Prologo
Il foglio cadde a terra e Benjamin lo osservò come sonnambulo mentre il libro che aveva preso gli scivolava via tra le dita cadendo con un tonfo a terra. Quando udì i passi di Julia avvicinarsi rapidi si affrettò a raccoglierlo stringendolo nel proprio pugno.
La donna irruppe nella stanza con sguardo ricolmo di angoscia.
Lui le sorrise assente, stretto a quel pezzo di carta accartocciato nella sua mano.
Lei raccolse il libro che gli era caduto e carezzò la copertina.
Twelve Days: Revolution 1956. How the Hungarians tried to topple their Soviet masters.
Julia iniziò a parlargli ma quella voce gli risuonava come un brusio, un rumore graffiante che tenevano distante da ciò che desiderava, quelle parole vergate con un inchiostro bronzeo su quella carta ingiallita. Era come se l'odore di umido gli fosse rimasto impresso, come se potesse soffocarlo.
"Tesoro non devi affaticarti, il dottore si è raccomandato. È un miracolo che tu ti regga n piedi dopo..."
La voce di Julia si assottigliò incrinandosi e Benjamin si destò, odiando sé stesso per aver sperato che lei sparisse, lasciandolo da solo con il suo prezioso tesoro di carta.
Da quando lo aveva riaccompagnato a casa dopo la dimissione dall'ospedale non aveva più nominato il suo incidente che gli era quasi costata la vita, del fatto che non ricordasse quasi nulla di quanto era successo prima che lo ripescassero da quel lago assieme alla sua auto, ne del loro matrimonio. Lo avevano definito in molti modi, ma il più gettonato era una tavola bianca. Eppure tutto si sentiva tranne che qualcosa di immacolato. Bensì un'immagine frammentata e priva di senso.
"Vieni, ti riaccompagno in camera... Se hai bisogno di me sono di sotto, preparo la cena"
Lui annuì e si lasciò guidare come un bambino.
Attese quando lei lo aiutò a sdraiarsi e si sforzò di non scansarsi quando Julia si chinò per baciarlo. Voleva esserle grato, lo aveva accolto nella sua vita ancora una volta, malgrado tutto eppure non riusciva a sentirsi felice, a riempire il senso di vuoto che l'amnesia aveva lasciato.
Attese che Julia lasciasse la stanza prima di liberare la lettera stropicciata dalla sua stretta.
La aprì, carezzando con lo sguardo ogni curva e spigolo. Era una calligrafia maschile, sgraziata e frettolosa, vergata con una penna stilografica che aveva spruzzato piccole macchie qua e là.
Benjamin deglutì e lesse.
Mio Ben, so che detesti che ti chiami così e mi piace immaginare il tuo viso corrucciato nel leggerlo. Sarai spaventato, ti prego credimi quando ti scrivo che lo sono anch'io.
Ti giuro, non ho mai provato niente di simile né vissuto niente del genere e so che non lo rivivrò mai più. Non sarò mai appagato senza di te, quando sei lontano sono più spezzato che mai, sfregiato non solo nel viso e nel corpo ma nell'anima. Nel mio cuore nero come l'inchiostro credevo non potesse più esserci niente, tanto lo sentivo arido e disilluso, ma poi sei entrato nella mia esistenza e il mio mondo di false certezze si è ribaltato.
Ho deciso di accettare i suoi consigli, erano parole d'amore nonostante tutto, lui ha sempre mostrato di avere a cuore la nostra felicità.
Ma so già che vivere anche solo un respiro senza il tuo sapore in bocca è un destino ben peggiore della morte.
Sarò all'aeroporto alle 11:00 davanti al luogo dove ci siamo scontrati la prima volta, ti prego vieni con me! Risparmia a te e lei un matrimonio di convenienza, vivi assieme a me questa storia che è vera anche se pericolosa e incerta. Non ti offro case, benessere e sicurezza, ho solo me, le mie braccia, le mie ferite e il mio amore. Vivi con me nell'incertezza del domani, per quanto faccia paura vivere nella menzogna sarebbe peggio. Lo so meglio di chiunque altro. Le bugie e i sotterfugi ti corrodono dall'interno distruggendoti inesorabilmente. Ero certo di essere morto prima di perdermi in te e adesso che so di poter soffrire ancora voglio vivere ogni emozione con te. Vivere assieme o non vivere affatto. Non mi importa di nient'altro, so solo che noi potremmo essere felici contro tutto l'universo, perché tu custodisci quel che resta del mio cuore e delle mie speranze.
Tuo William
Cinquant'anni dopo...
"Hai rubato al capo?"
Freddie sobbalzò e si guardò attorno, l'ufficio parve indifferente ai suoi timori, rimanendo silenzioso e semivuoto. "Abbassa la voce non vorrai che ci senta?"
Kate sorrise divertita e si risistemò l'acconciatura. "Non mi dispiacerebbe che il nostro terribile capo venisse a darti una bella strigliata... È così sexy quando si arrabbia, si scompiglia quei capelli neri come l'ebano e ti scruta nell'anima con quel pozzi così scuri che ci si può perdere..." concluse sospirando.
Freddie incrociò le braccia e fulminò l'amica che rise divertita. "Sono parole tue mio caro"
Freddie prese appunto mentale di non ubriacarsi mai più con la collega, finiva per rendersi ridicolo e confessare cose che mai avrebbe ammesso da lucido, nonostante le pensasse veramente. Doveva esser cauto, dopotutto erano solo due stagisti al giornale, erano forse gli unici che Aleksander Morozov aveva tenuto tanto, i soli sopravvissuti alle sue memorabili ossessioni.
Quel lavoro era prestigioso non poco e Freddie era grato di aver vinto su una rosa tanto vasta di candidati ma in fondo aveva scelto di fare il giornalista per quello, trovare notizie piccanti e pubblicarle no? E se al centro del pettegolezzo c'era il suo affascinante e titolato capo sarebbe forse dovuto cambiare qualcosa?
Una lettera per il padre recentemente venuto a mancare e che gli era stata scritta da un amante segreto. Quando Freddie l'aveva intravista nell'agenda del suo capo maniaco del controllo non era riuscito a trattenersi e l'aveva rubata per poi maledirsi dall'averlo condiviso con la sua collega.
"Gliela restituirai?"
Freddie scosse la testa "Meglio! Indagherò e scoprirò l'identità di questo William e che ne è stata della loro storia!"
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Benjamin dopo aver fatto un'incidente ha perso la memoria e si ritrova in una casa a lui estranea, con una moglie che lo adora ma di cui lui non sa niente. Una donna che cerca di tenerlo chiuso sotto una campana di vetro definendolo troppo fragile per emergerne. Ma lo sta proteggendo dopo il trauma dell'incidente fatto? O lo sta ingabbiando in una relazione che stava finendo prima ancora che l'auto del ragazzo finisse in una lago facendogli rischiare la vita? Dove stava andando tanto di fretta quel giorno? Perché nessuno sa o vuole dirglielo? Un giorno tra le pagine di un suo libro di studio trova una lettera d'amore scrittagli da un certo William e le domande aumentano.
50 anni dopo Freddie, uno stagista presso un quotato giornale di cronaca trova nell'agenda del suo capo, Aleksander Morozov, il cui padre nonché fondatore del giornale, una misteriosa lettera. Quella è la stessa lettera del misterioso William. Freddie decide di indagare assieme alla collega e amica Kate per sapere di più del passato della famiglia di quel misterioso uomo da cui si sente segretamente attratto da tempo.
Questa storia prende in prestito i personaggi di Ben Barnes: Billy Russo (mia musa) da The Punisher. Nonché Benjamin Greene da Gold Digger. Entrambi in un universo alternativo al loro.
La storia è ispirata a "l'ultima lettera d'amore" di Jojo Moyes che fungerà da traccia.
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