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Bonus 1. Born to be yours

I know I've given up
A hundred times before
But I know a miracle
Is not something to ignore

You take me for a fool
You take me for a fool

I never knew anybody 'til I knew you
I never knew anybody 'til I knew you
And I know when it rains, oh, it pours
And I know I was born to be yours

Iris ritornò sui suoi passi, ascoltando gli scricchiolii che le sue suole producevano a contatto con il vecchio pavimento in legno marcio, come una musica che le era terribilmente mancata. Si fermò tra le quattro mura di quella che, una volta, doveva essere una cucina. Gli strani abitanti di quella decaduta casa nel bosco erano tutti lì. La ragazza passò lo sguardo su tutti i loro stanchi visi, mentre gli rivolgeva dei sorrisi nostalgici. Una bambina dai capelli castani ondulati le si avvicinò con dei piccoli ma veloci passi, e le abbracciò le gambe; puntò i suoi occhioni verdi luminescenti in quelli scuri e spenti della ragazza, che ricambiò la stretta sulle piccole spalle della piccola.
Quando questa le si scostò di dosso, Iris si diresse al grande tavolo di legno rovinato e vandalizzato, attorno la quale erano raccolti tutti i presenti. Si sedette su una delle scricchiolanti sedie, e attorcigliò le dita tra loro, cominciando a giocare con i pollici, con un'espressione pensierosa dipinta in volto. Un ragazzo castano con degli occhialoni dalle lenti gialle da saldatore prese la parola , senza smettere di osservare la ragazza, che gli stava seduta di fronte.
-ti voglio troppo bene e mi sei mancata troppo per ucciderti.- le disse, mentre un sorriso fraterno tradiva il suo duro tono di voce.
-so di avervi fatto stare male ma...- provò a protestare Iris, col solo risultato di venire interrotta da una pesante e roca voce maschile. Chiuse la bocca in un sospiro.
-"ma" che cosa?!- urlò il proprietario della voce- hai idea con quali sensi di colpa mi hai fatto vivere fino a ora?!- riprese, e nel suo tono di leggeva chiaramente un'enorme preoccupazione. Uno sguardo furente trapassò Iris da parte a parte, uno sguardo che la ragazza non riuscì a sostenere, abbassando così la testa.
-smettila Tim. Non ho idea dei sensi di colpa che ti ho messo involontariamente sulla schiena, e spero di non doverne avere mai.- sottolineò la parola "involontariamente", poggiando la fronte sui palmi delle mani. Scostò con dei movimenti veloci della testa, delle ciocche di capelli scuri. -ma non me ne andrò mai così facilmente, non vi libererete mai di me. MAI. Sarà per la prossima volta, forse.-
-sei rimasta la stessa identica testarda.- le disse una ragazza, o meglio una giovane donna, con un occhio verde fluorescente e l'altro sostituito da un orologio in una qualche oscura maniera funzionante. Aveva una delle guance cucite, poggiate sulle nocche della mano, e lì dove la pelle era stata suturata i lembi erano ancora leggermente sanguinanti, segno che continuava a tagliarli.
-sai che la tua rinascita è solo un caso, vero?- le chiese un uomo con il viso per metà coperto da un passamontagna nero.
-lo so, e non voglio sprecare questa seconda possibilità che il destino mi ha dato.- ribadì Iris, piantando i palmi sul piano legnoso.
-sei diventata più combattiva, ma preferirei non facessi come l'ultima volta...- le disse un ragazzo con gli occhi verdi e il viso sfigurato da delle cicatrici , guardandola in modo torvo.
- mi dispiace, ma questa volta, togliermi di mezzo non sarà così facile.- fece una piccola pausa mentre indirizzava uno sguardo, di quelli tipici di chi non si vuole arrendere, all'uomo con la maschera femminile bianca e nera, che all'inizio l'aveva ammonita. -io sono nata per essere vostra.-

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