Capitolo 24 - Stringi
<<C'è una cosa strana negli appunti del nonno.>> inizia lui non appena entro nel suo ufficio. Ormai riconosce il mio passo, il mio odore, la presa che ho sulla maniglia.
Come un cacciatore che conosce a mena dito la sua preda, sono diventata la Moby Dick di Seth.
<<Una sola? Perché nel caso sono meglio di quelli di tuo padre.>> alza di scatto la testa da quel tomo e trattiene una risata. Il suono che si libra in aria è paradisiaco.
<<Okay, ci sono diverse cose strane, ad essere sincero. Primo fra tutti...sia lui che mio padre non hanno più fatto prestiti da un anno prima della loro morte.>> aggrotto le sopracciglia mentre mi richiudo la porta alle spalle.
Il fatto che sto aiutando Seth non è più un segreto per nessuno ormai, qui al Bloom lo sanno praticamente tutti, eppure preferisco che le nostre scoperte restino gelosamente custodite qua dentro.
<<Erano diventati paranoici però, il che vuol dire che potrebbero aver fatto dei prestiti scrivendolo in un altro modo.>>
<<Non ci avevo pensato.- sospira -Che è quello?>> chiede indicando il vassoio che ho in mano.
<<La tua cena, sei qua sopra dalle 6 di ieri sera, sono quasi le quattro del mattino e non hai mangiato niente.>> gli passo il vassoio con i tramezzini e lui inizia a mangiare.
<<Shawn faceva così con mio padre?>> chiede, divertito.
<<Credo che Orione non abbia mai passato così tante ore qua su. Shawn, oltretutto ne era terrorizzato. Tuo padre odiava questo posto, soprattutto negli ultimi anni.>>
<<Sai perché?>> mi chiede ed io annuisco.
<<Dopo aver provato a truccare i combattimenti, il Bloom ha perso credibilità e con questo anche lui. Qui cercavamo di ritirare su la reputazione del club e per farlo Orione ha cercato di tenersi sempre più lontano.>>
<<Così da non alimentare le male lingue, chiaro.>>
<<In più credo che si incontrassero qui con mia madre, e dopo che lei è morta, la vedeva ovunque.- sorrido di amarezza -Una sera da ubriaco si è fermato al bancone, io ero convinta che fosse uno dei suoi scagnozzi. Beveva solo Americano e mi raccontava di questa donna. L'ha definito un amore impossibile, uno di quelli che si legge nelle tragedie e anche il loro è finito così.>>
<<Pensi che si riferisse a tua madre?>>
<<Con il senno di poi, credo di sì.>>
<<I miei genitori non sono mai andati d'accordo e mia madre se né andata che io avevo dieci anni. L'ultimo ricordo che ho di lei è un bicchiere che mi ha lanciato contro. Diceva che ero l'unico motivo per cui era bloccata qui. Io ero in lacrime, terrorizzato da quella donna che ho sempre chiamato North e mai mamma. Le ho detto di andarsene, se era più felice così, perché io non la volevo.- schiudo le labbra al pensiero di Seth, di appena dieci anni, che terrorizzato e tremante dice una frase così forte alla donna che avrebbe dovuto amarlo più di tutto -E lei se né andata davvero, quando papà è tornato e mi ha visto piangere mi ha detto che era giusto, che dovevo piangere. Dovevo elaborare la cosa. Mi disse anche che avevo fatto la scelta giusta, liberandola da quella catena che la teneva legata a me.>>
<<Mi dispiace, Seth.>> lui scuote il capo.
<<Non deve dispiacerti, una volta che sono uscito, lei ha provato a riallacciare i rapporti ma, non aveva più senso.>>
<<Lo posso capire.>> dico giocherellando con le mie dita, ho lasciato il vassoio sulla sua scrivania e lo vedo prendere distrattamente una patatina, di tanto in tanto e mangiarla nei momenti di silenzio.
<<Non credo, tu hai donato un pezzo di fegato all'uomo che ti ha lasciata sola. Io non lo farei mai per mia madre.>>
<<Sai perché l'ho fatto?- lui scuote la testa. -Io volevo uscire, l'ho sempre desiderato, ma non volevo lasciare Eric e mia madre. Era come se capissi il desiderio di fuga di mio padre e in parte lo invidiassi. Perché lui c'era riuscito. Non l'ho fatto per altruismo, bensì perché credevo alla storia dell'uomo tormentato che aveva sacrificato tutto, pur di non farci soffrire con la sua presenza.- sospiro di amarezza e mi mordo il labbro ricacciando indietro le lacrime, sapendo che questa storiella non è nemmeno minimamente vicina alle verità che si cela dietro al mio gesto. E se Seth mi crede un'ingenua ora, figuriamoci se sapesse cos'è successo davvero. -Poi, dopo l'incidente ho capito che avevano ragione tutti gli altri, a lui non fregava niente di noi.>>
<<Non dire così, Ayla.>> sorrido di amarezza.
<<So ciò di cui parlo, purtroppo. Quando è morta mia madre io gli ho chiesto di chiamare Eric, solo questo. Non gli ho chiesto soldi o altro. Solo di chiamare suo figlio e di smuoverlo un po', giusto per aiutarlo ad uscire di casa.>>
<<Eric non usciva più?>> scuoto il capo.
<<Non usciva con gli amici, non andava a scuola, aveva mollato tutto e sai chi gli ha fatto da padre? Jakes.>>
<<Vi è stato vicino dopo quello che è successo.>> annuisco prontamente.
<<Jakes è stato un padre, un fratello, tutto ciò di cui potevamo aver bisogno. Lui e Jordan ci hanno davvero salvati.>> lui sospira lasciandosi ricadere sulla sedia.
<<Ogni tanto mi faccio schifo.>>
<<Perché?>>
<<E me lo chiedi? La mia famiglia presta soldi da generazioni intere, approfittandosi delle persone che stanno vivendo i peggiori giorni della loro vita. Non sarà un patto con il diavolo, ma poco ci manca.- sto per fare un commento sarcastico, ma ci ripenso e sorrido verso il legno della scrivania -Non mi merito nemmeno una risposta piccantina da parte tua?>>
<<Tu cambierai le cose.>> rimane sorpreso da quelle parole, perché sa che le penso davvero.
<<Ho visto quelli che ci hanno provato come sono finiti bene...sono qui da due mesi, e in questo tempo cos'ho fatto? Niente.>>
<<Stai seguendo il Bloom.>>
<<Wow, e se non ci foste tu e Jakes questo posto sarebbe già chiuso, ho provato a scoprire qualcosa su mio padre e ci sono riuscito solo grazie a te, per l'unica cosa che ho fatto da solo, cioè parlare con Monique, ho fatto più danni che altro. Ora mi ritrovo con un braccio fuori uso, a decifrare cose che sembrano scritte in un'altra lingua, e con tutto il Comitato che mi odia.>> mi appoggio alla scrivania, ho decisamente bisogno di alzarmi da queste maledette sedie.
<<Ti ha detto qualcosa che non so?>>
<<Ha detto che il Comitato non verrà alla prossima riunione, penso che sia esplicita come cosa no?>> sospiro.
<<Perché non me l'hai detto prima?>>
<<E cosa sarebbe cambiato?>> domanda incuriosito e sarcastico.
<<Ero super partes fino al tuo arrivo.>>
<<Appunto, eri. Poi sono arrivato io.>>
<<So i segreti di mezza città, e a differenza tua non ho paura di stringere. Ricordati Seth, quello che ti ho detto alla nostra prima lezione. Tu tieni Sen per le palle, se ti fanno incazzare, tu stringi la presa.>>
<<E come faccio a stringere la presa con Monique? Non ha tutto o sbaglio?>> abbasso lo sguardo e rifletto per qualche secondo sulle possibili mosse.
<<Vietale l'accesso alle fogne.>>
<<Cosa?>>
<<Se non vuoi che ci parlo io, fai un comunicato in cui dici che se non si presenta alle prossime riunioni tu chiudi le fogne, e le vieti l'accesso.>> prende un respiro profondo, si alza in piedi sovrastandomi leggermente.
<<Come? Ripetimelo, perché dovrebbe funzionare?>> domanda gesticolando, mentre io lo colpisco con l'indice sulla fronte.
<<Io ti boccio, te lo giuro, Peter Pan. Applicati. Cosa ti ho detto del Comitato?>> si porta una mano sulla fronte accarezzando il punto che ho colpito.
Lo vedo annaspare alla ricerca di una risposta, come i bambini che non hanno studiato, durante un'interrogazione.
<<Che lo controlla Monique.>> tenta lui ed io ruoto gli occhi al cielo.
<<Poi?>> gli chiedo e lo vedo arrendersi.
<<Che si vestono con abiti di seconda mano? Non me lo ricordo, Ayla.>>
<<Il Comitato è famoso per essere invisibile, e come fanno a spostarsi delle persone che non vogliono essere viste?>> schiude le labbra ed annuisce.
<<Vanno nell'unico luogo dove non andresti mai a guardare, se le chiudo le fogne lei non può più controllare la città, perché i suoi scagnozzi non sarebbero più invisibili.>> sorrido soddisfatta, se non altro non si può dire che Seth non ragioni.
<<Bingo.>> punta il dito indice contro di me, sporgendosi in avanti sulla scrivania.
<<Sai, mi fai paura ogni tanto.>> aggiunge serio, mentre io sorrido.
<<Stai migliorando allora, se ti faccio paura solo ogni tanto.>> a questo punto si lascia andare ad una risata, che riscalda l'aria, e nemmeno io riesco a trattenermi.
Parlare con Seth sta diventando piacevole, a tratti quasi liberatorio.
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