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Capitolo 09

Freddie si svegliò e guardò l'orologio sbuffando. Erano le 5:00 del mattino, il sole iniziava a far capolino dalla finestra. Si alzò e scivolò giù dal letto strascicando i piedi. In bagno si mosse come un sonnambulo e quando si decise a tornare in camera percepì dei movimenti al piano di sotto.
Aleksander era rannicchiato sul divano e Freddie dopo essersi stropicciato gli occhi notò che stava ossessivamente rileggendo la lettera, la prima lettera che aveva iniziato tutto.
Scese cercando di far poco rumore ma quando entrò in salotto urtò il tavolino.
Imprecando si avvicinò all'altro e gli sedette accanto. "Non riuscivi a dormire?" borbottò Freddie.
Aleksander scosse la testa "Sono sempre stato un tipo mattutino, non riesco a restar troppo a letto..."
Freddie si massaggiò la faccia "Hai avuto un lampo di genio?"
Aleksander rilesse una frase "...Lo so meglio di chiunque altro. Le bugie e i sotterfugi ti corrodono dall'interno distruggendoti inesorabilmente... A cosa si riferirà?"
Freddie ripensò a quello che aveva letto di Billy e cercò di riempire i vuoti con le sue parole. "Per un orfano nascondere le cose diventa più naturale del respirare, lo fai per proteggere ciò che ti è caro dagli altri bambini, dagli adulti, da un mondo così ostile... E crescendo è un'abitudine che non riesci a perdere. Trovi difficoltà a mostrare tutto te stesso, dividi le tue emozioni in compartimenti ben separati e così che nascono le bugie. Quando non riesci a mostrarti agli altri completamente. Quando non riesci a confessare del tutto cosa ti ferisce. Un vago riferimento al tornare a casa quando tu una casa non ce l'hai o... Una battuta innocente sul non aver mai davvero parlato con tua madre... Finché le crepe non ti mandano in pezzi..."
"Stai parlando di Billy?" chiese Aleksander poggiando la lettera.
Freddie annuì "Ho trovato una foto nelle mie ricerche che ritraeva Billy nell'esercito assieme all'uomo che è diventato famoso come the Punisher... Erano amici, lo vedi dallo sguardo che Billy gli rivolge in quell'immagine eppure qualcosa a spezzato quel legame e... Chissà forse si era invischiato in qualcosa più grande di lui..."
Aleksander sbuffò ma Freddie lo ignorò perché qualcos'altro aveva attirato la sua attenzione. La data sulla lettera, aveva avuto quel foglio in mano a lungo eppure non aveva notato la data. "Quando è scomparso tuo padre?"
"Ventiquattro agosto 1981, io ero nato da quattro giorni" sussurrò a con sguardo vuoto.
Freddie non riuscì a nascondere un moto di compassione per il ragazzo che non aveva mai sentito la voce del padre, poi prese la lettera in mano e lesse. "Sarò all'aeroporto alle 11:00 davanti al luogo dove ci siamo scontrati la prima volta, ti prego vieni con me!" Aleksander attese e Freddie gli mostrò la lettera "questa lettera è di almeno otto anni prima, del 1973... Allora perché Benjamin ha aspettato così tanto per scappare assieme a lui? Era a New York perché sono certo che è là che si sono incontrati... Eppure Benjamin non è andato a quell'appuntamento... Ma è sparito ben otto anni dopo... Perché?"
Aleksander osservò la lettera con rinato interesse. Non aveva prestato particolare interesse alla data perché non riusciva ad odiare completamente quelle parole, negare del tutto l'affetto che in esse traspariva.
"Hai detto che tuo padre ha avuto un brutto incidente vero? Sapevi che non molto prima si era svolto un sanguinoso scontro presso un parco pubblico in cui è stato coinvolto quel vigilante? Quel Punisher? Sono morte delle persone nei pressi di una giostra. Tra l'altro era la seconda volta che si verificava quel posto e... da quel momento di Billy si è perso ogni traccia ma... L'evento è precedente alla data della lettera di svariati mesi che Billy ha scritto a Benjamin..." Freddie si bloccò "Ha scritto a tuo padre Dopo quell'evento non solo Billy era vivo ma... Erano in contatto quando tuo padre fece quell'incidente. E se... Fossero stati assieme? E se... Benjamin... tuo padre non avesse letto questa lettera per molto tempo? Per questo è tornato in Inghilterra assieme a tua madre. Altrimenti perché? Hai letto le lettere che si sono scambiati... E nelle parole di Billy..." Freddie scorse la lettera con mani frementi "Non ti offro case, benessere e sicurezza, ho solo me, le mie braccia, le mie ferite e il mio amore. Vivi con me nell'incertezza del domani, per quanto faccia paura vivere nella menzogna sarebbe peggio..." Si interruppe sentendosi quasi commosso.
"Non capisco dove vuoi arrivare, perché hai preso tanto a cuore quest'uomo... Questo William..."
Freddie ricacciò indietro le lacrime e carezzò quasi con dolcezza le ultime parole vergate su quella vecchia carta.
Tu custodisci quel che resta del mio cuore e le mie speranze.
Deglutì e sollevò lo sguardo su Aleksander, si soprese perché non c'era astio in quello sguardo, in quei profondi occhi scuri ma sincera curiosità.
"Io lo comprendo perché... Come me, Billy è... era un orfano e... So bene quanto sia difficile trovare qualcuno a cui affidare la sola cosa che ci è mai stata data al mondo... Noi stessi. Non abbiamo proprietà, case... Non abbiamo niente se non un cuore spezzato dal rifiuto. Deve esser stato orribile non vedere Benjamin a quell'incontro, perché ancora una volta era stato rifiutato..."
Aleksander annuì "So esattamente come ci si sente ad essere rifiutati... Mio padre mi ha lasciato poco dopo la mia nascita e mia madre... Non poteva guardarmi con l'affetto che desiderava darmi perché ogni giorno io diventavo sempre più simile a quell'uomo che..."
"Tu avevi una casa, forse non accogliente come molte altre ma una madre, degli zii... Io e Billy avevamo dei vestiti di seconda mano e un sacco dell'immondizia dove radunare le nostre cose... Perché quello per la società eravamo... Immondizia! Billy non avrebbe mai cercato di allontanarti da tuo padre, perché conosceva fin troppo bene il prezzo dell'abbandono..."
Aleksander rise "Di nuovo... La tua fantasia ha preso il controllo... Perché sprechi la tua mente brillante e analitica in queste stupide teorie sentimentali?"
Freddie gli si avvicinò divertito "Trovi che la mia mente sia brillante?"
Aleksander "Ho anche detto che la sprechi per stupide teorie sentimentali..."
"I sentimenti sono stupidi per te Aleksander?"
"Di certo portano ad atti molto stupidi... Le emozioni, il desiderio... ci rendono fallaci, vulnerabili..."
Freddie avrebbe voluto negare, contraddirlo con energia, ma adesso che gli era così vicino, che percepiva il profumo della sua pelle, il suo respiro non poté che essere d'accordo con le sue parole perché lo baciò. All'inizio in modo incerto e timoroso, aspettandosi un rifiuto o una spinta. Ma quanto questa non arrivò si protese maggiormente allungò la mano per afferrargli la nuca, affondando le dita in quei lunghi capelli scuri e lo sentì dischiudersi, ricambiare persino. Quando si spinse sopra di lui ebbe conferma che i suoi desideri si riflettevano in Aleksander.


Freddie si svegliò e si voltò a osservare Aleksander, profondamente addormentato.
Era mattina inoltrata, era crollato addormentato dopo che Freddie lo aveva fatto suo ancora una volta. Gli scostò una ciocca di capelli e gli carezzò una guancia. Un po' si vergognava ma non troppo, non lo aveva mai visto così determinato e soddisfatto in quei giorni.
Silenzioso come un gatto uscì dalla stanza e recuperò i vestiti che avevano seminato per tutta la casa, nella scia di passione che si erano lasciati alle spalle.
Prese il telefono e uscì nel vialetto illuminato dal sole.
Doveva verificar una teoria e poi gliene avrebbe parlato.
Sorrise pensando a come avrebbe definito le sue teorie con quel piglio contrariato. Teorie sentimentali...
Ma Freddie doveva verificare.
Benjamin in quegli anni a New York aveva stretto una profonda amicizia, un medico di nome Valentine Mandragoran, tra le cose che c'erano nella scatola che aveva mandato al figlio c'era anche una foto che ritraeva lui e Benjamin a una mostra.
Se Billy avesse avuto bisogno di cure mediche Benjamin di certo non si era tirato indietro. E chi meglio del suo amico Val avrebbe potuto aiutarlo a nasconderlo, anche in bella vista?
Perché se Billy gli aveva scritto quella lettera dopo i fatti del parco, dopo aver rischiato di morire e sperato che Benjamin fuggisse con lui... Questo voleva dire che i due erano di certo rimasti in contatto e qualcosa o qualcuno dovesse aver impedito di incontrarsi quel giorno in aeroporto. E forse quel Valentine avrebbe potuto dargli delle risposte.

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