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16. Batticuore

Era pomeriggio inoltrato, Zlatan era a casa di alcuni amici e stavano facendo l'aperitivo quando ricevette una telefonata da parte di Ignazio.
«Ciao Zlatan, che fai?»
«We Ignazio, sono a casa di Roberto.»
«Stasera sei impegnato?»
«Non dovrei, perché?»
«Niente, volevo invitarti a bere una cosa. Ho una bella novità.»
Zlatan avvertì una pugnalata allo stomaco.
Una bella notizia, certo. Sveva era incinta...
«Sì? E di che si tratta?»
«Te lo dico quando vieni. A stasera.»
«Ok, a stasera.»
Ripose il telefono in tasca e respirò profondamente. Perché stava reagendo così? Era vero, voleva provarci con Sveva ma non era di certo l'unica donna affascinante sulla faccia della terra. Non era mica innamorato di lei. Era solo... attratto. Molto attratto. Quindi quella sera sarebbe andato al Garden Flower, avrebbe fatto gli auguri a Sveva e ad Ignazio e avrebbe brindato con loro. Senza sconvolgimenti nè patemi d'animo.

Quando arrivò al Garden Flower, il locale era pieno. Ignazio era vicino al bancone e sprizzava felicità da tutti i pori. Zlatan si lasciò contagiare da quell'allegria e tutto sorridente lo abbracciò.
«Allora, amico, ti vedo abbastanza contento. Cosa dovevi dirmi?»
Non voleva dire all'amico che lo sapeva già, avrebbe dovuto spiegargli il modo in cui ne era venuto a conoscenza.
«La famiglia si allarga. Stiamo per avere un altro bambino.»
«Ma è fantastico! Congratulazioni» abbracciò nuovamente l'amico e gli diede due pacche sulla spalla.
«Grazie Zlatan. Cosa posso offrirti?»
«Un prosecco, grazie. Immagino che Sveva sia felicissima di diventare madre.»
«Madre? Vuoi dire zia! Sì sì, ha detto che vorrebbe una femminuccia. Il nipotino maschio già ce l'ha...»
Zlatan rimase perplesso. Zia? Quindi non era lei ad essere incinta?
«E dov'è la futura mamma? Vorrei farle gli auguri.»
«Valentina è fuori in giardino con Sveva.»
Zlatan si sentì improvvisamente più leggero e felice, sentì allentarsi la morsa di un peso sul cuore che non sapeva nemmeno di avere. Qualcosa dentro di lui scattò, mettendolo in allarme. Probabilmente teneva a Sveva più di quello che credeva. Ma non ci voleva pensare adesso, ora era troppo felice e voleva vederla.
Aspettò il suo prosecco e poi si diresse in giardino con Ignazio.
Lei era seduta nella penombra, il viso illuminato dalla flebile luce di una candela a forma di fiore poggiata al centro del tavolo e sorrideva dolcemente al nipotino che aveva in braccio. Era bellissima e a lui cominciò il batticuore. Quando alzò gli occhi e incontrò il suo sguardo la vide trattenere il respiro. Le sorrise, desideroso di raggiungerla e abbracciarla per sentire il suo profumo, ma lei gli rispose con in sorriso debole e concentrò tutta la sua attenzione sul fratello.
Si ricordò di come era scappato dal suo studio solo qualche ora prima. Era comprensibile che fosse fredda con lui. Doveva trovare un modo per rimanere da solo con lei e scusarsi per come si era comportato. E doveva anche trovare una scusa valida. Forse sarebbe stato più giusto dirle la verità ma probabilmemte l'avrebbe fatta incazzare sul serio se le avesse detto di aver aperto le sue analisi.
Andò ad abbracciare Valentina e si sedette di fronte a Sveva. Si guardò intorno ed individuò un arco nascosto dal un albero. Quel posto sarebbe andato benissimo per parlare con lei, c'era anche una panchina. Si stava scervellando per trovare le parole giuste da dirle quando Ignazio e Valentina se ne andarono e li lasciarono da soli.
Zlatan si alzò e si sedette accanto a lei.
«Quindi... stai per diventare di nuovo zia. Auguri.»
«Grazie» rispose lei, girandosi a guardarlo negli occhi.
«Ignazio mi ha detto che speri che sia femmina.»
Lei sorrise. «Sì, mi piacerebbe.»
«Sveva... scusami per oggi.»
«Non so come interpretare il tuo gesto. Sei scappato.»
Zlatan sorrise imbarazzato. Si alzò dalla sedia e le porse la mano. «Ti va di fare due passi? Ci sediamo lì, così possiamo parlare con calma» le indicò la panchina seminascosta dall'albero.
Sveva guardò prima la panchina e poi lui. Sorrise impercettibilmente e allungò la mano verso quella di Zlatan.
Non si aspettava di provare la sensazione che provò quando Sveva mise la mano nella sua. Era così morbida e calda. La strise e la lasciò andare riluttante, mentre i loro occhi rimanevano incollati. Avrebbe potuto baciarla lì, in quel preciso istante in mezzo a tutta quella gente e dio solo sapeva quanto lo desiderava. Costrinse il suo corpo a muoversi.
«Non sono proprio scappato, ero solo un po' sconvolto» le disse mentre camminavano.
«Perché? È successo qualcosa?»
Zlatan prese un bel respiro. «Pensavo che tu stessi aspettando un bambino.»
Sveva lo guardò perplessa. «Io?»
«Sì. L'infermiera aveva detto che erano le tue analisi e involontariamente ho letto 'Test di gravidanza'... ma ti giuro, non volevo farmi gli affari tuoi, è stato un caso. Ho abbassato lo sguardo sui fogli che mi avevi dato e...»
Sveva rise. «Okay, Zlatan okay! È tutto a posto, non fa niente. Piuttosto, perché eri sconvolto? Voglio dire, se anche fossi stata incinta...»
Zlatan si mise di fronte a lei e le accarezzò dolcemente il viso. Sveva rimase in silenzio, le labbra leggermente dischiuse e gli occhi fissi nei suoi.
«Perché poi non avrei potuto più fare una cosa che desidero da un po'» disse piano.
«Cosa?», sussurrò Sveva.
Zlatan si chinò su di lei e le sfiorò le labbra. Aveva il cuore a mille. Prese il viso di Sveva in entrambe le mani e le diede un bacio dolce, perdendosi nella morbidezza delle sue labbra.
«Questo» sussurrò sulla sua bocca.
Lei aprì gli occhi. «Zlatan...»
Lui la baciò di nuovo e questa volta con passione. Sveva ricambiò il suo bacio, lo accolse nella sua bocca e lo assaporò a sua volta, sentendosi sempre di più preda di una passione intensa. Il mondo intorno a loro scomparve, non c'era più il gran vociare della gente, c'erano solo loro due e i loro cuori che battevano all'impazzata.
Zlatan si staccò e le accarezzò la guancia con un dito. Sorrise e si allontanò di poco.
«Buonanotte, Sveva» le disse.
Si guardarono ancora negli occhi, poi lui si girò e se ne andò.

Sveva si sedette sulla panchina, sconvolta. Zlatan l'aveva baciata.
Zlatan.
Si erano baciati.
Davvero.
Era successo davvero. Non era una di quelle fantasie che si affacciavano nella sua testa ultimamente e a cui lei puntualmente sbatteva la porta in faccia, soffocandole con altri tipi di pensieri. Aveva il batticuore. Era stato un bacio bellissimo.
Zlatan aveva detto che voleva farlo già da un po'. E anche lei. Perché se n'era andato così presto? Voleva tanto essere in un altro posto in quel momento, essere da sola con lui e poterlo baciare ancora. Che bello che era e che sguardo stupendo... quando la guardava la faceva sentire speciale.
Si sentiva euforica come una ragazzina che aveva appena ricevuto il suo primo bacio.
Rimase sveglia tutta la notte, a pensare e ripensare a quel bacio.

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