da quel pianto devastante. Averlo in stanza mi sembrò del tutto fuori da ogni pensiero sensato ... E se quello non fosse altro che un sogno? Avrei dovuto trovare la forza di affrontare il distacco, di nuovo.

- Non stavi andando via soltanto per le vacanze, vero? -

Era bravo a leggermi dentro, mi conosceva talmente bene da sapere quale fosse il mio stile ormai.

- Sì, me la stavo filando, Wayright. Non intendo tornare il prossimo anno. - Ammisi guardandolo dritto negli occhi.

- Perché? Pensavo che le lezioni ti piacessero ... -

- Forse sì, fino ad un certo punto - E sapevo anche quale, riprendere la mia storia con Chris mi aveva fatto sentire bene malgrado tutto il resto, avevo passato un bel periodo nonostante fosse durato troppo poco - ma ho visto abbastanza di questo posto, non credo che riuscirei a trovare un equilibrio qui.-

Chris aveva capito, era intelligente nonostante gli avessi dato dell'idiota per troppi anni consecutivi - Se lo fai per me sappi che non ne vale la pena, io -

- Lo faccio sempre per te - Lo interruppi - ogni volta che scappo lo faccio per te, per me ... per noi. Sei la mia più grande paura e la mia più grande ossessione, non riesco ad allontanarmi, ma neanche a rimanere. Adesso non so perché sei qui e sinceramente non me la sento di investire altri sentimenti in questo massacro, perché so bene quello che pensi di me, sei stato molto chiaro in queste ultime settimane ed io sono davvero confuso in questo momento - Avevo parlato senza prendere fiato, che cosa mi stava prendendo? - Me ne vado e non te ne faccio una colpa stavolta, semplicemente non voglio continuare a frequentare questo posto. Tu perché sei qui? - L'avevo chiesto di nuovo, non riuscivo più a sopportare quell'incertezza, dovevo sapere e subito.

Chris stava tentennando - Sono qui perché sto cercando di rimediare, sono in me e intendo restarci. In questi ultimi giorni, dopo la nostra discussione al Rouge, ho preso le distanze da tutti - Anche da Alexey? Non volevo illudermi, ma qualcosa dentro il mio petto si scosse, era speranza? - ho fatto di tutto per non lasciare che le tue parole e le tue azioni mi toccassero, ho voluto fraintenderle perché non riuscivo a pensare che sarei potuto ancora tornare da te. Ho paura del futuro, Tyler. Ho paura che tu possa ferirmi di nuovo, ma c'è qualcosa che non sono disposto a fare.So che hai un talento naturale nel fuggire via, ma io non voglio più farlo, basta scappare, basta nascondersi, non posso più sopportarlo. Non voglio tenermi dentro più nulla perché adesso capisco che non è servito a nulla mentire -

- Bene, visto che siamo in vena di rivelazioni e sincerità, dimmi che cose ne è stato di Romanov. - L'avevo chiesto, adesso dovevo andare fino in fondo, dovevo smetterla di ossessionarmi con quelle immagini che continuavano a torturarmi.

- L'ho lasciato -

- Perché? - Avevo parlato in fretta, i miei occhi erano puntati in quelli di Chris e non c'era nessun tentennamento in lui.

- Perché lui non era te - Il mio cuore mancò un battito, per un attimo fu come se il tempo e lo spazio si fossero fermati - avevi ragione, Tyler. L'hai sempre avuta, ho provato ad innamorarmi di lui, ci ho provato disperatamente perché volevo essere salvato da questo dolore e sapevo che Alexey mi avrebbe dato tutto ciò che desideravo, ma non era da lui che lo volevo. Non si possono amare due persone contemporaneamente e non c'è niente al mondo che possa farmi dimenticare quello che tu rappresenti per me, né tutto quello che abbiamo condiviso insieme. Non posso farlo, non riesco e non voglio. -

Non riuscivo a parlare, tutto quello che stavo aspettando stava succedendo davanti ai miei occhi più in fretta di quanto avessi mai immaginato - Credevo che mi odiassi ... -

- Ci ho provato - Ammise Chris con un sorriso smorto sulle labbra - Ho provato a darti la colpa di tutto quello che mi stava succedendo, ti detestavo perché non facevi altro che spingermi via ogni qual volta ero sul punto di raggiungerti davvero. Mi impedivi di farlo, non riuscivo a penetrare davvero nel tuo mondo -

- Perché non volevo -

- Lo so, non vuoi permettere a nessuno di avvicinarsi davvero -

- Ma tu lo hai già fatto, Chris ... sin dal primo momento. - Era così, la pura e semplice verità che avevo provato a non vedere - Per tutta la mia infanzia non eri mai stato nessuno per me, eri solo lo stronzo che viveva accanto casa, quello che prendeva tutte A a scuola ed aveva un sacco di soldi. Eri un ragazzino arrogante e impossibile da prevaricare, non mi temevi, anche quando riuscivo a raggiungerti e pestarti tu sopportavi tutto, certo che alla prossima occasione saresti riuscito a correre più veloce ed evitarmi. E ci riuscivi davvero, non hai idea di quante volte mi sia svegliato e alzato dal letto soltanto per inseguirti e pestarti, eri una costante già allora per me, anche se non riuscivo a vederlo. Ma poi le cose sono cambiate, mi sono sfuggite di mano e sono andate a schiantarsi. Nel giro di un'estate sei diventato l'unica persona con la quale fossi mai riuscito a parlare dei miei problemi, l'unico di cui mi fidassi davvero e non riuscivo a lasciarti andare nonostante ci stessi provando con tutte le mie fottute forze. Il fatto stesso che tu fossi essenziale per me mi mandava fuori di testa e allo stesso tempo mi confondeva. Ed eri un ragazzo, un fottuto ragazzo ed io me la facevo con te e questo faceva di me un frocio di merda! Uno di quelli che avrei picchiato senza pensarci due volte! Nel frattempo mio padre mi vessava e tu continuavi a starmi addosso e io non riuscivo a starti lontano neanche impegnandomi. -

Stavo male, soltanto pensare a quell'estate mi distruggeva, ma dovevo parlare, dovevo tirare fuori tutto quello che mi portavo dentro e che continuava ad avvelenarmi giorno dopo giorno.

- Non è una scusa, so che niente può giustificare quello che sono. Non avrei dovuto trattarti così, sono stato un mostro, ok? Me ne rendo conto e so che razionalmente tu dovresti provare soltanto del disgusto per me, dovresti scappare via il più lontano possibile da me. Ma se penso che dovrei trascorrere un altro anno da solo, a vagare in giro per il mondo come un dannato fantasma, a pensare ogni fottuto istante a te ... Ti direi che non voglio farlo, non voglio scappare, Chris. Mettiamo le cose apposto, smettiamola di farci del male per quanto è possibile, perché questa è l'ultima chance che abbiamo.

L'avevo detto, ce l'avevo fatta e non provavo neanche imbarazzo, era da troppo tempo che volevo tirare fuori tutto quel dolore, soltanto in quel momento Chris era disposto ad ascoltarmi però. Il suo viso pallido ed emaciato era confuso, i suoi occhi non erano mai stati così brillanti.

- Stai dicendo che posso rimediare?-

- Possiamo rimediare - Lo corressi - ti darò quello che vuoi, perché è quello che meriti, forse non lo farò in un modo convenzionale, forse non riuscirò mai a dirti che ti amo ma ogni volta che sono tornato a cercarti, ogni volta che sono stato pronto ad accogliere la tua rabbia e il tuo odio è suonata come una dichiarazione d'amore per me. Non avrei perso neanche un istante del mio tempo se non mi fosse stato chiaro quello che provo per te. -

-F-forse, invece, ti sei appena dichiarato come un comune essere umano. - Chris era sconvolto, non se l'aspettava.

- Avrai sentito male, Wayright - L'imbarazzo mi avvolse come un vampata di fuoco che tentava di ingurgitarmi dritto nelle viscere dell'inferno, soltanto in quel momento razionalizzai quello che avevo appena ammesso, soltanto lui poteva aiutarmi a mettere a tacere quell'imbarazzo assurdo. Il mio sguardo non lasciava dubbi quando incontrò quello di Chris, intenso e colmo di desiderio come il mio.

- Basta parlare, mi stai stufando - Poi mi gettai su Chris cercando di frenare la violenza del mio desiderio, le sue gambe si strinsero intorno alla mia vita un attimo dopo, bloccandola in una presa salda. Lo guidai sulla scrivania di Juri, gettando via le cianfrusaglie che si ammassavano lì sopra, facendomi spazio per potermi appoggiare mentre le labbra di Chris stuzzicavano le mie e tornavo finalmente a respirare.
- Quanto cazzo mi sei mancato - Avevo sussurrato a pochi centimetri dalla sua bocca, lasciai vagare le mie mani lungo le sue cosce, lentamente, su e giù per scaldare le sue gambe che tremavano appena sotto al mio tocco.

- Hai detto che mi ami ... -

- Sì, l'ho detto. - Risi contro la sua bocca, poi ci baciammo ancora, sfiorai appena quelle labbra in un bacio che in un primo momento lo fece ritrarre, costringendomi ad andargli ancora incontro. La sua mano si fermò sul mio petto

- Dimmelo di nuovo -

- Non esagerare, Wayright. Troppo zucchero fa male, non vorrai mica il diabete. - Leccai il suo collo pallido e tenero, Chris fremeva sotto il mio tocco, quel contatto mi stava mandando in estasi.

- Ci faremo ancora del male? -

- Non ci è mai importato di questo - Sussurrai, tornando a tormentarlo, potevo percepire perfettamente la sua erezione contro la mia, tenute a distanza dai nostri indumenti, poi si scagliò contro il mio corpo, stavolta fu lui ad iniziare quel bacio feroce. Faceva male, ma tra di noi non sarebbe mai potuto essere diverso da così. Il dolore era una promessa, senza quello non saremmo stati Chris e Tyler, così come il sesso, era da lì, da un'attrazione fisica insostenibile, che era nata ogni cosa. Era il nostro modo di agire, lasciare che fossero i gesti a parlare più di mille parole.

Gli strappai via i bottoni del jeans mentre Chris mi bloccava il volto con le mani, continuava a divorarmi con un desiderio mai provato fino a quel momento. Mi baciava, sospirando contro la mia bocca e gemendo ad ogni mio tocco.
Mi era mancato, la sua pelle, il suo profumo, il calore del suo corpo che si adattava perfettamente al mio. Baciai il suo petto scostando il maglione che indossava, leccai la sua pelle, la morsi facendolo rabbrividire e sospirare forte. I suoi occhi erano intrisi di fuoco, lo stesso che stava divampando nei miei mentre lo liberavo dai suoi boxer e scendevo giù, a baciarlo fino a quando non mi avesse implorato di prenderlo.
Chris urlò di piacere, artigliando la mia schiena con le dita, il suo viso era intriso di mille emozioni diverse, riflesso delle mie. Avrei fatto le cose perbene, gli avrei fatto ricordare cosa significasse stare con me. Il lubrificante di Juri era in bella vista sul comodino, ma non lo avrei usato.
- Cosa fai? -
Chris era sorpreso, ma non mi impedì di sollevare le sue gambe e posizionarle sulle mie spalle mentre stringevo il suo sedere perfetto e sodo e spingevo il mio viso contro la sua apertura.
- Tyler? -
- Sta zitto, Wayright. E' da troppo tempo che non vedo l'ora di farlo - Dissi prima di iniziare a leccarlo. Chris sobbalzò appena, la sua presa sulle mie braccia aumentò a dismisura mentre continuavo a stuzzicare quella parte, poggiando la bocca e succhiando. Dannazione, l'eccitazione era alle stelle, tanto che iniziai a toccarmi per cercare di alleviare quel dannato dolore al basso ventre. I gemiti di Chris non aiutavano, né sentirlo muoversi dal piacere sotto il mio corpo.
- T-tyler ... Cazzo ... Tyler -
Lasciai vagare la punta della mia lingua sulla sua apertura, era così bagnato ed eccitato ...
- So cosa vuoi ... - Dissi tra un sussurro ed un gemito, poi mi ritrassi per infilargli dentro indice e medio. Chris lanciò un grido che per poco non mi fece venire lì, dovevo trattenermi, nonostante l'astinenza delle ultime settimane non aiutasse per niente. Iniziai a muovere le dita dentro di lui mentre con l'altra mano stuzzicavo la sua erezione eccitatissima, Chris era del tutto perso, il suo respiro era ansante, i suoi occhi chiusi, mentre continuavo a spingere le mie dita sempre più in profondità, accompagnato dai movimenti dei suoi fianchi. Mi era mancato, vederlo lì era come una fottuta visione a cui stentavo ancora a credere. Lasciai scorrere la mia mano lungo il ventre magro e pallido di Chris, poi più su, a sfiorare quel petto che si abbassava e alzava velocemente, infine intrappolai il suo mento tra le dita, costringendolo ad accogliere il mio bacio che frenò per un attimo i suoi gemiti.
- Chi è Alexey Romanov? - Sussurrai con una cattiveria inaudita ad un centimetro dalle sue labbra.
Chris sgranò gli occhi, sorpreso e confuso da tutto quello che stava succedendo - C-che cosa ... -
- Hai capito bene. Chi è Alexey Romanov? - Tornai a chiedere, accompagnato dal movimento delle mie dita che si faceva più violento dentro di lui, facendolo gemere sempre più forte.
- I-io ... - Era in crisi, ansimava, stringeva le sue mani intorno alle mie braccia mentre tentava di rispondere.
- Ti do un suggerimento visto che non sei in condizioni di parlare, Alexey Romanov è irrilevante come un insetto. Ecco qual è la risposta giusta - Sussurrai al suo orecchio prima di tirare fuori le mie dita e aprire ulteriormente le sue gambe, Chris era una visione fin troppo eccitante, per la prima volta pensai di essere esattamente dove sarei dovuto essere. Entrai piano, cercando di non farmi sopraffare da quella fantastica sensazione che mi avrebbe spinto ad essere più violento, Chris era bollente e stretto, il suo viso una maschera di piacere, sentivo le sue unghie artigliarmi la schiena, poi quei gemiti bassi, disperati. Iniziai a muovermi, spingendomi ogni volta sempre più in fondo, incentivato dai movimenti di Chris che continuava a venirmi incontro, gemendo di piacere contro la mia bocca. Lo baciai senza interrompere quella danza perfetta, incurante dei graffi che mi stava procurando, tutto ciò che contava era quel piacere che cresceva e si espandeva, appannandomi la vista, facendomi perdere il respiro. L'aria era rovente, lo stomaco di Chris imperlato di piccole gocce di sudore ed io stavo per venire, non riuscivo più a resistere. Con un colpo di reni si strinse di nuovo a me, aggrappandosi con le gambe contro la mia vita, lo presi tra le braccia, voleva finire a letto. Mi abbassai toccando con le spalle la morbidezza del materasso, stavolta Chris mi stava sopra, iniziava a muoversi piano ma fino in fondo, con un ritmo micidiale, chiusi gli occhi, le mie mani accarezzavano il suo petto, lo sentivo contorcersi e gemere su di me mentre quel piacere cresceva ancora e ancora, come fuoco che non poteva essere domato.
- Ti amo, Tyler Bradbury -
Il suo seme bollente scivolava sul mio addome mentre anch'io crollavo sotto il peso di quell'orgasmo senza precedenti, affondando per un'ultima volta nel suo corpo, riempiendolo fino alla fine. Tornai a cercare il suo viso, a baciarlo senza fiato, annaspando contro il suo petto sudato. I nostri cuori battevano all'impazzata, l'uno contro l'altro.

- Ops, abbiamo sporcato le lenzuola - Mi comunicò Chris, biascicando appena.

- Sono di Juri, se c'è uno che merita un po' di sperma sul letto è lui. Probabilmente lo ecciterebbe, non preoccupartene - Faticavo ancora a parlare, le mie mani continuavano ancora ad accarezzare il suo viso perso nel mio - scrive delle storie su noi due, quel fottuto pervertito di merda.

Chris aveva sgranato gli occhi - In che senso? Che tipo di storie? -

Lo avevo fissato con un'espressione che non avrebbe lasciato altri dubbi - Hai capito ... -

- Oh! Ma davvero? - Stava ridendo adesso, era così bello vederlo ridere di nuovo, quanto cazzo di tempo era trascorso dall'ultima volta?

- Ho trovato dei fogli l'altra notte, ha cambiato i nomi, ma l'ho capito comunque che stava scrivendo di noi. Sappi che hai anche partorito due gemelli che però somigliano soprattutto a me, almeno per il caratteraccio ... però hanno i tuoi occhi. -

Chris continuava a ridere di gusto, coprendosi il viso con le mani - Non ci credo. E lo hai lasciato vivere? -

- Come vedi sono più magnanimo di quanto immagini. Inoltre pestare Juri sarebbe come picchiare una ragazzina indifesa, non sono ancora a quei livelli. - Ero sporco, notai, anche Chris non scherzava.

- Non vorrei sciogliermi da questo abbraccio ma forse sarebbe meglio fare una doccia ... - Chris mi aveva letto nel pensiero.
Lo baciai, sapeva di lacrime e sudore - Concordo. Vai a darti una sciacquata, ti raggiungo tra un attimo - Era strano lasciarlo andare, era come se temessi di non rivederlo mai più. Non avevo ancora realizzato che cosa era successo davvero quella sera, stavamo insieme adesso? O Chris aveva bisogno del tempo per capire ? Voleva stare da solo?

- Ehi, Chris - Lo stavo seguendo in bagno quando improvvisamente notai il mio cellulare illuminarsi. L'avevo lasciato sulla scrivania, soltanto in quel momento notai che avevo perso parecchie chiamate nel frattempo.
- Rachel? - Presi la chiamata - Che ti prende? Cosa sono tutte quelle chiamate? -
Silenzio, poi un respiro profondo, stava piangendo.
- Rachel? Che cosa è successo? - Venni assalito dal panico nel momento stesso in cui sentii la sua voce, bassa e distrutta, stava singhiozzando.
- L-luis ... -
- Luis cosa? - Chiesi, snervato.
- E' a-andato a parlare con la polizia ... L-lui dice che Caleb ... - Un altro singhiozzo violento, ma sapevo già che cosa stava succedendo, anche se non ne capivo il motivo.
- C-caleb si è suicidato! L-lui lo ha ammesso ed io non ne s-sapevo nulla! Ho sempre creduto che fosse stato un incidente, mentre adesso ... i-io, perché? N-nostro fratello voleva morire, lui si è ucciso ... - Rachel non riusciva più a parlare
- La mamma lo sa? -
- S-sì, siamo in centrale. P-perchè lo ha fatto, Ty? Perché lo ha ammesso dopo tutto questo tempo? -
Non lo sapevo, lo shock era stato devastante - Rachel, tra poco parto. Vi raggiungo in mattinata -
- G-grazie, abbiamo bisogno di te. -
Respirai profondamente, non volevo sparire proprio in quel momento ma dovevo farlo. Non potevo lasciarle da sole e Dio solo sapeva quanto diavolo avessi voluto chiedere a Luis che cosa pensava di fare parlando con la polizia dopo tutti quegli anni.

- Chris? - Entrai in bagno e subito aprii la cabina doccia dove lui era ancora intento a lavarsi
- Ehi, che succede? - C'era della preoccupazione nella sua voce adesso.
- Devo andare a casa per un po', mio padre è andato a parlare con la polizia, Rachel e mia madre non sanno che pensare, ma hanno scoperto del suicidio di Caleb. -
- Dannazione, vengo con te - Stava già prendendo l'asciugamani e venendo fuori dalla doccia, ma non potevo permetterglielo. Non quella volta.

- No, rimani qui, passerò tutto il giorno a risolvere i problemi della mia famiglia. Non vale la pena, finisci la settimana qui alla Berkeley- Era giusto così, dovevo occuparmi della mia famiglia e dovevo farlo da solo, basta scappare, basta nascondersi, era quello che ci eravamo promessi soltanto qualche ora prima dopotutto. Lo baciai impedendogli di aggiungere altro, annegai nella morbidezza delle sue labbra bagnate, accarezzandogli il viso.
- Usa questo tempo per pensare a cosa sia giusto fare per te. Sei venuto fuori da un periodo stressante, credo che sia giusto riflettere se sia davvero il caso di immergerti subito in un'altra storia. Chiarisciti le idee, ci sentiamo al telefono. -
Le mie parole erano suonate dure perfino alle mie orecchie, vidi Chris sbattere le palpebre confusamente, doveva essere sicuro al cento per cento di questa storia, niente dubbi o paure, doveva essere certo che i suoi sentimenti nei miei confronti non fossero cambiati. Sperai che fosse così, lo sperai con tutto il cuore.


ANGOLO AUTRICI:

Non so chi ha avuto la forza di giugere fin qui ma complimenti! Che dire di questo capitolo? A dir poco sconvolgente, una coppia arde fino a consumarsi e l'altra risorge dalle ceneri! Non si può mai dire con noi ma sembra che ormai il destino sia segnato ... Chris ha finalmente ceduto il passo ai suoi sentimenti e Tyler lo ha riaccolto con parecchio entusiasmo! Ma è anche andato via ... la famiglia chiama! Chris avrà modo di riflettere, cosa sceglierà per il suo futuro? JJ invece ha urlato i suoi sentimenti e Ren non ha retto il colpo, il nostro biondino adesso dovrà leccarsi le ferite, Lyonel gli darà di certo una mano! L'uomo giusto al momento giusto? Non vediamo l'ora di senire cosa ne pensate e se avete pronostici per queste coppie! - 3 capitoli alla fine .... Siete pronte alla chiusura del sipario?

Un bacio

BLACKSTEEL

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