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7.Destra o sinistra?

Apre la portiera della macchina e con delicatezza e decisione, mi fa sedere sul sedile davanti, successivamente le sue mani recuperano la cintura e velocemente me la allaccia, portando il suo viso vicino a me, permettendomi di sentire l'ottimo profumo che emanano i suoi capelli, senza dire una parola si scosta da me e chiude lo sportello.
"Non volevo andare via". Mentre dico ciò, inserisce la chiave e mette in moto la macchina. Visto che non risponde mi permetto di fargli una domanda. "Sei arrabbiato?"
Di nuovo non risponde, così mi giro verso di lui e inizio a guardarlo, cercando di studiare il suo viso.
Ha la mascella contratta e gli occhi fissi sulla strada. Non posso far altro che pensare a quanto sia bello, anche se probabilmente in questo momento ce l'ha con me.
Senza che me ne accorga, le mie dita si avvicinano ad un ciuffo ribelle che gli cade su un'occhio.
Lui mi guarda ed io sorrido come una bambina, mostrando, forse fin troppo, i denti.
"Sai bello".
"Sei ubriaca". Nel suo tono riesco a percepire una lieve amarezza, come se si ritenesse responsabile delle mie condizioni.
Dopo pochi secondi escono dalle mie labbra parole che non avrei mai pensato di pronunciare:"Mi sei mancato". Sento gli occhi inumidirsi ma non smetto di guardarlo.
Lui continua a stare in silenzio, ma giurerei di aver visto la sua mascella muoversi.
"Mi hai lasciata da sola, io-io ti volevo bene". Faccio appena in tempo a finire la frase che dai miei occhi iniziano a venire giù lacrime salate.
"Non volevo lasciarti" dice dopo qualche minuto.
Alzo lo sguardo e vedo che ci siamo fermati.
"Non ti avrei mai lasciata se fosse stato per me, ma ero troppo piccolo e la mia opinione non contava". Lentamente la sua mano si avvicina al mio viso e con delicatezza mi sposta una ciocca dal viso.
Slaccio la mia cintura e cerco di avvicinarmi il più possibile a lui, ho bisogno di sentirlo, sentire il suo calore, il suo respiro.
"Che vuoi fare?" Chiede lui ridacchiando.
"Voglio un abbraccio".
Le sue mani vanno sul mio bacino e delicatamente mi fa accomodare sulle sue gambe.
"Così?". Il suo sguardo si fissa nei miei occhi.
Io annuisco e poi appoggio la mia testa sul suo petto.
"Sei proprio ubriaca" sussurra tra i miei capelli.
"Forse". Poso le mani sul suo petto. Il battito del suo cuore mi tranquillizza e dopo poco mi addormento.

Mi sveglio sentendo sotto di me un materasso.
Apro gli occhi e tutto quello che vedo è un'armadio nero, una scrivania di legno, un comodino e due porte, una davanti a me è una alla mia sinistra.
Mi metto seduta e subito un gran mal di testa inizia a martellarmi le tempie.

"Come va?" Chiede Jan sedendosi vicino a me.
"Ho mal di testa"
"Tieni". Mi passa un bicchiere con una polverina bianca all'interno.
Lo guardo sospettosa.
"Non è droga tranquilla".
Dopo il primo sorso, sono dichiara che non sia droga, sa di menta e medicinale.
"Dove sono?". Appoggio il bicchiere sul comodino e mi guardò intorno.
"A casa mia"
"Che ore sono?". Spero di non aver fatto troppo tardi.
"Le nove di sera"
"Cazzo". Velocemente scendo dal letto, in modo poco grazioso e inizio a cercare le mie scarpe.
"Tranquilla, ho avvisato io i tuoi" dice guardando il telefono.
"Cosa gli hai detto?".
"Che avresti dormito da me" Dice tranquillo.
"E loro non hanno fatto problemi?" Chiedo stupita.
"Già, si fidano di me". Un ghigno divertito gli appare sul volto.
"Ma domani è lunedì, c'è scuola"
"E allora?"
"I libri?"
"Ti presto i miei, tanto non li uso". Questo ragazzo sembra trovare una soluzione a tutto.
"E dove dovrei dormire?"
"Qui" dice per poi aprire l'armadio.
"Non c'è un'altra stanza?". Le mie guance arrossiscono e inizio a provare una strana sensazione allo stomaco.
"Si, ma dormi qui". Chiude l'armadio e mi passa una maglia larga a maniche corte grigia.
"La puoi usare come pigiama" dice avvicinandomela, vedendo che non la prendo.
"Il pezzo sotto?"
"Questa maglia ti arriva alle ginocchia"
"E quindi?"
"Puoi fare senza il pezzo di sotto". Il suo sguardo si sofferma sulle mie gambe, ancora fasciate dai jeans.
"E se io lo volessi?"
"Beh allora rimarrai con i jeans".
"Sei uno stronzo" dico lasciando cadere le scarpe non molto lontano dai suoi piedi.

Dopo poco andiamo giù in cucina per farci qualcosa da mangiare.
"I tuoi non ci sono?" Chiedo guardandomi intorno.
"Tornano tardi". Si avvicina ad un delizioso armadio in legno e lo apre, rivelando tutto il cibo al suo interno.
"Okay"
"Vanno bene dei toast?" Chiede tirando fuori un sacchetto con del pane in cassetta.
Io annuisco.
Li farciamo con formaggio, insalata e salame.

Mangiamo i nostri panini in silenzio e poi optiamo per guardare un film.

Mentre mi siedo sul divano, lui  si avvicina alla televisione e prende il telecomando.

"Lo sai che abbiamo un divano intero?" Domando non appena si siede attaccato a me.
Lui sorride e continua ad avvicinarsi ogni volta che mi allontano.
Sbuffo e mi fermo quando arrivo al bracciolo del divano.
"Perché ti sei fermata? mi stavo divertendo". Sul suo viso c'è un ghigno divertito.
"Idiota". Velocemente avvicino la mia mano alla sua gamba e gli tirò un leggero schiaffetto.
"Non ti ricordavo così violenta".
In risposta decido di dargliene un altro, però stavolta sul braccio.
Lui ride.
Sto per tirargliene un'altro ma lui mi blocca il polso.
"Ora guardiamo il film Bee" . Senza che io possa dire una parola, lui mi tira verso di sé e in pochi secondi mi ritrovo con il suo corpo sotto al mio.
Metto le mani sul suo petto per alzarmi, ma lui mi blocca abbracciandomi.
"Prima ti piaceva stare così" dice malizioso.
"Ero ubriaca"
"Certo Bee"
Sbuffo ma mi arrendo subito, non lo ammetterà mai ma adoro stare abbracciata a lui, mi provoca delle sensazioni piacevoli.

All'inizio, il film che guardiamo, sembra una normale storia di ragazzi, ma ad un certo punto, iniziano a giocare con uno strano gioco ed accadono cose spaventose.
"È un horror?!" Esclamo coprendomi gli occhi.
"Già". Anche se c'è poco luce riesco a intravedere la sua espressione divertita.
"Mi sembrava avessi capito che non mi piacciono gli horror". Lentamente alzo la testa, per vedere se la scena spaventosa è finita.
"Infatti lo so, ma adoro vederti terrorizzata"
"Sei uno stronzo" dico tirandogli uno schiaffo sul petto.
"Dai ora puoi guardare". Delicatamente mi sposta le mani dagli occhi.
La scena che vedo è quella di una bambina con gli occhi bianchi attaccata al soffitto.
"Ma che problemi hai?!" Urlo e affondo il viso nel suo petto.
Il suo addome è scosso da una risata.
"È troppo divertente".
"Sarà divertente anche stare sveglio tutta la notte a tenermi compagnia".
"Non vedo l'ora".

Dopo che tutti i protagonisti, a parte la bambina, muoiono, possiamo, finalmente, andare a letto.

"Destra o sinistra?" Chiede indicando il letto.
"Destra".
"Perfetto, allora dormi a sinistra" commenta buttandosi sul letto.
"Il bagno è questo?" Chiedo indicando la porta davanti al letto.
"Si".
Prendo la maglietta che mi ha dato per dormire e mi avvio verso di esso.

Davanti a me c'è un lavandino, subito affianco il wc e poi una grande doccia, oltre a vari mobiletti.
Mi sfilo la maglia e indosso la sua.
Effettivamente mi arriva alle ginocchia, però se mi muovo potrebbe alzarsi penso mentre me la metto.
Alla fine decido di togliermi i jeans e stare solo con quella, anche perché non credo riuscirei a dormire con quel tessuto così poco elastico.

"Visto avevo ragione sulla maglietta".
"Smettila di fissarmi le gambe" esclamo imbarazzata.
"Hai della belle gambe". Il suo sguardo non accenna a spostarsi.
"Smettila". Mi precipito verso il letto è velocemente mi metto sotto le coperte, mentre lui ridacchia.

Mi sveglio di soprassalto, ho il viso percorso da goccioline di sudore e il battito accelerato.
"Tutto bene?" Chiede mezzo addormentato Jan.
"Si, solo un incubo" rispondo sbrigativa, per poi andare in bagno.

Mi sciacquo la faccia e mi costringo a fare dei respiri profondi.
Quando torno in camera, Jay non c'è più.
Corro verso il letto, in modo che gli spiriti malvagi non mi prendano, e mi rifugio sotto le coperte.

"Perché ti sei messa sotto le coperte?" Chiede Jay.
"Mi nascondo". Tiro giù la coperta e lo guardo,soffermandomi su un sacchetto che tiene in una mano.
"Ah. Tieni ti ho portato questo" dice passandomelo. 
Appena lo apro, scopro che è pieno di cioccolatini, in pochi secondi me lo porto alla bocca e mentre lo assaporo, il suo gesto prende significato.
"Ti senti in colpa?" Affermo accennando un sorriso
"Non è vero". Si sdraia sul letto a pancia in su, chiudendo gli occhi.
"E invece sì". Un sorriso si allarga sul mio viso.
Lui scuote la testa e apre gli occhi.
"Me ne dai uno?". Porta una mano all'altezza del sacchetto.
"No".
"Mi vuoi far fare la parte del cattivo allora". In pochi secondi è seduto sul letto e avvicina entrambe le mani al sacchetto.
Per fortuna che ho dei riflessi velocissimi, così riesco a chiudere il sacchetto e sdraiarmi con la pancia in giù sul letto, tenendo il sacchetto tra il materasso e il mio busto.

Spazio autrice

Scusate ancora una volta per il ritardo, ma d'estate perdo il conto dei giorni.
Detto ciò spero il capitolo vi piaccia, se è così lasciate un commento o una stellina!
Alla prossima ❣️✨

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