Capitolo 48
MATT
Mi sarebbe piaciuto far durare il mio idillio con Nik ancora per un po' ma quando dovetti fare un giro nel pianeta terra lo trovai ancora il posto spiacevole che ricordavo. Credevo di aver risolto tutto grazie alle informazioni che mi aveva dato JJ, ma dalla reazione di Chris dedussi che ero esattamente al punto di partenza. Chris voleva così tanto allontanarsi che si sarebbe fatto andare bene qualunque cosa, persino un raggiro, l'importante era continuare a percorrere quella strada. Se solo non fosse stata tanto pericolosa...
Sospirai con il cellulare in mano, nessuno oltre me aveva idea di cosa stesse succedendo, avevo tranquillizzato Jane, ma per quanto tempo la situazione sarebbe stata stabile? Mi chiesi se non fosse il caso di dirlo a qualcuno, informare almeno Seth, scossi la testa, non c'era nulla che potesse fare, allarmarlo non sarebbe servito, io ero in prima linea ed io dovevo fare qualcosa.
- Scusa il ritardo – mormorò il mio coinquilino entrando in camera e gettandosi sul letto.
Avevamo un appuntamento quella sera, volevamo uscire a bere qualcosa e probabilmente ci avrebbe raggiunti anche Lyonel. Osservando bene JJ però notai quanto non fosse in forma, aveva la faccia tirata e stanca, il colorito più pallido del solito.
- Ti senti bene? – Chiesi incerto – non dobbiamo uscire se sei stanco. –
Non rispose subito, sembrava leggermene perso – no, ho voglia di stare fuori ... se sto qui penso troppo. –
- A cosa? – Insistetti, temevo la risposta a quella domanda.
- A lui .–
Solo quelle parole ed il tono mi indussero a credere che fosse ancora Ren, abbassai gli occhi temendo che forse JJ si stesse rendendo conto di qualcosa dentro se stesso, qualcosa che sembrava non aver pienamente compreso fino ad ora.
- JJ ... - tentai di dire, volevo in qualche modo essere di conforto e di aiuto almeno a lui.
- Non farlo. Matt ... non cercare di essere comprensivo, lo so di essere un idiota – disse secco.
- No, non sei un idiota. –
- Mi ha telefonato .... – Aggiunse infine, con una punta di vergogna, come se non volesse ammetterlo - ... Lo fa da qualche giorno ...a tarda notte .–
- Cosa vuole? – Chiesi impensierito.
- Non lo so, non dice niente ... resta in linea per qualche minuto ... credo che non sia lucido sai ... - mormorò – forse è uno strano modo per farmi capire che gli manco, ma credo che non ne sia neanche consapevole. –
- Io credo che sia solo un vigliacco – dissi schietto e con stizza – sai quello che ho sempre pensato di lui. –
A quel punto il suo sguardo si fece intenso, mi fissò a lungo e parlò dopo una pausa, scegliendo accuratamente le parole da usare – tu ... hai sempre avuto un opinione ben precisa di lui, del nostro rapporto ... non sono mai stato attento ad ascoltare quelle parole, ero troppo annebbiato dal resto, ma ... adesso ... se tu mi dicessi davvero ciò che hai visto ...-
- Perché adesso, JJ? Ora che puoi essere libero ... perché ti fai ossessionare così dal suo ricordo? - Gli chiesi tristemente.
- Perché non sono affatto libero! – Sbottò tenendosi la testa fra le mani – persino Lyonel ha detto delle cose ... su Ren, lui crede che in realtà mi ami che stia facendo questo per attirare la mia attenzione, ma io sono così confuso ... Ogni cosa intorno a me mi sembra sbagliata ed incomprensibile, mi sembra di aver conosciuto per anni persone diverse – disse in un sussurro – io certe volte mi sento soffocare ... E quando lui mi chiama, quel silenzio ... Quella distanza che so di poter estinguere ... Ma ho paura di farlo, per via di Lyonel, per via di Ren ... quando lo incontro nei i corridoi non mi degna nemmeno di uno sguardo ... che diavolo succede, Matt? - Aveva gli occhi lucidi – c'è qualcosa che non va in me ... -
Lo abbracciai a quel punto – no invece, tu non hai nulla che non va – lo rassicurai – so che vuoi risposte da me ma sono ben poche quelle che posso darti ... Io non so cosa passi per la testa di Ren, non lo conosco. Anche se lo conoscessi so che non basterebbe quello a decifrare i suoi pensieri ... ma una cosa su di te l'ho capita JJ ... e credo che dovresti cominciare ad accettarla anche tu ... - Gli dissi – dovresti smettere di negare e dare falsi nomi ... Di imporre alla tua coscienza di sopprimere quello che senti, negare l'evidenza non lo renderà meno reale e complicato, io questo lo so bene –
Silenzio.
Per una manciata di minuti nessuno dei due disse nulla, sapevo cosa stesse pensando, JJ era una persona buona, una di quelle che fa esattamente ciò che gli viene detto di fare. Ren gli aveva dato un ordine: non innamorarti, non legarti. Lui l'aveva fatto, aveva seguito pedissequamente gli ordini del suo amico, della persona che era diventata per lui la più importante al mondo.
JJ non avrebbe mai fatto alcun torto a Ren per nessun motivo, non gli avrebbe mai donato un dispiacere e visto che per Ren l'amore era fonte di sofferenza, JJ non gliene avrebbe mai dato. Ma la vita era strana e nessuno sceglie chi amare, succede e basta, anche se è scomodo, a JJ era successa la cosa più scomoda di tutte. Si era innamorato a tal punto di un uomo che odiava l'amore da fare in modo di nascondere quel sentimento persino a se stesso, di nasconderlo sotto strati e strati di devozione, fedeltà ed accondiscendenza, attendendo silenzioso che lui lo ricompensasse per i suoi sforzi. Questa era la verità su JJ Fibers, era visceralmente malato d'amore per Ren, e anche se io per primo cercavo di dargli una mano a disfarsi di quel sentimento, mi rendevo conto di quanto la verità fosse prossima a venire a galla.
Alla fine si mosse, prese il cellulare e scrisse un messaggio, si sollevò, si passò le mani sul viso ed infine esclamò.
- Dovremmo sbrigarci ... faremo aspettare Lyonel –
- Sicuro che vuoi ancora uscire? – Nessuna risposta – a chi hai scritto? –
- A Roman... l'ho avvisato che passerò uno di questi giorni al locale ... devo parlare con lui – mormorò, poi prese la giacca.
Alla fine lo accompagnai come previsto e quando entrammo nel bar sperai che il mio amico non facesse altri incontri spiacevoli. Prima di prendere posto si congedò per andare in bagno, nel mentre io mi misi alla ricerca del nostro tavolo al quale Lyonel ci aspettava, sarebbero di certo venuti momenti duri anche per lui.
Proprio quando notai dove fosse seduto osservai che non era solo, in piedi davanti a Lyonel c'era Alexey, i due discutevano animatamente. Mi avvicinai restando nascosto tra la folla e sentire cosa avevano da dire con tanta enfasi.
- Senti, non ho niente contro di te ma devo parlare con JJ un momento – disse con tono scocciato Alexey.
- Dovresti cavartela da solo ... smetti di coinvolgerlo. –
- Non sai di cosa stai parlando, quando si tratta di Ren sono sempre questioni di vita o di morte – insistette l'altro.
- La sua vita, non di JJ ... del tuo amico possiamo fare tutti a meno – il tono di Lyonel era tagliente come non lo avevo mai sentito.
- Senti bastardo, credi che non sappia a che gioco stai giocando? Credi che il tuo ridicolo segretuccio non verrà mai fuori? Sono bravo a scoprire le cose, non te lo ha detto JJ? E sono bravo anche a dirle – precisò con una punta di minaccia nella voce.
- Mi hanno detto anche questo, come sta Chris? È bello sbattersi uno in coma che non sa nemmeno il tuo nome? –
Nel prevedere il peggio decisi di farmi avanti ed avvicinarmi finalmente al tavolo, entrambi drizzarono la schiena in mia presenza, Alexey era rosso di rabbia adesso.
- Che vuoi Alexey? – mormorai.
- Ho bisogno di parlare con JJ - disse quello con un tono leggermente meno insistente.
- Oggi non è serata è al bagno adesso ma lascialo stare, sta passando un momento così – spiegai.
- Che cosa gli è successo? – Sembrava preoccupato.
- Qualcosa mi dice che c'entra con il tuo problema, quindi ti ripeto di lasciarlo stare adesso – quello tentò di aprire la bocca ma io non gli diedi il tempo – avevi promesso che ti saresti occupato di lui, Alexey! JJ mi ha riferito la vostra conversazione, gli hai detto che lui poteva andare avanti è così che credi che possa farlo? –
Quello sospirò infastidito e alzò le mani in segno di resa – Bene ma per la cronaca, non è di certo cambiato in meglio. -
Poi se ne andò e lasciò me e Lyonel soli, lui cercava di mantenere quella sua espressione tranquilla e amichevole ma le parole di Alexey ormai erano sulla piazza, non riuscii ad ignorarle.
- Che vuole dire? Che cosa sa di te? – Domandai credendo di dover attendere chissà quanto per la verità.
Incredibilmente invece Lyonel rispose immediatamente e puntualmente – crede di sapere la verità sulla mia storia con JJ -
- E quale sarebbe? –
- Solo un piccolo dettaglio ... sul nostro incontro – lo vidi trattenere a stento un sorriso – non è vero che non avevo mai visto JJ prima di quel giorno, o che non conoscessi il suo nome ed i suoi trascorsi ... le sue amicizie ... in realtà sapevo tutto di lui – mi riferì – il mio coinquilino è Mark ... il tipo che frequentava fino al mese scorso. –
Restai basito, Lyonel, l'onesto ragazzo arrivato quasi come un miracolo nella vita di JJ non era affatto un miracolo, ma frutto di una attenta macchinazione.
- Lo avevo visto qualche volta uscire con il mio coinquilino, poi a delle feste ... mi ero informato sul suo conto, facevo qualche domanda a Mark ogni tanto ... JJ mi piaceva da matti e non vedevo l'ora che mollasse lui per avere una possibilità – fece una pausa – ma avevo capito che tipo era ... il suo modo di fare tanto distante, Mark lo stava perdendo perché lo stava soffocando, io non avrei fatto gli stessi errori non lo avrei ingabbiato ... Ren era l'unico ostacolo, e quando si era auto sabotato così all'improvviso pensai fosse fatta sul serio ... - scosse le spalle – ma c'è ancora quell'altro problema ovviamente . -
- Ovviamente – ero raggelato dal calcolo che Lyonel aveva messo in piedi, non sapevo se ammirarlo o temerlo.
- Mi toccherà aspettare e stare a vedere, certo che Ren non sta facendo una bella figura, ma dubito che questo possa renderlo meno amabile per JJ ... insomma, se riesce ad amarlo nonostante lui sia com'è ... -
- Dovresti dirgli la verità - gli dissi chiaramente – su questa storia, non mi piace che lui venga preso in giro. –
- A tempo debito, Matt ... fidati, non sono io il lupo cattivo qui. –
La discussione terminò quando JJ arrivò al tavolo insieme al cameriere che portava delle ordinazioni: birre, shots e qualcosa di verde che temetti fosse Assenzio. Di noi naturalmente solo Lyonel aveva l'età per bere quella roba, JJ doveva aver usato il suo documento falso.
Si sedette accanto a Lyonel e si scambiarono un bacio, vidi il mio amico farsi stretto fra le braccia del suo ragazzo sperando che quel calore mandasse via la confusione che provava. Mi ero ritrovato io stesso in quella situazione mesi prima, quando i miei sentimenti per Nik stavano tornando prepotenti alla coscienza e non volevo accettarli. Mi era successo di stringermi a Kayle non tutte le mie forze e sperare che tenere vicino lui allontanasse di conseguenza Nik dalla mia anima. Ma non era così, sapevo che se il tuo cuore è da un'altra parte allora niente potrà scaldare il tuo corpo, mandai giù un sorso di birra. Era persino più amara del solito, proprio come quelle giornate, stavo imparando a temere l'alba del giorno dopo ... tutto aveva quel retrogusto incerto, quel sapore spiacevole e ignoto, dannatamente ingiusto.
TYLER
Non smetteva più di piovere quel giorno, il temporale scrosciava oltre la finestra della biblioteca, il rumore sembrava assordante nel silenzio della stanza. Non stavo bene lì, inizialmente avevo pensato di lasciare i dormitori per evitare le occhiate persistenti e quanto mai inquietanti di Juri, ma mi resi conto che perfino quel silenzio stava diventando un problema, mi metteva i nervi, mi costringeva a pensare a cose che avrei soltanto voluto rimuovere. Così uscii senza aver concluso nulla, presi i miei libri dall'armadietto e soltanto in quel momento notai che mentre avevo il cellulare in modalità silenziosa avevo ricevuto parecchie chiamate, tutte da parte di Rachel.
Questo non lasciava presagire niente di positivo, alla fine composi il suo numero e fui io a richiamare.
- Tyler! Ti chiamo da una vita, dove diavolo eri finito? - La sua risposta giunse un istante dopo, sembrava trafelata.
- Scusa se ho una vita che non comprende stare a fissare il cellulare tutto il giorno, forse invece dovresti essere tu a scusarti per non avercela. -
- Oh, ma sta zitto. Sono qui al campus, ti aspetto nella caffetteria dove mi hai portato l'altra volta, vedi di darti una mossa. -
- Che cosa? - Ero incredulo - che diavolo ci fai di nuovo qui? Che ti salta in testa? -
- Te lo spiegherò dopo, sbrigati, dico sul serio. -
Stavo per ribadire che avrebbe anche potuto raggiungermi lei, ma la chiamata venne interrotta bruscamente. Sospirai, non ne potevo più dei suoi drammi, come se i miei non fossero abbastanza, capii che non era semplice cercare di andare avanti circondato com'ero da gente come quella. Non mi riferivo soltanto a Rachel, anzi. I miei pensieri andarono totalmente altrove, di nuovo su quelle parole urlate con una rabbia pura ed indissolubile. Avevo lasciato perdere una possibile risposta, in quel momento non aveva trovato nulla di sensato da dire, ero soltanto terribilmente sorpreso, non tanto per quelle parole che consideravo vere, ma da chi le aveva pronunciate. Era davvero quello che provava per me adesso?
Stavo guidando controvoglia tra la pioggia che batteva fitta sul cruscotto dell'auto, la strada era breve e in un paio di minuti raggiunsi la caffetteria in questione. Scesi dall'auto ed iniziai a correre per evitare di bagnarmi più del dovuto, non mi aspettavo di trovare Rachel sulla soglia, stretta nel suo golfino nero, al riparo sotto la tenda del locale.
- Che diavolo fai? Perché non mi hai aspettato dentro? Ci sei o ci fai? -
- Tyler ... - Soltanto in quel momento notai quanto fosse sulle spine e mi chiesi di nuovo che cosa avesse combinato questa volta.
- Scusami, sapevo che se ti avessi spiegato tutto al telefono non saresti mai venuto qui, quindi perdonami per averti ingannato ... -
Ingannato? - Rachel, che diavolo vuoi da me? Non capisco. - Dissi stanco.
Eppure era semplice, bastava guardarmi meglio intorno per notare dove i suoi occhi andavano a posarsi di tanto in tanto. Le vetrate del locale erano ampie e lasciavano intravedere buona parte dei tavoli nelle vicinanze della porta, seduti ad uno di questi c'erano due ragazzi, un maschio ed una femmina, piuttosto simili tra loro e di età comprensiva tra i quindici e i diciotto anni. Poi capii ogni cosa.
- No, non puoi averlo fatto sul serio ... -
- Ty, stammi a sentire, dobbiamo conoscerli! Ne abbiamo bisogno! -
- Ma perché? - Ero furioso - perché hai coinvolto anche me? Che diavolo vuoi che me ne importi di quei due? Se ci tenevi tanto potevi anche vederli da sola! Non puoi trascinarmi nella tua merda in questo modo, dannazione. Credi che non abbia altro a cui pensare? -
- Ma io ... - Rachel era costernata - beh, se per te non fa differenza allora che ti costa accompagnarmi? Hanno fatto un bel viaggio, vivono a Los Angeles e ci tenevano davvero tanto a conoscerci, quindi visto che a te non cambia nulla vieni con me, fammi compagnia. Ti prometto che faremo in fretta. -
- Perché vuoi farti del male, Rachel? Sai che quei due non hanno vissuto quello che abbiamo passato noi, perché vuoi conoscerli? -
- Non lo so ... - Fece spallucce, il suo viso era cupo - sinceramente non lo so, ma voglio farlo. Ty, hanno pur sempre il nostro stesso sangue e Caleb è morto e credo che dovremmo almeno parlarci ... -
- Non vuol dire un cazzo questo. Possono anche essere dei mezzi Bradbury ma guardali - li stavo osservando e non vedevo assolutamente niente in loro che ricordasse noi. Alti, spigolosi, avevano i capelli chiari e gli occhi azzurri, ma tralasciando questo punto non c'era nulla nel loro sguardo che mostrasse niente di vagamente pericoloso e riconducibile alla nostra vera natura - sono dei coglioni e conosco già troppi coglioni per volerne conoscere altri. -
- Andiamo, non ti costa nulla farmi compagnia per qualche minuto, no? Cazzo, Tyler. Puoi farlo per me? Ti sto chiedendo solo questo! - Rachel era disperata, la vidi stringersi con rabbia nel suo golfino, teneva gli occhi bassi - non posso affrontarlo da sola ... non riesco ... ti prego, vieni con me -
E poi avevo preso quella mano tesa, mi ero lasciato condurre all'interno del locale.
I due ragazzi si alzarono immediatamente, ci stavano osservando con una certa curiosità, non risposi a quel sorriso appena abbozzato sulle loro labbra, neanche Rachel lo fece. Potevo sentire l'imbarazzo nell'aria, interrotto qualche attimo dopo dalla ragazza che allungò una mano verso di noi.
- Piacere, io sono Alexandra -
- Ed io Luis ... -
Lo guardai dritto negli occhi, alla fine quel bastardo non aveva proprio saputo resistere alla tentazione di chiamare uno dei suoi figli con il suo nome. Beh, quanto meno ero stato fortunato abbastanza da aver evitato quell'ulteriore condanna. Ero rimasto in silenzio, fu Rachel a parlare.
- Io sono Rachel e lui è mio fratello Tyler - disse, cercando di sorridere appena.
Non dissi nulla, in effetti non ero felice di conoscerli, quindi pensai che fosse stato meglio tacere ed evitare inutili convenevoli a cui nessuno avrebbe creduto. Mi limitai a fissare quei due tipi, li stavo soppesando e non avevo ancora notato niente di vagamente interessante in loro, alla fine, quando era chiaro a tutti che non avrei mai stretto le loro mani protese verso di me, le ritirarono educatamente.
- Bene, scusatemi se vi ho fatti venire fin qui, ma volevo che ci fosse anche mio fratello - iniziò Rachel con imbarazzo nella voce che non le era mai appartenuto.
- Non è un problema per noi, dovevamo venire a trovare lo zio che vive nelle vicinanze, abbiamo soltanto fatto una fermata in più - commentò il ragazzo sorridendo appena - beh, siamo felici di vedervi finalmente. Luis parlava spesso di voi -
- E che diceva? - chiesi, forse con un tono troppo aggressivo, perché vidi i loro sguardi farsi subito allarmati - ehm, se posso saperlo ovviamente - cercai di mitigare il clima, non volevo che quei due se la facessero addosso.
- V-voi sapevate di noi? - Chiese Rachel, confusa.
- Beh, sì ... non è mai stato un segreto - confermò la bionda, sembrava piuttosto tranquilla - nostra madre è stata sincera con noi, sapevamo che Luis aveva anche un'altra famiglia, spesso e volentieri stava da voi, non era molto presente a casa. Sapevamo anche che le cose tra vostra madre e nostro padre non erano mai andate bene -
Ero sconvolto - Voi avete accettato tutto questo? -
Stavolta fu il ragazzo a parlare - Sì, non c'è niente di strano in fin dei conti. Se pensate alla mentalità dei vostri nonni poi. Avevano combinato il matrimonio dei vostri genitori, non avrebbero accettato un divorzio. -
Era così, i nostri nonni erano la copia peggiore di Luis, così ferrei nelle loro regole, così terribilmente arretrati e freddi.
- Non credo che i nostri genitori si siano mai amati ... - la voce di Rachel era bassa, stava riflettendo - ma appartenevano entrambi a delle buone famiglie, non avevano avuto voce in capitolo. Vostra madre invece dove ha conosciuto Luis? -
- E' successo parecchio tempo fa, forse poco dopo che vostro fratello maggiore nascesse, Luis lavorava in un ufficio a Phoenix in quel periodo, era di ritorno da una missione in Iraq, era nel periodo di ripresa mentre nostra madre era finita nei guai per colpa del suo ex fidanzato criminale. -
- Com'è romantico - commentai, ad un passo dal vomitare sulla birra che mi era appena stata portata. Volevo andarmene via, il mal di testa mi stava uccidendo.
- Quindi poi siete nati voi? Avete sedici anni ormai? - continuò Rachel, imperterrita.
- Sì, sedici anni compiuti in estate, in realtà non è stato così semplice. Luis e nostra madre si sono frequentati per molto tempo, tra alti e bassi alla fine mia madre era stanca di rimanere in questo limbo, voleva dei bambini, ma Luis non poteva chiedere il divorzio, ci ha anche provato, vostra madre sapeva di noi, sapeva della situazione che tutti stavamo vivendo, ma sono sempre stati incastrati nel volere dei loro genitori.-
Era quello che sarebbe successo anche a me e Rachel se Luis non fosse andato via. Alla fine ci saremmo conformati a ciò che i Bradbury sarebbero dovuti essere, perfetti fuori quanto marci dentro. Io avevo cambiato le carte in tavola, avevo sconvolto la vita di tutti e quella era stata l'unica cosa sensata che avessi mai fatto.
- Alla fine nostra madre cedette, lo amava molto e lo ama anche adesso... hanno deciso di avere comunque dei bambini ed eccoci qui. -
- Assurdo ... - Rachel sospirò forte, poi prese un sorso di birra e mi fissò, voleva capire cosa ne pensassi.
- Siamo nati per fare contenti i nostri nonni, Rachel, bella roba - commentai, lasciando il tavolo nel silenzio più totale.
- Non è così, Luis vi vuole bene ... - osservai il ragazzo con uno sguardo omicida.
- Ah, sì? E tu che ne sai? Anzi da come ne parli sembrerebbe proprio che tu non abbia mai conosciuto il vero Luis, nostro padre non è un brav'uomo, tutto l'opposto se proprio vuoi saperlo. Ci ha costretto a fare quello che voleva per tutta la nostra vita, come delle stupide marionette mosse dalla sua volontà ... ti stupisce sapere quanto lo detestiamo? -
- In realtà no, non mi stupisce per niente, so che è successo qualcosa di grave per spingerlo a lasciare voi ... non lo avrebbe mai fatto, teneva troppo a voi due, era l'unico motivo per cui rimaneva in quella casa. -
Ero genuinamente perplesso di fronte a tanta ingenuità - Non teneva a noi, soltanto ai progetti che aveva in serbo per noi, credimi. Non gli importava dei suoi figli in quanto esseri umani, ma semplicemente come piccole rappresentazioni ancora più perfette di se stesso. Eravamo il suo fottuto orgoglio soltanto perché io avrei seguito le sue orme e Rachel avrebbe sposato un coglione ricco da fare schifo. -
- E' l'educazione che ha ricevuto, Tyler ... - era stata Alexandra a parlare adesso - come puoi biasimarlo? Ha soltanto messo in atto quello che suo padre aveva fatto con lui, niente di più ... lui non conosceva altri modi per crescere dei bambini -
- Ma non con voi ... - Rachel diede voce ai miei pensieri. Quella era la cosa più dannatamente schifosa tra tutte, ciò che mi faceva rabbrividire, vedere quei due ragazzini vivere delle vite tranquille e forse perfino felici.
- Parlate di Luis come se fosse un uomo degno di affetto ... -
- E' così per noi, non ci ha mai fatto mancare nulla e nonostante ci vedessimo poco era presente più che poteva ... lui è sempre stato un buon padre - Luis era sincero, glielo si poteva leggere su quel volto che non doveva mai aver provato neanche il dolore di uno schiaffo - ci vuole bene, ma è normale che con voi abbia un rapporto diverso, ha soltanto fatto quello che tutti si aspettavano da lui. Creare una bella famiglia perfetta, soltanto così i suoi genitori sarebbero stati fieri di lui. -
- Noi? Perfetti? - Dopo Caleb poi ... avete idea di quello che state dicendo? - Chiesi, sgomento.
- Era l'impressione che davate, anche guardando le vostre foto ... Luis ne era fiero - continuò lui con sincerità - non sapeva quanto in realtà lo detestaste ... -
- Beh, quello che è fatto è fatto. Luis non è più fiero di noi, soprattutto del sottoscritto, quindi ha scelto la famiglia giusta senza dubbio. -
- Non dire così ... - Alexandra mi fissò - so che suona incredibile, ma lui è cambiato ... dopo il divorzio ha dovuto sopportare anche il giudizio dei nonni e non è stato facile, non si frequentano più adesso, ma credo che in realtà stia così male perché gli mancate voi -
- Non dire stronzate - mi venne da ridere,l'ingenuità non era un tratto Bradbury, decisamente no - credimi, quello che gli ho fatto è stato soltanto la metà di ciò che avrebbe meritato! Quante volte siamo stati noi a sopportare il suo giudizio e ad attendere alle sue aspettative? Troppe! Abbiamo vissuto soltanto per far felice lui. -
Troppe volte avevo perso me stesso dietro quelle continue richieste di essere il migliore, il più talentuoso ed invidiato tra tutti, quello con più donne, con la fama migliore, l'essere perfetto che ogni padre avrebbe desiderato come figlio ... Dietro tutte quelle aspettative non avevo avuto il tempo di capire chi diavolo fossi veramente, sin da bambino il suo ascendente era stato troppo forte su tutti noi.
- Ma ci chiedevamo un'altra cosa ... - La voce bassa di Luis mi costrinse a tornare in me - cos'è successo tra di voi? Luis non avrebbe mai rinunciato alla vostra famiglia senza una buona ragione. Sei stato tu Tyler? - Anche gli occhi di Alexandra erano posati su di me adesso.
- Volete la verità, ragazzi? Bene - risi, gelido - l'ho deluso, ho fatto qualcosa che non si sarebbe mai aspettato da parte mia e non voglio né posso aggiungere altro. - dissi semplicemente. Non avevo più voglia di parlare, non credevo che sarei mai guarito dallo shock di quel pomeriggio, ero semplicemente troppo disgustato da tutto quanto.
- Devo tornare adesso . - Dissi con un tono che non ammetteva repliche.
- Oh, certo ... Si sta facendo tardi anche per noi - disse la ragazza.
- Grazie davvero, ragazzi e scusate ancora se avete dovuto percorrere un po' di strada ... - Mia sorella abbozzò un sorriso.
- Figurati, Rachel, non è stato un problema, te l'abbiamo detto. Bene, magari ci rivedremo qualche volta ... - Luis sorrise bonariamente, anche Alexandra adesso era in piedi. Ci fu un giro di strette di mani, quando toccò a me lei si fece più vicina ed abbassò la voce.
- Vuoi che gli dica qualcosa da parte tua? -
Scossi la testa - Evita se non vuoi rovinargli la giornata ... -
- Non deve per forza essere così, sai? Non credere che non soffra per questo ... Lui farebbe qualsiasi cosa per farsi perdonare. -
Non le credevo, sembrava quasi stessimo parlando di un Luis diverso, quello che conoscevo io non era capace di soffrire, ma soltanto di ferire.
- Non è così - dissi in un sussurro.
- Lo è. Dimmi cosa deve fare, Tyler ... -
Era assurdo, per un attimo pensai di essere impazzito - Allora digli che deve prendersi le sue responsabilità, potrei iniziare a valutare le tue parole dopo che lui avrà parlato con la polizia. -
- La polizia? - Alexandra era confusa, ovviamente non avrebbe potuto capire.
- Sì. Devi dirgli proprio così. Lui capirà. - Poi mi allontanai velocemente da quel viso confuso.
Uscire all'aria aperta fu un toccasana, perfino la pioggia non mi dispiaceva più di tanto mentre costringevo mia sorella a togliere le tende dal campus.
- Tornerò! Sappilo! -
- E' una minaccia? - Le chiesi, urlando dall'auto parcheggiata davanti alla stazione dei bus - ma poi tu non studi? Ti ho mai chiesto cosa fai nella vita adesso che hai finito la scuola? Perché ti ritrovo sempre in mezzo alle palle? -
Rachel alzò il medio, poi scomparve all'interno dell'autobus. Bradbury ... siamo fatti così.
Troppi pensieri da eliminare, avrei dovuto portare con me il mio vecchio sacco da boxe, ma nella fretta di andar via avevo portato con me ben poco. Il sacco mi avrebbe aiutato, non avendolo decisi di mettere la tuta e scendere a fare qualche giro di campo alla pista, non ero mai stato un tipo sedentario e lasciare gli allenamenti era stata una pessima idea. Dovevo riconoscere che la maggior parte delle mie idee faceva schifo, anche quella componente faceva parte dell'eredità di noi Bradbury. Salii un attimo in stanza per cambiarmi e subito mi resi conto che la camera era fin troppo affollata.
Sbuffai, Matt Reed e Juri. Il primo mi fissava con ostilità, la stessa espressione che ogni famigliare di Chris mi riservava.
- Vi state mettendo lo smalto a vicenda per trascorrere un fantastico pomeriggio tra amiche del cuore? - Commentai ruotando gli occhi al cielo.
- Non fai ridere , Bradbury. Anche oggi qualcuno ha risolto i tuoi problemi - disse il biondo lanciandomi un'occhiata fulminante.
- Che problemi? Io non ho problemi - commentai, sorridendo.
- Chris! Parlo di Chris! Sappi che adesso sa come stanno veramente le cose ... sa che Alexey e Ren lo hanno raggirato e che tu non c'entri proprio un cazzo con quella storia. -
Adesso ero colpito, parlare così davanti a Juri.
- Sì, Juri lo sa! Pestami se ti fa sentire meglio, ma credo che invece dovresti ringraziarmi per aver fatto venire questa storia a galla dal momento che tu non avresti fatto nulla per risolvere il problema. -
- Ah, e così avresti risolto il problema - non riuscivo a smettere di ridere, come si poteva essere così stupidi? - Spiacente, ma questo non cambia nulla. Tutta fatica sprecata. -
- Perché? - Matt era stupito.
Perché? Era semplice, Chris era stanco di avere a che fare con me almeno quanto io lo ero di avere a che fare con lui.
- Dovresti iniziare a farti i cazzi tuoi, Matt. Non importa cosa sia successo, chi abbia tradito chi o chi non lo abbia fatto, io e Chris non torneremo insieme. Accettalo. -
Non aspettai nessuna risposta, ero esasperato da quella situazione, presi il mio borsone sportivo e me ne andai.
Che andassero tutti al diavolo.
ANGOLO DELLE AUTRICI: Buongiorno cari lettori e care lettrici, eccoci qui con un nuovo capitolo di Overcome :D
Stiamo quasi arrivando al termine di questa lunga storia iniziata con The Wayright e vi promettiamo che questi ultimi capitoli non mancheranno di stupirvi e forse farvi anche commuovere, oltre che disperare ovviamente! muahmuahmuah (Aspettiamo altre minacce di morte) xD
Come sempre vi auguriamo una buona lettura :)
Grazie per tutto il sostegno.
A presto!
- BLACKSTEEL -
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