Capitolo 06
1973
Quando lo aveva invitato a visitare il Metropolitan Museum Benjamin non si era certo aspettato che Billy accettasse, ma in quella settimana di convivenza forzata aveva iniziato a capire che in quell'uomo vi era ben più di quanto apparisse.
In casa sua vi erano molti più libri di quanto inizialmente Benjamin avesse supposto e erano visibilmente vissuti, non erano solo oggetti di arredamento. Benjamin era anche certo di averlo intravisto una notte rannicchiato in tuta sul divano del suo ufficio immerso nella lettura di un volume molto grosso, che il giorno seguente aveva scoperto essere Il signore degli anelli. Benjamin aveva notato che in particolare, una copia del Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, come se avesse vissuto indicibili avventure, ma Benjamin si era ben guardato da chiedere spiegazioni, malgrado ne fosse incuriosito. Aveva come l'impressione che fosse oltre quel confine che il Signor Russo aveva delineato tra loro.
Quello che vedeva bene ogni volta che si interfacciavano l'uno all'altro. Anche nelle conversazioni più profonde, malgrado fosse sempre mellifluamente cortese manteneva il dialogo gelidamente sul tecnico e non scendeva mai sul personale.
Dopo la sua esclamazione dove definiva la sua milizia privata una famiglia da custodire non si era più sbottonato più di tanto nei discorsi, il che stava rendendo la raccolta dei dati per Benjamin estremamente noiosa e didascalica.
Quell'uscita poteva essere un'occasione per conoscere meglio quella strana creatura.
Aveva teso l'orecchio, si muoveva tra i suoi uomini ma non pareva aver stretto veri legami con nessuno di loro. A qualcuno più ardito gli concedeva di chiamarlo Billy, soprannome che a Benjamin non era concesso usare, per lui era Mr Russo.
Alle volte lo sorprendeva a massaggiarsi in modo quasi nervoso la spalla destra e Benjamin immaginò che si trattasse di una ferita di guerra, in quanto ex militare di certo poteva essersela procurata prima di congedarsi e aprire la propria compagnia di sicurezza privata.
Benjamin era insoddisfatto, la storia che sperava di raccogliere era ben diversa e iniziava a temere di essersi illuso con quel viaggio, di chiedere a sua moglie un trasloco pressoché inutile. Aveva dei sospetti sul suo anfitrione, che i fondi per costruire il suo piccolo impero fossero arrivati con modi non del tutto leciti, ma niente di chiaro e dopotutto Billy si era dimostrato fin troppo bravo a celare la verità in bella vista.
Per quanto affermasse che quel posto fosse la propria casa, Benjamin non lo vedeva affatto soddisfatto. Tutto in lui gli rimandava insoddisfazione. Dagli eleganti vestiti che indossava, ai suoi rapporti di lavoro, i soli che si concedeva. Era come se costantemente dovesse dimostrare a se stesso di meritare il suo spazio nel mondo, ma Benjamin adduceva quell'impressione all'arroganza. Per cui quando lo vide muoversi svogliatamente nelle sale del Metropolitan Museum non si stupì. Forse quei libri erano una facciata, non poteva di certo avere la sensibilità necessaria per apprezzare opere come quelle composte da artisti come Oscar Wilde.
Passeggiarono per i saloni in silenzio e quando Benjamin si ritrovò a fisare delle opere che provenivano di Londra di cui sua moglie era stata curatrice il freddo distacco dell'altro lo fece infuriare. Forse era solo stanco di essere trattato con sufficienza da quell'uomo.
"Se vi annoiava tanto restare in mia compagnia oggi non eravate tenuto ad accompagnarmi, è evidente che non avete molto oltre alle bugie da raccontarmi." Esplose senza riuscire più a trattenersi. Billy si bloccò nel corridoio e senza commentare si aprì la porta del bagno entrando chiudendosela alle spalle.
Ma Benjamin non poteva più trattenersi e lo seguì "Siete davvero un maestro nell'evitare il confronto, agivate così anche in guerra? Vi destreggiavate tra un sotterfugio e l'altro? Potete coprirvi di capi firmati quanto volete, vi staranno sempre stretti e vi sentirete comunque inadeguato"
Billy si mosse così rapidamente che Benjamin non ebbe il tempo di reagire, l'altro lo spinse con tanta di quella forza da mandarlo a sbattere contro la parete del piccolo bagno.
Benjamin inciampò ma si riprese in fretta, pronto al confronto. Ecco era quello il volto sotto quella maschera sorridente, la rabbia.
"La violenza mostra il suo vero volto, rimossi tutti orpelli, resta un semplice uomo...che non sa niente di poesia e bellezza! Un soldato e come tale sai solo distruggere e ferire quindi non permetterti di giudicare me e le mie scelte!"
Le narici di Billy si dilatarono e Benjamin arretrò intimorito temendo di aver osato troppo ma poi Billy sorrise divertito, mentre i suoi occhi parevano spenti e vuoti, due pozzi profondi. Gli si avvicinò e quando Benjamin comprese di non avere alcuna via di fuga si accorse di tremare sotto quel penetrate sguardo predatorio.
Billy si fermò, Benjamin lo sentiva come una presenza opprimente mentre il suo fresco alito aromatizzato alla menta solleticargli la pelle. "Tu non sai niente di me" gli sibilò a fior di labbra.
"Ne tu di me" rispose Benjamin ritrovando coraggio. Il corpo di Billy una presenza imponente, Benjamin ne percepiva l'aroma di pino selvatico della sua pelle, della cera sui suoi capelli, la menta del suo alito. Il suo respiro che gli solleticava la pelle.
"Io non mi sono prostituito per avere quello che voglio... Tu invece per costruire la tua grande compagnia dal nulla a chi ti sei piegato? Cosa hai svenduto per poterti sentire potente..." Il pugno che Billy tirò contro il muro impietrì Benjamin e gli spezzò la voce in gola.
"Illuminami tu... Ma so bene con chi ti sei piegato per poter ottenere quello che volevi... Hai del coraggio a accusare me di essermi...Prostituito... Sei tu che ti sei sposato per profitto..."
Benjamin serrò il pugno ma non fece a tempo a muoversi che Billy lo afferrò per il polso pressandolo contro la parete. "Mi chiedo quale particolare abilità ti sia servita per irretire quella donna."
La rabbia in Benjamin lasciò il posto allo sconcerto quando sentì la mano dell'altro scivolare tra le sue gambe. "Vorrei saggiare il valore di tale investimento..."
Benjamin gemette e si morse un labbro furioso percependo la sua umana debolezza sotto quel tocco.
"Ti piace..."
Benjamin aprì la bocca ansimando un debole no e strappando una risata a Billy.
Benjamin sapeva di avere la forza per ribellarsi, quel che odiava era la sua consapevolezza di non volerlo fare.
"Non mi sembra che il tuo corpo disdegni le attenzioni di questo spregevole essere..." sussurrò Billy in tono quasi canzonatorio.
Benjamin percepì il calore avvampare e esplodere stretto da quella mano rapace e a quel punto lo spinse lontano da sé. Billy si distaccò osservò pensieroso la propria mano, più incuriosito che divertito e si posò le dita sulle labbra e lo osservò con i suoi grandi occhi scuri dilatati, in attesa della reazione dell'altro.
Benjamin cercò di ricomporsi e tremando si allontanò velocemente, odiava se stesso per quel piacere che continuava a crescere. Le sue gambe tremavano perché desiderava solo tornare in dietro e strappar via ogni barriera che li separava e mostrargli ciò che più voleva da lui, ma la sua mente cercava solo di fuggire.
Benjamin rimase bloccato ad osservare la sua valigia, aveva sentito dei passi avvicinarsi e poi allontanarsi, aveva immaginato essere Billy, e si era sorpreso e odiato la delusione. Cosa voleva che lui entrasse con irruenza per riprendere da dove si erano interrotti in quel bagno?
Doveva andare via, tornare a casa, da Julia e rinunciare a quell'assurdo progetto, questo la sua razionalità gli diceva. Eppure la sua borsa rimaneva vuota. Perché non riusciva a lasciarsi alle spalle quel dubbio, quel tarlo che gli scavava la mente.
Con un calcio chiuse la borsa e uscì dalla stanza e si diresse quasi correndo verso l'ufficio di Billy.
Lui se ne stava impettito oltre la sua scrivania, era come se lo aspettasse, si voltò e gli si avvicinò. Benjamin vide che la sua maschera di calma apparente non velava del tutto la rabbia che fremeva sotto la falsa indifferenza.
Billy sorrise, poteva avvertire il suo sguardo e quando si voltò non si soprese di vedere Benjamin sulla porta.
"Signor Greene, avevate tanta fretta di passare altro tempo in mia compagnia?"
Benjamin chiuse gli occhi e deglutì lentamente, come a cercare di radunare i propri pensieri e quando li riaprì Billy vi vide una nuova determinazione nel suo sguardo.
"Abbiamo lasciato in sospeso il nostro ultimo discorso e..."
Billy non riuscì a terminare la frase perché Benjamin dopo aver chiuso la porta deciso lo aveva afferrato per la cravatta e lo aveva tratto a sé baciandolo con decisione.
La confusione di Billy scomparve rapidamente mentre ricambiava con sempre più energia la passione dell'altro.
Prima che se ne accorgessero stavano urtando contro la scrivania, rischiando di sbattere contro la grande finestra.
"Ti detesto..." ansimò Benjamin sentendo le mani dell'altro solleticargli la pelle e strappandogli un sorriso divertito. "Riesco solo a sentire il tuo profumo, ogni tuo maledetto odore... i tuoi capelli, la tua pelle... persino il tuo maledetto vestito perfetto..."
Billy si distaccò per osservarlo, lui ancora perfettamente vestito, solo leggermente scomposto e Benjamin nudo sulla sua scrivania, esposto in fremente attesa.
"Vuoi restare a fissarmi?" sussurrò Benjamin cercando di nascondere l'imbarazzo.
"Mostrami quello che ti piace..." sentenziò Billy quasi in tono di sfida.
Benjamin si voltò verso la gigantesca parete finestra da cui poteva intravedere l'ampio spazio sottostante da cui provenivano i suoni della palestra in cui si addestravano gli uomini della compagnia di Billy.
Billy si protese verso di lui "Mostrami..." ripeté noncurante dei timori dell'altro.
Benjamin trovava quasi affascinante quel senso di dominio che l'altro voleva esercitare su di lui.
Billy accompagnava i suoi movimenti e quando Benjamin credette di esplodere lo fermò e a guidò le sue lunghe mani su di se "Prendimi..."
Benjamin lo osservò incredulo e bramoso. Malgrado fosse lui quello esposto poteva vedere la vulnerabilità dell'altro trovandola irresistibile. Era nel suo territorio, e niente lo inebriava di più di possederlo su quella scrivania. Voleva marchiarlo e sentiva di dover provare vergogna per quel desiderio. Quando lo vide gemere gli parve fragile come non mai, esaltato ma anche spaventato da quel groviglio di emozioni contrastanti. Quando gli crollò accanto Benjamin lo vide rintanarsi nella camicia, come a rifuggire in quei pochi abiti che gli restavano addosso. Benjamin gli scostò una ciocca di capelli dal volto, percependo il suo respiro spezzato carezzargli la pelle. Lo aveva sorpreso.
Il citofono si accese e una voce gracchiante ricordò a Billy di avere un appuntamento con il dipartimento di sicurezza che lo riscosse.
Si infilò i pantaloni con un rapido gesto e Benjamin lo imitò cercando di incrociare il suo sguardo. Voleva parlare, comprendere quanto fosse successo.
Si erano presi a male parole e poi avevano ceduto senza esitare a quell'irresistibile attrazione e Benjamin non voleva perdere il contatto con quel Billy inaspettato.
Ma lo sguardo smarrito dell'altro gli sfuggiva.
"Bill..." lo invocò Benjamin odiando subito il suo tono quasi supplicante. Ma gli era evidente che il suo odio fosse una banale modo di elaborare un'attrazione che non riusciva ancora ad accettare. Era stato sul punto di partire e la sola cosa che lo aveva bloccato era quell'accecante desiderio che non voleva lasciarsi scivolare via tra le dita.
All'udire la voce dell'altro Billy si bloccò "Mi dispiace..." la voce che emerse da quelle labbra era diversa da quella che Benjamin si era abituato a udire, quel rammarico era più sincero di tutte le parole mai pronunciate da Billy. "Devo andare..." sentenziò uscendo dalla stanza e lasciando Benjamin solo con le sue domande.
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