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Capitolo 08

1973


Benjamin si svegliò quando il telefono squillò. Il portiere gli comunicò che aveva un pacchetto per lui e Benjamin scivolò via dalle braccia di Julia e andò alla porta. Il pacchetto lo aspettava come sempre, lui sorrise e lo prese, si rintanò in bagno e lo aprì con foga. Aprì il libro, pieno di appunti, carezzò quelle parole, la scricchiolante calligrafia di Billy.
Lo chiuse e lesse il titolo, Il principe felice e altri racconti di Oscar Wilde.
Allegata c'era una lettera.

Mio Ben, ti prego non partire. Inventa una scusa qualsiasi, se servirà comprerò tutti i posti, tutti i voli che ti potrebbero portar di nuovo via. La odio, l'ho odiata dal primo sguardo perché lei può tenerti accanto alla luce del sole senza esitare. Resta, ascolta la mia voce la sera al buio libero di essere me in te, con te. Tuo William

Benjamin si portò il libro al petto e immaginò di percepire le lunghe dita di Billy sfogliare quel libro. Detestava quella distanza, ma quando era arrivata Julia a New York lei aveva insistito affinché si trasferissero in albergo. Aveva ringraziato Billy della disponibilità e lui l'aveva deliziata di uno dei suoi magnetici sorrisi. Solo Benjamin aveva visto la rabbia del predatore accendersi nei suoi occhi. Poi aveva i loro sguardi si erano incontrati e Benjamin aveva visto nei grandi occhi scuri di Billy, così simili ai suoi la stessa supplica che aveva rivisto nei propri quando suo fratello gli aveva voltato le spalle, lasciandolo solo. In quegli occhi vi erano le sue stesse parole. Ti prego non lasciarmi da solo, non andare.
Aveva accompagnato Julia al taxi, l'aveva fatta entrare e poi era tornato di corsa, sentendo il cuore in gola finché non aveva fatto irruzione nel suo ufficio, trovandolo in piedi, come sempre a osservare l'ambiente sottostante. Si era voltato e il suo volto aveva espresso tutto il panico. Erano rimasti stesi sul divano e Billy aveva delineato il tatuaggio sul braccio di Benjamin. Billy era la prima persona a cui Benjamin aveva parlato del carcere minorile, di come solo Julia avesse scelto di credere il lui nonostante le bugie e i sotterfugi.
"Per questo l'hai sposata?" gli aveva chiesto.
"Ha pagato i miei studi, mi ha trovato lavoro, mi ha accolto nella sua famiglia senza ascoltare nessuno... Nonostante avessi cambiato nome per nasconderle che mi ero addossato le colpe di mio fratello. Lei mi ha creduto, ha sempre saputo che non avevo commesso quel reato. Sposarla mi sembrava la sola cosa che potessi fare per cercare di..."
"Ripagarla della sua generosità? Glielo dovevi? Il tuo corpo era il pagamento per la tua felicità?"
Erano rimasti in silenzio, Benjamin aveva delineato le cicatrici sul suo corpo, non aveva avuto bisogno di chiedere. Un orfano ne riconosce un altro. E Benjamin sapeva che come lui Billy aveva ricercato una famiglia, uno scopo, un senso di appartenenza per tutta la vita.
Cosa aveva dato per costruire quella posizione?
La prima volta che Billy gli aveva parlato delle violenze subite nella casa famiglia Benjamin si era sentito male. Ancor peggio era stato quando Billy aveva cercato di scherzarci.
Sentire di come il suo tutore gli aveva spezzato il braccio e gli aveva strappato via ogni cosa, sogni, fiducia negli altri, la sua innocenza. Usandolo come un pupazzo. Il solo modo che Benjamin aveva trovato per confortarlo era stato parlandogli del carcere minorile, di come si fosse dovuto fare quel tatuaggio per coprire i segni che gli avevano lasciato. Di come nella notte lo obbligassero a sottomettersi per sopravvivere concedendo parti di se che non gli sarebbero più appartenute.
Le lacrime di Bill lo avevano sorpreso.
"Scusa se in quel bagno io... Scusa se ti ho usato... Sono un mostro proprio come loro... sono..."
Benjamin lo aveva baciato rinnegando quelle parole e per la prima volta gli aveva detto di amarlo.

Benjamin sfogliò il libro, pensando al fatto che il suo libro era pressoché finito e niente lo avrebbe trattenuto ancora a lungo oltre oceano.
Si vestì al buio e sgattaiolò via dalla stanza, voleva vederlo subito.
Arrivò davanti all'edificio dell'Anvil, la compagnia di Billy. Era tutto silenzioso, fin troppo tranquillo rispetto all'abituale via vai. Rimase ad osservarlo e a chiedersi di come potesse saper tanto poco di qualcuno eppure sentirvisi tanto connesso.
Julia era un libro aperto, mentre Billy era un mistero ricoperto di maschere.
Non c'era niente che Billy gli dicesse senza soppesare ogni parola.
Diffidente, distante. Eppure Benjamin sentiva che non gli avesse mai mentito.
Forse non gli avrebbe mai detto tutta la verità, forse non avrebbe mai condiviso ogni parte del suo spirito. Cosa aveva fatto nell'esercito, come aveva creato la sua compagnia e cosa quell'uomo dell'esercito dall'occhio cieco sapesse per tenerlo al guinzaglio come un cagnolino. Benjamin aveva tolto ogni collegamento a Billy nel suo libro, aveva compreso che vi erano loschi traffici ma, mai avrebbe compromesso Bill.
Così se ne restava a fissare l'edificio assopito incapace di tornare indietro o andare avanti.
"Benjamin..."
Quando si voltò Billy era in piedi alle sue spalle, vestito di nero, si stringeva un fianco e aveva il respiro spezzato.

Benjamin osservò il livido sul suo fianco.
"Dannato giubbotto... E dire che è il migliore sulla piazza... Il colpo mi ha fatto un male da inferno..."
Benjamin comprese che non stesse parlando solo di quella macchia viola.
"Frank era... forse il primo e unico migliore amico che abbia mai avuto... Ma ho fatto le mie scelte e... Beh se non risolvo la questione tutto quello che ho costruito... La mia compagnia... Non mi resterà più nulla..."
Era un fiume in piena, parlava con sguardo vitreo giocherellando con i bottoni della camicia di Benjamin. La spalla destra scattò "Venne con me un giorno, perché gli avevo chiesto di accompagnarmi alla casa-famiglia... non avevo mai confessato a nessuno della mia spalla, di Arthur... In fondo l'esercito era la prima famiglia che avessi mai avuto e lui era... In fondo se ti abbandonano in una stazione forse è inevitabile... Che un adulto ti ripeta così tante volte di aver un viso carino da non aver più alcun significato. E quando cerchi di difendere ciò che senti ancora tuo ti spezzi la spalla per prendersi ciò che sente spettargli..."
Benjamin rimase immobile, le loro gambe intrecciate.
"Puoi restare con me questa notte?" sussurrò Billy carezzandogli la schiena nuda.
Benjamin annuì.
"Resteresti come me anche se ti dicessi di essere una persona orribile?"
Benjamin annuì di nuovo e chiuse gli occhi sperando che quella notte e quel momento solamente loro potesse non finire mai.

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