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capitolo 17




MATT

La mia pelle era cosparsa di brividi, la mia mente vuota, mi sentivo annegare, mi sentivo come se fossi in una camera buia e fredda, da solo, prigioniero di pensieri ed emozioni che mi stavano portando alla follia. Avevo giurato a me stesso che non sarei più stato così, che non mi sarei mai più sentito perso, ma era stato più forte di me. Quegli occhi, quelle parole, quel dannato viso, come aveva osato? Perché tanta spregiudicata sincerità? Perché non mi aveva più permesso di tenerlo a distanza? Altri brividi, altro dolore sulla mia pelle, infiniti coltelli invisibili mi trafiggevano da ogni parte ed erano solo bastate quelle parole a sconvolgermi tanto. Credevi di essere guarito Matt, di essere forte e sicuro, di essere un uomo, allora perché tremi come un bambino?

- Matt ... -

Fu la voce preoccupata di Kayle a farmi sollevare lo sguardo, avevo completamente perso il senso della realtà. Lui mi stava davanti, il viso teso e turbato, il caffè ancora fumante davanti a me, eravamo alla caffetteria del campus, dov'ero con la testa?

- Se non dici neanche una parola comincerò a preoccuparmi davvero – continuò.

Io mi scossi appena, imponendo al mio corpo di uscire da quel torpore vegetale – Scusami ... -

- Vuoi spiegarmi cosa succede? – il suo tono era esasperato – non posso aiutarti se non mi parli –

- Non mi serve nessun aiuto! – risposi stizzito.

A quel punto spostò lo sguardo, facendolo vagare per la sala – Per favore Matt, non farlo. Non chiuderti in te stesso come quando ci siamo conosciuti –

Mi sentii un verme, perché lo stavo trattando male? Non era lui il problema, non lo era mai stato.

- Mi dispiace – sospirai – è ... una giornata difficile –

- E' colpa sua, vero? – mormorò con voce cupa – il tuo ex, si è rifatto vivo? –

Io annuii, non avevo la forza di dirlo a voce alta, cominciavo a risentire le sue parole nelle mie orecchie, a rivedere quel viso bello e dannatamente sicuro di sé. Dove aveva preso tanta spavalderia? Tanta sprezzante sicurezza?

Il vecchio Nik non avrebbe mai fatto quella cosa, non avrebbe mai trovato il coraggio di affrontarmi, al vecchio Nik non piaceva sporcarsi le mani per risolvere le cose. Quel Nik restava in bilico, ci annegava dentro, annaspava maldestramente, ma adesso invece...

- Dimmi chi è! – esclamò, non era una domanda.

- Non serve che tu ci vada a parlare o roba del genere – mormorai – è l'ultima cosa che voglio –

- Lo decido io cosa è il caso che faccia –sbottò – non me ne starò qui a guardarti diventare un'ameba senza neanche sapere chi ti sta facendo questo! –

- Nikolaj – confessai, dire quel nome a voce alta mi ferì la gola, fu come confessare un crimine – è Nikolaj il ragazzo con cui stavo –

Kayle rimase perplesso, immobile ed in silenzio per qualche secondo, come se stesse elaborando.

- Il professore? –

Annuii, abbassai gli occhi quando intercettai il suo sguardo sgomento. Lui aveva conosciuto un altro Matt, uno riservato, riflessivo,schivo e dannatamente calcolatore, aveva conosciuto il Matt che era riemerso dalle macerie della sua relazione distrutta. Non aveva idea di chi fossi prima, di come pensassi o come agissi, ero più simile a Juri di quanto lui potesse credere, ero così diverso da chiedermi se quella fosse un'altra persona. Ero così folle e innamorato da volere a tutti i costi restare al fianco di Nikolaj per sempre.

- Fa Wayright di cognome ... - mormorò con viso torvo – come ... tuo cugino? – c'era un fremito di paura nella sua voce.

La stessa che si impossessò delle mie viscere subito dopo – No! – esclamai immediatamente con tono sicuro – è ... un altro ramo, non siamo parenti, è una casualità ... lui viene da Saint Louis, ci siamo conosciuti in vacanza –

- Cazzo – sibilò – sarà dieci anni più grande di te! –

- Nove – precisai, sentii lo stomaco smuoversi, piantala Matt, stai ricominciando a scusarlo.

- Eri ... davvero preso ... da lui – il tono di Kayle era strano, appena velato di rancore.

- Io ... ero ... innamorato – eccola finalmente, quell'altra orrenda ammissione.

In quelle parole c'era tutta la desolazione di cui ero capace, non volevo che suonasse così quella frase, così tendenziosa, sembrava sottintendere: Come non lo sarò mai di te.

- Se si è messo in testa di volerti riconquistare – disse in modo minaccioso – sappi che non me ne starò qui con le mani in mano –

- NO! – sputai in tono liberatorio – non succederà mai, Kayle ... tu ... io voglio stare con te e basta –

A quel punto lui mi sorrise e mi accarezzò la guancia – Non ti lascerò Matt, non temere –

Quando tornai in camera mia mi distesi sul letto totalmente distrutto, mi rannicchiai in posizione fetale con il mal di testa che mi annebbiava la vista. Sentii la porta aprirsi, credetti fosse JJ, ma poi sentii il peso di un corpo sul mio ed un foulard verde acido scivolare lievemente sul mio viso.

- Matty? – la voce di Juri mi parve dannatamente lontana, anche se era ad un millimetro da me – che ti succede? –

- Lui ... mi ha parlato – mormorai – ho paura, Juri. Ho paura del potere che ha su di me, ho paura che lui voglia qualcosa ed io non riesca a negargliela –

- Stiamo parlando di Nik – disse – tutto quello che vuole è il tuo bene, di questo sono sicuro ed in qualche modo lo sai anche tu –

- Dice che ha delle cose da dirmi ... -

- Non le vuoi ascoltare? –

- Non lo so, se già il solo vederlo mi riduce così – avevo paura – come posso affrontarlo? L'odio era la cosa che mi faceva andare avanti, che mi rendeva forte, che mi rendeva superiore a lui ... perché lui aveva torto ed io ragione. Perché lui aveva sbagliato, perché era debole e vigliacco –

- Temi che non sia più così? –

Ancora una volta Juri aveva capito perfettamente i miei dubbi, sapere di essere in vantaggio, sapere con chi avevo a che fare mi aiutava ad odiarlo. Avere la consapevolezza che si trattasse dello stesso Nik che mi aveva illuso, che mi aveva nascosto la sua relazione, che non aveva il coraggio di battersi per ciò che amava, quella realtà era tutto il mio mondo. Avevo costruito il nuovo Matt su quelle basi, ma mi aveva fermato, aveva chiesto di chiarire, c'era qualcosa nei suoi occhi che non era colpa. Per una volta stavo considerando la possibilità che non fosse come credevo, che ci fosse altro, di più. Ad un tratto capii che forse poteva essere cambiato, che fosse pronto a lottare e sorprendermi. E se fosse di nuovo lui l'uomo ed io il ragazzo?

CHRIS

- L'hai sognato, non è vero? -

Ero balzato a sedere sul letto, le mie mani stringevano spasmodicamente le lenzuola, il mio cuore batteva rapidissimo dentro il mio petto ed un profondo senso di gelo si impossessò veloce del mio corpo.

La stanza era immersa nel buio, eccetto per un piccolo spiraglio di luce proveniente dalle tendine alla finestra, non del tutto tirate. Ren sedeva sul suo letto e non smetteva di fissarmi.

- Hai sognato il tuo ex. - la sua voce sicura risuonò nel silenzio della stanza interrotto soltanto dal lieve fruscio delle lenzuola che stavo ancora stringendo tra le mani.

Ren aveva ragione, non succedeva ormai da molto per fortuna, eppure a volte capitava e quando succedeva non c'era niente che avrei potuto fare. Cercai di riprendermi da quel senso di oppressione allo stomaco, la sensazione di amaro in bocca che susseguiva sempre un sogno così dolce come quello.

- E' crudele – dissi in un sussurro – è uno scherzo davvero crudele questo ... -

- Il nostro inconscio lo è ... tutto in questa vita cerca di distruggerci, sta a noi combattere per stare a galla, Chris. -

Come puoi combattere mentre cerchi di riposare? Come si può evitare certi sogni? Non avrei voluto riviverli per niente al mondo, svegliarsi era terribile. Mandai giù la delusione cocente di ritrovarmi ancora da solo, le mie braccia erano ancora cosparse di brividi, memori del tocco lieve di Tyler. Eravamo ancora a South Gate, nella sua stanza, sul suo letto, quello stesso letto in cui mi aveva ospitato ... mi cingeva le braccia con le sue ... eravamo tornati insieme, forse, invece, non era mai andato via. Niente dolore, soltanto quella fantastica sensazione di essere profondamente amato.

Mi veniva da piangere e non potevo crollare davanti a Ren. Mi alzai dal letto, facendo attenzione a non svegliare Vyech che dormiva profondamente. Sentivo lo sguardo dell'altro sul mio corpo mentre mi liberavo del pantaloncino che usavo per dormire e mettevo su quello da corsa, andai in fretta in bagno per sciacquarmi il viso rovente sotto il getto d'acqua fresca, poi strinsi le stringhe delle mie nike e in un attimo lasciai la stanza. Mancavano quindici minuti alle sei del mattino ed io andai a fare l'unica cosa che avesse potuto deviare i miei pensieri verso qualcosa di meno doloroso. Iniziai a correre spingendomi fino all'impianto sportivo del campus. Correvo col venticello freddo del mattino che mi sferzava il volto, facendomi svegliare dal torpore orribile di quel sogno. L'alba non era ancora sopraggiunta, la pace ed il silenzio regnavano sovrani nella pista da corsa.

Corsi a perdifiato, corsi come chi vuole seminare i problemi lontano e spera di riuscirci semplicemente aumentando la velocità. Corsi fino a quando non crollai sugli spalti, letteralmente distrutto da quella fuga che non portava mai a niente. Mi riscossi, un lieve scalpiccio alla mia destra mi fece capire che non ero più da solo. Forse, invece, non lo ero mai stato.

Raggelai, era il potere dei suoi occhi, enormi pozze di un grigio glaciale che si specchiavano nei miei. Tyler respirava pesantemente, il suo viso perfetto era lievemente arrossato sugli zigomi forse per via della corsa, la pelle appena umida di sudore, si mise in piedi con estrema lentezza, poi scosse la testa.

- Che ci fai qui? Mi stavi seguendo? -

Incredibile quanto una sola frase potesse farmi incazzare tanto. Era il potere di Bradbury quello, la sua capacità di dire sempre la cosa sbagliata nel momento peggiore

- Ti risulterà impossibile crederlo ma il mondo non ruota intorno a te, Tyler. - dissi con rabbia, fronteggiando quel viso arrogante.

- Il tuo sì. - disse seccamente. Lo odiai con tutto il mio cuore, detestavo quell'orribile sicurezza nel suo tono. Come poteva non aver neanche un solo dubbio sui miei sentimenti nei suoi confronti?

- E' passato un anno, Wayright ... quando deciderai di guardare veramente avanti? - ero ammutolito adesso, incapace di parlare di fronte a quella verità sputata fuori come se stesse parlando del più e del meno. Stava parlando della nostra storia, non di una fottuta lista della spesa, ma niente di tutto questo sembrava scalfire la sua glaciale calma.

Sentii una morsa stringermi il petto, era opprimente e devastante. Avrei voluto urlare, insultarlo fino a fare sbiancare quel suo viso perfetto, ma qualsiasi pensiero sfuggiva dalla mia mente, perché sapevo che in fondo Tyler non aveva torto. Ero tremante, mi strinsi nella mia felpa, abbracciando il mio corpo che minacciava di cedere. Ero un illuso ... un illuso che non aveva fatto nessun passo avanti dall'anno passato. Ero rimasto fermo lì, dove lui mi aveva lasciato, in quella fottuta stazione fatiscente. Credere in un mio miglioramento mi aveva dato la forza necessaria di sopravvivere, ma nient'altro. Non potevo più andare avanti in quel modo, perché sopravvivere non somigliava neanche un po' a vivere.

- I-io ... - io cosa? - i-io ce l'ho messa tutta ... - ammisi con un tono straziante che non avrei mai voluto tirar fuori, non davanti a lui. Quelle parole mi costavano care, troppo.

Tyler sospirò forte, portandosi le mani a coprire gli occhi. C'era una stanchezza quasi palpabile nell'aria mentre tornava a sedere sui gradini, fissandomi con uno sguardo che non gli apparteneva neanche un po'. Era orribilmente affranto, perfino la sua postura esprimeva quel terribile malessere ... non rimaneva più nulla della sua solita freddezza con cui affrontava il mondo.

- Ci ho provato, ci sto provando ... non mi sono mai impegnato tanto in nessun altra cosa che abbia fatto in diciannove anni, te lo giuro ... - stavo piagnucolando come non avrei mai voluto – ma che diavolo posso farci? Non riesco a nascondere tutto questo ... io non sono te. E mi dispiace, perché sarebbe tutto molto più semplice se potessi vivere come fai tu. -

Ero stremato, mi costrinsi a tacere, a tenere per me quei pensieri idioti che continuavano a vorticarmi per la mente. Ero un idiota perché ancora una volta non potevo fare a meno di gioire nel ritrovarmelo tra i piedi nonostante il dolore che mi aveva arrecato.

- Mi odio per questo ... i-io mi odio per essere stato così schifosamente felice nel ritrovarti qui ... a distanza di un anno, dopo aver perso del tutto le tue tracce, dopo essermi chiesto, ogni fottuta notte, dove fossi finito e soprattutto se stessi bene ... - era andata, non potevo più controllarmi ormai, ero sempre stato l'anello debole, Tyler taceva mentre io continuavo a vomitare fuori tutto il mio disagio – c-chiedendomi se qualche volta tu ... tu mi pensassi, anche soltanto di sfuggita. Se qualcosa avesse potuto riportarti in mente me ... e la nostra estate insieme oppure se le mie non fossero altro che speranze vane. So di essermi illuso per tutto il tempo, so di essermi aggrappato ad un ricordo che ho conservato soltanto io ... i-io ho fallito ... -

Tyler era ammutolito, teneva la fronte poggiata contro il suo braccio ed io non riuscivo a vedere il suo viso. Silenzio, punteggiato soltanto dal lontano cinguettio degli uccelli che si risvegliavano e poi c'era il mio cuore che batteva all'impazzata, come un martello pneumatico contro i miei timpani.

Strinsi i pugni contro i fianchi, dovevo andar via, quel silenzio mi stava uccidendo dentro.

- Ti ho pensato -

Sgranai gli occhi automaticamente mentre i miei piedi si bloccavano sul posto, Tyler era ancora piegato su se stesso, ma adesso mi fissava. La sua solita espressione controllata ben stampata sul suo viso, eccetto per quella strana luce che sembrava quasi ad un passo dal traboccare dai suoi occhi. Aveva parlato o l'avevo soltanto immaginato? Stavo forse impazzendo?

- Ti ho pensato in continuazione ... giorno e notte - la sua voce era controllata, tuttavia fu quasi un sussurro impercettibile questa volta.

Quelle parole mi crearono uno scompenso enorme, ero immobile, il sangue stava scorrendo a velocità inimmaginabile dentro le mie vene mentre realizzavo soltanto in quel preciso istante da quanto tempo stessi attendendo delle parole del genere venir fuori dalle sue labbra crudeli.

- Però alla fine non ho fatto nulla per cambiare le cose, no? Questo è indicativo, Wayright ... - continuò freddamente.

- Indicativo di quanto tu sia un'enorme coglione? -

- Di quanto io non riesca ad affrontare questo dannata merda in cui mi ritrovo! - c'era frustrazione nella sua voce adesso – ecco perché devi andare avanti, chiudi questa fottuta porta una volta per tutte e non guardarti indietro. Io ti seguirò ... ma devi smetterla di indugiare, Chris. Devi aiutarmi. -

- Sei un fottuto bastardo egoista! Come puoi chiedermi questo? Io non ho mai avuto paura di stare con te nonostante sapessi quanto tu sia terribilmente problematico e contorto. Ti ho sempre rassicurato su ogni dannata cosa, ero pronto a legarmi ad un dannato psicopatico, insicuro quale sei, non puoi chiedermi di andare avanti! Cazzo, anche adesso non riesco a capire quali diavolo siano i tuoi problemi o le tue paure ma anche stavolta sono pronto a proteggerti da qualsiasi trappola mortale abbia generato la tua mente ... - avevo urlato, i miei battiti erano impazziti, Tyler aveva lanciato un lamento di disperazione, era in piedi adesso, camminava davanti a me come un forsennato. Non riuscivo a capirlo, non riuscivo a penetrare nella sua psiche malata, Tyler era il fottuto rebus che non avrei mai risolto ed io non potevo fare a meno di ossessionarmi ancora una volta su quel fantastico mistero che era sempre stato per me.

- Porca puttana, come diavolo fai a non capire? Questa c-cosa ... q-questo ... -

- Legame, Tyler, chiamalo con il suo nome. Non è poi così difficile. -

Vidi l'esasperazione più totale sul suo volto mentre annuiva e capitolava davanti a me – Ok, questo legame non può aiutarmi ad andare avanti in pace. -

Ero sconvolto – Che diavolo stai dicendo? -

- Non lo voglio! Non lo voglio questo legame, Chris. Mi fa impazzire, mi costringe a riflettere su cose a cui non voglio più pensare! Con te non può andare bene, sei troppo ... -

- Importante? - ero allibito, Tyler era appena sbiancato nel sentirmi pronunciare quella parola.

- Queste sono solo parole tue ... -

- Soltanto perché sei codardo come un verme e stronzo come un Bradbury! Non vuoi stare con me perché sono troppo importante? I-io ... - non riuscivo più a parlare, perfino pensare stava diventando problematico. Che cosa diavolo avevo mai fatto di così orribile nella mia vita precedente da beccarmi una persona come lui in questa?

- Ho una mia vita adesso, una vita che non deve assolutamente sfiorare la tua per nessun motivo al mondo. Possiamo mantenere dei rapporti decenti se proprio ti dispiace evitarmi, suppongo che debba essere necessariamente così dal momento che frequentiamo lo stesso College, ma a parte questo non può e non deve più esserci nulla. - era serio in modo spaventoso, teneva la mascella serrata, così come i pugni mentre mi fronteggiava con la sua solita inscindibile arroganza.

- Quindi mi stai chiedendo di lasciarti in pace dopo aver ammesso che il tuo problema nei miei confronti sorge dall'esserti reso conto di quanto io sia diventato importante per te nel corso di questi mesi ... e adesso ti aspetti davvero che io lasci perdere? - non smettevo di sconvolgermi, Tyler non aveva mai delirato tanto in tutta la sua vita.

La mia domanda lo lasciò confuso – Io non ho mai detto questo! - si lamentò subito dopo, realizzando quello che avevo appena sottinteso – Wayright, facciamo che non mi piaci. Facciamo che non sono attratto da te, va bene? Adesso che le cose stanno così puoi lasciarmi in pace? - mi chiese, stremato.

- No!!! - stavo impazzendo, ero ad un passo dal delirio più totale ormai.

Tyler calciò con violenza la ringhiera sul quale era appoggiato, stava inveendo contro l'oggetto probabilmente per trattenersi dal picchiare me. Era una furia, mi ritrovai ad allontanarmi senza rendermene neanche conto, mi feci piccolo piccolo mentre osservavo la sua rabbia scemare lentamente.

Che cosa ci stava accadendo? Perché mi ero complicato la vita fino a quel punto? Rabbrividii, nel constatare quanto quel dannato sentimento che avevo soffocato dentro di me per un lungo anno non avesse fatto altro che esplodere con ancora più potenza adesso ... non solo ero fottutamente innamorato di Tyler, ma lo ero perfino più di prima. Quell'anno trascorso lontano da lui non aveva fatto altro che incrementare quel sentimento di merda fino a rendermi del tutto instabile adesso. Dovevo tirar fuori tutto, ecco come avrei proceduto ... forse così sarei stato meglio, sperai, avanzando verso il suo corpo ansimante dalla rabbia.

- Mi sono rotto le palle di nascondere quello che provo, Tyler! - ero stanco di proteggerlo adesso, volevo vederlo sguazzare per poi annegare in quelle fantastiche verità che non avevo più intenzione di tenermi dentro – C'è di più! C'è che non è cambiato un cazzo per me! Ti ho detto che sei morto e sepolto ma non è così per me e tu lo sai! Ti desidero esattamente come ti desideravo prima, anzi perfino di più, guarda un po' l'ironia del destino! Sarò masochista e idiota, su questo non c'è dubbio, ma io rifarei ogni dannata cosa che ho fatto e senti ... sai che altro c'è? -

- Non lo dire! Non osare, Wayright! - Tyler mi aveva dato uno schiaffo dritto in faccia, le mie parole soffocarono tra un urlo di dolore e rabbia, scemando in un suono indefinito. La sua mano era ben piantata sulle mia bocca, i suoi occhi glaciali sgranati in un'espressione di avvertimento e paura.

Che bastardo, pensai, mentre mi dibattevo tra quelle braccia muscolose con l'intenzione di liberarmi ed urlare al mondo ciò che più lo mandava fuori di testa. Dovevo dirglielo, dovevo ricordarglielo e non mi importava dalla sua reazione.

Tyler mi stava trascinando adesso, cercai di puntare i piedi sul terreno polveroso della pista, ma non potevo certo competere con quella furia che lo rendeva ancora più forte del normale. Stava inveendo a gran voce contro di me, la sua mano continuava a tapparmi la bocca ed io non riuscivo a muovermi tanto ero stretto nella sua morsa.

Lo odiavo, non era cambiato di una virgola. Sempre dispotico, sempre terribilmente problematico. Eppure mi era mancato, in un modo viscerale ed orribile ... mi bastava averlo lì intorno per sentirmi già meglio. Avevo ripreso a vivere soltanto nel momento in cui i miei occhi avevano incontrato di nuovo i suoi, era stato come tornare a galla dopo un annegamento scampato. Avevo ripreso a respirare con una ferocia inspiegabile.

- Guarda cosa mi tocca fare per farti stare zitto! -

Conoscevo altri metodi più interessanti con cui avrebbe potuto mettermi a tacere, ma la sua mano mi impedii di pronunciare quella battuta brillante che lo avrebbe fatto irritare ancora di più. Poi mi venne un'idea geniale, presi il cellulare con uno scatto veloce, Tyler mi fissava, del tutto confuso mentre avviavo l'applicazione di Google traduttore e scrivevo due semplici parole, poi premetti sul simbolo dell'interfono.

Avvenne tutto troppo velocemente, Tyler dovette capire cosa stava succedendo, ma non fece in tempo a reagire. La voce robotica di Google espresse quello che le mia bocca non poteva dire per ovvie ragioni.

Io Ti amo.

Le braccia di Tyler ricaddero lungo i suoi fianchi subito dopo, mi voltai verso di lui, finalmente libero, ritrovando il suo viso molto più vicino di quanto avessi immaginato. Era bellissimo, pervaso così com'era da mille emozioni diverse, cosa del tutto insolita per uno come lui.

Aprii le labbra, ero pronto a dirlo nel modo più dolce che avessi mai potuto concepire ma non feci in tempo perché un attimo dopo Tyler si gettò sulla mia bocca, catturandola nella sua. Quel contatto fu come un viaggio di sola andata in paradiso, in un istante stavo toccando il cielo dopo mesi e mesi trascorsi nell'inferno più nero. Le sue mani bloccarono il mio viso mentre le mie vagavano lungo il suo corpo perfetto ed andavo a fuoco ... in modo incontrollabile. Mi ritrovai a gemere contro le sue labbra fresche e morbide, e quel sapore ... il suo sapore. Non lo avevo dimenticato, non avrei mai potuto farlo, neanche se fossero passate intere decadi dal nostro ultimo bacio.

Era qualcosa che soltanto Tyler era capace di farmi provare, non c'era nulla da fare per quello, eccetto cedere, lasciarsi andare a quell'attimo, incuranti di ciò che sarebbe successo non appena le nostre labbra si fossero allontanate le une dalle altre.

Eravamo in stanza, mi mancavano dei passaggi su come ci fossimo arrivati, improvvisamente ero lì, stretto tra il suo corpo ed il muro, bloccato nella prigione più dolce che avessi mai conosciuto, uno scatto della seratura, Tyler aveva chiuso la porta a chiave.


ANGOLO AUTRICI:

Eccoci qui con il nuovo capitolo .... sorprese eh? speriamo che sia stato un capitolo ricco di sorprese di novità XD Diciamo che questo incontro/scontro tra Chris e Tyler è stato sconvolgente ed imprevisto per entrambi ma quello che succede tra quei due quando si vedono è storia antica per voi ;) chissà questo dove li porterà? Matt invece è rimasto tramortito dal suo incontro con Nik, tanto che persino Kayle sembra preoccupato ... riusciranno davvero a parlare quei due? Cosa pensate che accadrà?
Vi lasciamo con un caloroso ringraziamento! Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono questa storia! Ci riempie di gioia sapere che i nostri capitoli vi appassionano .... Vi diamo appuntamento al prossimo capitolo con JJ e Tyler <3

A presto ed un bacio!

BLACKSTEEL

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