20. Notte di passione
Zlatan esitò prima di bussare alla porta della camera di Sveva. Finalmente la giornata si era conclusa.
Provava un misto di ansia e trepidazione, la voleva, la voleva con un'urgenza quasi primitiva. Poco prima Sveva si era congedata dal resto del gruppo accampando la scusa della stanchezza; lui aveva fatto lo stesso diversi minuti dopo, ed ora eccolo lì, con il cuore che batteva forte e il membro che pulsava di desiderio.
Sbattè con le nocche sulla porta per tre volte.
Aveva trascorso buona parte della giornata a pensare a tutti i modi in cui l'avrebbe presa. Prima avrebbe assaporato ogni centimetro del suo corpo, indugiando nei punti più sensibili, portandola più volte al limite, facendola sciogliere per lui. Poi l'avrebbe penetrata lentamente, gustandosi ogni millimetro della sua parte più intima, perdendosi nel suo calore...
La porta si aprì e la vista di Sveva in biancheria intima di pizzo gli fece capire che non ci sarebbe stato niente di lento, niente di delicato. Non quella notte. Entrò rapidamente e la prese in braccio, la baciò con ardore mentre l'adagiava sul letto. Sveva si lasciò sfuggire una lieve risata e gemette quando le mani di Zlatan le strizzarono i seni. Gli sfilò la maglia e slacciò i jeans.
«Ti voglio adesso, Sveva. Non posso più aspettare.»
Lei in risposta gli accarezzò il pene turgido, infilò la mano dentro le mutande e lo circondò con le dita, muovendole piano. Zlatan gemette e le mordicchiò il collo, le tolse il reggiseno e scese con la lingua fin sul capezzolo roseo. Lo titillò con la lingua, lo morse e lo racchiuse nella bocca, succhiandolo, mentre con la mano libera accarezzava Sveva tra le gambe. Lei si inarcò quando Zlatan infilò un dito nella sua fessura calda e bagnata.
Dio, quanto era eccitata. Aveva voglia di assaggiarla tra le gambe, leccarla e baciarla lì, ma non poteva più aspettare, doveva essere dentro di lei o sarebbe esploso. Dopo, dopo l'avrebbe assaggiata dappertutto.
Le sfilò anche le mutandine e si prese dei secondi per guardarla nuda e pronta per lui. Si spogliò rapidamente e si adagiò su di lei, incuneando il pene tra le sue gambe. Lo indirizzò verso la sua apertura e strusciò la punta tra le sue pieghe. Sveva grugnì e gli conficcò le unghie nei muscoli delle braccia.
«Adesso, Zlatan. Ti prego.»
Quella supplica lo infiammò ancora di più. Anche lei era al limite. Accennò un sorriso e con una stoccata decisa la penetrò.
Zlatan rimase senza fiato, Sveva urlò e gli cinse la vita con le gambe. Si mosse ondeggiando verso di lui che era rimasto immobile dentro di lei, gli accarezzò l'addome e la schiena, i glutei, per poi risalire lungo la schiena e affondare le mani nei suoi capelli.
Quanto era bella sotto di lui, mentre le dava piacere alternando spinte decise ad altre più lente e profonde. Quanto era buono l'odore dei loro corpi uniti. Quanto era stupendo perdersi nel suo calore. I loro ansiti si trasformarono in gemiti sommessi, mugolii che si perdevano nelle loro bocche che si cercavano e si univano rapaci. Sveva raggiunse l'orgasmo urlando il suo nome e Zlatan la seguì, non potendo più trattenersi. Ancora ansimante si sdraiò accanto a lei e la strinse in un abbraccio.
Sveva si appoggiò con la testa al suo petto e con le dita disegnò dei cerchi sulla sua pelle accaldata. Zlatan le stava accarezzando i capelli e se non fosse stata ancora molto eccitata si sarebbe potuta addormentare così. Stava bene tra le sue braccia, si sentiva...protetta. Non era una donna indifesa o sprovveduta, ma quella sensazione le piaceva tanto. Si fece ancora più vicina, poggiando una gamba sulla sua e scoprendolo ancora eccitato. Sollevò la testa per guardarlo.
Zlatan le sorrise. «Te lo avevo detto che stanotte saresti stata mia.»
Sveva rise e si allungò per baciarlo. Lui rispose al bacio e la trascinò su di sé. A gambe divaricate, Sveva potè sentire la sua erezione gonfiarsi ancora di più. Gemette e si strusciò su di lui. Era grosso, e caldo. Voleva che la riempisse ancora.
Ma avevano tutta la notte a disposizione, così si concentrò sul suo corpo e iniziò a baciarlo. Sul collo. Sui pettorali. Giocherellò con i capezzoli mentre lui le accarezzava la schiena. Sull'addome. Più giù. Si inginocchiò tra le sue gambe e lo guardò. Gli occhi di lui brillavano, carichi di attesa. Abbassò lo sguardo sul suo membro eretto, fiero, adagiato sulla sua pancia. Lo percorse con la lingua in tutta la sua lunghezza e racchiuse la testa tra le labbra. Zlatan emise dei versi di piacere e spinse il bacino in alto, invitandola a prenderne di più. Sveva lo strinse nel palmo e lo accolse nella bocca, succhiandolo e leccandolo per un tempo che a Zlatan sembrò infinito ed allo stesso tempo troppo breve.
Quando Sveva si sollevò, si gettò su di lei e la fece stendere di schiena, le aprì le gambe con le sue e le tenne ferme le mani sopra la testa. Le diede un bacio lento mentre altrettanto lentamente si faceva strada dentro di lei, una, due, tre volte, poi uscì completamente. Sveva si spinse in avanti, ma lui si ritrasse e scese con la testa tra le sue gambe. Le lambì dapprima il clitoride con la punta della lingua, poi prese a leccarla voracemente, solleticandola con le dita e con la lingua, portandola ad un rapido orgasmo.
Sveva stava ancora tremando di piacere quando Zlatan la penetrò di nuovo. Gridò e intrecciò la lingua alla sua, i loro sapori si mescolarono.
«Zlatan... oh dio...»
«Mi stai facendo impazzire» le sussurrò lui.
Lei gli morse il labbro. I suoi capelli le solleticavano il volto, il suo respiro le accarezzava la pelle, le sue spinte la lasciavano senza fiato. Si mosse contro di lui sempre più avida di piacere, fino a quando l'orgasmo più potente che avesse mai avuto la squassò. Le sue grida furono soffocate da un bacio di Zlatan che dopo un po' venne, gettando la testa all'indietro e mormorando parole senza senso. Si accasciò su di lei, tremante e ansante. Sveva gli accarezzò i capelli.
«Wow» disse lui, sollevandosi e baciandola. Incontrò i suoi occhi, le sorrise e osservò il suo bel volto che appariva rilassato e appagato.
«Quanto sei bella.»
Sveva accennò un sorriso e gli passò delicatamente un dito sul volto. «È stato bello »
«Già» sfiorò le sue labbra e si distese accanto a lei. «Ma non abbiamo ancora finito.»
Lei si girò a guardarlo con un'espressione divertita e affamata. Sì, anche lei aveva ancora voglia di lui.
Zlatan la spinse sul letto a pancia in giù e la penetrò con un colpo secco. Lei gridò per la sorpresa, non si aspettava che fosse già così duro.
Nemmeno questa volta riuscirono a farlo lentamente, la brama li consumava e li spinse ad amarsi con foga.
All'alba Sveva si addormentò tra le sue braccia. Lui le accarezzò i capelli e la guardò a lungo, pensando a quanto fosse stato incredibile fare l'amore con lei. Non era sazio, la voleva ancora, ma prima che si svegliasse tornò in camera sua. Non voleva metterla in imbarazzo se fosse passato il fratello. A malincuore la guardò un ultimo secondo prima di andarsene. Gli sarebbe piaciuto svegliarsi accanto a lei e guardare in quei meravigliosi occhi azzurri il riflesso della sua felicità, ma si disse che ce ne sarebbero state tante altre, di occasioni.
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