Capitolo 28
Era passata un'altra settimana da quando Blaise era stato reintegrato al San Mungo, e poteva dire con certezza che era stata la settimana più lunga della sua vita. Nonostante si fosse stabilito che non c'entrasse niente con il rapimento di Hermione i suoi colleghi fin da quando aveva messo piede nel edificio lo avevano guardato in modo strano, quasi guardingo, a lui certo non era importato non si era mai curato del pensiero altrui e aveva continuato a svolgere il suo lavoro come sempre.
Quello che però lo aveva riempito di timore tanto da essere quasi sempre teso era il possibile confronto con Ginny, temeva quello che avrebbe potuto leggere nei suoi occhi, motivo per il quale quando sapeva che era di turno se ne restava chiuso nel suo ufficio.
Non aveva proprio il coraggio di affrontarla, e anche se lo avesse avuto, non saprebbe in ogni caso cosa dirle. Era capitato di incrociarla nei corridoi, nei turni in comune, ma la ragazza aveva tirato dritto, non aveva mai detto niente e quando capitava che si trovavano nella stessa stanza aveva notato che lo osservava di sottecchi.
E quando c'era da comunicargli qualcosa lo faceva con un distacco evidente e un tono talmente freddo che ogni volta gli faceva accapponare la pelle.
Tutto nel suo atteggiamento lo faceva sentire colpevole, tanto da non riuscire a guardarla negli occhi, neanche fosse stato lui a rapire la Granger.
Dio...se solo ripensava a quello che il suo biondo amico aveva fatto si sentiva male, non lo incolpava certo, ma si sentiva in qualche modo responsabile perché se solo fosse riuscito a guarirlo prima, o a cogliere certi segnali, tutto questo non sarebbe mai successo.
Sospirò, passandosi una mano sul viso, grazie al cielo avevano annullato il processo, Draco non sarebbe stato in grado di reggerlo, anche se tante persone nel mondo magico non la pensavano affatto fosse giusto così.
<< Blaise>> ecco, lei era una di quelle, era certo di questo
<< Si??>> rispose interiormente teso, senza voltarsi dalle lastre di un paziente che stava guardando nella lavagna a luce, la sentì entrare nel ufficio e chiudere la porta, cosa che lo rese ancora più teso.
<< Blaise vorrei parlarti, e vorrei che fossi sincero con me>> gli disse la ragazza sempre con tono freddo, sapeva che il momento del confronto sarebbe arrivato prima o poi.
Anche se lui aveva sperato per un mai.
<< E cosa ti fa credere che potresti fidarti di quello che dico??>> le rispose lui con tono pacato, deglutendo piano
<< Perché da quando ti conosco non mi hai mai mentito, e so che non lo faresti adesso...almeno lo spero>> ribatté lei seria, mentre l'ultima parte della frase arrivò a Blaise come un pugno dritto allo stomaco. Il moro ancora di spalle chiuse gli occhi prendendo un profondo respiro
<< Lo sai che in verità non dovremmo parlare, tuo marito non ne sarebbe molto contento>> le disse lui come ultimo tentativo di farla desistere
<< Non deve per forza saperlo...>> rispose invece lei sempre seria, Blaise a quelle parole ghignò leggermente, non avrebbe mollato lo sapeva, quindi cercò di raccogliere il poco coraggio che aveva, prese un altro profondo respiro e si voltò guardando Ginny Potter in piedi di fronte a lui, l'espressione determinata di chi non se ne sarebbe andata finché non avrebbe avuto ciò che voleva.
Risposte.
<< Avanti>> disse solo, Ginny lo guardò per un momento prima di parlare
<< Malfoy è malato??>> chiese di getto lasciando Blaise a dir poco sorpreso della domanda. Ginny aveva riflettuto molto in questi giorni, aveva pensato e ripensato allo strano comportamento del biondo ricordandosi anche della cartella bianca che aveva trovato in quel ufficio, quelle lastre cerebrali, quelle strane informazioni.
Quella parola.
Maledizione.
Non era una parola da poco, ora voleva capire se la sua intuizione era giusta, aveva anche provato a chiedere qualcosa a Hermione, se per caso avesse notato qualche cosa di strano nel ragazzo. Hermione però non aveva voluto rispondere, capiva che era ancora troppo scossa e aveva solo finito per farla chiudere a riccio.
Allora Ginny aveva deciso di chiedere all'unica altra persona che poteva saperne di più su Malfoy. Si era tenuta a distanza inizialmente più che altro perché stava cercando di calmare la sua rabbia e la delusione che l'avevano pervasa da quando lo aveva visto, voleva placcare la voglia di mettere mano alla bacchetta e schiantarlo finché non si fosse stancata.
Ora però basta aspettare.
Doveva sapere.
Doveva essere certa se era stata o no una stupida a credere nella sua amicizia.
Vide Blaise sgranare lievemente gli occhi ma l'istante dopo erano tornati impenetrabili come sempre.
<< A cosa ti riferisci??>> le disse lui vago, la rossa però notò la lieve tensione nelle spalle
<< Tu rispondimi>> disse Ginny incrociando le braccia, Blaise spostò lo sguardo dal suo, deglutendo appena
<< E perché ci terresti a saperlo?? Vuoi usarlo contro di lui??>> chiese Blaise sospettoso tornando a guardarla
<< No, voglio solo capire perché ha fatto quel che ha fatto alla mia migliore amica>> disse Ginny fredda, l'espressione dura
<< Perciò rispondi alla domanda...Malfoy è malato??>> chiese ancora, Blaise chiuse gli occhi deglutendo nervosamente, non aveva scelta. Riaprendoli tirò fuori la bacchetta dalla tasca del camice e la puntò alle spalle di Ginny, lei però credette volesse attaccarla e quindi fulminea tirò fuori anche la sua, puntandola contro il ragazzo.
<< Calma, voglio solo imperturbare la stanza>> le disse subito lui, non voleva di certo di beccarsi qualche fattura da lei, conosceva benissimo le sue famose fatture Orcovolanti.
Ginny strinse gli occhi, abbassando la bacchetta ma continuando a guardarlo fisso, Blaise insonorizzò la stanza e poi abbassò la sua bacchetta, posandola sulla scrivania.
Prese un grosso respiro.
<< Quello che sto per dirti non deve uscire da questa stanza, devi darmi la tua parola>> le chiese serio, Ginny sostenne il suo sguardo annuendo alla fine
<< Hai la mia parola>>
Blaise si prese del tempo per riordinare le idee, anche perché era una storia molto dolorosa per lui, che il solo ricordarla gli chiudeva la gola
<< Si...Draco è malato, ma non è una malattia come tutte...è una maledizione....ed è stato Voldemort a lanciargliela>>
*****
Era tornata al lavoro, contro il parere di tutti ma era tornata.
Voleva riprendere la sua vita normale, voleva sentirsi di nuovo come prima, vale a dire l'Auror Hermione Granger sempre precisa, sicura di sé e ligia al dovere.
Quei giorni in ospedale erano stati un inferno che quando l'avevano dimessa era quasi scappata di corsa, non aveva neanche voluto leggere le sue analisi, non voleva sapere niente di quello che poteva esserle successo in quei -era quasi svenuta quando glielo avevano detto- cinque mesi di reclusione.
Fisicamente si sentiva bene, era emotivamente che si sentiva scombussolata e l'unica cosa che aveva voluto era tornare alla normalità.
E così era stato.
Ora, seduta alla sua scrivania, Hermione era intenta ad analizzare un nuovo caso che era stato affidato proprio quella mattina al suo dipartimento, parlava di un giro di vendita di pozioni annebbianti, una specie di stupefacente che creava allucinazioni, simile alla cocaina per i babbani.
Mentre sfogliava i vari documenti la sua mente si distrasse giusto un secondo, e l'immagine di lei e Malfoy insieme le si parò davanti agli occhi. Scosse la testa riprendendo a sottolineare con la matita sui documenti ma successe nuovamente, si vide abbracciata a Malfoy sdraiati sul letto, scambiandosi un tenero bacio di tanto in tanto.
Si alzò di scatto dalla sedia avvicinandosi al archivio e iniziando a far passare cartella su cartella cercando si scacciare quelle immagini dalla mente.
Da quando era uscita dal ospedale quelle immagini di lei e Malfoy insieme la perseguitavano ovunque, non poteva permettersi di distrarsi un momento che si vedeva abbracciata, o peggio, avvinghiata a lui. Quando doveva dormire poi era anche peggio, tanto che ormai prendeva sempre una fialetta di pozione senza-sogni.
Sospirò, passandosi una mano sui capelli, aveva anche saputo del processo annullato e se inizialmente aveva provato una rabbia cieca ora non sapeva più cosa provare.
Si sentiva solo vuota.
Sentiva un tale vuoto dentro di sé che non riusciva proprio a spiegarselo, sembrava quasi come se, in qualche modo...lui le mancasse.
Scosse nuovamente la testa, era ridicolo, assolutamente assurdo.
Come poteva mancargli??
Lui era il suo rapitore!!!
Avrebbe dovuto volerlo a mille kilometri di distanza da sé.
Bah...le emozioni erano un tale mistero.
Era chiaro che fosse ancora troppo scossa da quello che era successo.
Ancora in piedi di fronte all'archivio, in modo esitante, si voltò a guardare di fuori, quasi aspettandosi di trovarlo lì, sul marciapiede di fronte al palazzo, a spiarla.
Ma non c'era, e la cosa la fece sentire ancora una volta strana.
Che fosse sindrome di Stoccolma??
Probabile.
O forse le pozioni che le aveva somministrato non erano del tutto scomparse come in ospedale credevano.
Tutto era possibile, giusto??
Un bussare alla porta la distrasse facendola sobbalzare.
<< Si??>> chiese prendendo nuovamente posto alla scrivania, vide la testa mora di Harry affacciarsi dalla sua porta
<< Hey...posso??>> chiese il ragazzo con un sorriso dolce, Hermione annuì sforzandosi di sorridere
<< Volevo sapere come va...tutto apposto??>> chiese il ragazzo entrando e prendendo posto davanti alla riccia, lei annuì
<< Si, è tutto ok...>>
<< Bene, mi fa piacere>> disse il ragazzo con un sorriso, da quando l'avevano trovata non la perdeva di vista neanche un secondo, ogni occasione era buona per passare da lei e fare quattro chiacchiere, cercava si di essere discreto così da non starle troppo addosso ma che sia o lui o Ron o Ginny, Harry sapeva sempre dove lei fosse.
<< Senti dopo ti va se pranziamo insieme?? Potremo andare a mangiare quei panini che tanto ti piacciono...>> le propose Harry, Hermione aggrottò leggermente le sopracciglia ridacchiando però divertita
<< Stai dicendo sul serio??>> le chiese divertita e incredula, Harry sospirò rassegnato
<< Si...e ti assicuro che questa volta sarò paziente...>> disse lui con l'espressione arresa, in quella paninoteca lavorava un ragazzo che sembrava molto Colin Canon per via della sua ossessione riverita verso Harry, l'ultima volta che ci erano andati il ragazzo era stato tutto il tempo a guardarli, chiedendo di continuo se volevano qualcos'altro da mangiare o da bere, ed Hermione avrebbe anche giurato lo aveva visto tenersi il bicchiere di plastica sul quale Harry aveva bevuto la sua bevanda. E quando erano andati in cassa per pagare gli aveva pure scattato una foto a tradimento con una fotocamera che aveva fatto un flash che ci era mancato poco li rendesse ciechi.
Era stato troppo divertente vedere Harry al culmine della sua pazienza, ci era mancato davvero poco che scoppiasse.
Da allora il ragazzo non ci aveva più messo piede.
Annuì alla proposta.
<< Ok, accetto... sarà divertente>> disse Hermione ridacchiante, facendo alzare gli occhi al cielo al ragazzo
<< Bene...ora parlando di lavoro, hai capito qualcosa riguardo a questo caso??>> chiese poi Harry con tono più professionale
<< Beh, non dice molto, penso che i venditori siano i soliti tipi loschi di Notturn Alley>> rifletté Hermione controllando i documenti, Harry annuì serio
<< Va bene, dirò a Ron e Marcus di farsi un giro da quelle parti, chissà che magari non riescano a capire chi sono...>> disse il ragazzo mettendosi in piedi, Hermione annuì.
Mentre Harry usciva dal suo ufficio Hermione lo vide fermarsi tentennante vicino alla porta
<< Hermione...riguardo a Malfoy->>
<< Non voglio saperlo Harry, te l'ho detto>> lo interruppe la riccia fredda, sapeva che lui ed Anthony stavano indagando per conto loro, glielo aveva detto Ginny, ma lei non voleva averci niente a che fare, era stata chiara su questo.
Harry la guardò per un momento ma poi annuì, uscendo dal ufficio subito dopo.
Rimasta sola Hermione cacciò un lungo sospiro, prese i documenti che prima stava esaminando e li mise nell'angolo della scrivania, prese un'altra cartella, la aprì e afferrò la sua matita pronta e esaminare anche quei documenti. Un attimo prima di farlo, quasi a voler controllare, gettò un'ultima occhiata fuori dalla sua finestra notando solo dei passanti andare e venire lungo il marciapiede, scosse la testa dandosi della sciocca e chiudendo la sua mente riprese a lavorare.
*****
Strizzò il panno dopo averlo immerso nella bacinella contenente acqua tiepida e glielo passò delicatamente sul viso addormentato, sembrava così tranquillo, così indifeso.
Così innocente.
A quest'ultimo aggettivo le scappò un sorriso, non avrebbe mai pensato di assimilare tale parola al biondo sdraiato sul letto.
Fin da piccolo era sempre stato una vera peste, con i suoi scherzi o le sue marachelle che varie volte lo avevano messo nei guai, ma dai quali riusciva a evitare la punizione grazie appunto al suo visino d'angelo.
Per sino lei lo perdonava sempre, dopo tutte le volte che la faceva arrabbiare.
Immersa in quei dolci ricordi sobbalzò quando sentì bussare alla porta
<< Si??>> chiese continuando a pulire il viso del biondo addormentato, sentì la porta aprirsi e dei passi entrare
<< Ciao>> sentì dire voltandosi subito dopo aver riconosciuto la voce
<< Theo, ciao>> rispose la ragazza sorpresa, Theo lanciò un'occhiata al ragazzo sul letto, guardandolo con espressione impassibile prima di tornare a guardare Astoria e il piccolo asciugamano che teneva tra le mani umide
<< Gli fai da infermiera ora??>> le chiese il ragazzo con un tono strano, Astoria aggrottò appena la fronte
<< Sei qui per giudicarmi??>> gli chiese quasi fredda, Theo mise entrambe le mani nella tasche dei pantaloni eleganti che portava prima di rispondere
<< No, sono qui per vedere cosa tu e Blaise avete ben pensato di tenervi solo per voi...>> rispose con tono piatto e un accenno di sarcasmo, Astoria sospirò abbassando lo sguardo con fare colpevole
<< Theo...>>
<< Perché non me l'hai detto??>> le chiese Theo, Astoria sospirò
<< Blaise ti ha già spiegato perché l'ha fatto>> disse la ragazza alzando lo sguardo sul ragazzo
<< È vero...e tu, qual è la tua scusa??>> le chiese sempre con quel tono sarcastico, Astoria si accigliò appena
<< Non è una scusa!!! Senti noi...>> iniziò a dire ma si fermò prendendo un grosso respiro, non voleva che pensasse che lo avevano tenuto all'oscuro perché non si fidavano di lui perché non era così.
<< Senti io...non volevamo tenerti all'oscuro non pensare che sia stato facile per noi>>
<< Hah certo...!!! Perché invece tornare dagli Stati Uniti e ritrovarti a scoprire che uno dei tuoi migliori amici era stato maledetto ed aveva vissuto così fino ad ora è stato uno scherzo...!!!>> ribatté il ragazzo con acidità. Era stato un colpo per lui quando lo aveva scoperto, si era trasferito in America subito dopo la guerra perché aveva sentito il forte bisogno di cambiare aria e ricominciare da capo, e sapeva che se fosse rimasto in Inghilterra ciò non sarebbe stato possibile. A causa della reputazione di suo padre la sua vita era ormai marchiata, non aveva ricevuto il marchio ma ovunque andasse veniva additato come figlio di Mangiamorte, e la guerra che anche lui aveva vissuto lo aveva stremato.
C'era anche lui ad Hogwarts quando Voldemort aveva attaccato la scuola e per tutto il tempo l'unica cosa che aveva pensato era stata quella di mettersi al riparo e difendersi dagli attacchi, aveva persino combattuto contro alcuni membri dell'Ordine, che non appena lo avevano visto lo avevano creduto come suo padre.
Era stato colpito anche da qualche Mangiamorte che lo aveva ritenuto un traditore per non essere sceso in campo con loro. Insomma quella guerra era stata pesante anche per lui, per questo subito dopo i processi, nel quale si era stabilito che non era mai stato un Mangiamorte, aveva preso il primo aereo per l'America. L'amicizia con Draco e Blaise l'aveva mantenuta, beh più con Blaise, l'amicizia con Draco si era un po' raffreddata fin dal sesto anno, quando aveva scoperto della missione di Draco e aveva visto il suo amico allontanarsi da tutto e tutti. Lo aveva visto cambiare radicalmente il suo comportamento, borbottava cose, scoppiava in atteggiamenti violenti, e il suo sguardo poi, certe volte era stato così vuoto che avvolte gli aveva pure fatto venire i brividi. Aveva pensato che tutto fosse dovuto al peso della missione, al pensiero di quel mostro in casa sua, all'aspettativa di suo padre, al marchio sul suo braccio, ma mai avrebbe immaginato che il suo radicale cambiamento fosse dovuto ad una maledizione.
Una maledizione sperimentale per giunta.
Una maledizione che le aveva completamente stravolto la psiche tanto da intrappolarlo nella sua stessa mente mentre un altro prendeva il controllo.
E venirne a conoscenza solo ora, e solo per i suoi servigi di avvocato lo faceva sentire anche peggio che arrabbiato.
<< Mi dispiace molto che tu l'abbia scoperto così>> gli disse Astoria dispiaciuta, posò il panno sul comodino e si avvicinò piano al ragazzo
<< Anche io non l'ho saputo subito, e volevo dirtelo non appena l'ho scoperto ma Blaise pensava non fosse giusto portare un simile peso nella tua vita dato che in ogni caso non avresti potuto fare niente>> gli spiegò la ragazza, Theo esalò un sospiro derisorio
<< Quindi il vostro è stato un gesto di altruismo?? Pensavate che non sarei stato capace di sopportarlo?? Di appoggiarvi almeno con il mio supporto??>> chiese arrabbiato
<<O forse voleva solo tenermi fuori dai piedi??>> aggiunse mentre un ghigno di rabbia gli deformava le labbra, Astoria si accigliò a quella frase
<< No!!! Perché avrebbe dovuto farlo??>> gli chiese allibita
<<Per te>> rispose semplicemente il ragazzo
<<Per il nostro contratto>> continuò, Astoria strinse le labbra deglutendo, interiormente a disagio
<< Quel contratto non esiste più>> mormorò lei
<< Lo so, e ho rispettato la tua decisione...ma questo non significava che non tenessi a te>> le rispose lui guardandola serio, ricordando per un momento quanto era stato male quando aveva saputo che la ragazza aveva annullato il loro contratto matrimoniale, Astoria rimase in silenzio mentre una strana atmosfera scendeva in su di loro.
Theo sospirò passandosi una mano sul viso.
<< Senti non voglio rivangare il passato, ho accettato la tua decisione e ho anche accettato i tuoi sentimenti per Blaise...ma...pensavo che tenessi a me almeno come amico>> le disse con tono un po' risentito, Astoria schiuse le labbra guardandolo sorpresa
<< Certo che tengo a te!!!>> esclamò
<< Non tanto da dirmi la verità però>> ribatté lui voltandole le spalle, Astoria lo agirò mettendosi di fronte al ragazzo
<< Non è così!!! Theo mi importa di te, e ho apprezzato molto come ti sei comportato con me all'epoca...solo che->>
<< Che quando si tratta di Blaise sei disposta a tutto, anche a mentirmi quando ti chiedevo di Draco>> le disse il ragazzo con risentimento, pensando a tutte quelle lettere che si erano scambiati, a tutte le volte in cui le aveva chiesto come stesse lei, come se la passasse Blaise.
Come stesse Draco, con il quale non comunicava più ormai dato che il biondo non aveva mai risposto alle sue lettere.
E ora scopriva anche perché.
Astoria sentì gli occhi riempirsi di lacrime sentendosi malissimo per la delusione che leggeva nel amico. Lo aveva detto lei a Blaise che dovevano dirglielo, che ci sarebbe rimasto male.
<< Theo mi dispiace, mi dispiace tantissimo>> gli disse con la voce rotta
<< Non sarei stata coinvolta neanche io se non fosse stato per la faccenda delle proprietà>> continuò mentre qualche lacrima le rigava il volto
<< Sappi però che non l'ho fatto perché non ti ritenevo importante o perché non mi fidavo di te, sono stata malissimo ad ogni parola che scrivevo, ogni lettera era come un pugnale ti prego di credermi>> disse ancora guardandolo supplichevole, gli occhi lucidi e le guance rigate da qualche lacrima sfuggita al suo controllo. Theo la guardò ancora arrabbiato ma anche con un po' di compassione, Dio aveva sempre detestato vederla triste, o peggio in lacrime, tanto più a causa sua. Esalò un sospiro tirandola dal polso verso di sé e stringendola in un abbraccio, Astoria si aggrappò a lui mentre il pianto ormai prendeva il sopravvento. Sentì il peso di quelle settimane crollarle addosso, di tutta quella situazione che nella sua giovane età si era ritrovata ad affrontare, lo spavento che si era presa quando aveva saputo che Blaise era stato arrestato, che Draco era stato trascinato via dagli Auror. Lo sconcerto quando aveva visto la stanza nella quale aveva tenuto rinchiusa Hermione Granger, le fotografie, i ritagli di giornali, tutto.
Era stato davvero troppo da sopportare, e ritrovarsi a farlo da sola era stato estenuante, sapere che adesso anche Theo sapeva la verità era di grande sollievo e conforto, e sperava con tutto il cuore che l'amico la perdonasse.
Theo la consolò accarezzandole la schiena tenendola stretta a sé, sentendo il profumo dei capelli di lei invaderle i sensi, quello stesso profumo che un tempo gli faceva battere forte il cuore ma che ora gli faceva sentire solo un senso di famigliarità
<< Su, adesso calmati>> le mormorò piano mentre continuava a consolarla
<< Mi dispiace tanto>> sussurrò lei tra le lacrime continuando a stringerlo, Theo esalò un respiro rassegnato
<< Tranquilla, dispiace anche a me, non dovevo essere così duro con te>> le disse spostandole il volto così da guardarla negli occhi
<< Facciamo pace ora??>> aggiunse facendole un piccolo sorriso mentre con i pollici le asciugava le lacrime tenendole il volto tra le mani, Astoria tirò su con il naso sorridendo tra le lacrime e annuendo, sollevata che una delle persone più importanti della sua vita non l'avesse tagliata fuori dalla propria vita per colpa di un errore che non avrebbe mai più commesso.
Lo abbracciò forte sentendo quel calore famigliare delle braccia di Theo mentre cercava di fermare le lacrime che proprio non ne volevano sapere di fermarsi, e mentre lo teneva stretto a sé lanciò uno sguardo verso il biondo amico sdraiato sul letto, profondamente addormentato, sperando che un giorno avrebbe potuto stringere tra le sue braccia anche lui, ma come il Draco che aveva sempre conosciuto e che tanto le mancava.
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