♕₁₃
15th october
5:47 pm
Jongin non sapeva esattamente di quanto tempo avesse bisogno Kyungsoo, ma stava decisamente diventando troppo.
All'inizio, era deciso a lasciarlo da solo come gli aveva chiesto, ma dopo appena tre giorni aveva già cambiato idea. Aveva, infatti, cominciato prima a scrivergli e poi a chiamarlo, ma l'altro ragazzo non gli aveva mai risposto - pur avendo visualizzato i messaggi.
Non lo biasimava, in realtà. Poteva immaginare benissimo la sua situazione, perché probabilmente Kyungsoo si sentiva in imbarazzo essersi dichiarato a lui.
Ma il maggiore non gli aveva dato nemmeno il tempo di rispondergli, e lui ora aveva davvero bisogno di parlargli. Quindi, dopo l'ennesimo tentativo fallito di contattarlo, decise che era meglio andare da lui di persone.
Lasciò come ultima opzione stare sotto casa sua ad aspettare che uscisse o entrasse, perché gli sembrava troppo esagerato - pure disperato, se doveva essere sincero. Optò quindi per qualcosa di intermedio. Andare al bar durante il suo turno era più che sufficiente, ma tenne comunque l'altra idea come piano b.
Sapeva per certo che Kyungsoo era di turno alle sei del pomeriggio, visto che lui andava solo a quell'ora e lo trovava sempre dietro al bancone. Ma ogni sua aspettativa si sgretolò quando, entrando, al suo posto trovò un altro ragazzo.
Lavorava lì da un po', e gli era già capitato di vederlo qualche volta, ma non nell'orario del maggiore. Probabilmente - anzi, sicuramente - lo stava sostituendo, e questo non era un bene.
Decise comunque di avvicinarsi e di sedersi su uno degli sgabelli al bancone.
Subito, il barista venne a servirlo.
— Cosa posso portarti? — chiese, con la gentilezza e quel sorriso di convenzione che si deve ai clienti.
Lui ci pensò un attimo. In realtà non era venuto lì con l'intenzione di prendere qualcosa.
— Una birra media, grazie. —
E l'altro, prontamente, prese un bicchiere pulito, lo mise sotto la spina della birra e, aprendola, lo riempì, poi glielo servì.
Dopo qualche minuto - accompagnato da alcuni sorsi dal suo calice -, Jongin si decise finalmente a chiedere: — Scusami, sai per caso dov'è Do Kyungsoo? Di solito c'è lui a quest'ora. —
Quello lo guardò un po' perplesso, ma decise di non fargli domande a sua volta, pensando giustamente che fosse un amico del suo collega, e gli rispose: — Oggi arriva più tardi. Ci siamo scambiati i turni — spiegò.
— Quanto più tardi? — chiese di nuovo lui, quasi impaziente.
Il ragazzo guardò l'orologio appeso alla parete opposta al bancone — Dovrebbe arrivare tra una mezz'ora, circa — disse, e Jongin lo ringraziò.
Rimase, quindi, ad aspettare e intanto, per ingannare l'attesa, prese un altro bicchiere di birra, poi un altro e un altro ancora.
Quando Kyungsoo arrivò - più di mezz'ora dopo, in realtà -, lui aveva già finito il suo quarto bicchiere e non era più completamente lucido ormai da un pezzo.
Vedendolo lì - attraverso la vetrata, già prima di entrare - seduto su uno sgabello, Kyungsoo rabbrividì e andò nel panico per qualche secondo, non sapendo cosa fare.
Avrebbe potuto andarsene, e in un primo momento avrebbe fatto ancora in tempo ad avvertire dicendo che non sarebbe venuto a causa di un'improvvisa - molto improvvisa - influenza, per esempio, ma poi il ragazzo a cui doveva dare il cambio lo vide, e a quel punto non aveva più vie di fuga. Era in trappola, come voleva Jongin fin dall'inizio.
Così prese un respiro ed entrò, mettendosi in un angolino a togliersi il giubbotto e rimpiazzarlo con il grembiule.
Poi, con la spugnetta che l'altro ragazzo gli aveva passato, prima di uscire, si mise a pulire uno dei tavoli vicino all'ingresso. Teneva lo sguardo puntato verso il minore, che era girato di spalle e non si era ancora accorto della sua presenza - e Kyungsoo sperava che continuasse così.
Il più piccolo teneva entrambe le braccia sul piano in legno del bancone e con il palmo della mano sinistra reggeva la testa. Il suo sguardo era fisso sul bicchiere vuoto davanti a lui.
Sembrava triste, e a vederlo così il maggiore cambiò idea.
Lasciò la spugnetta sul tavolo, e si mise difronte al più alto, pur sempre stando dietro al bancone.
L'altro alzò il capo e lo salutò, accennando un sorriso sulle labbra. Si vedeva da lontano che era ubriaco.
— Perché sei qui? — chiese subito il più basso.
— Volevo parlarti — gli rispose con tranquillità.
— Ti avevo detto che avevo bisogno di un po' di tempo da solo — gli ricordò il maggiore, quasi impassibile, anche se in realtà era contento di vederlo lì. In una qualche maniera contorta, gli stava dimostrando di tenerci a lui, e questo un po' lo consolava.
— Lo so, ma mi mancavi — e con queste parole il cuore di Kyungsoo accelerò per qualche secondo, mentre le sue guance si coloravano leggermente.
Cercò di calmarsi, chiedendo un attimo gli occhi e prendendo, per l'ennesima volta, un respiro profondo. Sapeva che l'altro non era in sé e che a parlare erano le birre che si era scolato prima che lui arrivasse.
— Sei ubriaco, è meglio se vai a casa — gli disse, sempre con quel fare non curante mentre sistemava le tazzine da caffè sul ripiano interno del bancone.
L'altro improvvisamente alzò il tono della voce e saltò in piedi.
— No, prima dobbiamo parlare. —
— Parleremo, ma non adesso — disse il più grande fra i due, cercando di tranquillizzarlo.
— E allora quando? — domandò lui, sempre con la voce alta, attirando così l'attenzione degli altri clienti del locale — Mi hai detto che ti piaccio e poi hai cominciato ad ignorarmi, voglio sapere perché — la sua era praticamente una supplica.
E in quel momento Kyungsoo avrebbe voluto scomparire. Abbandonare tutto e scappare il più lontano possibile, senza tornare. Si sentiva gli sguardi di tutti i presenti puntati addosso a lui. Si sentiva come se lo stesso giudicando, come se lo guardassero con ribrezzo, e questo lo stava mandando nel panico.
Si sentiva quasi claustrofobico lì dentro, con gli sguardi degli altri che volevano soffocarlo.
Non riusciva a parlare, ma, anche se ci fosse riuscito, non avrebbe saputo come rispondergli.
— Quando parleremo allora? Dimmelo, Kyungsoo — quasi urlò, davanti a quel ragazzo sempre più pietrificato dalla paura, e con un movimento improvviso del braccio fece cadere il bicchiere dal quale stava bevendo poco prima, e questo si frantumò a terra.
Con il rumore dei pezzi di vetro che ancora tintinnavano sul pavimento a riempire quel silenzio asfissiante che si era creato, Jongin tornò in sé. Aveva esagerato, sia con le parole che con i fatti, e riusciva a capirlo pur non essendo completamente lucido.
— S-scusami Soo, i-io non so- — cominciò, ma l'altro lo interruppe.
— Vado a prendere qualcosa per pulire — mormorò, con il volto ancora attonito, e si allontanò, andando verso uno stanzino accanto all'entrata del retro bancone.
Il minore, intanto, si risedette sullo sgabello, appoggiando entrambi i gomiti sul piano di legno, poi, per la vergogna, nascose il viso tra le mani. A lui, diversamente dall'altro ragazzo, non importava della gente che stava bisbigliando alle sue spalle. A lui interessava ciò che Kyungsoo pensava ora di lui, e aveva paura di aver rovinato tutto.
—-
scusate se era da tanto che non aggiornavo ma i prof hanno deciso di coalizzarsi contro di noi e metterci tutte le verifiche in questo periodo
"scusate, so che siete stanchi ma ho bisogno di un altro voto"
dio, ma svegliarsi prima?
avevate tipo nove mesi
è da due settimane che mi sto studiando pagine di vocaboli di tedesco e ancora non mi ricordo cos'è una sehenswürdigkeit, e sì, vi giuro che è una parola.
raga non fate il linguistico
btw,
SE AVETE INTENZIONE DI LEGGERE HEAVEN, VI CONSIGLIO DI FARLO PRIMA DEL PROSSIMO CAPITOLO
GRAZIEPREGOCIAO
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