Capitolo 05
Freddie allungò la mano molleggiandosi sulla sedia cercando di attirare l'attenzione del cameriere e per poco non cadde a terra riprendendosi per un soffio ma rimanendo in bilico annaspando e sentendosi un equilibrista su un filo molto sottile. Poi due mani lo afferrarono riaccompagnandolo a terra.
"Attento! Non vorrai spaccarti la testa prima del tempo..."
Mentre un perplesso Freddie cercava di ricomporsi Aleksander gli sedette davanti e con un rapido gesto chiamò la cameriera per ordinare. Freddie si strinse nella sua giacca di pelle, si rigirò l'orologio sul polso e attese, mentre il suo capo con noncuranza si preparava il suo tè. Freddie guardò il locale, il bar della stazione e si chiese perché avesse scelto proprio quel posto per parlare.
Dopo quell'incontro surreale a casa sua, dove Freddie era rimasto interdetto davanti a ogni parola del suo capo, solo quando Aleksander lo aveva rassicurato di non aver intenzioni bizzarre nei suoi confronti né di volerlo licenziare aveva accettato di vederlo il giorno seguente.
"Siete ancora nervoso davanti a me?"
Gli scurissimi occhi di Aleksander lo scrutarono incuriositi.
"Certo siete il mio capo"
A quelle parole Aleksander rise e si guardò attorno scrutando la massa di persone che sciamava come e si muoveva seguendo il proprio personale flusso.
"Non sono il vostro capo in questo momento"
Freddie deglutì e Aleksander si affrettò ad aggiungere "Non vi sto licenziando, come ho detto ieri, tutt'altro. Se mi aiuterete in questo mio particolare problema vi sarà garantito un posto sicuro... A voi e alla vostra adorabile coinquilina, la signorina Sharma. Ma non mi avete ancora risposto da ieri era, pensate di aiutarmi?"
Freddie osservò quell'uomo composto sedutogli di fronte, elegante ma non in modo sfrontato. Trovava solo insopportabile il modo impeccabile con cui si muovevano quei capelli folti e scurissimi, il modo in cui si muovevano fluenti, inducendo il desiderio di infilarci dentro le dita. A come i suoi occhi parevano assorbire la luce, inscrutabili, illeggibili, incomprensibili. Freddie si riscosse ricordando le parole di Kate, secondo lei i suoi pensieri al riguardo mal celavano solo attrazione nei suoi confronti e Freddie non poteva essere più in disaccordo. Certo era un bell'uomo, ma troppo algido, di certo sarebbe stato un compagno freddo come una statua di ghiaccio, decisamente non il suo tipo. Non gli dava le stesse vibrazioni di Billy. Solo dalle foto gli rimandava vibrazioni calde e appassionate. Così sospirò e si decise a rispondere alla domanda. "Se dovessi accettare potreste smettere di darmi del voi? Trovo che mantenga un eccesivo distacco e... Non capisco visto che siete venuto a casa mia ieri sera..."
"Molto bene Freddie, allora chiamami Aleksander, renderà la cosa meno surreale, sono d'accordo!"
Freddie annuì e attese, osservando il fondo della sua tazza di caffè.
"La settimana scorsa mio padre è morto, ma questo lo sai già giusto? Ti sei certamente documentato, magari dopo aver visto la lettera nella mia agenda"
Freddie si concentrò sui grumi di caffè sul fondo della sua tazza, sentendo gravare su di sé quei grandi occhi scuri.
"Non lo vedevo da quando ero piccolo lui... ha lasciato mia madre e me svanendo nel nulla. Sono cresciuto sapendo di lui solo quello che mia madre aveva da dirmi."
Niente di lusinghiero immagino, pensò Freddie senza dar voce a quelle parole.
"Non ero particolarmente interessato a sapere altro, già la consapevolezza di essere pressoché la sua fotocopia e che la mia immagine potesse causare tanto dolore a mia madre mi bastava... Poi giorni fa, poco prima che le tue lunghe mani si avvicinassero alla mia agenda mi è stato recapitato un pacco. Me lo hanno portato a mano, nessun timbro... Immagino non volessero che capissi da dove era venuto. Mio padre si è nascosto per così tanto eppure ha voluto che alla sua morte avessi quei documenti. Immagino perché desiderasse che sapessi la sua versione della storia, di come è rimasto invischiato con quel..." La mascella di Aleksander si serrò "Quel William!"
"E tu cosa vuoi?" Freddie si stupì della semplicità con cui si era rivolto in modo diretto al suo capo. In fondo era stato lui a chiederglielo ma gli suonava comunque strano.
"Desidero chiudere con il passato e che anche mia madre lo faccia, è una donna molto anziana, se lo merita! Le ho promesso che le avrei dato un nipote prima della fine e intendo mantenere questa promessa. Sposerò la persona che ha scelto per me, le darò i nipoti che brama ma prima devo conoscere mio padre e la parte di storia che mi è sempre stata negata perché temo di poter essere simile a lui non solo nell'aspetto..."
Aleksander trasse un profondo respiro. "Mi hai detto che conservavo informazioni su William perché volevo sapere chi scriveva simili parole a mio padre... Quello che vorrei sapere è che è morto soffrendo, solo questo desidero e mettermi tutto alle spalle!"
Freddie rabbrividì e scosse la testa, non riusciva a desiderare Billy morto, non voleva che quell'uomo a cui si era tanto affezionato se ne fosse andato e pensare che non lo avrebbe mai potuto incontrare e dirgli quanto la dolcezza delle sue lettere lo avesse commosso ma non pensò fosse il caso di commentare, così deglutì lentamente e chiese "Quindi cosa vuoi che faccia?"
Aleksander sorseggiò il suo tè, si prese tutto il tempo per rispondere e Freddie vide la rabbia svanire, sprofondando nei suoi occhi scuri.
Poggiò la tazza e quando gli sorrise era tornato il pacato e tranquillo uomo che Freddie conosceva. "Verrai nella mia casa di campagna in Cornovaglia, è stato là che i miei hanno passato gli ultimi momenti assieme, dopo che mio padre si riprese da quel brutto incidente avuto negli Stati Uniti. Là mi aiuterà a fare chiarezza e mettere una pietra bella pesante su questi due individui. Spererei che mi aiuti anche a trovare la lapide vera e propria di questo William, così da poterci sputare sopra..."
Di nuovo Freddie trasalì ma non commentò.
"Ovviamente sarà profumatamente ripagato del suo tempo, ora inizi a guadagnarsi la paga... Mi dica il nome di quell'essere"
Freddie si irrigidì, non voleva dirlo, aveva come l'impressione di tradire la fiducia di un caro amico, non di pronunciare il nome di un perfetto estraneo, così cercò di sviare il discorso.
"Siamo tornati al Voi?"
Ad Aleksander sfuggì un sorriso di circostanza. "Bene, Freddie, iniziamo a guadagnarci lo stipendio, dimmi chi è William! Hai detto di sapere chi era, quindi riferiscimi il suo cognome!"
Stavolta fu Freddie a sorridere "Tutto a suo tempo... Aleksander!"
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