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3, Micheal's tears



Per Martina, il mio io.

Piove. Il battere ripetuto e frenetico delle gocce di pioggia sulla finestra mi farà impazzire.
Afferro il mio walk-man e sgattaiolo in cantina. Nancy sta parlando al telefono, non si stacca da quell'aggeggio da più di tre ore e trentasei minuti contati, non avevo di meglio da fare.
Cerco di non farmi sentire da mamma mentre scendo le scale, ma queste scricchiolano ad ogni movimento.
Sento odore di pollo, probabilmente sarà la cena di oggi. Non ho voglia di pollo, non so nemmeno se ho voglia di qualsiasi cosa.
Sbircio nel soggiorno, luce spenta, televisione accesa e si ode un leggero dondolio, quello della sedia pieghevole. Che sorriso fece, quando gliela mostrai per la prima volta. Papà dorme, russa. C'è la pubblicità della Coca Cola, ho provato quella bibita, orripilante. Lei però ne andava matta.
Non so come faccia io a ricordarmi questi stupidi dettagli insignificanti.
Apro velocemente la porta della cantina e mi ci intrufolo dentro, la chiudo alla svelta, senza troppi rimpianti.
Mi ritrovo a fissare il muro, per circa ventidue minuti: non ho di meglio da fare. Guardo le cifre sopra al mio orologio: otto, uno, cinque. Avrei dovuto lasciarglielo, le sarebbe servito, le servirebbe.
Prendo un cuscino e lo butto per terra, mi ci siedo sopra. Sto scomodo. Mi ci sdraio sopra, ma sto comunque scomodo.
Il mio sguardo è rapito dalla costruzione fatta di cuscini, coperte e sedie. "Potrebbe fare concorrenza a Castel Bayers" aveva commentato Will. Will, quanto mi era mancato Will. Lo capisco sempre, come la maggior parte delle persone non fa. Lui capisce sempre me, quasi nessuno lo fa. "Se siamo strani, siamo strani insieme".
Mi accoccolo dentro al Castello della principessa, no, no, non principessa, guerriera, bella guerriera. Traggo profondi respiri, cerco di non pensare a niente. Inspira, espira.
Mi sistemo i capelli nel disperato tentativo di distrarmi. Il silenzio è talmente acuto, riesco a sentire l'eco delle gocce di pioggia. Cadono sopra alle grondaie. Dustin mi ha detto che Micio si è arrampicato sopra alle grondaie di casa sua e ne ha rotta una, fortunatamente, però, la madre di Dustin è molto più comprensiva con il suo gatto che con il mondo intero. È una donna gentile, cordiale. Che parola è cordiale? Stupida, credo. Esiste già una parola per dire "gentile". Non chiamerei mai un mio amico "cordiale". Cordiale è il commesso del supermercato che ti augura buona giornata, lui si, un amico no. "Gli amici non mentono" .
Mi sto distraendo, perfetto. Mi sto mentendo, può uno mentire a se stesso? Io lo sto facendo, quindi si, credo di si.
Quanto mi manca. Solo questo, mi manca da morire.
Non vorrei mai diventare smielato come mia sorella e Steve, loro due sono imbarazzanti. Ma lei proprio mi manca, mi manca da morire. Mi manca da morire.
"Hey, come stai?" è la trecento ventunesima volta che mi connetto a questo canale, senza risposta, come sempre "Oggi non è successo niente e vorrei fossi qui" aspetto qualche secondo, non lo so perché "Ti prego, ti sto pregando, dimmi solo se stai bene, se hai bisogno di me" aspetto, di nuovo "No, certo, non avrai bisogno di me, ma io... insomma, ti prego, dimmi che stai bene" nulla, come sempre.
Chiudo la chiamata e una goccia, non di pioggia, mi cade sul volto. Mi strofino le mani in faccia.
Secondo Lucas dobbiamo essere forti noi. Forse esagera un po' troppo, ma ha spesso ragione. Dobbiamo resistere, secondo lui, non ha tutti i torti, infatti.
"Ma che mi salta in mente" è la prima cosa a cui riesco a pensare. Che ti salta in mente.
Devo rassegnarmi all'idea che se ne è andata, mi ha lasciato. Come se un uomo avesse sempre vissuto respirando anidride carbonica, era abituato così, stava bene. Qualcuno gli da l'ossigeno e comprende cosa vuol dire veramente respirare, vivere. Gli viene tolto l'ossigeno, continua a respirare anidride carbonica. Ritorna alla sua vita di sempre, si, ma gli manca l'ossigeno, gli manca respirare, gli manca vivere.
Ecco come mi sento. Un contenitore vuoto, una tazza senza manico, una scarpa senza lacci. Sopravvivo, non vivo.
"Hey, sono sempre io" mi ricollego, d'istinto "Mi manchi, El" aspetto qualche secondo "Mi manchi davvero tanto, El"
Chiudo la connessione subito dopo, senza aspettare risposta.
Comincio a piangere e piangere, piangere, piangere. Singhiozzo, non riesco a fermarmi. Respiro affannosamente, piango, singhiozzo, respiro, piango.
Mi manca El, non respiro bene senza di lei.


~Rosaline

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