Ouija
Prologo
Sala medica, due psichiatri stanno ascoltando la registrazione della seduta di un paziente ritenuto schizofrenico, avvenuta pochi minuti prima.
L'uomo sta raccontando per l'ennesima volta la sua versione riguardante ciò che è accaduto il mese precedente; la sua voce è rotta dal pianto.
"Nessuno mi crede. Nessuno mi crede!"
"Ferma!" ordina il medico più giovane.
Il collega obbedisce e lo guarda con espressione interrogativa.
"Hai sentito?"
"Cosa?" replica l'altro.
Il giovane trasferisce la registrazione sul computer, inizia ad armeggiare con i suoni, regola alti e bassi, mette in evidenza delle voci in sottofondo che erano risultate impercettibili.
"Ora li senti?"
-Aiutami! Aiutami!-
"Sono dei sussurri, riesci a capire cosa dicono?"
"Mio dio!" esclama l'altro, sconvolto.
In quel momento squilla il telefono, l'uomo anziano alza la cornetta e risponde.
Il giovane collega intuisce che è successo qualcosa di grave, osserva l'espressione rabbuiata dell'altro medico.
Questi riaggancia con estrema lentezza, lo sguardo cupo, il respiro pesante:
"Troppo tardi: si è suicidato."
Ouija
Era una notte di agosto, avevamo affittato uno chalet sul mare per una settimana. Era la notte di san Lorenzo ma sfortunatamente il cielo era coperto di nubi, i tuoni che si susseguivano, simulavano dei bombardamenti veri e propri. Il vento sferzava le chiome delle palme, i fulmini illuminavano a giorno gli alti marosi che lambivano con rabbia la costa.
Lo chalet costruito in legno, era accogliente, una parete fatta di vetrate si affacciava sulla spiaggia donandoci una magnifica vista, anche quella sera.
Eravamo in tre: Francesco, il sottoscritto, Leonardo e Alessandro.
Poiché la pioggia era imminente, decidemmo di restare nella casa a giocare a carte.
Alle undici e trenta, Leonardo aveva vinto per l'ennesima volta, iniziavamo a stufarci del gioco.
Buttammo sul tavolo le carte. Alessandro si alzò per andare a prendere delle bottiglie di birra dal frigo, io e Leo ci scambiammo un'occhiata mentre un tuono rimbombava poderosamente nell'aria. La pioggia scrosciava con violenza già da un'ora.
"È la serata ideale per fare una seduta spiritica." esclamò il mio amico.
Alessandro posò le bottiglie sul tavolino e replicò :
"Hanno appeso al muro una tavola Ouija, in una teca, come fosse un quadro!"
"Valla a prendere." suggerì Leo.
Io rimasi in silenzio, la proposta non mi allettava per niente.
Cinque minuti dopo la tavola era fuori dal suo involucro, davanti a noi; io mi rifiutai di partecipare al gioco ma mi offrii di filmare l'evento con il mio cellulare.
I miei amici avevano il dito indice posato sulla planchette, a turno facevano delle domande ma non succedeva nulla, l'indicatore restava immobile. D'un tratto la luce andò via e restammo nel buio quasi totale, solo il lucore giallognolo della fiammella tremolante, della candela alla citronella, illuminava i nostri visi. Non ebbi il tempo di realizzare cosa stava succedendo, un fulmine rischiarò il cielo e potei notare, fuori, un'ombra alta all'incirca due metri, appoggiata contro la grande vetrata, le mani aperte sul cristallo. L'oscurità lo inghiottì repentinamente. Un secondo lampo illuminò il giardino, l'ombra non c'era più però sul vetro scorsi le impronte delle mani, forse era sangue quel liquido scuro che colava verso il basso.
Saltai indietro cadendo con la sedia: l'ombra era in casa, era ritta, di fianco a Leonardo, più nera dell'oscurità.
Mi resi conto che l'obiettivo del mio cellulare era sensibile a queste presenze poiché quando alzai lo sguardo in direzione dell'apparizione, non riuscii a vederla, mentre nello schermo la sua sagoma era visibile.
La corrente tornò e la luce dissipò le ombre, fugando ogni traccia di ciò che avevo visto. Rialzandomi da terra pensai ad un'allucinazione; purtroppo avevo bloccato la registrazione quando ero sobbalzato, nel momento in cui la luce era andata via e c'era solo la fotocamera attivata; quando revisionai il video, questo terminava con l'oscurità.
Eravamo tutti e tre agitati, i miei amici risero nervosamente sentendosi degli stupidi ad essersi spaventati per un nonnulla.
Le lampadine cominciarono a splendere ad intermittenza, facendo dei sinistri schiocchi. Ci scambiammo delle occhiate, io avevo il fiato mozzato dalla paura.
Fummo sommersi dal buio completo, anche la candela si era spenta.
Alessandro cominciò ad emettere dei suoni strani, gutturali. Il tavolo su cui era posata la ouija, fu rovesciato dal nostro amico.
Leonardo imprecò ad alta voce, io accesi la torcia del cellulare e la puntai verso Alessandro.
"Ha un attacco epilettico!" urlò Leo mentre si avvicinava ad Ale per soccorrerlo.
Un grido mi si bloccò in gola; io vedevo una piccola sagoma nera, seduta sulle spalle di Alessandro, pensai ad un bambino; serrava le sue mani attorno al collo del ragazzo, impedendogli di respirare.
Leonardo, era di fianco al nostro amico e non pareva percepire quella presenza.
Man mano che guardavo l'ombra, mi rendevo conto che aveva qualcosa di strano: la sua testa era abnorme... Non era un bambino, era un adulto... Un nano.
Ora riuscivo a vederlo nitidamente: il suo sguardo maligno era puntato su di me, era conscio del fatto di essere visibile ai miei occhi; le fattezze del suo ghigno malefico mi fecero drizzare i capelli.
D'un tratto ho sentito una sensazione strana, non saprei come descriverla, come se qualcosa di gelido entrasse nel mio corpo... "
Sala medica:
"Questi sono anche i tipici sintomi della schizofrenia: delirio, allucinazioni uditive, depressione, lo stato catatonico in cui si chiudeva quando ritornava nella sua cella..." replica l'altro medico.
"Certamente, sono d'accordo con te, ma i suoi discorsi erano ben strutturati a livello di logica; lo schizofrenico ha una compromissione del ragionamento, fa discorsi senza senso... Di "illogico" c'è solo la sua versione riguardante ciò che è successo la notte di ferragosto... O forse, rifiutando la possibilità che fosse davvero lui il colpevole, aveva accantonato il ricordo nell'inconscio elaborando una storia fantasiosa e rendendo per sé, accettabile l'accaduto... Però, le voci che abbiamo registrato in sottofondo, esistono... Non so più cosa pensare."
Ouija
"Credo di essere svenuto. Quando mi sono risvegliato la luce era tornata e mi sono trovato davanti agli occhi una scena raccapricciante:
Ale era morto, riverso a terra, le pupille fuori dalle orbite; Leo giaceva a pochi passi da lui, era livido e gonfio in faccia; da una tempia stava perdendo sangue, questo era colato lungo il pavimento ed aveva formato una larga pozza... Poi...poi mi sono guardato le mani e i vestiti che indossavo... Sangue, sangue, sangue.
Non sono stato io, non è possibile che io abbia ucciso...
I miei amici sono qui con me, quando rientro nella mia cella resto in silenzio per ore, in ascolto, essi continuano a sussurrarmi un'unica parola: "Aiutami, aiutami."
Io non so cosa fare per dar loro la pace e... Nessuno è in grado di aiutarmi... Nessuno mi crede! Nessuno mi crede!"
Sala medica:
La registrazione è terminata, i due medici l'hanno ascoltata varie volte per verificare la presenza di altre psicofonie ma senza ulteriori risultati.
Il medico più anziano osserva il suo collega che si guarda intorno, lo sguardo si sposta dal pavimento al soffitto.
"Spegniamo tutto ed andiamo via."
"Cosa ti turba?" gli chiede, contraddetto e un poco spaventato.
"Li senti?"
La sala è immersa nel totale silenzio, l'uomo percepisce persino il fruscio del suo flusso sanguigno.
"Sono qui con noi, li sento sussurrare:
" Aiutami, aiutami, aiutami."
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