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20. Nutella e caffellatte

Mina

Trattenemmo insieme il respiro quando sentimmo i passi della nonna avvicinarsi alla porta. Ero senza maglietta, la sua mano ancora tra le gambe e la mia che ancora lo teneva stretto dentro i pantaloni. Puntammo la luce che passava dallo spiraglio inferiore, terrorizzati, immobili, solo il pulsare frenetico del cuore che riecheggiava fin nella testa. Dopo una breve sosta davanti alla camera di Tom, i passi continuarono verso il bagno. Interruttore acceso, pantofole sulle lisce piastrelle, acqua che scorreva nel lavandino. Quarantatré secondi di puro terrore e la nonna tornò a dormire dopo aver bevuto. Solo allora rilasciai tutto il respiro trattenuto e Tom fece lo stesso.

«Cazzo», sospirai, il cuore rumoroso come un frullatore.

Quando Tom si allontanò da me di scatto, fu il vuoto a invadermi, il senso di vergogna mi coprì il corpo mezzo nudo. Si sedette sul letto voltandomi la schiena e posò i piedi a terra, poi accese la lampada sul comodino. Non mi guardò nemmeno una volta.

«È meglio che torni a dormire nel tuo letto.»

Gli accarezzai la schiena che mi mostrava con ostinazione, ma lui si fece più in là. «Mina, vai», ripeté perentorio.

Mi fece così tanto male che avrei voluto scoppiare a piangere. Il suo tono era diventato all'improvviso freddo e distaccato, non voleva nemmeno guardarmi negli occhi, come se avesse potuto sopportare la mia presenza solo nel buio, come a fingere che io fossi un'altra. E il dubbio malefico non tardò ad avvinghiarmi: lo avevo deluso? Forse non ero stata abbastanza brava come altre sue ragazze americane?

No, lo conoscevo abbastanza da capire che c'era dell'altro sotto che non voleva raccontarmi, ma ormai il filo che ci aveva legati quella notte si era spezzato e nulla avrebbe potuto convincerlo a tornare indietro. Per di più, il mio orgoglio mi costringeva a trattenere quel poco di amor proprio che mi era rimasto. Allora lo lasciai. Dopo essermi rivestita e aver preso dalle lenzuola la mia umiliazione, tornai in camera mia senza nemmeno guardarmi indietro, confusa dalla situazione che si era venuta a creare. Ero sempre stata convinta di poter leggere il mio migliore amico, di guardargli dentro e indovinare ogni cosa gli passasse per la mente, ma dove ci stavamo muovendo era territorio del cuore, per noi inesplorato. Non riuscivo a vedere più in là del mio naso.

Mi nascosi sotto le coperte, rannicchiata. Non riuscivo nemmeno a chiudere gli occhi che sentivo di nuovo le sue dita dentro di me, la lingua sul seno e nella mia bocca. Il desiderio di toccarmi, fingendo che fosse lui a farlo per mettere fine alla mia agonia, era così intenso da diventare quasi incontrollabile, ma mi trattenni. Nonostante tutto non volevo cancellare il suo ricordo, sporcandolo con le mie mani. Avevo provato paura tra le sue braccia, imbarazzo, vergogna. Si era accorto di come tremavo? Della mia insicurezza? Odiavo mostrarla al mondo, soprattutto a lui. Mina era una ragazza tosta e nessuno avrebbe dovuto metterlo in dubbio.

Inevitabilmente, mentre mi cullavo nell'eco delle sensazioni di piacere provate, non potei evitare di chiedermi perché quelle mani mi erano sembrate così esperte, per niente impacciate come invece erano state le mie. Chissà quante ragazze avevano cercato di conquistarlo, e chissà quante di queste ci erano riuscite. Non avevo mai avuto il coraggio di chiedergli nulla sulla sua verginità, perché la risposta mi terrorizzava. Strinsi forte il cuscino come potessi far soffrire l'imbottitura.

Era desiderio, era possesso. La sola idea che altre donne avessero messo le grinfie su di lui mi faceva perdere la ragione. Sapevo quasi per certo che in Italia non avesse avuto nessuna esperienza, soprattutto perché vivevamo insieme e scoprirlo sarebbe stato inevitabile, ma a Beverly Hills Tom nascondeva una vita completamente diversa, non era il ragazzo semplice che conoscevo. Forse era quello il motivo per cui mi continuava a rifiutare: che il suo cuore appartenesse già a qualcun'altra?

«Fanculo!» bofonchiai contro il cuscino.

Passai le ore seguenti a pensare e imprecare e la domenica mattina seguente mi svegliai presto come raramente era successo in vita mia. Maledii me stessa per tutta quella situazione e per la ragazza in cui mi stavo trasformando. Non riuscivo a riconoscermi. Perché non potevo tornare a quando riuscivo a pensare a lui solo come un fratello?

Come se una notte passata in bianco non fosse stata abbastanza, mentre scendevo le scale con la prontezza di un bradipo e la grazia di un rinoceronte, la ritmica melodia di una baciata mi diede un perfido buongiorno. «Anche di mattina, no. Ti prego.»

Trattenni il conato di vomito e arrancai verso la cucina. La nonna stava aspettando che il caffè salisse dalla moka e intanto sculettava a ritmo. Mi notò alla prima piroetta e si bloccò con una mano sul cuore. «Mina, non devi spaventarmi così! Ho una certa età, lo sai.»

«Mi spieghi perché tiri fuori la questione dell'età solo quando ti fa comodo?» domandai dopo aver messo in pausa la musica dal suo cellulare.

Picchiettò l'indice sulla tempia, l'espressione furba da meme di Facebook. «Perché l'importante è sentirsi giovani dentro, piccola zanzara ingrata. Vuoi del caffè?»

Annuii e mi sedetti a tavola. Aveva già apparecchiato per la colazione la sera prima, lo faceva per me e Tom fin da quando eravamo bambini. Amavo quel gesto, anche se non glielo avevo mai confessato. Chissà perché le dimostrazioni di affetto mi avevano sempre messo a disagio. Pane, Nutella e tazza per il caffellatte mi stavano aspettando. Per Tom, però, la domenica era la giornata delle uova con il bacon e la nonna non perdeva occasione per viziarlo in ogni modo possibile.

«Allora, come mai ieri sera non siete usciti? Che cosa avete combinato di sopra?»

Mandai giù un fiotto di saliva che pareva aver acquisito una consistenza solida. Per poco non mi strozzai all'idea di raccontarle davvero cosa avevamo fatto insieme io e Tom. «Dovevamo studiare per la teoria. E poi, Luca non se la sentiva di uscire e non avevamo voglia di andare al bar solo noi due. Fa troppo freddo.»

«Come sta andando lo studio?»

«Di merda.»

«Linguaggio», mi ammonì lei, peggio del supereroe più petulante dell'universo Marvel: Captain America.

«Nonna, se va di merda non è che posso dire che va male. Non rende lo stesso concetto. È come infilare la parola cazzo dappertutto: ha un suo importante valore.»

«Sei incorreggibile.» Si allungò per versare il caffè nella tazza. «Ora che ci penso, non ti ho più raccontato della mia uscita di venerdì sera, vero?»

«Non saprei...» Sorseggiai distrattamente il caffellatte e lasciai vagare lo sguardo sul tavolo.

Attese in silenzio, si sedette di fronte a me che per poco non si metteva a scalpitare. «Me lo vuoi chiedere o no?!» esplose infine.

Risi dietro la tazza. «Come è andata la serata di baldoria con le tue amiche, cara nonnina?»

«Incredibile! Ho ballato dalle dieci fino a mezzanotte con un uomo meraviglioso, affascinante. Si muoveva in un modo così sensuale e...»

«Nonna, ti prego, non iniziare con i detta...»

Troppo tardi. Passò i cinque minuti successivi a raccontarmi di come avessero parlato a lungo, di quando aveva iniziato a strusciarsi su di lei durante una figura particolare della baciata, poi l'aveva invitata a bere qualcosa a casa sua e... beh, tutti i dettagli seguenti che non avevo alcuna voglia di ascoltare e che spiegavano il suo rientro a casa quasi all'alba.

«Ti avverto che potrei riempire la tazza con il contenuto del mio stomaco se non la smetti.»

Spalmò la fetta biscottata di marmellata con un sorriso soddisfatto. Chissà perché sembrava sempre divertirsi un mondo nel mettermi in imbarazzo. «Non fare la santerellina con me. Hai diciotto anni e non dirmi che non sei ancora uscita con nessun ragazzo per fare certe cose.»

«Sembra patetico ma no, nonna. Sono illibata come le lenzuola che tieni nel baule in soffitta e che sei convinta mi serviranno per il mio corredo.»

«Niente di niente? Lo sai che a me puoi raccontare tutto.»

«No, la mia vita è abbastanza patetica così, con una nonna che rimorchia più di me. Grazie per avermelo fatto ricordare.»

«Ricordare cosa?» La voce roca alle mie spalle quasi mi fece cadere la tazza dalle mani.

«Buongiorno, Tom. Nulla, cose da donne. Come mai svegli entrambi così presto? Di solito la domenica non vi muovete dal letto prima di mezzogiorno.»

Mi concentrai con grande sforzo sulle bollicine che galleggiavano sulla superficie del liquido marroncino che si muoveva nella tazza. Tom si sedette al solito posto al mio fianco, ma non lo guardai. «Caffè?» gli propose.

La mano che avevo sognato tutta la notte allungò la tazzina. Non passò nemmeno un minuto di silenzio che la nonna, dopo aver messo il bacon in padella con le uova, se ne uscì con: «Come mai avete litigato?»

«Non abbiamo litigato», rispondemmo io e Tom in coro.

Rise di noi. «Sì, e io sono Maria de Filippi. Cosa succede? Problemi di scuola?»

«Niente, davvero», disse Tom, che era giunto a quota ottantadue giri di cucchiaino nel caffè.

«Nessuno dei due ha toccato la Nutella, quindi presumo che la faccenda sia seria. Se avete voglia di parlare, sapete dove trovarmi. Anche in separata sede.»

A sentire l'odore del grasso che sfrigolava nella padella, mi venne il voltastomaco. Aprii il barattolo di felicità nocciolatosa e inspirai a fondo. Guardavo Tom di sottecchi, capelli sparati in aria, maglietta tesa sulle spalle e i bicipiti, schiena curva, ma anche lui sembrava tenerci a non incrociare il mio sguardo.

Passammo la colazione in totale silenzio, troppo presi dai nostri pensieri. Poco più tardi la nonna ripulì la sua parte di tavolo e si fermò sull'uscio che conduceva in soggiorno. «Io devo portare avanti un po' di lavoro. Ho una cliente che verrà domani a ritirare il suo vestito e devo finire ancora le maniche. Se volete, però, oggi pomeriggio potrei portarvi a fare un po' di guide nella zona industriale. Che ne dite?»

«Ma non abbiamo ancora il foglio rosa», le ricordai.

Lei fece spallucce e si diresse al divano. «Non passa mai nessuno là. Chi vuoi che possa fermarci?»

***

Le ultime parole famose, insomma ahaha

Diciamo che se la sono scampata bella, Tom e Mina. Vero?! Secondo voi la nonna sospetta qualcosa?

Un bacione e a presto!

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P.S. vi lascio il video caricato oggi sul canale: un paio di consigli per leggere anche quando non si ha tempo!

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