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Prologo - Capitolo uno

Siamo tutti alla ricerca di un cambiamento.
Chi più, chi meno.
Tutti siamo destinati a cambiare prima o poi.
A volte succede a causa di noi stessi, altre volte per colpa degli altri.
È come se ciascuno di noi fosse sospeso sul filo della propria monotonia: oscilliamo periodicamente spostando la nostra vita da un opposto ad un altro, dai piaceri ai tormenti, dai litigi agli abbracci, dalle gioie alle sofferenze. Fino a quando non arriva un qualcuno o qualcosa che ci fa cadere da quel filo tanto odiato ma al tempo stesso diletto, perdendolo così per sempre. E con esso perdiamo anche la nostra monotonia.
Beh, nel mio caso quel qualcuno è mia madre. È stata lei a spianare il percorso del mio cambiamento. È stata lei a recarmi un dolore talmente immane da rendere me stessa pronta al peggio. Ma non è affatto colpa sua, è successo e basta.
Forse vi starete chiedendo se dovessi ringraziarla, o se per caso mi abbia rovinato il futuro?
La verità? Non lo so neanche io.
È tutto da vedere.



31 Agosto 2016, ore 5.00
-
È arrivato il giorno decisivo, quello che avrebbe dato una svolta alla mia vita intera.

Oggi sarei dovuta partire per l'America insieme a mamma, perché vuole passare gli ultimi anni della sua vita in un altro Paese... gente nuova, aria nuova, vita nuova.

Proprio così, gli "ultimi anni", mia madre è malata di cancro terminale e le resta poco da vivere. Mio fratello Nathan invece rimarrà a casa con papà per non dargli dispiaceri.

Mio dio, si son fatte le 5:30.

Ho passato una buona mezz'ora a fissare il vuoto, cercando di immaginare ciò che sarebbe accaduto una volta arrivate.
Già, sono leggermente paranoica.

Così mi alzo dal letto, metto addosso una canotta a motivi floreali, un paio di shorts a vita alta e le superstar.
(È il mio abbigliamento preferito e perciò voglio proprio metterlo).

Vado in bagno e vedo di recuperare la situazione: ho dormito solo due ore. Dannata ansia.
Mi lavo i denti e la faccia, pettino i miei lunghi capelli e metto un filo di eyeliner e un po' di mascara.

Sono pronta.

Dunque vado a chiamare mamma e la aiuto ad alzarsi e a vestirsi, poi scendiamo giù e facciamo colazione con cappuccino e cornetto.
Non riesco a mangiare tutto, mi sembra di inghiottire chiodi... forse per la paura e l'eccitazione.

Giusto il tempo di bere l'ultimo sorso del mio adorato cappuccino e sono già sotto papà e Nathan che si sono svegliati per salutarci per l'ultima volta.
Mio padre da un forte abbraccio a mamma con le lacrime agli occhi, sa che quello sarebbe stato l'ultimo. Io invece saluto prima mio fratello che, ancora ingenuo, mi bombarda di domande a cui a malincuore non do risposta, ha solo quattro anni.

Finiti i saluti, ho il viso rigato dalle lacrime. Io li avrei rivisti per le vacanze natalizie ma questa situazione mi rattrista troppo e odio a morte i saluti.
Caccio le lacrime indietro, non è il momento di piangere.
Prendiamo le borse e saliamo in macchina.

Sta accadendo davvero. Siamo pronte per partire, direzione Indiana, America.
-
Spero vi piaccia come inizio

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