Capitolo 12
Ginny sbuffò scioccata, non riusciva ancora a credere a quello che aveva letto.
Quelle lettere erano...inquietanti!!!
Una più dell'altra.
Non riusciva a capire come avesse fatto Hermione a tollerarle, per non parlare delle foto che le aveva scattato.
Erano invadenti e per di più alcune di loro erano estremamente vicine.
Cosa ancora più da brividi.
Solo pensare di aver avuto quel pazzo vicino per tutta la giornata la sconvolgeva tutta.
Sospirò pensierosa sbirciando fuori dalla finestra, stando ben attenta a non farsi vedere.
Dove sei bastardo...??
Fatti vedere.
Pensò con rabbia, quel maledetto si era messo contro la persona sbagliata, non avrebbe mai dovuto posare il suo sguardo su Hermione...ne tanto meno approfittare di lei in quel modo squallido. Sospirò nuovamente, questa volta preoccupata e lanciando uno sguardo alle scale che portavano al piano di sopra, dove la sua migliore amica era intenta a farsi il bagno.
Sapeva che era inquieta, molto turbata, anche se si sforzava di non darlo a vedere. Hermione era sempre stata una persona forte, e se l'era sempre cavata da sola, soprattutto da dopo la morte dei suoi genitori in quel incidente stradale, ora però, questa situazione sembrava averla sfinita, provata e messa sulla difensiva.
E mentre Ginny era presa dai suoi ragionamenti Hermione al piano di sopra finiva di mettersi il pigiama, con un colpo di bacchetta asciugò i capelli sobbalzando e voltandosi di scatto con la bacchetta puntata contro il povero Grattastinchi che era appena entrato nella camera. Aveva spinto la porta con la zampa facendola cigolare e ora la fissava con la testa appena reclinata seduto per terra.
Sospirò sconfortata passandosi la mano sulla faccia, stava impazzendo aveva quasi schiantato il suo gatto!!!
《Oh, Godric...vieni tesoro, vieni》disse avvicinandosi poi a Grattastinchi e prendendolo in braccio, le lasciò piccolo bacio sul muso schiacciato grattandole dietro l'orecchio e sedendosi sul letto. Accarezzarlo la faceva sempre rilassare, sentire il pelo morbido sotto il palmo era piacevole e tranquillizzante.
Mentre sentiva il battito del suo cuore rallentare una tortorella entrò dalla finestra socchiusa, volandole davanti come a richiedere la sua attenzione. Hermione si irrigidì deglutendo nervosamente prima di alzare la mano e farla posare sul suo palmo, Grattastinchi si spostò sul letto sdraiandosi vicino al cuscino mentre Hermione dispiegava il foglio iniziando a leggere il suo contenuto.
Ti penso.
Ti penso sempre, l'immagine di te distesa sotto di me mi accompagna sempre.
Sento ancora il dolce profumo della tua pelle, sento ancora i tuoi dolci gemiti nelle orecchie.
Dio eri meravigliosa...e non vedo l'ora di averti di nuovo tutta per me.
*****
Nei giorni che seguirono Hermione cercò di concentrarsi solo ed unicamente sul lavoro, non voleva dare troppa importanza a quel pazzo perché era esattamente quello che lui voleva.
Esaminò documenti su documenti riuscendo anche a capire chi fosse il colpevole del omicidio di Sara. In verità lo aveva già capito, ma si era rifiutata di crederlo perché non era riuscita a capacitarsi che una ragazza così giovane potesse provare tanta rabbia.
Proprio adesso aveva appena finito di interrogare la sospettata che aveva spiegato il perché di tutto.
《Giornata pesante eh??》si sentì dire mentre si versava del caffè
《Non me ne parlare...》sbuffò esausta prima di portare la tazza alle labbra, mentre sorseggiava il suo caffè guardò il suo collega Marcus fare altrettanto. Dopo quella uscita al matrimonio non si erano più visti così speso, strano ma vero era lui quello imbarazzato tra i due. Quando era tornata al lavoro appena lo aveva incontrato Marcus si era scusato con lei per la serata e per come era finita.
Se solo sapesse...
Aveva pensato la riccia mentre lo sentiva parlare, il ragazzo sembrava veramente mortificato oltre che imbarazzato per come era andata, dicendole anche che capiva se non avesse più voluto uscire con lui.
Hermione lo aveva tranquillizzato dicendogli che non importava, che non era successo niente, e che era meglio rimanere solo amici e colleghi come sempre.
Da allora si erano evitati, lui perché ancora imbarazzato per essere svenuto in quel modo al matrimonio e lei perché turbata per quello che le era successo e non voleva vedere nessuno.
In ogni modo con il passare dei giorni le cose erano tornate più o meno alla normalità e riuscivano a parlare e lavorare normalmente come prima.
Proprio come adesso.
Il ragazzo aveva assistito all'interrogazione che avevano fatto lei e Corner. Aveva visto e sentito l'isterica esplosione della compagna di stanza di Sara, Camille, che confessava di essere stata lei ad ucciderla. A quanto detto dalla ragazza Sara era si intelligente e simpatica ma anche estremamente arrogante, una saputella irritante e una presuntuosa colossale. Da quando era arrivata al Istituto Sara si era sempre comportata male con Camille, trattandola con sufficienza e criticando ogni suo progetto o tema scolastico, la compagna di stanza aveva sopportato tutto in silenzio solo perché aveva sempre apprezzato la sua intelligenza e voleva esserle amica.
E quando la vedeva tornare da casa con quelle cicatrici aveva provato a starle vicino, a confortarla quando la vedeva triste, Sara però la aggrediva sfogando su di lei la sua furia e la sua tristezza. Il punto di rottura arrivò la sera prima di Pasqua, Camille era tornata dalla biblioteca dopo un'intera giornata passata a studiare per un progetto di scienze, ma quando era entrata in camera aveva trovato Sara seduta tutta tranquilla sul suo letto a leggere una rivista, ed il progetto della compagna di stanza buttato per terra.
E quando Camille le aveva chiesto spiegazioni Sara le aveva parlato con indifferenza sminuendo il suo progetto e dicendole che era già tanto se avesse preso la sufficienza, soprattutto con lei nella stessa classe. A quel punto Camille non ci aveva visto più, aveva lavorato sodo per quel progetto ed in un solo secondo Sara glielo aveva rovinato, e non si era neanche scusata. Camille si era sentita montare da una rabbia cieca e così le era saltata addosso, avevano iniziato a litigare tirandosi per i capelli e andando a sbattere contro i mobili. Sara però era riuscita a sovrastarla mandandola poi a sbattere contro la scrivania, a quel punto Camille aveva afferrato la prima cosa che aveva trovato, la penna, e si era scagliata su di lei e l'aveva pugnalata.
Presa da una rabbia frenetica aveva conficcato ripetutamente la penna sul petto e due volte sul collo colpendo in pieno la carotide, e solo quando aveva visto il sangue si era accorta di cosa aveva fatto.
Presa dalla paura si era cambiata in fretta e con l'aiuto della bacchetta l'aveva trasportata a notte fonda fino al fiume dove poi l'aveva gettata via, il temporale aveva fatto tutto il resto.
Dopo la confessione era scoppiata in un pianto isterico tanto che erano stati costretti ad uscire per ordine dell'avvocato di Camille. Ora il procuratore stava parlando con l'avvocato di Camille cercando di trovare un accordo così da evitare il processo alla ragazza, che a detta sua, ne aveva già passate troppe.
Hermione si passò una mano sulla faccia con fare stanco, era stato un caso piuttosto duro...
《Secondo te accetterà il patteggiamento??》le chiese il ragazzo posando la tazza di caffè sul tavolo
《Non lo so...non ci voglio pensare》disse Hermione posando anche lei la tazza sul tavolo
《Ragazzi, hanno deciso》disse Ron entrando nella stanza, Marcus e Hermione si scambiarono uno sguardo prima di uscire vedendo mentre portavano via Camille ancora in lacrime e in manette.
《Hanno patteggiato, la madre di Sara ha detto che è meglio così》li comunicò Harry
《E il padre??》chiese Hermione
《Lui non l'ha presa allo stesso modo》disse Harry scuotendo la testa e lanciando uno sguardo al signor Rogers che in quel momento se ne stava andando tutto infuriato dal Comando Auror.
Hermione lo guardò dispiaciuta capendo che sicuramente non doveva essere una situazione facile per l'uomo, aveva appena perso una figlia dopotutto...
《Beh, sarà meglio occuparci della parte burocratica, poi potrete andare a casa》comunicò Harry, gli altri annuirono per poi ritirarsi ciascuno nel proprio ufficio, cosa che fece anche Hermione che non vedeva l'ora di lasciarsi quella estenuante giornata alle spalle.
*****
C'è l'aveva fatta.
Era pronta.
Finalmente era pronta.
Poggiò la mano sulla superficie del muro sentendo in maniera chiara la magia impressa nelle pareti....magia oscura.
Più efficace e più difficile da annullare, la sua dolce strega dagli occhi dorati non aveva scampo.
Un ghigno diabolico gli si formò sulle sue labbra, la prima parte del piano era completata, era tempo di attuare la seconda parte del piano.
Dopo un'ultima occhiata alla stanza che avrebbe ospitato la sua regina si chiuse la porta alle spalle, e con ancora in viso il suo ghigno sarnodico percorse il lungo corridoio privo di ritratti.
Meglio non avere possibili testimoni...
Uscì dal l'ala ovest del castello, chiudendo poi la porta con un incantesimo. Si diresse verso la stanza del piano prendendo a suonarlo con maestrina.
Pensò all'ultima lettera che le avrebbe scritto, un qualcosa tra il detto e il non detto che esprimeva il suo più grande desiderio.
"Vengo a prenderti mia piccola Mezzosangue..."
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