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Contes - Writing Contest n°5

Il canto del sangue
(Partecipa al contest di alicearno0000 e FrancescoMargilio)

Un'allegra mattina di quelle da dimenticare
per la campagna montana mi trovai a camminare.
I monti in lontananza facevano manto, ad un cratere sottostante profondo non più di tanto.
Se queste rime strane vi colgon di stupore,
lasciate or dunque che vi narri quelle ore.

In principio a sparire fu un amico fidato
che solo per il bosco era andato,
attratto da una voce assai aggraziata
che in cuor suo non distubava la giornata.
Forse avremmo potuto immaginare cosa avremmo trovato
o il terrore che di li a poco avrem trovato?

Una rapida scarica di inerme paura per la schiena ci corse
come quando, il cacciatore nostro morse
e noi inermi dovemmo guardare,
altrimenti non potremmo narrare.
Il battito del cuore era veloce,
il vento simile a voce
ci fece gelare
ignari dello scenario da trovare.
In quella che una casa distrutta sembrava apparire,
li, la fuga doveva partire
ignari del pericolo corrente
e dello spettacolo di paura ardente.
Il nero vecchiume il posto illuminava
d'ogni sorta di orrore che l'uomo desiderava.

Un urlo le pareti fece ghiacciare,
ed un altro il nostro battito aumentare.
Il sangue dai muri fece cascata
e presto ogni cosa di rosso fu colorata.
Il sangue cadente ci mise paura,
non di quelle infantili, di quella pura.
I capelli di bianco si tinsero pian piano,
mentre un suono d'aereoplano,
in realtà falce stridente,
si vece avanti e con fare furente,
parte di noi colse la morte
aprendoci nuoce porte.
Il terrore sui nostri volti vi lascio solo immagiare,
per quei mostri ogni sague seppero rubare.
Brividi lungo la schiena,
letti di bimbi senza cena,
legno di chi giace
in questo posto senza pace.
Ossa rotte,
donne piene di botte,
ogni porta che vedemmo ci fece ferire,
chi nel pianto, chi nel dire.
Il cuore a suo posto non sapeva stare
ora che l'ultima porta mi invitava a entrare.

Al suo interno in silenziosa ostensione,
dei miei amici vivi ebbi ultima visione.
Feriti ma salvi
altri ancora fatti calvi.
Ma se quella visione mi diete una minima letizia,
era il loro sorriso puramalizia.
Il primo alla mia sinistra fu martellato
mentre il suo vicino veniva sbudellato,
accanto a loro non poteca che giacere
un uomo con gli occhi incapaci di vedere
e la sua punizione per disabilità
furono chiodi infilati con avidità.
Il mio stomaco sotto sopra stava per andare
quando ecco vidi il mio amore farsi torturare.
Le lacrime non potei tenere
a casusa dello spettacolo che andavo a vedere.
Scempio del corpo del mio amore
che urlava straziandomi il cuore.
Formiche di un rosso colorito
presero ad uscire dall'arto dell'udito
e camminando senza sosta,
farlo ovviamente apposta,
iniziarono il corpo dell'amor mio a magiare
senza che nemmono un cronometro di pelle si potesse risparmiare.
<<Perdono, pietà o mio buon Signore!
Liberate ve ne prego l'amore mio da questo dolore.
Se poi voi lo desiderate
di me fate scempio e non esitate>>
mi ritrocai a supplicare
a quel dio che non avevo mai osato nomiare.
Il mio mondo era crollato,
come fango calpestato.
Una voce poi mi diete risposta
come se al mio supplizio volesse mettere sosta.
<<Se il tuo amore vuoi salvare,
occhi e orecchi ti devi perforare
ed atroce sofferemnze provare.>>
e sebbene non lo potei sopportare
quel camando patricai
recandomi il dolore più forte che mai.
Una sola nota ricordo prima di morire,
il mio corpo fu fatto incenerire,
cosparso di olio e di bolle dolenti
furon ridotti in cenere anche i denti.
Quelle bolle che da bimb* osavo grattare
fino all'inferno or sembravano portare
per dare al mio corpo indegna sepoltura
e permettere al mio spirito di cantare codesta avventura.

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