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14. Pensieri

Zlatan si congedò da Mark con la scusa della doccia e salì in camera.
Non poteva credere che fosse stato sul punto di baciare Sveva. Lo avrebbe fatto più che volentieri se Mark non li avesse interrotti ed era sicuro che anche lei lo voleva. Tanto quanto lui.
Dio, che bello che era stato quel contatto inaspettato, averla fra le braccia e guardare da vicino quei grandi occhi azzurri... erano meravigliosi, di un azzurro intenso con venature blu intorno alla pupilla e piccole pagliuzze dorate disseminate nelle iridi. Non aveva mai visto degli occhi così belli.
Sentire il suo calore addosso lo aveva fatto incendiare. Avrebbe tanto voluto baciarla e stringerla e baciarla ancora e perdersi nei suoi occhi.
Con una sensazione di leggerezza si infilò sotto la doccia canticchiando.

Sotto la doccia, nello stesso momento, Sveva stava pensando di essere impazzita. Forse la nuova rottura con Logan l'aveva sconvolta più di quanto immaginasse. Che cavolo le passava per la testa? La sera prima aveva baciato Mark, un errorore, certo, ma le era piaciuto, e adesso era stata lì lì per baciare Zlatan. Non era da lei. Lei non si sarebbe mai sognata di baciare un uomo sposato e dopo neanche un giorno desiderare ardentemente un altro uomo. Un uomo che aveva un profumo buonissimo, degli occhi magnetici e delle labbra invitanti...
Innervosita dai suoi stessi pensieri, sbuffò e uscì dalla doccia. Si avvolse un asciugamano addosso e si avvicinò allo specchio a pettinare i capelli.
«Smettila di fare la stupida» disse severamente al suo riflesso.
Ma la sua mente continuava a farle rivivere quel momento tra le braccia di Zlatan e lei continuava a sentire una bellissima sensazione di calore che si diffondeva in tutto il corpo e si concentrava nel basso ventre.
Lo desiderava. Non poteva negarlo, né ignorarlo. Però per il momento non ci voleva pensare e si sforzò di tenere la mente occupata pensando ad alcune sue ricerche che stava portando avanti in laboratorio.
Uscendo dal bagno trovò Mark in corridoio, davanti alla porta della sua camera. Sentì le guance imporporarsi per l'imbarazzo. Era giunto il momento di mettere le cose in chiaro tra loro.
«Mark.»
«Sveva. Buongiorno.»
«Senti, ehm... dobbiamo parlare.»
«Sì, a proposito di ieri sera... volevo dirti che...»
«Lo so, abbiamo fatto una cazzata. Sono contenta che anche tu la pensi come me» sorrise sollevata «quindi è tutto come prima, facciamo finta che non sia successo assolutamente nulla.»
Mark le sorrise. «Sì, è tutto come prima.»
«Bene. Gli altri dormono ancora?»
«No, sono di sotto.»
«Ok, allora vi raggiungo subito» stava per entrare nella camera da letto ma Mark la fermò.
«Sveva...»
«Sì?»
Scosse la testa. «No, niente. Ci vediamo giù» le diede le spalle e scese.

Involontariamente, Zlatan dalla sua camera aveva ascoltato la conversazione tra Mark e Sveva. Sorrise tra sé.
Quindi quei due non avevano nessuna relazione e non provavano nessun interesse l'uno per l'altra. Bè Sveva almeno non provava alcun interesse per Mark. Non era sicuro di poter affermare lo stesso per quanto riguardava Mark. Il modo in cui la guardava tradiva un interesse ben preciso. Però a lui non interessava, voleva solo provare a chiedere un appuntamento a Sveva, aveva voglia di trascorrere del tempo da solo con lei e approfondire la sua conoscenza. Seperava solo che lei glielo avrebbe concesso.

A colazione Sveva e Zlatan si guardarono spesso, nonostante lei cercasse di evitare il suo guardo. Si sorridevano qualche secondo e poi continuavano a guardare nelle loro tazze o chi stava parlando in quel momento. La mattinata trascorse tranquilla, i ragazzi prepararono le valigie e nel pomeriggio si imbarcarono sull'aereo per Milano.
Sveva crollò quasi subito. Le due notti passate in bianco si erano fatte sentire e dormì fino all'arrivo a casa.
Zlatan era seduto di fronte a lei, Mark accanto a lei e Ignazio accanto a Zlatan. Ignazio gli stava parlando, ma Zlatan era completamente concentrato su Sveva e sul suo volto bellissimo. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Immaginava di possederla, di affondare ripetutamente dentro di lei e di guardare ogni sua più piccola espressione di piacere, gli occhi azzurro mare che lo guardavano implorandogli silenziosamente di non smettere, di continuare a spingere, più forte, più a fondo...
«Zlatan!»
«È?» Zlatan si girò di scatto verso Ignazio. «Scusa, mi sono distratto. Cosa stavi dicendo?»
«Stai fissando mia sorella con un sorriso da scemo stampato in faccia» disse Ignazio sorridendo.
«Stavo solo ripensando a stamattina, quando è caduta nella piscina.»
«Quando l'hai spinta, vorrai dire.»
I due amici scoppiarono a ridere.
«Sono contento che abbiate superato le vostre divergenze iniziali» continuò Abate.
«Anche io.»
Già, anche lui, e Ignazio non poteva nemmeno immaginare quanto.

A Milano, fuori dall'aeroporto, Zlatan si avvicinò a Sveva e le chiese se volesse prendere il taxi con lui, abitavano nella stessa zona e così avrebbe avuto modo di chiederle un appuntamento. Ci aveva pensato per tutto il viaggio, aveva deciso che l'avrebbe invitata a cena fuori.
Lei esitò un attimo prima di rispondere di sì.
«Vieni, la valigia dalla a me.»
Sveva si sedette in macchina e dopo qualche minuto Zlatan la raggiunse. Rimasero in silenzio per un bel po'. Ognuno assorto nei propri pensieri. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa le passava per la testa.
«Allora... ti è piaciuta la Svezia?»
«Moltissimo. Si sta proprio bene. Immagino però che d'inverno faccia molto freddo.»
«Abbastanza. E... stasera che fai?»
«Stasera sono a cena da un'amica. E tu?»
Merda, questa non ci voleva. «Io niente. Andrò a fare un giro in centro.»
«Verrai anche tu al compleanno della fidanzata di Pippo dopodomani?»
«Sì.»
«Bè allora ci vediamo lì.»
Il taxi si fermò sotto casa di Zlatan. «Certo. Scendo. Buona serata, Sveva.»
«Grazie. Anche a te.»
Zlatan si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia, respirando una boccata del suo profumo. Le sorrise e aprì lo sportello.
«Ciao.»
Mentre guardava il taxi allontanarsi, decise che il giorno dopo le avrebbe fatto una sopresa. Non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di conoscere una persona bella come lei.

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