9. Non era destino
Organizzare una vacanza insieme ai suoi amici si stava rivelando più difficile del previsto. Zlatan aveva invitato alcuni amici a casa sua in Svezia per due o tre giorni, in attesa di partire per le Maldive, ma era stato appena avvisato del fatto che Pippo non sarebbe andato con loro e c'era chi aveva proposto di andare in Grecia. A lui la meta non importava, quel che voleva era solo un po' di relax con gli amici e compagni di squadra che con molta probabilità sarebbero diventati ex... in quei giorni aveva parlato molto con il suo procuratore Mino del suo trasferimento a Parigi, lui non voleva andare ma a quanto pareva la società era decisa a venderlo.
Questa situazione lo faceva stare in continua tensione ed era sicuro che gli avrebbe rovinato le vacanze. Intanto i ragazzi sarebbero arrivati presto a Malmö e lui aveva tutta l'intenzione di far trascorrere loro tre giorni all'insegna della spensieratezza.
Era al supermercato a fare rifornimento di cibo on suo fratello quando di nuovo il cellulare. Era Megan.
«Pronto?»
«Ehi ciao Zlatan.»
«Ciao Megan, come stai?»
«Bene grazie, sono a Milano, tu dove sei?»
«Io sono in Svezia, a casa... come mai sei a Milano?»
«Bè dovevo prendere alcune cose a casa... speravo di vederti.»
«Mi dispiace, Megan. Magari se me lo avessi detto prima...»
«Dai non fa niente. Prendo la mia roba e vado via. Lascio le chiavi al portiere.»
«Okay, va bene. Ti chiamo in questi giorni.»
«Ciao Zlatan, salutami i tuoi.»
«Ciao Megan.»
Zlatan ripose il telefono in tasca e avvertì una certa nostalgia. In fondo erano solo pochi giorni che lui e Megan non stavano più insieme e lei gli mancava. Adesso, quando sarebbe tornato a Milano avrebbe trovato la casa vuota. Ma era giusto così. Loro non erano fatti per stare insieme, lei non era la sua anima gemella.
Una immagine di Sveva fasciata da quel vestito di raso rosso si formò nella sua mente ma la scacciò in fretta, sorpreso dalla piega che avevano preso i suoi pensieri. Nemmeno lei era la donna giusta per lui.
Sveva si stava vestendo per andare a cena da Christian. Il giorno dopo sarebbe partita per la Svezia con il fratello, sarebbero andati tre giorni a casa di Zlatan Ibrahimovic e poi sarebbero partiti per la Grecia. In realtà lei non era stata invitata a casa di Zlatan, non inizialmente. Poi Ignazio aveva insistito affinché partisse con loro ed aveva accettato.
Quella mattina si era svegliata con una telefonata di Logan che aveva fatto il turno di notte e si apprestava a tornare a casa. La sera prima erano rimasti a lungo a parlare, Logan le aveva detto che aveva intenzione di acquistare una casa più grande per loro due e per i loro figli. Sveva aveva riso e gli aveva detto di non correre troppo ma in fondo il pensiero di avere dei bambini la rendeva felice. Li voleva, e con Logan. Proprio come aveva immaginato quando stavano ancora insieme.
Sveva aveva raccontato a suo fratello della visita di Logan e lui non si era mostrato molto felice della cosa. Le aveva detto la cosa più scontata del mondo e cioè che se lei era felice lui sarebbe passato sopra al fatto che Logan le aveva già spezzato il cuore una volta, ma le aveva anche detto che non era sicuro che tornare con lui fosse la scelta giusta.
Ad ogni modo, non voleva angustiarsi con questi pensieri. Voleva godersi queste vacanze e solo una volta tornata a New York avrebbe pensato alla sua relazione con Logan, analizzando i pro e i contro e tenendo conto delle sue sensazioni al riguardo. Sensazioni che per il momento erano molto positive.
Finì di sistemare il trucco e i capelli e chiamò Logan. A New York era primo pomeriggio e Logan sicuramente si era svegliato. Aveva tanta voglia di sentirlo prima di andare da Christian...
Il cellulare squillò per un po' ma lui non rispose. Forse non si era ancora svegliato. Forse era sotto la doccia o semplicemente aveva dimenticato di togliere il silenzioso una volta tornato dall'ospedale. Così chiamò a casa.
Ma a risponderle non fu la voce calda e profonda di Logan, bensì quella di una donna. Una voce giovane e delicata e non assomigliava per niente a quella della domestica di Logan. E poi di solito passava la mattina presto. Cercò di mantenere la calma.
«Salve, c'è Logan?»
«Oh no, mi spiace, è appena uscito. Sa com'è, con la gravidanza ho sempre delle voglie... l'ho mandato a comprare delle fragole.»
Gravidanza? Voglie? Ma chi diavolo era questa?
No, no. Non poteva essere quella ragazza. Non poteva essere incinta di Logan. Non poteva. Si sentì crollare il mondo addosso. Logan le aveva detto che si erano lasciati da un po'... le aveva mentito? Stava ancora con lei? E perché allora era venuto in Italia a chiederle perdono?
"C'è una cosa che ti devo dire e voglio farlo il prima possibile, ma ho bisogno che tu sia con me a New York"
Era forse questo che voleva dirle? Che aspettava un figlio da un'altra?
Dio, era shoccata. Stava per scoppiare in lacrime.
Dall'altro capo del telefono la ragazza la riscosse dai suoi pensieri.
«Comunque dovrebbe rientrare tra poco, se vuole la faccio richiamare.»
«No, non ce n'è bisogno. Mi tolga una curiosità, ma lei è la compagna di Logan?»
Dovette schiarirsi la voce per non tradire nessuna emozione. Il cuore le martellava in petto e pregò con tutta sé stessa che quella ragazza le dicesse che era solo un'amica, una parente, una trovatella che Logan stava aiutando... qualsiasi cosa, tranne quello che temeva di più.
«Sì. Ehm... no, non più. Ci siamo lasciati ma visto che aspettiamo un bambino per il momento vivo qui con lui. Lei invece signorina chi è? la nuova fidanzata di Logan? So che ha cominciato ad uscire con altre ragazze dopo la nostra rottura ma non mi dice mai niente...»
Okay, basta. Aveva già sentito abbastanza. «No, sono solo una collega.»
«Dirò a Logan che ha chiamato. Il suo nome?»
«Sveva.»
La ragazza all'altro capo rimase in silenzio per qualche secondo. Probabilmente aveva capito di chi si trattava. «Sveva. Glielo riferirò.»
«E gli dica anche che non si disturbasse a richiamare.»
«Okay.»
Sveva chiuse la comunicazione e si lasciò andare sul divano. Lacrime calde le rigarono le guance, le asciugò in fretta ma ben presto non riuscì più a controllarle.
Pianse, pensando a Logan che quella mattina si era messo a fare progetti con lei sui loro figli quando avrebbe avuto un figlio da un'altra.
Era ormai in preda ad un pianto disperato quando il telefono squillò. Non voleva rispondere, non voleva parlare con Logan ma era meglio chiarire una volta per tutte. Premette il tastino verde e rimase in attesa.
«Sveva? Sveva amore, io volevo dirtelo, ma...»
Sveva non riusciva a parlare, le lacrime le scendevano copiose sul volto e sentire lui che lo ammetteva era una pugnalata al cuore.
«Sveva io ti amo, voglio stare con te! Vedrai, sistemeremo tutto.»
‹‹Tu non capisci, Logan! Stai aspettando un figlio da un'altra! Un figlio, Logan. Diventerai padre.››
‹‹Lo so e intendo prendermi cura di lui, ma è con te che voglio stare. Io e lei non stavamo più insieme quando ha scoperto di essere incinta. Ho sempre amato solo te Sveva.››
‹‹Oh ti prego, smettila Logan. Se mi avessi amato veramente non te ne saresti mai andato. Non mi avresti lasciato per un'altra.››
‹‹Ho sbagliato, ho fatto una cazzata... amore ti prego, perdonami!››
‹‹Non posso, non posso più...››
‹‹Amore, adesso sei scossa e lo capisco, non prendere decisioni affrettate.››
‹‹Ma non capisci? Già per me è difficile dimenticare un tradimento, ora anche un figlio... lui è una creatura innocente e non è giusto che io debba odiarlo per quello che rappresenta. Ogni volta che vedrò lui, vedrò il tuo tradimento, non lo supererò mai. Mai. Non c'è più una possibilità per noi, Logan.››
‹‹Sveva ti prego! Se è necessario prendo il primo volo e vengo a Milano. Parliamone, possiamo risolvere tutto.››
‹‹Mi dispiace che sia andata a finire così. Potevamo essere veramente felici.››
‹‹E possiamo esserlo ancora!››
‹‹Addio.››
Chiuse la comunicazione e spense il telefono.
Rimase ferma sul divano a fissare il vuoto mentre le lacrime continuavano a scorrerle lungo le guance, portando con sé tutto il trucco che aveva messo, fino a quando non suonarono al campanello.
Solo in quel momento si ricordò del suo appuntamento con Christian. Guardò l'orologio e si rese conto che erano le otto passate. Si passò entrambe le mani sul volto e asciugò le lacrime, fece un respiro profondo ed andò ad aprire la porta. Sulla soglia c'era Christian tutto sorridente, ma appena vide il suo volto rigato dalle lacrime si fece serio.
‹‹Che ti è successo?›› disse entrando e sfiorandole la guancia con la mano.
‹‹Scusami Chri, ma non posso più venire da te stasera.››
‹‹Che hai? Sveva mi stai facendo preoccupare.››
Lei sospirò. ‹‹Logan.››
‹‹Oh, tesoro... fa ancora tanto male, non è così?››
Sveva scosse la testa. ‹‹È tornato. Lui... è stato qui.››
‹‹Quando?››
‹‹Ieri.››
Christian l'abbracciò e le diede un bacio sulla testa. ‹‹Lo stronzo si è pentito›› disse a denti stretti. ‹‹Abbiamo fatto l'amore›› disse lei, cominciando di nuovo a piangere.
‹‹Sveva...››
‹‹Lo so Chri, lo so che non avrei dovuto perdonarlo ma l'ho fatto.››
‹‹E allora adesso perché piangi?››
‹‹Perché›› si allontanò da lui e si asciugò le lacrime. ‹‹Ho appena scoperto che sta per avere un figlio da un'altra.››
‹‹Che? Non può essere così idiota da venire da te a chiederti perdono mentre aspetta un figlio da un'altra.››
‹‹E invece lo è. Non voglio più vederlo, né sentirlo, voglio solo che mi lasci in pace!››
‹‹Adesso calmati, ci sono io qui. Chiamo mia moglie e le dico che resto con te.››
‹‹No. Tu vai. Voglio stare da sola.››
‹‹Non posso lasciarti da sola...››
‹‹Ho detto di no!››
Christian la strinse a sé. ‹‹Sveva non posso tornare a casa e fare finta di niente sapendo che tu sei qui da sola... non ce la faccio a vederti così. Mi si stringe il cuore, lo capisci?››
Sveva, stretta nel calore dell'abbraccio di Christian, scoppiò in un pianto disperato. Lui rimase in silenzio per tutto il tempo. Le accarezzò i capelli e la schiena, la lasciò sfogare anche se non sopportava di vederla piangere.
I suoi sentimenti per Sveva erano rimasti immutati e anche se adesso aveva una moglie che amava tantissimo, Sveva rimaneva il suo primo grande amore. Vederla ridotta in quello stato per un uomo che non la meritava lo faceva ribollire di rabbia. Se solo avesse avuto la possibilità di affrontare questo Logan...
‹‹Chri?››
‹‹Che c'è?››
‹‹Pensi che se io non fossi andata in America io e te adesso staremmo ancora insieme?››
Christian chiuse gli occhi. ‹‹Ti prego, Sveva...››
‹‹È colpa mia. È stata tutta colpa mia...››
Lui la prese per le braccia e la costrinse a guardarla negli occhi. ‹‹Ascolta, non è colpa tua, non è colpa di nessuno, doveva andare così. Non era destino che io e te stessimo insieme.››
‹‹Non era destino›› ripeté lei, pensando anche a Logan.
‹‹Lo troverai, l'uomo che ti amerà come meriti. Lo so che lo troverai. Lo capirai da come gli si illumineranno gli occhi ogni volta che ti guarderà, dalla venerazione con cui le sue mani accarezzeranno i tuoi capelli e la tua pelle, dall'amore che ti dimostrerà tutti i giorni. E saprai che è l'uomo giusto perché tu proverai lo stesso per lui.››
Christian rimase lì con lei tutta la notte. Parlarono poco e si addormentarono sul divano, abbracciati.
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