Prima prova
Lo sentivo urlare.
Le sue urla mi riecheggiavano in testa,quasi fossero mie.
Non so se definirle una cosa positiva o negativa in realtà:se urla vuol dire che è vivo ma che lo stanno torturando;se non urla,beh in quel caso non saprei davvero cosa pensare.
Non avrei mai pensato di affezionarmi così tanto a lui,a quello che prima di entrare in quell'inferno,più comunemente chiamato arena,era semplicemente il dolce ragazzo del pane.
Ma in questo periodo credo che senza di lui non riuscirei ad andare avanti. Non so cosa mi abbia portato ad affezionarmi così tanto a lui,forse il fatto che siamo in due celle vicine e le sue parole mi riescono sempre a rassicurare.
Ma,se devo essere sincera,credo che per lui non provo più soltanto un semplice senso di gratitudine o di amicizia,qui dentro si conoscono lati delle persone che,nella vita di tutti i giorni,si fatica a notare;forse è per questo che mi sto lentamente innamorando di lui.
Lo so che in questa situazione non si dovrebbe pensare a queste cose,ma è davvero impossibile.
Sento un altro urlo,più forte.
La sua tortura sta durando più del solito,cosa gli staranno facendo?!
Qualche minuto dopo le urla cessano.
Un senso di panico mi assale,e se non ce l'avesse fatta?!
"J-Johanna" una voce,quasi ridotta ad un sussurro, mi fa sussultare distogliendomi dai miei pensieri.
È vivo.
Mi scappa un sospiro di sollievo.
Mi avvicino a quel piccolo,quasi impercettibile,buco sulla parete che divide le due celle, la nostra unica via di comunicazione.
"Sei vivo." Dico sollevata.
"Dovrai sopportarmi ancora per un po"mi rispose riprendendo fiato ogni tanto.
Sorridi leggermente,non so davvero come faccia a fare battute in questa situazione,ma a me fa bene quando lo fa.
"Johanna,secondo te,finirà mai questa tortura?" Mi chiese sospirando.
Non so cosa rispondere a questa domanda,non voglio dirgli che probabilmente moriremo qui dentro,ma non voglio neanche illuderlo dicendo che tra poco qualcuno entrerà nelle celle a dirci che siamo liberi di andare.
"Non lo so,Peeta"
"Io credo di si,finché tu sei viva sono sicuro che andrà tutto bene."
"Già" risposi addolcendo il tono.
Restammo in silenzio per un po',non so precisamente per quanto,potevano essere minuti o ore,ma mi sembrò comunque tantissimo. Volevo trovare il coraggio di dirgli quello che provavo ma lui lo fece prima di me:
"Johanna..." iniziò con il suo tono un po' impacciato, "io,ecco,non so se questo è il momento giusto per dirlo e non so nemmeno se tu vuoi sentirtelo dire da uno come me..."
"Ti amo anch'io,Peeta".
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