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capitolo 31




NIKOLAJ

- Devi andartene – dissi con decisione al ragazzo che mi stava davanti con un'espressione pericolosamente battagliera in volto.

Quello incrociò le braccia al petto, deciso – Aspetterò che torni, dopotutto me lo ha chiesto lui, no? –

- Juri ... per favore, passa un'altra volta, sarà solo infuriato adesso – lo supplicai.

- Vorrà dire che lo aspetterò in camera da letto ... vedremo per quanto tempo ancora riuscirà a tenermi il broncio. –

Era incredibile, non attese nemmeno che replicassi, si diresse subito su per le scale, impettito verso la camera di Scott. Quell'occasione doveva essere troppo dannatamente ghiotta per lasciarsela scappare, Juri era così, prendeva ogni palla al balzo e lo ammiravo per questo, anche se allo stesso tempo mi spaventava.

Mi sedetti sul divano passandomi le mani sul viso per un momento, provando ad immaginare il rientro del mio coinquilino ed il casino che si sarebbe creato. C'era mancato poco, un'insicurezza di troppo e Lewis avrebbe capito tutto e la tragedia sarebbe stata epocale, scossi la testa, fantastico ... ero persino passato per l'amante di Juri. Perché tutti facevano a gara per complicarmi la vita?

Ad un tratto sentii bussare, mi mossi ad aprire la porta, certo che fosse Scott troppo irritato per mettere le chiavi nella toppa, ma quando aprì la figura che mi ritrovai davanti non era la sua.

Matt era lì, rigido ed a disagio, quando i nostri occhi si incrociarono notai apparire sulle sue guance un leggero rossore.

- Ciao ... - dissi stupefatto.

- Ciao ... io ... sono qui per ... ecco, Juri ... - le parole gli uscivano a malapena, era fortemente in imbarazzo.

- Sì, lui è di sopra – mi spostai per farlo accomodare.

Matt entrò e fissò un attimo la casa, non sembrava certo di quello che stava facendo, volevo metterlo a suo agio ma avevo la sensazione che fossi io a renderlo tanto nervoso.

- Non credo che vorrà andare via senza prima vedere Scott – dissi incerto – vuoi aspettarlo? –

- Sì – mormorò.

- Allora preparo del thè –

Così andai un attimo in cucina giusto per lasciargli del tempo per stare da solo, per farlo rilassare un attimo, anche se sapevo che al mio ritorno quella tensione si sarebbe riaccesa. Probabilmente neanche lui aveva dimenticato quello che era successo, quel bacio tanto rovente e nostalgico, mi chiesi se anche lui si tormentava con quell'immagine e tentava di dargli disperatamente un senso. Io non riuscivo a togliermela dalla testa.

Quando tornai in salotto Matt era dove l'avevo lasciato, ancora in piedi e con lo sguardo verso le scale, mi feci notare tossendo appena ed i suoi occhi azzurri furono di nuovo su di me. Gli porsi la tazza e le sue mani tremarono mentre tentavano di prenderla.

A quel punto un rumore, Scott era tornato, furioso come immaginavo, lo indirizzai verso la sua stanza ed io e Matt tornammo a quello strano confronto silenzioso. Lui teneva la tazza fra le mani e mi guardava come in attesa di un segnale divino.

- Se vuoi puoi sederti – gli dissi per interrompere quel silenzio assordante.

- Preferisco stare in piedi –

Mi chiesi perché finissimo sempre per attaccare noi stessi mentre fissavo quegli occhi così belli, perché non smettessimo di combattere contro noi stessi almeno per un giorno e facessimo quello che ci rende felici davvero. Riuscivo a vederla quella lotta dentro Matt, una parte di lui voleva scappare e non voltarsi mai più, l'altra desiderava restare per sempre a fissarmi immobile. Chissà che genere di fumo negli occhi si stava gettando per non impazzire dietro quel dilemma.

- Mi dispiace per il disagio – disse dopo una lunga pausa – avrei dovuto fermare Juri prima che piombasse qui, è davvero imprevedibile –

- E' un tipo deciso – chiarii – convinto di poter avere quello che desidera, uno che non vuole farsi sensi di colpa sui propri desideri, lo rispetto molto per questo -

A quel punto lui distolse lo sguardo, sembrava irritato – E' un irresponsabile, Scott non è un uomo a cui è salutare andare dietro ... è più grande, è un professore ed è impegnato –

- Certe volte niente è un deterrente ... certe volte i nostri desideri sono così forti da soffocare tutto il resto ... - commentai, sapevo cosa stavo facendo e lo sapeva anche lui.

- Sul serio, Nik? Vuoi cogliere anche questa occasione per parlare di noi? – ringhiò – come se non avessimo già detto tutto quello che c'era da dire ... -

- A me non sembra che abbiamo detto tutto ... - sollevai un sopracciglio – anzi ... l'ultima volta credo che ci siamo baciati ... ti sembra un discorso esaurito? –

Lo vidi stringere con forza la tazza, le mani gli tremavano- quello che è successo ...–

Ma non finì la frase, un altro rumore, Juri e Scott erano lì, urlavano e litigavano, le cose stavano peggiorando per entrambi notai, nè io nè Scott riuscivamo a fare fronte a nulla nel modo giusto in quel periodo. Eccoli un uomo di trenta e l'altro di trentadue anni, totalmente allo sbaraglio.

- Quanto meno il tuo collega sembra avere capito la situazione – disse Matt quando restammo di nuovo soli dopo che Scott fu uscito a bere qualcosa.

- Ma davvero?-

- Già, qualcuno ha ancora un po' di senno, finiranno solo per mettersi nei guai –convenne Matt a denti stretti.

- Mi stupisce un simile discorso da parte tua ... il ragazzo che conoscevo non era meno determinato di Juri – lo punzecchiai.

A quel punto gli occhi di Matt si puntarono nei miei, in uno sguardo quasi privo di espressione – Quel ragazzo è morto ... se è lui che stai cercando Nik, ti conviene smettere di provarci –

Strinsi anche io le dita sulla tazza – Non è lui che cerco Matt ... io cerco te, in qualunque modo tu sia adesso ... qualunque persona tu si diventata voglio conoscerla, voglio un'altra occasione –

- Non hai fatto altro che avere altre occasioni da me – mormorò – noi siamo proprio come Scott e Juri, non possiamo permetterci di stare insieme, vorrei che ti sia chiaro –

- Quello che credo io invece è che Juri e Scott non sono ancora pronti per una storia di questa portata ... non hanno bene a fuoco i sentimenti che provano l'uno per l'altro, c'è solo questa infinita attrazione ... - feci una pausa – al contrario di noi, che sappiamo esattamente cosa proviamo –

- Non dire stronzate – mi aggredì – non parlare per entrambi, non sai niente di me! –

- Allora rispondi a questa domanda: Cosa ci fai qui? –

Quelle parole rimasero a galleggiare nell'aria per un po', ci fissammo, lui era alla ricerca di una scusa pronta, qualcosa che mi facesse chiudere la bocca una volta per tutte.

- Sono qui per Juri – ripetè per la centesima volta quella sera, non gli veniva in mente altro.

A quel punto risi trionfale – Juri è andato via da un pezzo ... cosa ci fai ancora qui!-

Le sue mani lasciarono andare la tazza che cadde a terra, attutita dal tappeto, il suo sguardo era di fuoco, fece un passo avanti e mi colpì con uno schiaffo sulla guancia.

- Non osare bastardo – sussurrò tagliente – non puoi farmi questo ... dopo tutto il tempo che ho passato a farmene una ragione, dopo tutta la sofferenza ed i bocconi amari ... dopo che ho finalmente ripreso in mano la mia vita ... -

Il mio sorriso non scemò – Non sono io Matt ... non più ... sei stato tu a venire qui, sei stato tu a restare, sei stato tu a instillare in me questa voglia assurda di rincorrerti ... tutto di te mi tenta, mi chiama ... sei la tentazione a cui sono stanco di resistere –

A quel punto anche io lasciai cadere la tazza e passai la mano sulla spalla di Matt che era rigido davanti a me, passai lentamente le dita sulla sua pelle, lungo il collo, poi ad accarezzare la mandibola e solo alla fine poggiai un dito sul suo labbro inferiore. Lui sollevò un braccio e cercò di allontanare la mia mano, aveva smesso di guardarmi ma i suoi piedi erano ancora ben piantati a terra, non sarebbe andato via.

- Smettila – mormorò ancora, era una supplica.

- Perché dovrei? Non aspetto altro che questo, Matt ... da quando ho dovuto prendere quella decisione dolorosa ... da quando ti ho dovuto lasciare andare, non aspetto altro che un pretesto qualunque per poter riavere indietro tutto ... - confessai – credi davvero che io sia l'unico a volerlo? Cosa mi dici di quelle occhiate allora ... quello sguardo ricolmo di gelosia ... -

Sgranò gli occhi, era impossibile non notare quanto Matt fosse geloso di Muriel o chiunque credesse che potesse rappresentare un problema, un rivale, che fosse pronto ad ammetterlo o meno, quei sentimenti esistevano dentro di lui.

- Vaneggi ... - era un flebile sospiro.

- Sai che ti dico? Forse hai ragione ... dovrei smetterla di darmi tutti questi pensieri, di voler portare in vita qualcosa di morto e sepolto ... forse dovrei seguire il consiglio di Scott, trovarmi qualcuno e spassarmela. Smettere di cercare dove non c'è niente e rifarmi una vita, sono certo che fra i suoi amici qualcuno single lo trovo –

Il volto di Matt tornò collerico, fece uno scatto in avanti e mi diede una spinta così forte da farmi perdere l'equilibrio, caddi all'indietro e per fortuna il divano attutì la mia schiena. Non ebbi il tempo di pensare o fare molto perché Matt mi fu addosso, i suo occhi erano lucidi, uno strano mix fra eccitazione e rabbia, le sue dita sottili mi bloccavano il viso mentre il suo corpo era a cavalcioni su di me.

- Sta' zitto! – mi ordinò prima di tornare a scrutare qualcosa nel mio sguardo.

- Non hai il coraggio di prendermi, Matt ... ma neanche quello di lasciarmi andare. Tocca a te essere definito debole adesso ... -

I suoi occhi si assottigliarono, due fessure che continuavano a soppesarmi, sentii la tensione del suo corpo cedere appena e poggiarsi meglio sulle mie gambe, per far entrare in contatto la cerniera dei miei pantaloni ed il suo sedere. Era evidente a tutti che ero pazzo di lui e l'incontro con la mia erezione non lo stupì, né lo turbò.

- Con chi altri potresti andare se io ti faccio questo effetto? Credi davvero di essere capace di andare a letto con qualcuno? – c'era dello scherno nel suo tono.

- Si può stare anche con gente che non amiamo ... basta avere solide motivazioni ... sei un esperto in questo, dovresti saperlo ... e se proprio non conto più niente per te, questa sarà la mia motivazione –

Paura, incertezza, c'era questo adesso nel suo sguardo, era sopraffatto, i castelli che si era costruito per tenere tutto sotto controllo stavano crollando, era stanco di sorreggere quei muri.

- Non puoi ... -

- Dammi un motivo allora ... -

Così fu su di me, chiuse le nostre labbra in un bacio disperato, prima lento e poi sempre più intenso, io sollevai le braccia e le portai ai suoi fianchi per accompagnare quell'impercettibile movimento che faceva con il bacino. Sentivo la mia erezione bruciare a contatto con i pantaloni e con il peso di Matt su di me, sentivo un immenso calore sulla mia faccia e non riuscivo a fare altro che stringerlo ancora più vicino. Mi addentrai con le dita sotto il suo maglione per toccare quella pelle calda quanto la mia, lui si staccò dal mio viso. Il suo sguardo era quasi ipnotico, totalmente perso in quelle sensazioni che provava, il fiato corto.

- Toglimelo – ordinò ed io non attesi altro.

Gli sfilai il maglione restando un attimo incantato da quel viso rosso e quel petto chiaro, aveva la pelle d'oca, sotto il mio tocco potevo sentirla mentre si accapponava.

- Cos'altro vuoi che faccia Matt? – mormorai – esaudirò ogni tuo desiderio ... -

Lui si sollevò a quel punto e si piazzò davanti a me, a pochi centimetri dal mio viso avevo la linea dei suoi jeans, mi sporsi a baciargli l'ombelico.

- Toglimi anche questi – disse indicando i pantaloni mentre si sfilava le scarpe con stizza.

Io ubbidii, sbottonandoli e lasciandoli cadere lungo le sue gambe magre, sentivo l'eccitazione montare incontrollata dentro di me, lo volevo da morire. Adesso era in boxer e mi fissava dall'altro come se dovesse decidere come procedere, in quale altro modo farmi eccitare ed impazzire per lui.

- Dovrai tenere le mani sullo schienale del divano .... – disse con tono severo ad un tratto – per tutto il tempo ... -

Io deglutii e poggiai le mani dove mi era stato detto, osservai Matt chinarsi sui miei pantaloni, sbottonarli ed abbassarli fino alle ginocchia. Cercai di controllarmi dalla pulsione di gettarmi su di lui immediatamente e serrai le mani contro il tessuto del mobile.



Mi ritrovai ad osservare Matt giocare con la mia erezione, mentre le mie mani erano conficcate nel tessuto del divano, le sue stavano abilmente manipolando il mio sesso e costringendomi a produrre gemiti sempre più forti e sgraziati. Lui sorrise e scese con la bocca verso la punta, cominciando a succhiare e dileggiare per tutta la lunghezza.

- Matt ... - mi ritrovai a chiamarlo, desideroso di poter fare altro, di toccarlo, di ricambiare quelle attenzioni.

- Non devi muoverti Nik, se sposti le mani smetto ... - ancora una volta quel tono perentorio, qualcosa che non avevo mai sentito provenire da Matt.

Mi sentivo al limite, più tempo passava, più i suoi movimenti erano profondi e precisi, cercai di resistere il più possibile ma alla fine mi liberai nella sua bocca. Fu una sensazione indescrivibile, dopo tutto quel tempo, dopo che ormai non sentivo più quel genere di desiderio, il solo pensiero che fosse Matt quello davanti a me, rendeva il mio bisogno insaziabile. Mi resi conto di aver chiuso gli occhi solo quando mi ritrovai ad aprirli, notai che Matt era ancora fra le mie gambe, con le labbra umide e gli occhi azzurri che avevano acquisito una insolita profondità. Si sollevò appena cominciando a lasciare una scia di baci che partiva dal mio pube e saliva sempre più in alto fino al petto, il suo corpo era talmente spalmato sul mio. Questo mise in contatto nuovamente i nostri inguini, notai che la sua erezione era spaventosamente dura mentre la mia a quel contatto cominciava nuovamente a destarsi.

- Nik ... hai lubrificante? – sussurrò al mio orecchio mentre si posizionava nuovamente a cavalcioni su di me, facendo toccare i nostri bacini.

Portò una mano verso il basso e cominciò a massaggiare entrambi lentamente, io mi sporsi appena e catturai le sue labbra mentre i muscoli delle braccia cominciavano a farmi male, troppa tensione.

- Io ... non ... - ero lievemente in imbarazzo.

- Scott dove lo tiene? – domandò con un mezzo sorriso, il più seduttivo e predatorio che io avessi mai visto.

- Secondo cassetto del comodino –

Lo vidi scomparire per qualche istante ma quando riapparve davanti a me, insieme a quel sorrisetto compiaciuto teneva in mano il flacone. Si riposizionò sopra di me, catturando le mie labbra con ferocia e facendo cozzare violentemente le nostre erezioni.

- Voglio farlo io – mormorai – lascia che mi muova ... voglio toccarti –

- Scordatelo – disse con tono severo – mi hai provocato ... mi hai fatto arrabbiare ... adesso comando io ... -

Mi ritrovai i suoi denti a seviziarmi le labbra, poi si versò un po' di lubrificante sulle dita e le portò verso la sua apertura. Matt inarcò la schiena mentre si penetrava lentamente e si morse appena le labbra, quella visione era la cosa più eccitante a cui avessi ami assistito. Poi si spostò e si posizionò accuratamente sopra la mia erezione ormai bagnata e rigida, si abbassò lentamente e quasi urlai quando sentii il contatto della mia pelle con quella di Matt. Ero dentro di lui, dopo tanto tempo, dopo quell'estate che mi era sembrata quasi un sogno, ero di nuovo con lui.

- Nik ... - mormorò, spingendosi ancora più infondo – sei magnifico ... -

Le sue braccia si aggrapparono alle mie spalle, il suo bacino cominciò a muoversi, prima lentamente per abituarsi, poi cominciò una rapida accelerazione, con movimenti sempre più precisi e profondi. Ero totalmente in tilt, cercai di muovermi anche io per accompagnare i suoi affondi e sentirlo gemere più forte.

- Nik ... si ... più veloce – mugolava al mio orecchio mentre si aggrappava più saldamente a me.

Io staccai le mani dal divano a quel punto, incapace di mantenere il controllo, le piazzai sul bacino di Matt per aiutarlo a sincronizzarsi con i miei movimenti, poi le spostai sui suoi glutei.

- Nik .... Nik .... –

- Ti amo Matt ... non sai quanto ho desiderato tutto questo ... non puoi immaginare ... quanto ho bisogno di te –

Ci furonoancora poche spinte, altri pochi affondi e mi ritrovai a venire dentro di lui, l'orgasmomi travolse a tal punto da annebbiarmi la vista. Anche per Matt fu devastante,rilasciò il suo seme fra i nostri corpi e affondò con violenza il visonell'incavo del mio collo, dove soffocò un urlo. 


Fu un delirio, la notte più intensa della mia intera vita, Matt era il mio sovrano e mi faceva sentire come mai nessuno sulla terra, fu come se tutta la tensione ed il bisogno di entrambi uscisse fuori in una volta. Come una pentola a pressione ormai prossima ad esplodere, ci eravamo liberati, unendoci finalmente nel corpo e nella mente. Sentivo Matt su di me, contro di me e dentro la mia testa, era nel mio petto, intrecciava fili invisibili intorno al mio cuore ed ai miei polmoni, sentivo che se si fosse staccato all'improvviso sarai morto.

Mi ritrovai a sbattere le palpebre un paio di volte, era finito tutto ma lui era ancora qui, in qualche modo compresi che era davvero successo e che non fosse uno sciocco delirio, uno dei miei sogni ad occhi aperti. Il corpo di Matt era sdraiato sul divano, ancora nudo, il suo sguardo era lontano, probabilmente intento a fare i conti con quello che era successo.

- Devo andare ... - disse alla fine anche se non si mosse subito.

- Matt ... non ... -

- Per favore, Nik – mi interruppe – credo di avere bisogno di tempo ... devo riflettere –

- Ti amo Matt, pensa anche a questo se avrai tempo – mormorai passandogli i vestiti, lui li prese.

- Non sei il solo, devi rendertene conto ... - disse serio – quello che ho fatto ... non posso ignorarlo ... ma non significa che sia giusto, anche se è stato bello ... anche se era quello che volevo -

Sapevo a cosa si riferisse, Kayle ... lo aveva appena tradito, ero certo che questo fosse il pensiero che lo tormentasse. Doveva sentirsi tremendamente in colpa, non era decisament da lui agire alle spalle degli altri, mi venne da pensare a Dylan e alla vergogna che provai a quel tempo.

Si rivestì in silenzio e poi si diresse a passo svelto verso la porta, indugiò un attimo ma poi l'aprì ed in un istante fu fuori, lontano dalla mia vista. Io non potei fare altro che restare fermo, immobile su quel divano a tirare le somme di quello che era appena successo, tentando di capire cosa quello avrebbe comportato, anche se non riuscivo ad immaginarlo.

TYLER

Finalmente a letto. Sospirai profondamente mentre mi lasciavo cadere sul materasso, sfinito. Avevo trascorso quelle ultime giornate all'insegna della stanchezza, tra lezioni infinite e allenamenti spaventosi, ma tutto quello era servito ad allontanare il solo pensiero fisso che mi tormentava. Erano passati quattro giorni ormai dall'ultima volta in cui ero uscito con Chris... doveva essere incazzato nero per comportarsi in questo modo, ma non potevo negare che questa era la fine che io stesso avevo cercato e voluto. Spensi il cellulare per non cedere all'impulso di controllare sui social che fosse ancora vivo, era un buon metodo quello, stava funzionando meglio di quanto avessi sperato.

- Porca puttana - imprecai, erano soltanto le ventidue ed ero così stanco che in condizioni normali sarei anche riuscito ad addormentarmi, ma non quella sera ... non riuscivo a dormire, continuavo a cambiare posizione e a rigirarmi come un ossesso. Nel frattempo le parole di Koll tornavano a tormentarmi.

- Che diavolo stai facendo, amico? - mi aveva osservato con uno sguardo attento e minaccioso allo stesso tempo - Come ti è saltato in mente di riavvicinarti a lui come se niente fosse? Dopo lo stato in cui l'hai lasciato ... pesto, in lacrime, sotto il dannato diluvio universale a chiedersi che cosa avesse fatto di sbagliato per farti reagire in quel modo. Tu non sei cambiato, posso vederlo nei tuoi occhi ... perché non lo lasci in pace? -

Ero rimasto impassibile di fronte a quelle parole, mi ero imposto di non mostrare nulla, ma dentro potevo sentire distintamente una lingua di fuoco torcermi lo stomaco, fino alle budella.

- Devi fare un passo indietro. -

- Ah, un passo indietro - avevo risposto con aggressività - Che cosa pensi di saperne tu? Non mi pare che qualcuno abbia chiesto il tuo parere qui. -

- I miei pareri te li prendi lo stesso. Perché credi che ti stia facendo questo discorso? Lo faccio per Seth! E' stato lui a trovare Chris dopo che l'hai conciato in quel modo ... credi che si sia divertito, che non si sia preoccupato da morire per suo fratello? Ha trascorso l'intero mese a far tornare Chris a vivere! Ha dovuto mettere una pezza ai danni che tu gli hai causato! -

Scossi la testa, non era così - Wayright non è un bambino e sapeva a cosa stava andando incontro. Non rompermi le palle davvero. Non ti conviene. -

- Sai cosa non conviene a te invece? Continuare a girargli intorno come se niente fosse! - doveva suonare come una minaccia, ma nel suo sguardo non c'era rabbia, soltanto un'enorme voglia di capire che cosa diavolo mi passasse per la testa - Tyler, dannazione ... se non hai intenzioni serie lascialo perdere. Quel ragazzo ne ha già passate abbastanza a causa tua e sai bene che da solo non riuscirebbe a staccarsi da te, nonostante la merda che continui a buttargli addosso. Quindi smettila di comportarti da persona egoista ... se ci tieni davvero a lui capirai che con te non potrà mai vivere una relazione normale. Non adesso almeno ... forse un giorno, se riuscissi a superare i tuoi problemi, ma non adesso. -

Ero rimasto in silenzio, come un bambino rumoroso messo a tacere dalla propria maestra, mi limitai a fissare Koll, quelle parole mi avevano toccato ma non lo avrei mai ammesso di fronte a quel tipo

– So che in fondo ti importa nonostante tu non voglia ammetterlo, quindi se vuoi il suo bene lascia che trovi qualcun altro, qualcuno che potrebbe dargli davvero ciò di cui ha bisogno. Soffrirà all'inizio, ti chiederà di non farlo, ma alla fine se ne farà una ragione. Lui non merita uno come te, Tyler ... lo sai, vero?

- Perché non vai al diavolo e non lasci che sia Wayright a scegliere per sé? - L'avevo detto ma non lo pensavo più. Koll aveva soltanto dato voce all'evidenza che, per quanto avessi cercato di ignorare, adesso veniva fuori violentemente ed in modo inesorabile.

Quel tipo aveva ragione.

Sospirai forte, non riuscivo a dormire, non riuscivo a smettere di pensare a quelle parole, al viso incazzato di Chris mentre andava via ed io fingevo di esserne perfino sorpreso ... come se quel mio comportamento non lo avrebbe spinto ad odiarmi ancora di più. Ma che diavolo avrei potuto fare? Io ero Tyler Bradbury e non potevo farmela con un ragazzo ... non potevo e basta.

- Tyler? -

La voce di Christine mi scosse dai miei pensieri, così mi sollevai appena dal letto e mi diressi lentamente verso la porta. Che diavolo era successo adesso?

- Tyler? -

- Arrivo, arrivo ... - dissi mentre il volto preoccupato di Christine faceva capolino dal corridoio - che ci fai qui? E' tardi ... -

- Ti sto provando a chiamare da venti minuti, perché hai spento il cellulare? - mi chiese entrando in stanza subito dopo.

- Che c'è? - ero scocciato e non feci nulla per nasconderlo.

Il suo viso era cupo, sapevo che ai suoi occhi stavo iniziando a comportarmi in modo strano recentemente, perché Christine non sapeva che quello, in realtà, fosse il vero Tyler Bradbury. Sorpresa, sorpresa! Il tuo ragazzo è un gran figlio di puttana a cui non interessa nulla eccetto sé stesso!

- Promettimi che non ti arrabbierai con me ... -

- Porca puttana - sospirai, portandomi le mani al volto - che diavolo hai fatto? Non farmi preoccupare -

- I-io ... - tentennò appena prima di prendere una boccata d'aria che gli diede anche il coraggio di proseguire – io sto sentendo tua sorella da quella volta che hai usato il mio cellulare per chiamare casa ... -

- Che cosa? Perché? - le chiesi, confuso – che diritto avevi? -

Christine scosse la testa – E' stata lei a chiamarmi, non sapevo neanche chi fosse all'inizio, poi abbiamo iniziato a parlare e ... le manchi tanto, manchi tantissimo a tutti così io ho continuato a sentirla, a rassicurarla ... volevano sapere se stessi bene e tu continui a non chiamarle mai -

Ero terribilmente incazzato, ogni parola che veniva fuori dalla sua bocca suonava perfino peggiore della precedente

- Dannazione, Christine ... -

- Loro hanno bisogno di te, Ty! - si apprestò a dire con un tono concitato - L'uomo che frequenta tua madre ha avuto un infarto ... Rachel mi ha chiamato poco fa, non sa come gestire la cosa, tua madre è a pezzi. -

Troppe informazioni insieme, mi portai una mano sul volto – E' morto? -

- No, è in ospedale, credo gli stiano facendo un intervento... sono a Berkersfield, al Memorial Hospital ... Tyler, devi andare da loro ... non puoi lasciarle da sole. Sei suo fratello e tua madre ha bisogno di te. -

- Non avresti dovuto – dissi confusamente – non era compito tuo decidere sulla mia vita -

- Io volevo soltanto aiutare ... -

- Ma io non voglio essere aiutato, ti è mai venuto in mente? – ringhiai mentre una nuova ondata di rabbia si impossessava di me. Era una stupida, una piccola idiota che credeva ancora di poter rendere il mondo un posto migliore, ma lei non aveva mai capito nulla di noi Bradbury ... come avrebbe potuto, d'altronde? Lei non sapeva niente di me, di quello che veramente c'era dietro questa bella maschera.

Christine aveva gli occhi umidi, ma non mi importava. Dovevano essere circa due ore e mezza di strada dalla Berkeley a Bakersfield ...

- M-mi dispiace, io volevo soltanto ... -

- Non importa, lascia perdere. - dissi, raggruppando con rabbia le chiavi, il cellulare ed una giacca.

- N-non devi farlo da solo, posso venire con te ... -

- Non ho bisogno di te. - non mi pentii neanche un po' di quel tono spaventosamente gelido che avevo usato, né di quelle lacrime che le solcavano il viso arrossato. Era vero, non era lei la persona di cui avevo bisogno, perché, dannazione, l'unico che fosse stato con me in ogni fottuta situazione di merda era Chris e soltanto Chris. Non volevo più combattere i miei istinti, adesso camminavo lungo il corridoio e sapevo esattamente dove sarei andato a finire prima di partire.

Bussai a quella porta senza pensarci un istante in più, perché riflettere troppo era un dannato problema. Ero un egoista, non si poteva semplicemente guarire da un comportamento che mi trascinavo dietro da quando ero nato. Io, almeno, non ero a conoscenza di una cura immediata, né volevo trovarla. Questo era ciò che ero e fanculo alle conseguenze. Fanculo le opinioni della gente.

Il suo viso era lì, pallido, cupo e dannatamente sorpreso. Non pensava di rivedermi così presto, né tanto meno a quell'ora della notte. Cercai di non mostrarmi troppo sollevato nell'incontrare il suo sguardo, ma probabilmente fallì.

- Che ci fai qui? - la sua voce era fredda, così come la sua postura.

- Devo andare da mia madre e Rachel ... l'uomo con cui vivono adesso ha avuto un infarto. - dissi seccamente.

Avevo paura, capì. Avevo paura che per la prima volta nella mia vita Chris avesse scelto di voltarmi le spalle. Avrebbe sorriso freddamente, poi mi avrebbe detto ciò che meritavo di sentire

"Beh, non sono affari miei questi, Bradbury. Cavatela da solo."

Ma non successe niente del genere, perché Chris non era me ed era decisamente la persona più decente che avessi mai conosciuto in tutta la mia vita. C'era dello sgomento sul suo viso adesso, non disse nulla, sparì soltanto dalla mia vista per tornare un minuto dopo con un paio di scarpe sportive e una t-shirt diversa dalla sua tuta.

Gliene ero grato, non avrebbe neanche immaginato quanto gliene fossi ... lo vidi precedermi a passo veloce per le scale, con quell'espressione preoccupata sul viso, temeva che una nuova ondata di disastri avessero potuto sconvolgere la mia vita. Ancora una volta stava mettendo da parte il suo orgoglio pur di non lasciarmi da solo ad annegare nei problemi. Quello era amore ed il mio era solo egoismo.

Il parcheggio era buio e freddo, anche la mia auto lo era. Misi in moto e senza volerlo cercai la sua mano nell'oscurità dell'abitacolo. La strinsi, portandola sulla mia coscia un attimo dopo. Chris ebbe un tremito quasi impercettibile quando le nostre dita si incontrarono; era fredda ma stretta alla mia stava già diventando più calda. Non era un gesto che mi apparteneva normalmente, ma quella notte non mi importava più di tanto, anzi mi sentì ancora più sollevato quando anche Chris fece passare le sue dita intorno alle mie, stringendola forte. Avevo voglia di baciarla e lo feci dopo averla portata sulle mie labbra ed aver posato un bacio leggero sulle nocche.

- Come sta adesso? E' grave? - sussurrò piano Chris.

- Non lo so – ammisi – non sono stato io a parlare con loro ... ma Christine. -

Chris era confuso – Davvero? Perché? -

- A quanto pare si sentiva con mia sorella senza che io lo sapessi ... -

- Cazzo ... beh, ci saresti dovuto andare con lei ... perché sei venuto da me? - il suo tono era intriso di dubbio, così come il suo volto pallido, illuminato appena dai lampioni che sfrecciavano intorno a noi.

- Perché sei stata la prima persona a cui ho pensato - dissi a fatica, senza osare guardare il suo viso – non eri costretto a venire però ... -

- Volevo farlo, – il suo tono era cambiato, si era fatto meno scontroso adesso – incredibilmente nonostante quello che è successo non ti detesto così tanto da lasciarti affrontare questa cosa da solo. So che Koll ti ha detto delle cose ... Seth lo ha ammesso ... -

- Non importa, ha ragione. Avete tutti ragione – ammisi con una strana sensazione rovente nel petto. Mi sarei scusato con lui se non fosse stato così terribilmente inutile ... perché niente avrebbe potuto giustificare il mio comportamento, sapevo bene che mille parole non avrebbero retto il confronto con tutta la merda in cui l'avevo lasciato un anno fa.

- Non mi piace vederti così ... c'è qualcosa di spaventoso nei tuoi occhi, non voglio che tu dia tutta questa importanza al passato. Cavolo, è trascorso un anno! E io so come sei fatto, so che hai dei terribili sbalzi di umore, ma va bene così – la sua mano strinse la mia con più forza, c'era un'insostenibile dolcezza nel suo viso. Mi faceva male constatare quanta intensità ci fosse nel suo sguardo mentre mi osservava.

- Rimani comunque il mio unico pensiero fisso, Tyler ... non importa se staremo male ... -

- Smettila di parlare così. - dissi in un moto di rabbia.

- Così come? -

- Come se non ci fosse rimedio, come se fosse l'unico modo in cui vanno le cose. -

Chris abbassò la testa, il suo viso era in penombra adesso – Ok -

- E non darmi il contentino ... tu devi stare bene. -

- Senza di te non sto bene -

Lo guardai, scuotendo la testa – Non lo sai. -

- Lo so perché te ne sei andato mollandomi da solo a South Gate dove non ho ricevuto tue notizie per un anno! -

- E' finita male in passato – dissi, cercando di non cedere di fronte a quelle parole – ma se dovessimo decidere di concludere la cosa in modo diverso, meno irruento, forse non sarebbe così distruttivo ... -

- Perché stiamo parlando di questo adesso? - Chris era esasperato, lo sentii muoversi nervosamente sul sedile – basta, smettila subito, Tyler. Non voglio parlare di quando accadrà, va bene? Puoi lasciarmi vivere in pace per qualche altro giorno ancora? Puoi darmi l'illusione che tu non stia cercando di liberarti di me ancora una volta? -

Potevo farlo, non chiedevo altro in effetti. Ma a cosa sarebbe servito rimandare qualcosa di inevitabile? Non era un bene per nessuno di noi due, ormai era chiaro che qualsiasi cosa fosse quella che avevamo non era una semplice avventura.

Non è così. Non è me che voglio liberare da te, è l'opposto, ecco cos'avrei dovuto rispondere, ma non lo feci, lasciai che fosse il silenzio della notte a parlare per me mentre continuavo a guidare tra le strade buie e deserte della California.



ANGOLO AUTRICI:


Come promesso siamo tornate con un nuovo aggiornamento! Questo è un capitolo particolare sotto molti punti di vista. Potremmo definirlo un momento di ritrovo generale tra due coppie che da sempre hanno vissuto un'altalena di emozioni e che qui trovano finalmente un momento di pace. Speriamo che il capitolo vi piaccia, grazie ancora per il sostegno e le recensioni ricevute.

UN BACIO

BLACKSTEEL

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