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27. Consapevolezze

Zlatan si svegliò sentendo il calore del corpo di Sveva accanto al suo. Le accarezzò delicatamente la schiena e la osservò dormire. Aveva la testa appoggiata nell'incavo della sua spalla e un braccio pigramente sistemato intorno alla sua vita, che lo circondava.
La serata precedente era stata bellissima e aveva odiato ancora di più la decisione del Milan di venderlo, perché se fosse rimasto a Milano si sarebbe potuto addormentare tutte le notti così e si sarebbe svegliato tutte le mattine con lei accanto. Ed era una cosa che desiderava tantissimo. Quelle sensazioni gli riempivano il cuore.
Si scostò piano, cercando di non farla svegliare. Avvertiva una leggera fame e voleva prepararle la colazione per quando avesse riaperto gli occhi. Sveva emise dei lievi versi e aprì le palpebre.
«Dove vai?» chiese sporgendosi verso Zlatan.
«Vado a prendere qualcosa da mangiare.»
«Aspetta, ci penso io.»
«No, tu dormi. Torno subito.»
Sveva si accoccolò nel posto che fino a un secondo prima era stato occupato da Zlatan. Lui le coprì la schiena nuda con il lenzuolo bianco e le diede un bacio sulla guancia. Sveva sorrise e aprì di nuovo gli occhi. Lo vide allontanarsi nudo e meraviglioso. Rimase altri due minuti a letto, poi si alzò e lo raggiunse in cucina.
Zlatan stava versando del succo di frutta in un bicchiere. Aveva indossato dei boxer, quelli che avevano lasciato sul pavimento la sera precedente, e aveva i capelli scompigliati. Sveva lo abbracciò da dietro e posò un bacio sulla sua schiena.
«Ehi! Non ti avevo detto di rimanere a letto?» Zlatan si girò nel suo abbraccio, le prese il volto tra le mani e la baciò.
«Mi mancavi» rispose Sveva.
Zlatan rise, prese il bicchiere di succo di frutta e glielo porse. Sveva lo prese, si appoggiò al piano della cucina e lo sorseggiò mentre osservava Zlatan riempire un altro bicchiere. Lui bevve il succo, prese Sveva per i fianchi e la fece sedere sul ripiano della cucina di fronte a lui. Le diede un bacio lungo e lento.
«Ho intenzione di baciarti e accarezzarti per tutta la mattina.» dichiarò. Le mani correvano lungo le gambe scoperte di Sveva, lei giocherellava con i suoi capelli e gli sorrideva. «Voglio imprimere bene in mente la morbidezza della tua pelle, il tuo profumo», si chinò sul suo collo e lo sfiorò col naso, risalì lungo la mascella fino alle labbra «il sapore dei tuoi baci.»
Sveva lo attirò a sé e lo baciò con passione.
«Non so come farò a resistere un mese...»
«Un mese?» chiese in tono allarmato.
«Bè sì, più o meno. A meno che tu non decida di venire a Parigi, qualche volta...»
Sveva poggiò la testa contro il petto di Zlatan e sospirò. «Suppongo che dovremmo abituarci a questa cosa della distanza.»
«Non sarà così per sempre. Troveremo una soluzione.»
Sveva alzò la testa e lo guardò negli occhi. «Adesso però cerchiamo di goderci queste poche ore che abbiamo a disposizione.»
Zlatan le sfiorò una guancia con la mano e le sorrise. Prepararono insieme la colazione, mangiarono e si coccolarono a vicenda.

Più tardi, dopo aver accompagnato Zlatan alla macchina ed essersi baciati appassionatmente in mezzo alla strada, Sveva realizzò di essere follemente innamorata di Zlatan.
Fanculo la distanza, lei era innamorata e felice.

Zlatan pranzò con gli ormai ex compagni di squadra a Milanello. Trascorse con loro un paio di ore tra le chiacchiere allegre, i saluti, gli abbracci e qualche lacrima. Sapeva che avrebbe continuato a sentire la maggior parte di loro e che sarebbe sempre tornato a Milano, aveva ancora la sua casa lì e adesso anche Sveva. Ma questo non rese i saluti meno nostalgici. Li abbracciò ancora una volta uno per uno nel parcheggio e con il cuore colmo di tristezza si avviò alla macchina.
Christian aveva atteso che tutti si allontanassero, era venuto a conoscenza della storia tra lui e la sua Sveva e voleva scambiare due chiacchiere con Zlatan. Si avvicinò mentre lui apriva la portiera della macchina.
«Ho saputo di te e Sveva...»
Zlatan si girò a guardarlo. «Te lo ha detto lei?»
Improvvisamente gli tornò alla mente la strana amicizia che c'era tra quei due. Sveva non gliene aveva mai parlato.
«Più o meno» rispose Christian. «Volevo solo sapere che intenzioni hai con lei.»
Zlatan stava per chiedergli di farsi gli affari propri ma era curioso di sapere cosa c'era tra quei due. «Che rapporto c'è tra voi?»
«Siamo amici. Da molto tempo.»
Zlatan alzò le sopracciglia e Christian sorrise stancamente. Un sorriso che non arrivò agli occhi.
«So a cosa stai pensando» continuò. «È quello che pensano tutti quando ci vedono. A volte persino mia moglie pensa che io l'ami ancora ma ti assicuro che non è così. Ci lega un profondo affetto...»
«Aspetta, quindi l'amavi.»
«Sì, l'amavo. E lei amava me. Ma questo è successo tanti anni fa. Eravamo così giovani.»
Il sorriso malinconico di Christian fece provare una strana sensazione a Zlatan.
«Lei ti amava? Eravate fidanzati?»
«Sembra assurdo, vero? Ci conoscemmo quando si trasferì a Milano con il fratello. Io avevo circa vent'anni e lei era all'ultimo anno di scuola. La vedevo spesso agli allenamenti delle giovanili, sempre con un libro in mano. Seguiva Ignazio dappertutto. Una sera la incontrai con delle amiche in un locale e mi avvicinai per conoscerla. Da quella sera siamo stati inseparabili.
Eravamo una bella coppia, sai. Sì, lei era bellissima e io... bè io non sono bello, ma accanto a lei mi sentivo una persona migliore. Lei era tutto per me. Ricordo ancora che passavo interi pomeriggi sdraiato sul suo letto a sentirla studiare e quando finiva e veniva a sdraiarsi accanto a me mi sentivo così orgoglioso... È stato il mio primo grande amore.»
«E poi perché è finita?»
«Al secondo anno di università cominciò a fare delle vacanze studio all'estero. Spesso rimaneva interi semestri e soffrivamo entrambi per la distanza. Io così decisi di lasciarla. Lo feci per lei, perché si concentrasse esclusivamente sulla sua carriera. Pensai che magari una volta tornata in Italia avremmo potuto riprovarci. Soffrii molto e credo anche lei. Ci sentivamo di continuo e io pensavo che non mi sarei mai più innamorato di nessun'altra, ma poi è arrivata mia moglie.
Le voglio un gran bene, Zlatan. Farà sempre parte della mia vita e se le farai del male dovrai vedertela con me.»
«Non preoccuparti, amico. Non ho nessuna intenzione di farle del male.»
Zlatan aveva ascoltato tutta la storia in silenzio provando un po' di gelosia per la loro vecchia relazione. Capì che tipo di rapporto c'era tra loro, ma capì anche che provava per Sveva le stesse cose che aveva provato Christian.
Realizzò che lui era innamorato di Sveva. L'amava. Non era una semplice infatuazione. Lui era innamorato e avrebbe fatto di tutto per cercre di far andare bene le cose, nonostante quella fottutissima distanza che li separava.

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